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Risultati da 481 a 486 di 486
  1. #481
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    Predefinito Re: Cosa ne pensate del MSI?

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    Io pensavo fosse il contrario.
    Perfino la figlia ed il genero di Pino Rauti votarono a favore della mozione che scioglieva il MSI-AN e lo trasformava in un nuovo partito liberale di destra che rinnegava l'esperienza del Ventennio e della RSI, riproposizione di ciò che era avvenuto in maniera effimera quando la maggior parte dei parlamentari missini lasciarono il partito e formarono Democrazia Nazionale, esattamente Alleanza Nazionale con vent'anni di anticipo sui tempi. Del resto l'operazione compiuta a Fiuggi ed iniziata ufficialmente tre o quattro anni prima, non fu nulla di diverso dalla naturale e logica conclusione del percorso che ebbe a cominciare Almirante nel 1972 con la trasformazione del MSI in MSI-Destra Nazionale. Ogni qual volta il Movimento Sociale Italiano si è trovato reduce da un successo elettorale compiva scelte opposte a quelle che la base si sarebbe aspettata. Nel 1960,con la formazione del governo Tambroni, l'autolesionista scelta di fare jl congresso in una delle città più rosse d'Italia, Genova, un suicidio politico che mise fine ad ogni possibilità di avvicinarsi o raggiungere il potere da parte missina. Dopo il successo alle regionali del 1970 vi fu l'allargamento a settori di destra afascisti, ed anche in qualche caso antifascisti, con la nascita della Destra Nazionale nel 1972 e poi la Costituente di Destra nel '76. Il successo alle amministrative del 1993 invece di cementare il partito sulle posizioni sociali e nazionalistiche, lo conduce prima al cartello elettorale di AN nel gennaio del' 94 e poi al vero e proprio partito di AN, con lo scioglimento del MSI e la scissione guidata da Rauti, un anno dopo. Il problema vero del vecchio MSI fu la natura controversa della sua classe dirigente, in special modo quella a guida almirantiana e poi finiana.

  2. #482
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    Predefinito Re: Cosa ne pensate del MSI?

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    Ma più che altro è in ambiente cattolico, e parlo di alti vertici, che si è parlato di "fratelli maggiori"... quindi quell'espressione non mi sembra tanto peregrina, visto il pulpito dal quale è venuto un tale riconoscimento di continuità storico-dottrinale...
    Ambiente modernista, il quale di cattolico non ha che l'usurpazione del nome. I giudei hanno condannato a morte per mano dei suoi capi (il Sinedrio) e voluto la crocifissione del Messia per bocca di tutta Gerusalemme radunata davanti a Pilato. Essi hanno tradito l'antica Alleanza la quale è sciolta definitivamente da allora. Il cristianesimo non ha alcun tipo di parentela con questi rinnegati servitori di Satana.

  3. #483
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    Predefinito Re: Cosa ne pensate del MSI?

    Citazione Originariamente Scritto da Roul Duke Visualizza Messaggio
    Ambiente modernista, il quale di cattolico non ha che l'usurpazione del nome. I giudei hanno condanna a morte per mano dei suoi capi (il Sinedrio) e voluto la crocifissione del Messia per bocca di tutta Gerusalemme radunata davanti a Pilato. Essi hanno tradito l'antica Alleanza la quale è sciolta definitivamente da allora. Il cristianesimo non ha alcun tipo di parentela con questi rinnegati servitori di Satana.
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  4. #484
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    Predefinito Re: Cosa ne pensate del MSI?

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    “Il fascismo immenso e rosso” di Giano Accame torna nelle librerie

    ...La sua visione olistica della nazione lo portò a sostenere e ribadire per tutta la vita che ciò di cui l’Italia aveva veramente bisogno erano «una destra sociale e una sinistra nazionale», non per amore di sincretismo, ma piuttosto di sintesi alta di valori e su tutti questi dell’interesse nazionale, che è la somma e la sublimazione di tutti gli interessi individuali dei cittadini. Quindi è necessario che chiunque governi presti una attenzione primaria alla tutela dei meno garantiti e si doti di tutti gli strumenti necessari per garantire a tutti i cittadini prosperità, concordia e sicurezza. E ovviamente anche la forza necessaria a far valere l’interesse dell’Italia nei confronti delle altre nazioni. Come i pensatori politici romani e rinascimentali, ribadiva che nessun individuo può considerarsi veramente libero se non è cittadino di una nazione libera dal condizionamento di altri poteri e altre nazioni. E aggiungeva che nessuno è veramente libero se asservito alla schiavitù del bisogno. Quindi è necessario garantire ad ognuno la libertà dal bisogno in una nazione libera dal condizionamento di poteri esterni alla nazione. E questa è la Destra sociale, ovvero la Sinistra nazionale. In sintesi: il socialismo patriottico. La medesima vetta raggiunta da due provenienze casualmente opposte...

    Per realizzare questa ritrovata unione, Giano non si rivolgeva certo solo al mondo – pur variegato e plurale – delle destre, ma credeva sinceramente di poter trovare interlocutori dalle sane radici nell’altrettanto allargata famiglia socialista...
    Magari esistesse oggi un partito con un tale programma politico, lo voterei ad occhi chiusi.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
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  5. #485
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    Predefinito Re: Cosa ne pensate del MSI?

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    L'attuale legge 194 ammette nei fatti solo poche limitazioni alla possibilità di abortire: entro i primi 90 giorni della gravidanza, è permessa l'interruzione volontaria della gravidanza se il parto o la maternità o la prosecuzione della gravidanza possono comportare "un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica" (cito dal testo della legge) per la donna. Questa ovviamente sembrerebbe una limitazione non da poco. Ma se la determinazione del serio pericolo menzionato dalla legge in relazione alla salute fisica è relativamente facile o comunque lascia pochi margini di incertezza, il problema degli ampi margini concessi emerge nella valutazione della "salute psichica". Tale serio pericolo viene infatti valutato in relazione alle "condizioni economiche, o sociali o familiari" della donna o "alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento" (cosa potenzialmente estendibile, e di fatto estesa, ben al di là del caso di gravidanza conseguente a violenza sessuale). Il che rende un'apparente limitazione priva di sostanziale efficacia. Motivo per cui, entro il termine dei novanta giorni, abortiscono tutte le richiedenti senza alcun problema legale e, se non lo fanno, è solo perché magari trovano qualche anima pia nei consultori che persuade la donna che vorrebbe abortire a non farlo e a considerare altre opzioni. Limiti più stringenti effettivamente vi sono nel caso in cui vengano superati i 90 giorni. Però non è esatto dire che in Italia c'è un divieto d'aborto salvo quelle eccezioni menzionate. Detto questo, ricordati della finestra di Overton: le forze della sovversione fanno sempre così, volutamente o meno. Prima introducono piccoli cambiamenti che sembrano "ragionevoli" o dettati da particolari necessità del momento, poi aspettano il momento opportuno per radicalizzare i cambiamenti precedentemente introdotti e così via fino ad arrivare a conseguenze sempre più estreme. In altri paesi più secolarizzati e liberali del nostro è un film che è già stato visto e che, col tempo, noi rischiamo di subire, se non porremo un argine.



    Gli aborti clandestini prima dell'approvazione della legge 194 non erano così tanti come la propaganda abortista ha voluto far credere all'epoca. Anzi, il fatto che gli aborti non fossero permessi e che per interrompere la gravidanza fosse necessario correre dei rischi sia personali e fisici che legali era sicuramente un disincentivo all'interruzione volontaria della gravidanza.
    Inoltre, detto sinceramente, non vedo perché lo Stato debba tutelare una persona che, pur con tutte le attenuanti del caso, decide di eliminare fisicamente la vita di un innocente e, nello specifico, del proprio stesso figlio. Certamente posso avere più comprensione per una donna che decide di abortire in seguito ad uno stupro che per una donna che abortisce semplicemente perché ha avuto rapporti sessuali occasionali con disinvoltura, ma il tasto dolente è sempre lo stesso: permettere l'eliminazione fisica del concepito o, comunque, interrompere un processo che porta oggettivamente, naturalmente e spontaneamente, salvo complicazioni non volute o non previste, alla nascita di un bambino fatto e finito. Se domani ammettissimo l'aborto solo in limitati e circoscritti casi faremmo dei passi avanti notevoli, ma solo perché oggi abbiamo una legislazione troppo permissiva (ed altrove è pure peggio). Nel caso del divorzio, sono d'accordo sul fatto che si debba avere un particolare riguardo per tutti i casi in cui la convivenza fra i coniugi diventa impossibile e possiamo fare - come dicevo anche prima - tutte le leggi che vogliamo per tutelare i figli della coppia in crisi, soprattutto se minorenni. Però perché serve proprio lasciare la possibilità di risposarsi, soprattutto se si ha contratto matrimonio religioso e non meramente civile? Una risposta positiva a questa domanda è solo ammissibile in una logica liberale ed individualista che vede il matrimonio solo o principalmente nella sua dimensione contrattualista o, cosa per certi versi persino peggiore, sotto una luce puramente sentimentalistica, che confonde l'amore coniugale e famigliare con l'inevitabile mutevolezza dei sentimenti e delle emozioni dei coniugi nel tempo. Se ammettiamo, anche solo per un tratto, la logica dell'individualismo liberale in ciò che ha di falso e pernicioso, permettiamo alla finestra di Overton di aprirsi.



    Perché ciò (mi riferisco alla tua prima affermazione) non fa che generare il caos: se un matrimonio contratto validamente e legittimamente è potenzialmente revocabile, allora dove finisce la stabilità famigliare e coniugale necessaria sia all'educazione della prole che all'aiuto reciproco che devono darsi i coniugi, ciascuno ovviamente nel proprio ruolo? Una quota di matrimoni "falliti" purtroppo è inevitabile che ci sia perché siamo esseri umani tutt'altro che infallibili, ma in una società forte, coesa, consapevole dei principi che professa, solidale (nel senso migliore del termine) ed attaccata alle proprie tradizioni questa quota tende ad essere minima o addirittura irrilevante. Quanti matrimoni male assortiti in passato riuscivano ad andare avanti grazie alla consapevolezza di entrambi i coniugi di avere dei doveri da compiere e di dover restare fedeli alla parola data davanti a Dio e alla propria comunità? È chiaro che oggi, con la leggerezza con la quale certe persone si sposano, tornare ex abrupto al passato potrebbe avere effetti ulteriormente deleteri (infatti, io sarei e sono per un approccio graduale). Ma il problema è cambiare la mentalità imperante, opporsi strenuamente ad essa, senza cedere o fare sconti sul piano dei principi. Se accettiamo la mentalità moderna, che è poi la mentalità della modernità figlia del protestantesimo, dell'illuminismo, del liberalismo e del razionalismo occidentale, anche solo per un lato, come possiamo pretendere poi di combatterla senza scadere prima o poi in palesi contraddizioni?
    Non ho capito il riferimento alla Corea del Nord, però se vuoi sviluppa pure il ragionamento.



    Qualcosa sarebbe cambiato? Sì, ma tutto dipende da "cosa" sarebbe cambiato. Gli usi ed i costumi di un popolo possono mutare nel tempo e, in una certa misura, è giusto che sia così. Il problema però è quando il progresso si emancipa dalla tradizione e dall'ordine morale oggettivo, decidendo di andare per conto suo, indipendentemente dal resto: questo è stato ed è uno dei drammi degli ultimi 400 anni di storia, soprattutto se prendiamo in considerazione gli ultimi due secoli. Se ammettiamo che la morale può legittimamente cambiare col mutare dei tempi perché non esiste una verità alla quale dobbiamo aderire, come facciamo poi a dire che l'illimitatezza dei diritti individuali è un errore?

    p.s.: scusa la lunghezza delle risposte, spero che non ti renda poco agevole la replica.
    Chiaro su quanto mi dici, il concetto di "difesa della salute psichica" è a maglie larghissime e lascia troppi ampi margini discrezionali a chi deve dare una valutazione, al contrario dei pericoli per la salute fisica di madre e/o del nascituro che sono più concretamente determinabili.
    Quindi però si può mantenere della legge la parte che tutela gli aspetti legati alla salute fisica, e il termine limite dei tre mesi per l'intervento, e restringere e rendere non discrezionali le valutazioni riguardo la salute psichica, senza fare, da destra, battaglie fuori tempo massimo per l'abolizione tout-court della legge 194 e negare radicalmente la possibilità di abortire.
    E dico possibilità, non lo chiamo nemmeno "diritto" perchè non lo è, è e deve rimanere una possibilità in caso di estrema necessità, al verificarsi di quelle condizioni precedentemente esposte; se si parte dal "diritto" con la mentalità lib-prog imperante prima o poi si finisce per considerarlo alla stregua di un sistema anticoncezionale alternativo.
    Su questo altro punto "...l'eliminazione fisica del concepito o, comunque, interrompere un processo che porta oggettivamente, naturalmente e spontaneamente, salvo complicazioni non volute o non previste, alla nascita di un bambino fatto e finito", comprendo e rispetto le tue preoccupazioni di cattolico, e qui dovrebbero intervenire le strutture statali, sanitarie dando assistenza sia materiale che psicologica per favorire la prosecuzione della gravidanza, visto che una volta partorito esistono varie possibilità riconosciute dalla legge per venire incontro a chi quel bambino proprio non lo voleva avere.

    Sulla possibilità di risposarsi per i divorziati: Giò, non è una logica liberale, almeno dal mio punto di vista, per cui si deve dare questa possibilità, è semplicemente una logica umana. Siamo umani possiamo fare scelte errate, prendere decisioni sbagliate, che ci possono condizionare in negativo tutta la vita, e non solo la nostra personale: perchè non deve essere concessa una seconda possibilità a chi vuole rifarsi una vita e una famiglia? Perdonami, sarà che io ne valuto gli aspetti civili mentre tu lo guardi più dal punto di vista del sacramento religioso, ma io la vedo così. Che poi nella mentalità moderna la gente sceglie di sposarsi con troppa facilità e leggerezza, senza fare tutte le dovute considerazioni, questo è purtroppo verissimo, ma come tu stesso ammetti cambiare la mentalità può essere fatto solo molto gradualmente.

    E niente, poi quanto scritto da te "se il fascismo fosse rimasto fedele a se stesso, almeno nella sostanza, non avrebbe nemmeno permesso che si creassero le condizioni storiche, politiche, culturali e sociali adatte per far recepire alla larga maggioranza dell'opinione pubblica nazionale determinati cambiamenti" mi ha fatto venire in mente la Corea del Nord, ma, dal mio punto di vista, era una considerazione apologetica.

    Sull'ultima considerazione del progresso che pure inevitabile deve svilupparsi e procedere nel solco della cultura, delle tradizioni, e dell'identità di un popolo sono d'accordo, assolutamente ( ed è uno dei motivi per cui ritengo gli USA, con il loro imperialismo, culturale economico e militare, il primo nemico dell'Italia )... fatto salvo che se una demente mi dice "Il popolo ha fame perchè non ha pane? Che mangino briosce!", io intanto gli taglio la testa, poi quello che accadrà dopo si vedrà!
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  6. #486
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    Predefinito Re: Cosa ne pensate del MSI?

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    Chiaro su quanto mi dici, il concetto di "difesa della salute psichica" è a maglie larghissime e lascia troppi ampi margini discrezionali a chi deve dare una valutazione, al contrario dei pericoli per la salute fisica di madre e/o del nascituro che sono più concretamente determinabili.
    Quindi però si può mantenere della legge la parte che tutela gli aspetti legati alla salute fisica, e il termine limite dei tre mesi per l'intervento, e restringere e rendere non discrezionali le valutazioni riguardo la salute psichica, senza fare, da destra, battaglie fuori tempo massimo per l'abolizione tout-court della legge 194 e negare radicalmente la possibilità di abortire.
    E dico possibilità, non lo chiamo nemmeno "diritto" perchè non lo è, è e deve rimanere una possibilità in caso di estrema necessità, al verificarsi di quelle condizioni precedentemente esposte; se si parte dal "diritto" con la mentalità lib-prog imperante prima o poi si finisce per considerarlo alla stregua di un sistema anticoncezionale alternativo.
    Su questo altro punto "...l'eliminazione fisica del concepito o, comunque, interrompere un processo che porta oggettivamente, naturalmente e spontaneamente, salvo complicazioni non volute o non previste, alla nascita di un bambino fatto e finito", comprendo e rispetto le tue preoccupazioni di cattolico, e qui dovrebbero intervenire le strutture statali, sanitarie dando assistenza sia materiale che psicologica per favorire la prosecuzione della gravidanza, visto che una volta partorito esistono varie possibilità riconosciute dalla legge per venire incontro a chi quel bambino proprio non lo voleva avere.
    Il quadro che tu delinei sicuramente costituirebbe un miglioramento rispetto alla situazione odierna, anche se io ovviamente sarei propenso a spingermi un po' più in là con l'enunciazione tassativa di una casistica chiara e prestabilita. Però rimarrebbe comunque una battaglia culturale da fare per convincere le masse, dopo anni di indottrinamento in senso contrario, che l'aborto non è un diritto, anzi: è eticamente inaccettabile. Così col tempo si arriverà ad abolire completamente qualsiasi norma di diritto positivo che lo ammette e lo regola, vietandolo senza eccezioni. Non dobbiamo avere timore di essere considerati anacronistici perché l'eliminazione di una vita innocente è sbagliata a prescindere da qualsiasi circostanza: se il mondo va contro la verità, noi dobbiamo stare con la verità. E, nel caso dell'aborto, per comprenderne la malvagità non è nemmeno strettamente necessario essere cattolici: basta ragionare sul fatto che con tale atto si priva della vita un essere indifeso, debole ed innocente, che non ha voce.

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    Sulla possibilità di risposarsi per i divorziati: Giò, non è una logica liberale, almeno dal mio punto di vista, per cui si deve dare questa possibilità, è semplicemente una logica umana. Siamo umani possiamo fare scelte errate, prendere decisioni sbagliate, che ci possono condizionare in negativo tutta la vita, e non solo la nostra personale: perchè non deve essere concessa una seconda possibilità a chi vuole rifarsi una vita e una famiglia? Perdonami, sarà che io ne valuto gli aspetti civili mentre tu lo guardi più dal punto di vista del sacramento religioso, ma io la vedo così. Che poi nella mentalità moderna la gente sceglie di sposarsi con troppa facilità e leggerezza, senza fare tutte le dovute considerazioni, questo è purtroppo verissimo, ma come tu stesso ammetti cambiare la mentalità può essere fatto solo molto gradualmente.
    Come forse si sarà capito, a mio avviso è importante soprattutto riaffermare la validità e la perennità di determinati principi etici e spirituali. Sul modo con cui riaffermarla e sulle tempistiche con cui farlo anche dal punto di vista legislativo io sono per un approccio graduale e realista, che però, almeno per quanto mi concerne, non mi fa perdere di vista che l'obiettivo di lungo periodo deve essere - tanto nel caso del divorzio quanto in quello dell'aborto, ad esempio - la piena restaurazione dell'eticità dello Stato, cioè della sua conformità alla legge morale naturale. Non in nome di una nostalgia per il passato, bensì perché dobbiamo conformare ogni nostra azione a ciò che è moralmente buono. E questo dovere non l'abbiamo solamente noi come singoli individui, ma ce l'ha anche lo Stato. Entrando nel merito delle obiezioni che fai sul divorzio, preciso che ho parlato di "logica liberale" proprio perché il liberalismo vede nel matrimonio soprattutto, quando non addirittura esclusivamente, il suo aspetto contrattualistico. Nel liberalismo il matrimonio acquisisce un significato nella misura in cui non solo si fonda sul consenso delle parti ma risponde ad esigenze prettamente individuali, cessate le quali può venir meno, su istanza di una delle due parti (o meglio ancora di entrambe), il legame stesso. Riguardo alla concessione di una "seconda occasione" a chi decide di separarsi dal coniuge come rimedio ad un "errore" precedente, credo che si debba tener conto dell'ipotesi, tutt'altro che peregrina, che se si è sbagliato una volta non è detto che non si sbagli una seconda volta ed eventualmente una terza od una quarta. O persino di più. E che dire poi di quei tanti casi in cui i coniugi divorziati poi contraggono 'civilmente' una nuova unione, seminando figli a destra e a manca, producendo legami confusi, rancori, invidie e malumori, nonché innumerevoli disagi ai loro stessi figli, soprattutto se generati in occasione delle nozze "originarie"? Se tu mi dici: "Guarda Giò, tu in linea di principio hai ragione a riconoscere che il matrimonio fra uomo e donna (se valido e legittimo) è indissolubile, ma oggi siamo troppo deboli e troppo debilitati dalla mentalità moderna per arrivare un'abolizione immediata del divorzio, perciò sarebbe meglio limitarsi a contenere i danni nell'attesa di tempi migliori", posso darti ragione, ma il punto è che dobbiamo insistere nel riaffermare il principio dell'indissolubilità.

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    E niente, poi quanto scritto da te "se il fascismo fosse rimasto fedele a se stesso, almeno nella sostanza, non avrebbe nemmeno permesso che si creassero le condizioni storiche, politiche, culturali e sociali adatte per far recepire alla larga maggioranza dell'opinione pubblica nazionale determinati cambiamenti" mi ha fatto venire in mente la Corea del Nord, ma, dal mio punto di vista, era una considerazione apologetica.
    Non so se il regime fascista in Italia avrebbe mai potuto arrivare ai livelli di "isolamento" della Corea del Nord odierna, però penso che un'eventuale prosecuzione del regime in un contesto in cui, magari, la guerra anziché essere stata persa sarebbe stata vinta o in cui, meglio ancora, la guerra non sarebbe proprio scoppiata, avrebbe potuto vedere (non lo dico con certezza, ma a mio avviso non è un'ipotesi da escludere, anzi) un mondo indirizzato verso una strada diversa da quella che ha preso dal '45 in poi. Una direzione che avrebbe consentito all'Italia fascista di preservarsi senza doversi chiudere ermeticamente o quasi col mondo esterno, che magari in buona parte sarebbe stato attratto sempre di più dal suo modello politico e sociale e dagli ideali sottesi ad esso.

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    Sull'ultima considerazione del progresso che pure inevitabile deve svilupparsi e procedere nel solco della cultura, delle tradizioni, e dell'identità di un popolo sono d'accordo, assolutamente ( ed è uno dei motivi per cui ritengo gli USA, con il loro imperialismo, culturale economico e militare, il primo nemico dell'Italia )... fatto salvo che se una demente mi dice "Il popolo ha fame perchè non ha pane? Che mangino briosce!", io intanto gli taglio la testa, poi quello che accadrà dopo si vedrà!
    Però quella frase dalla povera Maria Antonietta non venne mai detta. Ad ogni modo, se un popolo è sano, conserva in se stesso le risorse ed i mezzi necessari per cambiare senza strappi ed anzi, sapendo riconnettersi alle proprie origini, innovando nella continuità. Se si arriva al punto di dover ricorrere ad una soluzione violenta, le circostanze vanno ponderate attentamente, perché altrimenti il rischio è di passare dalla padella alla brace, creando una situazione peggiore di quella precedente.
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

 

 
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