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P
er polemizzare con noi e i pochi altri che dubitano dell’imparzialità dei giudici, ieri la direttora dell’Unità ha scritto che ha molta fiducia nella giustizia. «Mai additeremmo i magistrati al pubblico disprezzo: quando poi ricevono bazooka sulla scrivania ci chiederebbero senz’altro se siamo noi i mandanti». La frase non è limpida, ma se ne capisce il senso: Concita De Gregorio oltre a difendere tutto ciò che promana dai tribunali, risponde all’accusa di aver alimentato un clima d’odio e lo fa prendendo a prestito il caso del procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, nei pressi del cui ufficio è stato rinvenuto un lancia missili. Peccato che la signora faccia l’esempio sbagliato, perché, dicendo di voler rispettare le toghe, fa il nome di un pm che l’Unità ha manganellato a dovizia in quanto non amico degli amici di Travaglio.Basta rileggere la raccolta del quotidiano comunista per rendersi conto che Pignatone fino a poco tempo fa era un nemico giurato della redazione guidata da Concita. Sette anni fa, quando ai vertici del quotidiano rosso governava Furio Colombo, Travaglio scrisse un pezzo che già nel titolo prometteva randellate: “Pignatone, a Palermo una toga dalle lunghe ombre”. La sua colpa era di aver soffiato il posto di procuratore aggiunto ai compagni di vacanze di Marco, il quale riesumò la storia personale e... [continua]
09/10/2010