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  1. #1
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    Predefinito Mostri, belve, animali nell'immaginario medievale

    MOSTRI, BELVE, ANIMALI NELL'IMMAGINARIO MEDIEVALE


    Anche se il mostruoso e il fantastico hanno accompagnato da sempre la storia dell'uomo, uno dei periodi che con maggiore frequenza viene associato a queste categorie dell'immaginazione è quello medievale. È soprattutto allora che si sviluppa un universo deliberatamente meraviglioso, descritto e rappresentato con un'evidenza pari a quella del mondo reale, del quale esprime significati oscuri e profondi, e con cui si misura intrecciandosi continuamente.

    All'uomo medievale, spesso povero e analfabeta, viene raccontata la religione attraverso gli affreschi delle chiese e vengono imposte le leggi da un signore, il feudatario, che non di rado si ritiene suo padrone assoluto. Gli viene pressoché negata la facoltà di pensare e la ragione dell'uomo, oltraggiata, si ribella e, quasi a volersi riscattare, crea le sue immagini, tra le quali le "bestie". Nasce così l'iconografia del bestiario, rappresentazione artistica e fantastica delle paure innate o incamerate: dare loro un corpo è quasi un modo per esorcizzarle.

    Questi animali fantastici traggono origine dalle culture orientali e, soprattutto, dal mondo classico: sia il mondo greco che quello romano erano popolati da creature antropomorfe, che spesso mescolavano nel loro aspetto caratteristiche di diversi animali. Le principali fonti storico-letterarie dei bestiari medievali sono l'Iliade e l'Odissea, ma anche la lirica di epoca successiva, richiamandosi ai poemi epici, si rifà a esseri ibridi e immaginari. La ricchezza di immagini e figure dell'antichità classica diventa il patrimonio che l'uomo colto del Medioevo si ritrova a disposizione: un magnifico esempio è la Divina Commedia, quasi il compendio di tutto il sapere classico e medievale.

    Ma in tutte le culture ritroviamo esseri frutto del mito ed entrati a far parte della tradizione in ragione delle loro valenze esoteriche. Valenze costruite nel corso di millenni e ancora parte integrante della nostra esperienza quotidiana: tutti sappiamo che draghi, basilischi e unicorni sono esseri inventati, mai esistiti, ma continuiamo a evocarli in ragione dei loro molteplici significati simbolici. I più epidermici sono noti a tutti, ma dietro l'apparenza vi sono quelli occulti, frutto della tradizione esoterica, che ha fatto dell'essere ibrido o mostruoso l'espressione di quei valori perseguiti dall'uomo al fine di raggiungere una strada superiore.

    Tra i più famosi bestiari medievali ricordiamo De bestiis et aliis rebus, attribuito a Ugo di San Vittore, Aviarum di Ugo di Fouilloy e il Liber monstrorum de diversis generibus, forse d'autore anglosassone. Modello dei bestiari medievali è un trattato redatto in greco verso la fine del II secolo d. C. e denominato Physiologos. In quel tempo il termine physiologia stava ad indicare il modo in cui ci si avvicinava alla natura interpretandola come specchio delle realtà celesti. Lo scopo era quello di avvicinarsi a Dio cogliendone il messaggio attraverso le sue creature (ogni animale descritto nel Phisiologos era associato a citazioni bibliche: si fondava in tal modo una tipologia cristiana dell'animale, scopo della quale era l'associazione di un'immagine zoologica e di un'idea cristologica).



    Liber bestiarum, MS Bodley 764, metà del XIII sec.

  2. #2
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    Predefinito

    L'UNICORNO: SIGNORE DEL TEMPO, CREATURA DI PUREZZA



    Rochester Bestiary, British Library, Royal MS 12 F
    (XIII sec.)


    Le miniature medievali riportano spesso l'immagine di un Unicorno: un cavallo bianco, con grandi occhi azzurri e un lungo corno affusolato in mezzo alla fronte. In queste rappresentazioni, l'Unicorno è sempre ritratto accanto a una fanciulla che lo accarezza o, ancora più spesso, mentre le riposa in grembo. Ma da dove nascono questa creatura mitologica e la sua leggenda? In realtà l'Unicorno arriva da lontano, da molto prima che l'iconografia medievale lo adottasse. L'Unicorno era un animale caro a Diana, dea cacciatrice, era uno dei suoi simboli e rappresentava la bellezza unita alla forza, l'inafferrabilità del mistero femminile e la sua mobilità, la sensualità e la seduzione. Come tanti altri simboli di antichi culti, il cristianesimo preferì inserirlo nel proprio sistema iconografico, piuttosto che intraprendere una battaglia persa in partenza contro l'immaginario collettivo. Così il valore simbolico dell'Unicorno fu completamente ribaltato, divenne simbolo di castità e purezza e fu associato all'Immacolata Concezione. Già per gli antichi, l'Unicorno racchiudeva in sé misteri insondabili, che andavano ben oltre i riferimenti già citati. Si credeva che il mitico animale avesse il potere di spostarsi nello spazio e nel tempo e che esso fosse il contatto fra il mondo visibile e quello invisibile.



    Bestiaire d'amour, Richard de Fournival
    Bibliothèque Nationale de France (XIII secolo)


    Questi suoi poteri si traducevano, poi, nella capacità di influenzare lo spazio ed il tempo e si credeva che l'Unicorno si rendesse visibile a tutti, ma inafferrabile, solo alla vigilia di radicali cambiamenti epocali, capaci di influenzare il destino dell'Uomo. Quando gli uomini vivevano in un mondo in cui la Natura aveva ancora tanta parte nella loro esistenza, era possibile che un Unicorno apparisse a un Re o ad un cavaliere per annunciargli, con la sua sola apparizione, un prossimo accadimento di grande importanza. Ma nessuno ha mai potuto catturarlo, perché l'Unicorno si accosta solo a fanciulle vergini e pure di pensiero e di cuore, e solo da loro si lascia ammansire, al punto di addormentarsi sul loro grembo, come raccontano le leggende e le antiche illustrazioni. Eppure, nel corso dei secoli passati, sono stati in tanti a mettersi alla ricerca dell'Unicorno, non certo con il proposito di carpirgli segreti trascendentali, ma con l'intento di ucciderlo per segargli il corno che si credeva potenziasse in modo miracoloso la virilità. L'avidità contro la purezza di pensiero, l'esasperazione del valore del sesso contro i valori della temperanza, l'essere civilizzato contro una creatura della Natura.

    La caccia all'Unicorno rappresenta assai bene il passaggio dall'epoca pagana, con i suoi strettissimi legami con il mondo naturale e le sue leggi, a quella attuale, in cui il mondo naturale è da sottomettere o distruggere, e con esso va sottomesso o distrutto tutto ciò che è libero e selvaggio. Per moltissimo tempo, quindi, si credette che l'Unicorno esistesse davvero e questa convinzione era avallata da descrizioni incredibili, come quella risalente a un periodo fra il I ed il II secolo a. C. dove un viaggiatore, medico e storico – Ctesia - nel suo trattato "Il Fisiologo", descriveva così uno strano animale: "In India ci sono asini selvatici grossi come cavalli… hanno il corpo bianco, la testa rossa, gli occhi blu. Sulla fronte hanno un corno lungo circa un piede e mezzo..."
    I mercanti, che in ogni epoca sono sempre i più realisti, si dissero che, se la gente credeva che un simile animale esistesse e ne desiderava tanto il corno, non era impossibile accontentarla. E così, intorno al 1500, accumularono fortune mettendo in commercio la polvere del mitico "corno" che, in realtà, era polvere di dente di narvalo, una creatura marina simile al delfino, che, sulla sommità del muso reca, appunto, un corno tortile. Oltre all'effetto afrodisiaco, il corno del bianco animale, era considerato un potente antidoto contro i veleni, sia che venisse assunto per controbattere un veleno già inoculato, sia che venisse assunto a scopo preventivo e, quindi, praticamente tutti i potenti che vivevano nel terrore di essere avvelenati dai nemici o dai rivali, ambivano la polvere di corno del supposto Unicorno, per diventare immuni a qualsiasi veleno.



    Harley Bestiary, British Library, Harley MS 4751
    (1230-1240 ca.)
    Ultima modifica di Silvia; 21-01-11 alle 01:08

  3. #3
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    Probabilmente il primo accostamento tra la Vergine e l'Unicorno è rintracciabile nel Phisiologus (testo a carattere enciclopedico volto a spiegare la natura secondo principi religiosi). Trascrivo sotto il cap. XVI della versione latina risalente al VIII-IX sec., che trae spunto dal Physiologus in lingua greca, scritto tra la fine del II secolo d.C. e i primi anni del III d.C., verosimilmente ad Alessandria d'Egitto.



    Dal Bestiario latino (VIII-IX sec.)

    XVI) L'unicorno, come si cattura

    "C'è un animale che in greco è chiamato monocero, mentre in latino è detto unicorno. Il fisiologo dice che l'unicorno ha questa natura : è un animale molto piccolo, simile ad un capretto, alquanto aggressivo, ed ha un unico corno in mezzo alla fronte; nessun cacciatore è capace di catturarlo, ma con questa furbizia essi lo adescano: conducono una fanciulla vergine nel luogo dove egli si ferma, e la abbandonano sola nella foresta; lui, come vede la vergine, la abbraccia e si addormenta sul suo grembo e lì viene catturato dai suoi cacciatori e mostrato al palazzo del re. Così anche nostro Signore Gesù Cristo, come unicorno spirituale, scende nell'utero di una vergine, attraverso la sua carne ed è catturato dai Giudei e viene condannato a morte in croce, egli che si credeva sino a quel momento invisibile insieme con suo Padre. Di lui Davide dice : «Mio figlio diletto è come l'unicorno». Di nuovo in un altro salmo lui stesso dice di sé : «Il mio corno verrà esaltato così come quello dell'unicorno». E Zaccaria ha detto : «Lo resuscitò col corno della salvezza nella casa di Davide suo figlio». E nel Deuteronomio Giacobbe benedice la discendenza di Giuseppe : «La sua forma di toro, le corna cosi come le corna dell'unicorno». Dunque il fatto che abbia un unico corno in testa significa ciò che ha detto il Salvatore : «Io e mio padre siamo una cosa sola». «Dio è l'origine di Cristo» secondo l'Apostolo. Il fatto che lo definiscano ferocissimo dipende da ciò: né i troni, né i principati, né i regni, né le dominazioni sono stati capaci di comprenderlo, né l'inferno è stato capace di afferrarlo. Il fatto poi che è detto che sia un piccolo animale è a causa della sua umile incarnazione, mentre egli stesso dice : «Imparate da me perché sono mite ed umile di cuore». Così tanto profondo che nemmeno il diavolo più furbo è riuscito a comprenderlo e ad entrare nei suoi pensieri, ma solo per la volontà del Padre si è incarnato nel seno della Vergine Maria per la nostra salvezza : «Ed il verbo si è fatto carne ed ha abitato in noi». Il fatto poi che l'unicorno sia simile al capretto, lo vediamo anche nel nostro Salvatore secondo l'Apostolo: «Fatto a somiglianza del peccato della carne, e dal peccato ha condannato il peccato carnale». Bene, dunque, si è detto dell'unicorno. Etimologia. È chiamato rinoceronte dai Greci, in latino è stato interpretato "corno sul naso"; stessa cosa vale per l'unicorno, che ha un unico corno in mezzo alla fronte, lungo quattro piedi, tanto appuntito che tutto ciò che colpisce o che annusa lo buca. Infatti ingaggia battaglia con gli elefanti, e li abbatte ferendoli nel ventre. Si dice poi che sia di così grande forza che non possa essere preso in alcun modo dai cacciatori, anche se coloro che hanno descritto il carattere di questo animale asseriscono che se gli si pone di fronte una vergine, ed essa gli porge il suo grembo, egli si tranquillizza e vi pone il capo, addormentandosi, in questo modo i cacciatori lo possono catturare come se fosse innocuo."



    Aviarium, Hugo de Folieto
    British Library, Sloane MS 278
    Ultima modifica di Silvia; 21-01-11 alle 01:13

  4. #4
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    Predefinito Rif: Mostri, belve, animali nell'immaginario medievale


    La natura intesa come "libro scritto dal dito di Dio", teofania contenente il codice cifrato della Creazione è una delle concezioni essenziali del pensiero e della cultura medievale. Ciò spiega l'importanza, nell'arte del Mediovevo, delle numerose immagini di elementi naturali, dove ogni animale o pianta diventa "signum" che rivela verità celesti e insegnamenti morali.
    Dalle prime rappresentazioni nell'arte paleocristiana, ai mosaici bizantini, alle decorazioni romaniche e gotiche, l'conografia naturalistica si riempie di elementi zoomorfi e fitomorfi in tutti i settori dell'arte: dalle miniature dei codici, all'oreficeria, agli elementi dell'architettura, ai cicli pittorici e scultorei.
    Per citare alcuni tra gli esempi più famosi: lo Zooforo del Battistero di Parma realizzato da Benedetto Antelami, i mosaici della Basilica di Aquileia, quelli del Duomo di Monreale a Palermo o della Basilica di San Marco a Venezia, ecc.
    Alle trasformazioni di stile e di mentalità che la rappresentazione della natura porta con sè, durante i secoli del Medioevo, si accompagna comunque anche uno specchio di quel sapere simbolico carico di messaggi e insegnamenti che per gli uomini di allora erano di immediata comprensione.
    I bestiari, raccolte e descrizioni di animali veri e immaginari, vanno considerati come le grandi enciclopedie di allora. In essi confluiscono conoscenze religiose, scientifiche, filosofiche, magiche, alchemiche, mitologiche, dati di esperienza diretta, convinzioni popolari.
    Le fonti culturali sono quindi numerose. Il primo dei bestiari è il Physiologus, di autore anonimo del II o III sec. dopo Cristo, o il Liber Monstruorum, dell'VIII sec., molto diffuso in epoca medievale.Tra le fonti più antiche, troviamo soprattutto Aristotele, conosciuto attraverso la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, sia in latino, sia nelle traduzioni commentate in arabo. Ma, accanto alle enciclopedie e ai numerosi trattati naturalistici si possono ricordare il XII libro delle Etimologie di Isidoro, il De Universo di Rabano Mauro (IX sec.), il De Animalibus di Alberto Magno, il De bestiis et aliis rebus di Ugo di San Vittore (XII esc.), e altri, fino ai bestiari d'amore del XIII secolo, che riflettono gli ideali cortesi delle raffinate corti europee.
    A. Cocchi

    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 10-05-15 alle 20:18

  5. #5
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    Franco Cardini

    L'UNICORNO


    dal sito Airesis: l'Eresia della Scelta, la Scelta dell'Eresia



    Harley Bestiary, British Library, Harley MS 4751
    (1230-1240 ca.)
    Ultima modifica di Tomás de Torquemada; 04-01-16 alle 00:28

  6. #6
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    Predefinito Rif: Mostri, belve, animali nell'immaginario medievale

    Per me è evidentissimo che il linguaggio del simbolo relativo al mitico Unicorno narra della potenza virile che si acquieta nel grembo della fanciulla, ove trova la sua ragione.

    E' l'eterno simbolo dell'unione del maschile con il femminile cosmico ed ultracosmico, poi reinterpretato dal cristianesimo utilizzando la figura del Cristo e della Vergine.

    L'interessante, sempre a mio avviso, è che questo simbolo ha una doppia lettura: la Vergine cosmica in quanto Madre, sul cui grembo posa la testa dell'animale (quasi in guisa di figlio) e anche invece l'Unicorno quale principio fecondante la Vergine stessa, allo scopo di dare luogo ad una nascita straordinaria.

    Ambedue le letture simboliche sono vere: è dalle acque originarie e caotiche che emerge il punto ordinatore di natura maschile....ma è altresì il principio virile assoluto che feconda la vergine primigenia a consentire la nascita divina.

    Eterni paradigmi.
    Ultima modifica di primahyadum; 22-01-11 alle 00:33
    "Così penseremo di questo mondo fluttuante: una stella all'alba; una bolla in un flusso; la luce di un lampo in una nube d'estate; una lampada tremula, un fantasma ed un sogno:"
    (Sutra di diamante)

  7. #7
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    Jorge Luis Borges – Margarita Guerrero

    L'UNICORNO



    La Dama e l'Unicorno – arazzo fiammingo (fine del XV secolo)
    Museo di Cluny (Parigi)

    La prima versione dell'unicorno quasi coincide con le ultime. Quattrocento anni prima di Cristo, il greco Ctesia, medico di Artaserse Mnemone, riferisce che nei regni dell'Indostan ci sono velocissimi asini selvatici, di pelo bianco, testa purpurea, occhi azzurri, e provvisti in mezzo alla fronte di un acuminato corno che alla base è bianco, rosso in punta, e in mezzo perfettamente nero. Plinio aggiunge altri particolari (VIII, 31):

    In India si caccia anche un'altra fiera, l'unicorno, che per il corpo somiglia al cavallo, ma per la testa al cervo, per le zampe all'elefante, e per la coda al cinghiale. Il suo muggito è profondo. Un corno lungo e nero s'erge in mezzo alla sua fronte. Dicono che sia impossibile prenderlo vivo.

    L'orientalista Schrader, nel 1892, avanzò l'ipotesi che l'unicorno fosse stato suggerito ai greci da certi bassorilievi persiani, che rappresentano tori di profilo e perciò con un corno solo. Nell'enciclopedia di Isidoro di Siviglia, redatta al principio del secolo VII, si legge che una sola cornata dell'unicorno basta di solito per uccidere l'elefante; il che ricorda l'analoga vittoria del karkadàn (rinoceronte), nel secondo viaggio di Sindbad.[1]. Altro avversario dell'unicorno era il leone, e un'ottava del secondo libro dell'inestricabile epopea The Faerie Queene ci conserva il modo del loro combattimento. Il leone si colloca davanti a un albero; l'unicorno, a fronte bassa, l'investe; il leone si scosta, e l'unicorno rimane inchiodato al tronco. Questa ottava data dal secolo XVI; al principio del XVIII, l'unione dei regni d'Inghilterra e di Scozia metterà di fronte, nello stemma di Gran Bretagna, il leopardo (leone) inglese e l'unicorno scozzese.
    Nell'Età di Mezzo, i bestiari insegnano che l'unicorno può essere catturato da una bambina; nel Physiologus Graecus si legge: «Come lo prendono. Gli mettono davanti una vergine e lui salta in grembo alla vergine e la vergine l'abbraccia con amore e lo porta a palazzo dal re». Una medaglia di Pisanello e molti e famosi arazzi illustrano questo trionfo, le cui applicazioni allegoriche sono note. Lo Spirito Santo, Gesù Cristo, il mercurio e il male sono stati simboleggiati dall'unicorno. Nell'opera Psychologie und Alchemie (Zurigo 1944), Jung narra la storia di questi simboli e li analizza.
    Un cavallino bianco con zampe posteriori d'antilope, barba di capra e un lungo e ritorto corno sulla fronte, è la rappresentazione abituale di quest'animale fantastico.
    Leonardo da Vinci attribuisce la cattura dell'unicorno alla sua sensualità: per questa, dimenticata la fierezza, si raccoglie al grembo della donzella; e cosi lo prendono.


    [1] Questi dice che il corno del rinoceronte, a spaccarlo in due, mostra la figura di un uomo; secondo Al-Qazwini, la figura è quella di un uomo a cavallo; altri parlano di uccelli e di pesci.

    Dal Manuale di zoologia fantastica, Jorge Luis Borges e Margarita Guerrero (Einaudi, pag. 140)

  8. #8
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    Predefinito Rif: Mostri, belve, animali nell'immaginario medievale

    Bellissimo thread, complimenti anche per la galleria di immagini, anch'io penso che l'unicorno sia una delle più affascinanti creature del bestiario fantastico.
    Controllori di volo pronti per il decollo,
    telescopi giganti per seguire le stelle
    (F. Battiato, No time no space)

  9. #9
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    Predefinito Rif: Mostri, belve, animali nell'immaginario medievale

    Grazie!

  10. #10
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    Predefinito Rif: Mostri, belve, animali nell'immaginario medievale

    Citazione Originariamente Scritto da Silvia Visualizza Messaggio
    Jorge Luis Borges – Margarita Guerrero

    L'UNICORNO



    La Dama e l'Unicorno – arazzo fiammingo (fine del XV secolo)
    Museo di Cluny (Parigi)




 

 
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