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Visualizza Risultati Sondaggio: Cosa dovrebbe fare il medico secondo voi?

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3. Non puoi votare in questo sondaggio
  • Fregarsene del giuramento di Ippocrate e dire tutto alla famiglia

    1 33.33%
  • Non dire nulla

    0 0%
  • Rifiutarsi di prescrivere il Viagra, spiegandogli le conseguenze del suo gesto

    1 33.33%
  • Esortare il paziente a dire tutto ai familiari per il loro bene

    1 33.33%
  • Ma chi lo ha inventato sto segreto professionale?

    0 0%
  • Altro

    0 0%
Risultati da 1 a 8 di 8
  1. #1
    puttuio!
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    Predefinito «Il paziente con l’Hiv e l’incubo del segreto professionale»

    L’esperienza di Ovidio Brignoli, medico di famiglia in provincia di Brescia

    MILANO — «Dottore, lei è un incompetente, un incapace, uno stupido, non sta curando mio marito»: così la moglie al telefono. Lui, il marito, un imprenditore edile di 47 anni, si era presenta*to qualche tempo prima (proprio su pressione della consorte) all’ambulatorio del dottor Ovidio Brignoli, suo medico di famiglia, in un paese alla periferia di Brescia. L’imprenditore aveva raccontato i suoi sinto*mi in ambulatorio: un malessere che durava da tempo, stanchezza profonda, perdita di peso di una decina di chili. La visita non aveva detto mol*to e così si era passati agli esami di laboratorio. I risultati avevano segnalato una importante ridu*zione dei globuli bianchi (quelle cellule del san*gue che servono a difendere l’organismo dagli agenti infettivi, ndr). Il medico ha un sospetto, richiama il suo pa*ziente (che conosce da vent’anni) e lo interroga sulle sue abitudini sessuali. Alla fine lo convince a sottoporsi a un test per l’Hiv, il virus dell’Aids. Risultato: positivo. Appena il paziente lo sa, spari*sce. Così Brignoli gli telefona più volte e alla fine va a cercarlo a casa: lui non si fa trovare, lei, la moglie, lo accusa di nuovo: «Dottore, mio marito sta male, perché non gli dà un antibiotico?». Il medico sa qual è il problema, ma è tenuto al segreto professionale: non può parlare con nes*suno della malattia del suo paziente, né con la moglie (che potrebbe essere contagiata attraver*so rapporti sessuali non protetti) né con i due fi*gli maggiorenni (anche loro a rischio perché nel*l’ambito familiare si può trasmettere il virus at*traverso ad esempio l’uso comune di spazzolini da denti o di rasoi). Incassa i commenti della mo*glie, ma non può venire meno sia al giuramento di Ippocrate, che ha fatto appena laureato, sia a quanto prevedono il codice deontologico e la leg*ge che lo costringono a non violare la privacy del suo paziente.

    PRIVACY - Obbligo alla privacy al quale, a un certo punto, viene meno con un collega, per ragioni di sicurez*za sanitaria. «Un giorno di agosto — racconta Ovidio Brignoli, che è anche vicepresidente della Società Italiana di medicina Generale (Simg) — mi telefonano da un ospedale della zona attorno a Brescia per dirmi che il mio paziente era stato ricoverato con un grave insufficienza respirato*ria e io ho informato i medici della diagnosi di Aids che avevo fatto cinque mesi prima. La situa*zione dell’imprenditore si complica poi con una meningite». Dopo un mese e mezzo, il paziente esce dal*l’ospedale: con la terapia si riprende e ricomincia a lavorare. La moglie continua a non sapere nien*te (anche se forse comincia a sospettare qualco*sa), ritorna dal medico per la ripetizione delle ri*cette con la prescrizione di farmaci antivirali dei quali il malato ha bisogno, chiede informazioni sulle condizioni del marito e Brignoli (sempre fe*dele al suo mandato di riservatezza) le chiede a sua volta: «Ma lei che cosa ne pensa?». La signo*ra non risponde, scoppia a piangere e se ne va: probabilmente ha capito, ma non vuole ammet*terlo neppure con il medico di famiglia che fre*quenta da venti anni. Anche perché in piccole re*altà locali dove tutti si conoscono è più difficile affrontare problemi come questo. La storia continua ancora. La moglie sembra consapevole, ma fa finta di non sapere e, soprat*tutto, tiene in piedi il matrimonio. L’imprendito*re grazie ai farmaci antivirali sta bene, continua a lavorare e a un certo punto ritorna dal suo medi*co: «Me lo prescriverebbe il Viagra?».

    «Il paziente con l’Hiv e l’incubo del segreto professionale» - Corriere della Sera
    L'imitazione è la più sincera forma di adulazione.(Charles Caleb Colton)

  2. #2
    ...
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    Predefinito Riferimento: «Il paziente con l’Hiv e l’incubo del segreto professionale»

    Citazione Originariamente Scritto da :Esther: Visualizza Messaggio
    L’esperienza di Ovidio Brignoli, medico di famiglia in provincia di Brescia

    MILANO — «Dottore, lei è un incompetente, un incapace, uno stupido, non sta curando mio marito»: così la moglie al telefono. Lui, il marito, un imprenditore edile di 47 anni, si era presenta*to qualche tempo prima (proprio su pressione della consorte) all’ambulatorio del dottor Ovidio Brignoli, suo medico di famiglia, in un paese alla periferia di Brescia. L’imprenditore aveva raccontato i suoi sinto*mi in ambulatorio: un malessere che durava da tempo, stanchezza profonda, perdita di peso di una decina di chili. La visita non aveva detto mol*to e così si era passati agli esami di laboratorio. I risultati avevano segnalato una importante ridu*zione dei globuli bianchi (quelle cellule del san*gue che servono a difendere l’organismo dagli agenti infettivi, ndr). Il medico ha un sospetto, richiama il suo pa*ziente (che conosce da vent’anni) e lo interroga sulle sue abitudini sessuali. Alla fine lo convince a sottoporsi a un test per l’Hiv, il virus dell’Aids. Risultato: positivo. Appena il paziente lo sa, spari*sce. Così Brignoli gli telefona più volte e alla fine va a cercarlo a casa: lui non si fa trovare, lei, la moglie, lo accusa di nuovo: «Dottore, mio marito sta male, perché non gli dà un antibiotico?». Il medico sa qual è il problema, ma è tenuto al segreto professionale: non può parlare con nes*suno della malattia del suo paziente, né con la moglie (che potrebbe essere contagiata attraver*so rapporti sessuali non protetti) né con i due fi*gli maggiorenni (anche loro a rischio perché nel*l’ambito familiare si può trasmettere il virus at*traverso ad esempio l’uso comune di spazzolini da denti o di rasoi). Incassa i commenti della mo*glie, ma non può venire meno sia al giuramento di Ippocrate, che ha fatto appena laureato, sia a quanto prevedono il codice deontologico e la leg*ge che lo costringono a non violare la privacy del suo paziente.

    PRIVACY - Obbligo alla privacy al quale, a un certo punto, viene meno con un collega, per ragioni di sicurez*za sanitaria. «Un giorno di agosto — racconta Ovidio Brignoli, che è anche vicepresidente della Società Italiana di medicina Generale (Simg) — mi telefonano da un ospedale della zona attorno a Brescia per dirmi che il mio paziente era stato ricoverato con un grave insufficienza respirato*ria e io ho informato i medici della diagnosi di Aids che avevo fatto cinque mesi prima. La situa*zione dell’imprenditore si complica poi con una meningite». Dopo un mese e mezzo, il paziente esce dal*l’ospedale: con la terapia si riprende e ricomincia a lavorare. La moglie continua a non sapere nien*te (anche se forse comincia a sospettare qualco*sa), ritorna dal medico per la ripetizione delle ri*cette con la prescrizione di farmaci antivirali dei quali il malato ha bisogno, chiede informazioni sulle condizioni del marito e Brignoli (sempre fe*dele al suo mandato di riservatezza) le chiede a sua volta: «Ma lei che cosa ne pensa?». La signo*ra non risponde, scoppia a piangere e se ne va: probabilmente ha capito, ma non vuole ammet*terlo neppure con il medico di famiglia che fre*quenta da venti anni. Anche perché in piccole re*altà locali dove tutti si conoscono è più difficile affrontare problemi come questo. La storia continua ancora. La moglie sembra consapevole, ma fa finta di non sapere e, soprat*tutto, tiene in piedi il matrimonio. L’imprendito*re grazie ai farmaci antivirali sta bene, continua a lavorare e a un certo punto ritorna dal suo medi*co: «Me lo prescriverebbe il Viagra?».

    «Il paziente con l’Hiv e l’incubo del segreto professionale» - Corriere della Sera
    Io ho votato la prima hefico:
    "Per tutto il pensiero occidentale, ignorare il suo Medioevo significa ignorare se stesso" - Étienne Gilson


    "Se commettiamo ingiustizia, Dio ci lascerà senza musica" - Cassiodoro.

  3. #3
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    Predefinito Riferimento: «Il paziente con l’Hiv e l’incubo del segreto professionale»

    segreto professionale...quindi se io (avvocato, prete, medico...) so che uno stà per fare una strage, non lo posso denunciare? onf:
    ma sapendolo e la strage accade, non sono forse complice??? onf:

  4. #4
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    Predefinito Riferimento: «Il paziente con l’Hiv e l’incubo del segreto professionale»

    E' uno dei tanti paradossi legislativi italiani.

    Dopo che questo tizio infetterà la partner, magari risponderà di lesioni personali gravissime. Ma prima il fattaccio dovrà accadere e, almeno su un piano strettamente legale, non si potrà far nulla per prevenirlo.

    Il malinteso, ma fortemento ribadito da legislazione e giurisprudenza, diritto alla privacy del sieropositivo si preoccupa solo di proteggere quest'ultimo; non soltanto davanti alla collettività ma, addirittura, nei confronti di un soggetto esposto ad altissimo rischio di contagio come la partner.
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  5. #5
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    Predefinito Riferimento: «Il paziente con l’Hiv e l’incubo del segreto professionale»

    Bel problema.
    Comunque il paziente in questione è un irresponsabile.
    L'arte di essere P.A.

  6. #6
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    Predefinito Riferimento: «Il paziente con l’Hiv e l’incubo del segreto professionale»

    Citazione Originariamente Scritto da Perdu Visualizza Messaggio
    segreto professionale...quindi se io (avvocato, prete, medico...) so che uno stà per fare una strage, non lo posso denunciare? onf:
    ma sapendolo e la strage accade, non sono forse complice??? onf:
    La differenza è che un aspirante stragista non è protetto dalla legge come lo è un sieropositivo, in quanto le condizioni di salute sono dati sensibili mentre le intenzioni dinamitarde no.

    Il punto, che andrebbe affrontato e risolto cercando un buon bilanciamento degli interessi, è che esistono condizioni patologiche che possono essere utilizzate come un'arma.

    Comunque, la privacy è anche una vera e propria moda normativa e di costume... Di questo passo, non mi stupirei di vedere il legislatore che interviene per garantire il diritto di un terrorista di mettere un po' di tritolo in santa pace senza che la polizia debba saperlo e venire a ficcanasare nella sua sfera privata... :mmm:
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  7. #7
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    Predefinito Riferimento: «Il paziente con l’Hiv e l’incubo del segreto professionale»

    Citazione Originariamente Scritto da Pieralvise Visualizza Messaggio
    Bel problema.
    Comunque il paziente in questione è un irresponsabile.
    Di irresponsabili è sempre stato pieno il mondo.

    Se non ci fossero, probabilmente la gran parte delle leggi non avrebbe ragion d'essere; viceversa, queste servono apposta per contrastarli.

    Se, invece, il risultato conseguito è la loro protezione, allora c'è da pensare che qualcosa proprio non va...
    "Tante aurore devono ancora splendere" (Ṛgveda)

  8. #8
    puttuio!
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    Predefinito Riferimento: «Il paziente con l’Hiv e l’incubo del segreto professionale»

    Citazione Originariamente Scritto da Tomás de Torquemada Visualizza Messaggio
    Di irresponsabili è sempre stato pieno il mondo.

    Se non ci fossero, probabilmente la gran parte delle leggi non avrebbe ragion d'essere; viceversa, queste servono apposta per contrastarli.

    Se, invece, il risultato conseguito è la loro protezione, allora c'è da pensare che qualcosa proprio non va...
    :giagia:
    L'imitazione è la più sincera forma di adulazione.(Charles Caleb Colton)

 

 

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