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Risultati da 1 a 5 di 5

Discussione: Si sta come d'autunno

  1. #1
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    Predefinito Si sta come d'autunno

    SI STA COME D'AUTUNNO

    Da "IL FOGLIO" di venerdì 12 novembre 2010

    di Giuliano Ferrara



    La fragilità politica del Cav. Queste le cause, da gran tempo esposte e soppesate. Può giocare d`interdizione e scombinare le ormai potenti, concentriche pressioni per fare a meno di lui. Ma a che prezzo? H a cacciato Fini e ha perso la maggioranza.

    Ma non basta, non è tutto, non è questione di pallottoliere, non è la cosa più grave. Cacciando Fini, invece di integrarlo con compromessi politici a lui stesso utili, in attesa di uno stemperamento della propria anomalia istituzionale, il Cav. ha creato il competitore che mancava per la guida della destra bipolarista, gli ha dato anche l`aureola del martirio per la brutalità dei modi e per la lunga e incresciosa campagna di denigrazione personale. Dentro, Fini era un aspirante successore e il profeta di un rinnovamento di là da venire; sbattuto fuori senza tanti complimenti, un avversario mortale con spazio ampio di manovra. Ora Fini può triangolare in perfetta autonomia politica con il centro casiniano, con le opposizioni, con i poteri forti cosiddetti; e nel contempo può cercare di restare, a certe condizioni, le più utili per sé, nel perimetro della governabilità uscita dalle urne di due anni e mezzo fa. Può discutere senza complessi con Bossi, inverosimilmente rafforzato dal comportamento autolesionista del Cavaliere, e decidere su quali temi, in quali circostanze, con quali sfumature mettere sotto e umiliare la ex maggioranza. Soprattutto, Fini è il terminale di una nuova Stimmung, di uno stato d`animo che si diffonde: e se facessimo a meno di Berlusconi, che tanti problemi ci pone? Fanno male i video coni pedinamenti di Lele Mora che va a una festa ad Arcore accompagnato da belle ragazze. Fanno male non perché abbiano un qualche significato morale, ma perché dimostrano che il Cav., non si sa come, non si sa bene perché, è diventato un uomo di stato che non conta, che può essere messo alla berlina da gente che lo spia, che può essere tirato in ballo in storie urca-scandalistiche da una escori spacciatrice già confidente dei carabinieri, e l`impressione è che anche la convocazione al Comitato parlamentare sui servizi sia solo un tentativo di umiliazione politica ben congegnato e ben raccordato con tutto il resto. Tutta la campagna sulla cricca aveva questo scopo di sfondo, la moralizzazione c`entrava niente: dimostrare che i carabinieri avevano mollato il Cav. e facevano quel che a loro piaceva, inventando quando non trovavano, e trovando fuffa da spacciare per romanzo criminale quando la fantasia veniva a mancare. Letta è stato indebolito anche lui, un po` dal pettegolezzo maligno e un po` dalla rigidità sui conti di finanza pubblica, benemerita ma incapacitante, di Tremonti. Arriva infine il Giornale con il titolo: "Governo, si sfascia tutto", e un`intervista al Fatto di Feltri, che con stile cinico e brillante ha appunto "sfasciato tutto"; ora il Cav. è mollato in compagnia di Alessandro Sallusti, giornalista, e della Daniela Santanchè, pasionaria. Non è bastata la logica di faida ex missina innescata dai colonnelli, che ha gravemente danneggiato il premier, adesso è la volta di Storace. Anche lui ha un diritto di veto sugli incontri politici del capo e dei suoi uomini o alleati.

    Intanto i vescovi italiani, che non pranzano tutti a casa Vespa, reclamano sobrietà e una stabilità che non faccia galleggiare le istituzioni. La coda ruiniana del Forum delle famiglie si è agitata mestamente per tre giorni, ma il capo del governo non può recarsi a una conferenza strategica convocata e gestita dal governo.

    Confindustria ha già il piede sul predellino del carro vincente, è la sua missione storica. I giornaloni fanno la danza del ventre, al solito. La Rai è una fucina permanente di lazzi, frizzi ed eroismi dissidenti.

    Può essere che usando in modo radicale del suo residuo potere di interdizione, una volta tornato da Seul e resosi conto della verità profonda della situazione in cui si è cacciato avvelenandosi con le sue mani, Berlusconi riesca a scompaginare ancora una volta, come un eterno comeback kid, tutti questi giochi. Il potere di interdizione del vincitore delle elezioni si fonda sul suo seguito popolare ed elettorale, e sul suo consistente esercito parlamentare, ma dipende ormai quasi integralmente dalla benevolenza di Bossi e dalla fiducia in lui dei suoi del Pdl, sottoposti nel nord alla prospettiva di non essere rieletti.

    E nella Lega sono in atto, dalla base al vertice, sommovimenti tellurici, roba forte, roba che non si vede.

    Però "si sta come d`autunno sugli alberi le foglie", si affaccia un partito di piazzale Loreto, per adesso grottesco ma domani chissà, e la fuga dei ruffiani, dei profittatori e degli opportunisti, di cui già si era avuta qualche avvisaglia nei mesi scorsi, potrebbe farsi chiassosa e disordinata, con ulteriori effetti autunnali. Il tempo non lavora per il Cav., così sembra.


    Governo Italiano - Rassegna stampa
    Ultima modifica di Florian; 12-11-10 alle 15:26

  2. #2
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    Predefinito Rif: Si sta come d'autunno

    Chi vuole bene al Pdl e, in cuor suo, a Silvio Berlusconi dovrebbe prendere a calci in culo Feltri e Stracquadanio fino a quando non si consumano le suole delle sue scarpe. Ma la responsabilità finale della sua attuale sfortuna resta comunque di Silvio.

  3. #3
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    Predefinito Rif: Si sta come d'autunno

    Anche il direttore del "Giornale" non perdona la mancata azione riformatrice

    Se anche Feltri
    si è "rotto" ...


    di Antonio Rapisarda

    Si è rotto letteralmente le «balle». Vittorio Feltri non poteva utilizzare espressione più local per affermare un concetto tanto global sullo stato di salute del berlusconismo. Si è rotto le balle non solo «di tutte le veline di Berlusconi» ma di ciò che rappresenta il breviario di quella rivoluzione liberale perennemente annunciata: dove sono, si chiede il direttore editoriale del Giornale, «le liberalizzazioni, le province che sono ancora lì. L’abolizione legale del titolo di studio, le pensioni»? E, attenzione, «le tasse non poteva tagliarle ora che c’è la crisi, ma nel 2008. E nel 2001?».

    Giudizi pesanti che sanno di una bocciatura netta non tanto sulla condotta “morale” ma su quella tutta politica dell’operato del premier. Bocciatura, poi, che arriva da uno dei punti di riferimento di una certa narrazione che ha sostenuto l’avventura berlusconiana. Feltri infatti ha rappresentato l’anima più battagliera di chi ha sposato più un quindicennio fa la stagione del Cavaliere. Ne ha tradotto il codice commerciale in un linguaggio quotidiano. Ha saputo creare una classe fedele di lettori che molte volte ha colmato il deficit dei politici stessi. Ha combattuto tutte le battaglie. Anche quelle che hanno causato vittime innocenti ma che avevano il torto di disturbare in qualche modo l’attuale premier.

    Per questo, più di un anno fa, Feltri è stato richiamato al Giornale: perché era necessario, come lui stesso ha ammesso, difendere meglio Berlusconi. A lui è stato chiesto questo. Lui lo ha fatto a ogni costo: e le vittime di questo speciale “trattamento” speciale si chiamano Boffo e Fini su tutti. Ma adesso qualcosa di profondo si è infranto. Qualcosa che ha che fare con un progetto politico che, al netto di tutto ciò che Feltri ha perdonato al Cavaliere in nome di una fiducia grande, sembra aver scavalcato ogni limite. Perché non solo il capo del Governo sembra «confuso», non solo «ha disatteso le promesse». No. Quella di Feltri è qualcosa di più: la presa d’atto che più che rincorrere un sogno alla fine, parola di direttore, tutto ciò stia diventando una presa di coscienza su un dubbio: che «qualcosa di strumentale ci sia».

    Insomma, tutto questa sembra essere qualcosa di più di una critica di un direttore innervosito dalla pena inflitta dall’Ordine dei giornalisti e dalla mancata solidarietà del Pdl nei suoi confronti. Sembra una presa d’atto che anche nella natura più intima del berlusconismo qualcosa si è infranto. Sarà pure vero cha ancora non è finito, per lo meno a livello elettorale. Ma non ci si può non accorgere come nel tempo molto pezzi da novanta si siano via via allontani (e molti altri siano stati allontanati): dai politici agli intellettuali e adesso (forse) i giornalisti. Adesso anche Feltri si è stancato – dopo una battaglia lunga e senza esclusione di colpi - di difendere ciò che lui stesso ammette essere alla lunga indifendibile. E questo vorrà pure dire qualcosa. Più di qualcosa.

    12 novembre 2010

    Ffwebmagazine - Se anche Feltri si è "rotto" ...

  4. #4
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    Predefinito Rif: Si sta come d'autunno

    non riesco a comprendere Ferrara......e questo suo atteggiamento pro fini....

    se ho capito bene il senso dell'articolo é: siccome fini é spregevole, era meglio regalargli ancora più poltrone e prebende, in maniera proporzionale direttamente al numero di stronzate sparate....

    se ho capito sempre bene, Feltri e Belpietro dovrebbero essere presi a calci per aver addirittura fatto i giornalisti riportando fatti quali le porcherie relative alla casa di Montecarlo data a cifra risibile da fini al fratello della compagna.....

    In poche parole io non capisco Ferrara, forse anche lui, come tanti altri amici, alcuni anche buoni conservatori, o ha fatto un passo indietro o ha preso lucciole per lanterne....

    Pensi al fatto che se fini e vendola si alleano, poi altro che eugenetica.....
    NOI SIAMO LA VERA ITALIA !
    RICOSTRUIAMO LA NOSTRA PATRIA !

  5. #5
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    Predefinito Rif: Si sta come d'autunno

    Non sto con Fini, davvero. E voglio divertirmi un po'.


    Scritto da Ettore De Conciliis
    mercoledì 24 novembre 2010

    Non aderisco a FLI. Chissenefrega! Certo, giusto.
    Ma chi te lo ha chiesto? No, questo non è vero, me lo chiedono in molti, amici, conoscenti, avversari politici... Dicono “con chi stai?”; chiedono “che hai deciso?”; sfottono “novità?”. Di volta in volta mi devo quasi giustificare del perché io non abbia cambiato Partito. Cose da pazzi, in un mondo normale si dovrebbe giustificare chi cambia, non chi resta.
    Dicono, vabbé, tu sei uno di Destra, non vai con Fini? E come lo spiego che è proprio per questo?!
    Dicono, vabbé, ma tu che ci fai con Berlusconi, e certo qua qualche tono da “giustificazione” ce lo devi mettere, specie se becchi l'interlocutore che “la sa lunga” e ti fa il pistolotto su Ruby o sulle altre “donnine”... E io poi che dovrei dire, che ci faccio con Berlusconi? Ma chi lo ha visto mai, purtroppo! Sto solo nel PDL, non è che “me la faccio” con Berlusconi - ripeto, purtroppo.

    Dicono, vabbé, e come ti metti con Dell'Utri? Con la casa di Scajola? E con qualche altra fetenzia? Certo, come vuoi che mi metta? Sono dispiaciuto, amareggiato, contrariato. Qualche volta anche mortificato. Mortificato quando succedono queste cose e quando, da queste cose, non ne conseguono provvedimenti seri. Ok, Ok. Però questo mica vuol significare per forza che uno deve andare da Fini? Nel senso, io non faccio politica per stare nello stesso Partito di Scajola, dico...
    Eppure è una tiritera continua, speriamo che finisca presto. Insomma mi devo giustificare. Lì per lì mi vengono in mente alcune cose: per esempio non mi piace essere definito col nome di un'altra persona, mentre per quelli di Futuro e Libertà è normale chiamarsi “Finiani” nonostante uno dei motivi della scissione sia, almeno così dicono, l'eccessiva ed ingombrante presenza del capo nel vita di Partito nel Pdl.
    Troppo poco?
    Non sono di Fli perché uno dei principali esponenti di questo Partito è Italo Bocchino. Presuntuosetto, velenosetto, parecchio antipatico. Finto giovane in maniche di camicia, di intelligenza un po' sopra la media, ma tutta spesa per rappresentare una politica perniciosa, aggressiva e supponente. E poi, da campano, non gli perdono le sue dimissioni da Capo dell'Opposizione nella Regione di Bassolino.
    Troppo personale?
    Non ho gradito tutti gli atteggiamenti che Fini ha avuto prima della scissione, le dichiarazioni spocchiose, le precisazioni saccenti, le prese di distanza dal suo stesso Partito e dal Governo, l'atteggiamento di distacco dalla vita di Partito in nome della terzietà della Carica, di cui però oggi, evidentemente, non si interessa più.
    Cose vecchie?
    La vicenda di Montecarlo non è che mi sia troppo piaciuta, in verità, e poi già nell'ultimo periodo di Alleanza Nazionale non è che Fini mi entusiasmasse più di tanto.
    Cose troppo vecchie?
    Allora sorvolando sulla terminologia, non badando alle sortite di Bocchino, dimenticando il passato recente e più remoto, io “potrei” essere di Fli. Eppure non lo sono. Strano.
    Allora ci penso bene e mi aggiorno, per esempio ascolto gli interventi di Bastia Umbra. Inizio con una “colomba”, l'ex Ministro Andrea Ronchi.
    Egli ha detto, testuale: “Noi abbiamo un solo, grande vincolo che dobbiamo rispettare: il mandato degli elettori che ci hanno votato, non soltanto per essere un numero, un'alternativa alla Sinistra morta e defunta per sempre, ma per costruire una nuova prospettiva di un grande e meraviglioso Centro-Destra”. Sono parole che non ho ben capito. Provo a scomporre “pezzo a pezzo” la frase:
    “Noi abbiamo un solo, grande vincolo che dobbiamo rispettare: il mandato degli elettori che ci hanno votato”.
    Il solo grande vincolo si traduce con il voto di sfiducia rispetto al Governo che gli stessi elettori hanno votato? Il solo grande vincolo si traduce con lo sfasciare il Partito che gli stessi elettori hanno votato?
    “...non soltanto per essere un numero, un'alternativa alla Sinistra morta e defunta per sempre”.
    Strano, tutti quelli di Sinistra che conosco tifano per Fini.
    “...ma per costruire una nuova prospettiva di un grande e meraviglioso Centro-Destra”
    Ah ecco! Quindi nel 2008 gli elettori del PDL già sapevano che nel 2010 bisognava costruire un nuovo Centro-Destra, già sapevano che ci sarebbe stata una scissione nel PDL e perciò, proprio per questo, hanno votato il PDL, per fare eleggere i parlamentari come Andrea Ronchi che poi sarebbero usciti dal PDL e avrebbero fatto un nuovo Centro-Destra (più grande e meraviglioso di quello che avevano già votato). Ma guarda tu, già lo sapevano!
    Lascio perdere Ronchi e passo ad un “falco”, Fabio Granata, e qui mi diverto:
    “lo straordinario numero di magliette ispirate a Andy Warhol che sono molto più di una indicazione programmatica, sono il segno della politica, della libertà, nei confronti della prepotenza! Quella maglietta con Gianfranco Fini con il dito puntato <tu mi cacci> sintetizza tutto ciò che in questi mesi abbiamo costruito ed abbiamo elaborato”
    Sono veramente basito, una maglietta vale così tanto? A quanto la vendevano negli stand dei gadget?
    “Se oggi l'Italia ha uno spazio di speranza e di civiltà rispetto ad alcune questioni, è grazie al coraggio di Gianfranco Fini e al coraggio dei suoi parlamentari”
    Speranza e civiltà? Non è un po' troppo? Ah bèh, certo, con la maglietta...
    Ho una sensazione relativa a Fabio Granata: oggi, in Fli, si agita e si prende protagonismo mediatico mentre nel Pdl viveva più o meno nell'ombra... ecco, la sensazione è proprio questa: faceva meglio a stare nell'ombra!


    Insomma è evidente che non sono stati convincenti...
    Allora dico a me stesso di sorvolare anche su Ronchi e Granata.
    Sorvolo qua, non bado lì, dimentico quest'altro qui...però non sono ancora finiano, perché?
    Non sto con Fini, non aderisco a Fli, forse solo perché non mi piace. Certo, il Manifesto letto da Barbareschi sulle note del maestro Morricone è stato a suo modo emozionante. Ma sono parole, musica ed arte drammatica.
    Io non sto con Fini perché non voglio la cittadinanza italiana facile e pronto uso per tutti. Non sto con Fini perché credo in valori immateriali che non si conciliano con il suo laicismo. Non sto con Fini perché per essere di Destra non ho dovuto vedere “Berretti Verdi”. Non sto con Fini perché in Sicilia ha fatto il ribaltone insieme a Lombardo e al PD. Non sto con Fini perché sono stato male (anche per lui) quando ad Atrjeu ha osannato l'antifascismo. Non sto con Fini che per propaganda voleva morta Eluana Englaro. Non sto con Fini perché probabilmente farà una coalizione con Casini e Rutelli. Non sto con Fini perché è furbo, freddo, cinico, algebrico. Non sto con Fini perchè Fli non è Alleanza Nazionale 2 e se anche lo fosse, così, non mi piacerebbe. Non sto con Fini perché alla Camera il gruppo Fli ha votato col PD per far bocciare il trattato con la Libia sugli extra-comunitari. Non sto con Fini perché se quelli lì si chiamano “futuristi” non hanno capito niente della cultura e dell'arte del Novecento. Non sto con Fini perché preferisco leggere Veneziani su il Giornale più che il sito di Generazione Italia. Non sto con Fini perché la sua è stata una operazione di Palazzo. Non sto con Fini perché voglio il crocefisso nelle aule di tribunale ed in quelle delle scuole. Non sto con Fini perché al suo patriottismo perbene e di maniera, preferisco un sano e determinato populismo identitario. Non sto con Fini perché, vuole togliere il logo del Pdl a Berlusconi, che ridicolo! Non sto con Fini perché Generazione Italia è un'ottima patente per entrare nei salotti buoni della Sinistra. Non sto con Fini perché c'è pure chi dice che Fli si deve alleare col Pd. Non sto con Fini perché ha fatto dimettere i suoi uomini al Governo ma ben si guarda da dimettersi da Presidente della Camera. Non sto con Fini perché credo che se un Governo cade (uno qualsiasi, non solo questo) la strada da seguire, sempre, sia quella delle elezioni e non quella delle maggioranze ad hoc. Non sto con Fini perché abita in una casa di Gaucci... insomma, 3 camere e servizi un Presidente della Camera se le può anche affittare, anziché vivere nella casa che Gaucci ha intestato alla Tulliani per motivi fiscali. Non sto con Fini perché saranno quasi due anni che non attacca il Centro-Sinistra ma solo il Pdl. Non sto con Fini perché dietro la foglia di fico del “rispetto della persona” dice cose che non condivido sui gay, sulla bioetica, sul Corano nelle scuole e sugli immigrati.
    Dico sciocchezze? Sono un truce insensibile? Sono un intollerante? In verità penso di no. Non sto con Fini e basta.
    Gianfranco Fini dice: “Se non fosse per le coppie degli immigrati il tasso di natalità del nostro Paese sarebbe da allarme rosso. Per fortuna che, nel dibattito politico, si sta avviando una discussione sul ruolo degli immigrati che spesso con il loro lavoro pagano le nostre pensioni”. Non sono intollerante, ma non concordo con Gianfranco Fini.
    Gianfranco Fini dice: “Se a scuola, in una classe, c’è un bimbo musulmano, non lo si può costringere a scrivere la letterina a Babbo Natale. E se un bimbo musulmano volesse studiare il Corano, penso che avrebbe tutto il diritto di farlo, come materia facoltativa”. Non sono un bacchettone, ma non concordo con Gianfranco Fini.
    Gianfranco Fini dice: “Nella Costituzione c’è scritto che la famiglia è fondata sul matrimonio. Ci sono delle realtà di fatto che non possono essere equiparate alle famiglie, ma se determinano discriminazione devono essere affrontate in modo sereno. Questo discorso vale anche per le coppie omosessuali, per tutte le coppie”. Non sono un insensibile, ma non concordo con Gianfranco Fini.
    Gianfranco Fini disse: “Generazione Italia vuole solo essere uno strumento culturale per il dibattito e per rafforzare il PDL. Chi ci vede un modo per fare una corrente, o peggio ancora un partito, è in malafede”. Siccome non sono in malafede, stavolta chi non concorda con Gianfranco è Fini.


    Parecchi amici miei sono passati in Fli. Qualcuno in buona fede. Qualcuno perché il Pdl qualche limite effettivamente ce l'ha. Qualcun altro perché nel Pdl non riusciva a fare carriera. Parecchie persone che conosco e che stimo hanno scelto Fli, così come pure altri che, a mio parere, passando in Fli si sono dimostrati irriconoscenti. In Fli ci sono parlamentari di qualità e tradizione, come Viespoli o Menia o Moffa, ed altri, oggettivamente, inguardabili. Insomma, è un Partito come un altro, con una classe dirigente eterogenea, con qualche intelligenza e qualche pochezza, e con una base militante e territoriale in parte sinceramente in buona fede ed in parte in aspettativa di un incaricuccio. Niente di male, un Partito come un altro. Come il Pdl, come il Pd, l'Udc... come An, come la Lega, come il PSI. Non si capisce perché uno che era di An, poi è naturalmente entrato nel Pdl, oggi si deve “giustificare” di non essere con Fli, che è un Partito come gli altri, niente di che, e dove peraltro si sostengono tesi opinabili, spesso non condivise proprio dal sentire comune della ex Alleanza Nazionale.
    Ma c'è una cosa che rende Fli un Partito diverso dagli altri, ed è un motivo serio per non aderirvi. Fli non si è mai misurata alle elezioni, non gode di rappresentatività elettorale, non esercita nessun consenso popolare. È una operazione di Palazzo. Poi potrà pure prendere il 5, il 6 per cento. Ma oggi è solo una operazione di Palazzo. Dovrebbero essere i primi a chiedere le elezioni, proprio per togliersi di dosso quanto prima questa “onta”. Se lo facessero, mi sarebbero più simpatici. Per adesso, sono e rimangono una operazione di Palazzo.
    http://www.latestata.org/index.php?o...=139&Itemid=11
    Ultima modifica di C@scista; 01-12-10 alle 19:04

 

 

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