Positivo. Hanno riportato l'ordine che gli U$A volevano sovvertire.
Siate feroci!
Domenica di lutto in Myanmar. Gli oppositori della giunta al potere hanno pianto l'uccisione di almeno 114 persone da parte delle forze di sicurezza. Ieri era il giorno dedicato alle forze armate del Myanmar ed è stato quello più sanguinoso dal colpo di stato militare del 1 febbraio. "Salutiamo i nostri eroi che hanno sacrificato vite durante questa rivoluzione e dobbiamo vincere questa rivoluzione", ha postato su Facebook uno dei principali gruppi di protesta, il Comitato generale di sciopero delle nazionalità (GSCN).
myanmar© Fornito da Rai News myanmar
La repressione ha suscitato rinnovate critiche dai paesi occidentali. L'ambasciatore statunitense Thomas Vajda ha dichiarato sui social: "Questo spargimento di sangue è orribile", aggiungendo "il popolo del Myanmar ha parlato chiaramente: non vuole vivere sotto il governo militare". La delegazione dell'UE in Myanmar ha detto che sabato "rimarrà inciso per sempre come un giorno di terrore e disonore".
Ma la condanna non è stata universale: il viceministro della Difesa russo Alexander Fomin ha partecipato alla parata militare di sabato a Naypyitaw e anche Pechino si è ben guardata dal muovere la minima critica alla giunta birmana. Un aiuto fondamentale per i generali golpisti, in quanto questi due paesi sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e possono bloccare potenziali azioni delle Nazioni Unite.
Monito dei capi militari di 12 Paesi, anche l'Italia, in un raro comunicato
I capi delle forze armate di 12 nazioni - tra cui l'Italia - hanno condannato la violenta repressione. "Come capi della Difesa, condanniamo l'uso di forza letale contro persone disarmate da parte delle forze armate birmane e dei servizi di sicurezza associati", si legge nel raro comunicato congiunto, firmato dai capi di stato maggiore di Usa, Canada, Regno Unito, Germania, Italia, Grecia, Danimarca, Paesi Bassi, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.
"Un esercito professionale segue le regole di condotta internazionale e la sua responsabilità è proteggere - non colpire - il popolo che serve", prosegue la nota, "esortiamo le forze armate del Myanmar di lavorare per ripristinare il rispetto e la credibilità persa con le loro azioni di fronte al popolo birmano".
Con la strage di ieri il totale delle vittime è di almeno 423
Con la strage di sabato è salito ad almeno 423 vittime il bilancio della repressione delle manifestazioni che da due mesi sfidano l'esercito golpista. La popolazione è scesa di nuovo in piazza per commemorare le vittime della carneficina.
Nuove proteste sono state segnalate nelle città di Bago, a Nord Est di Yangon, e a Moe Kaung, nello Stato del Kachin. Un nuovo fronte si sarebbe poi aperto nel Nord Est, dove l'esercito birmano avrebbe bombardato le posizioni delle milizie della minoranza Karen, causando tre morti e otto feriti. A riferirlo è Hsa Moon, un'attivista per i diritti umani della comunità Karen.
Alla grande parata militare avvenuta ieri nella capitale Naypyidaw hanno assistito le delegazioni diplomatiche di otto nazioni, tra cui Cina e Russia. Immagini trasmesse dalla televisione mostrano il viceministro della Difesa russo, Alexander Fomin, tra il pubblico della parata, durante la quale il capo della giunta, il generale Min Aung Hlaing ha attaccato i manifestanti, definendoli "terroristi", e ha promesso il ripristino della democrazia dopo nuove elezioni.
L'ambasciata Usa a Yangon ha invitato i cittadini americani a limitare i loro spostamenti dopo che, nella giornata di ieri, colpi d'arma da fuoco sono stati esplosi contro un centro culturale statunitense.