Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
@Draigo, sono d'accordo con quanto scrivi: l'humus culturale, politico e - lato sensu - ideologico leghista è quello. Però credo (potrei sbagliarmi ovviamente) che questo nucleo sia qualcosa di sufficientemente flessibile ed aperto ad altre istanze da permettere innesti esogeni: cosa che ha permesso la svolta sovranista e populista degli anni passati ed ora ha permesso un certo ripiegamento liberalconservatore. È vero che lo "zoccolo duro" della Lega è sempre rimasto autonomista, regionalista o addirittura, nei casi più estremi, secessionista, ma ormai, salvo qualche caso isolato, mi sembra che tutto sia subordinato alle direttive che, di volta in volta, detta Salvini (a seconda pure di chi lo consiglia).
Quello che dici è vero. Noi che non siamo analfabeti filosofici non ci perdiamo nel dibattito sterile e senza senso di cosa sia il "vero" leghismo. Sicuramente questi innesti esogeni sono possibili e anzi storicamente accertati, così come è storicamente accertata l'esistenza di correnti interne. Però la mia opinione è che pur potendosi innestare sopra il nucleo ideologico leghista, queste istanze non hanno mai portato questo stesso nucleo a dissolversi interamente.

Però bisogna ammettere che pure il PD, per quanto non ci piaccia, ha una classe dirigente consolidata e capillarmente presente sul territorio. Per certi versi, soprattutto in determinate zone del paese, ancor più della Lega, stante il maggior peso e la maggiore influenza. Il cambio di sigle non ha molto intaccato questa realtà. Riguardo al confronto tra FdI e Lega, su questo punto hai ragione tu: la Lega ha avuto una continuità che il mondo proveniente dal MSI, soprattutto dopo lo scioglimento di Alleanza Nazionale nel PDL, non ha avuto, se non in modo frammentario. Questo è stato, finora, un punto di forza della Lega. Dico "finora" perché, a mio avviso, il vantaggio leghista su FdI rischia di ridursi sempre di più (soprattutto dopo la svolta salviniana che ha portato la Lega ad appoggiare Draghi).
La classe dirigente piddina è consolidata e robustamente adesa al territorio (e al suo controllo) proprio laddove è costituita al 100% (o quasi) dal residuato del PCI. Ironicamente, quella fetta di affiliati che hanno disarticolato il PD (mi riferisco a Renzi e compagnia) è stata la prima classe dirigente non-PCI espressa da un territorio quasi interamente monopolizzata dalla categoria di cui sopra.