Maurizio Blondet 27 Marzo 2021

l’Italia si è allineata ad altri paesi europei, tra cui Francia, Germania e Belgio, e ha convocato l’ambasciatore cinese in segno di protesta contro le sanzioni imposte dalla Cina a parlamentari, ricercatori e istituzioni dell’Unione europea. Ne dà notizia con grande soddisfazione da neocon assetato di conflitto, Il Foglio , che sottolinea: “E’ la prima volta da almeno due anni – E non c’era ad accoglierlo il ministro Luigi Di Maio, che esattamente due anni fa ha firmato con Pechino l’ingresso dell’Italia nella Via della seta – era in missione a Bruxelles. Li Junhua è stato ricevuto invece dalla viceministra Marina Sereni, in quota Pd. Chi c’era racconta al Foglio di un incontro blindato e teso, ma soprattutto “a dir poco brevissimo”.

Insomma arrogante e gratuitamente offensivo. Per tagliare i ponti.

“Nello scarno comunicato della Farnesina l’Italia “conferma il sostegno alle misure adottate dall’Ue e rigetta come inaccettabili le sanzioni cinesi, che ledono i fondamentali diritti di libertà di espressione, parola, pensiero ed opinione, il cui esercizio è connaturato al pieno dispiegamento della democrazia e dei suoi valori, cui l’Italia e l’Ue si ispirano”. Silenzio sul caso da parte del ministro ma anche del sottosegretario agli Esteri con delega all’Asia, Manlio Di Stefano, sempre in quota M5s”. Così gongola il Foglio.

Insomma da quel che si capisce è stata una iniziativa autonoma di questa Marina Sereni, PC da sempre, da sempre agli ordini di Bruxelles, senza consultare il ministro: uno stile inequivocabilmente neocon. Ossia incivile e prevaricatore, secondo la moda delle relazioni internazionali con insulto e inaugurata da Biden e Blinken.

Invece Putin ha telefonato: la UE vuole davvero troncare i ponti?

In significativo contrasto, lunedì scorso il presidente Putin ha preso l’iniziativa di alzare il telefono e chiamare Charles Michel, un belga da quattro soldi che presiede il Consiglio Europeo – un organo di “governance” (in UE non c’è “governo” ma “governance”) che riunisce i 27 capi dei governi, e che Michel dovrebbe mettere d’accordo su un compromesso – per un ultimo tentativo di disinnescare il conflitto che i servi europei di Biden stanno creando di sana pianta, a freddo.

Al telefono, il presidente russo deplorato lo stato dei rapporti tra Ue e Russia, perlomeno non costruttivi, anzi conflittuali, e si è detto pronto a ristabilire normali rapporti se anche l’Ue, da parte sua, è interessata.

Ebbene: il belga gli ha risposto con arroganza che lui comunque non ha il mandato di disinnescare il conflitto, ma che ci sono grandi divergenze con la Russia e che questi rapporti sono davvero a un livello molto basso. Per l’UE, il miglioramento di queste relazioni dipende solo dalla Russia. E tre condizioni sono formulate contro di esso:

attuare gli accordi di Minsk, di cui ovviamente l’UE non è più garante ma parte;
porre fine alla “sua guerra ibrida e agli attacchi informatici contro gli Stati membri – la Russia è un paese aggressore per l’UE”;
rispettare i diritti umani.
La reazione di Lavrov
Immediata la reazione del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che ha dichiarato che la Russia non ha rapporti con l’Ue come organizzazione: “Bruxelles ha distrutto le relazioni con Mosca. Sono pochi i paesi in Europa che sono guidati dal loro interesse nazionale e mantengono un partenariato equo con la Russia ”.

Non è che Putin abbia scavalcato Lavrov, o che non sappia che la sua iniziativa avrebbe incontrato il muro arrogante del servo occidentalista che cercava il conflitto ed ha avuto la sua vittoriuzza .

La sua telefonata è un gesto ultimo da uomo di pace, per cos’ dire fatto “davanti a Dio” : non abbiamo lasciato nulla di intentato, Tu sei testimone.

Realizzato l’incubo di Mackinder

Il punto è che la cosca Biden-Blinken (e Kagan), con gli insulti e la delirante intenzione (espressa esplicitamente dall’American Enterprise, di cui il Foglio di Ferrara è l’organo per l’Italia) di aizzare un cambio di regime con la caduta di Putin in Russia, e addirittura quella di Xi in Cina, per riportarli da subalterni nel Dollaro Globale, sta rendendo reale l’incubo piratesco di Halford Mackinder, il saldarsi dell “Isola-Mondo”, l’oceano di terra irraggiungibile dalle incursioni navali brtitanniche. Gli europeisti atlantisti, gettando Putin ad allearsi con la Cina, stanno rendendo realtà “ il superstato eurasiatico, basato tra il Volga e lo Yangtse”, segnala Alastair McLeod. E la definizione è restrittiva: proprio Mckinder definiva come come fulcro invincibile mondiale “la pianura che si estende dall’Europa centrale sino alla Siberia occidentale, che ha una posizione strategica su Mar Mediterraneo, Medio Oriente, Asia meridionale” e confina con la Cina.

Mackinder spiegò che chi l’avesse controllata, avrebbe guadagnato il dominio della intero Continente Antico, ossia l’unione di Eurasia ed Africa”.

E guardate, dice McLeod, che questo potere non è dovuto alla superiorità militare, ma alla semplice economia. “Mentre l’economia statunitense subisce un esito inflazionistico post-lockdown. e una crisi esistenziale per il dollaro, l’economia cinese esploderà sulla scia dell’aumento dei consumi interni, che è un obiettivo ufficiale del governo; e nonostante tutti gli sforzi e trucchi per stroncare l’export della Cina (anche con il blocco di Suez) l’aumento delle esportazioni, conseguenza inevitabile dello stimolo americano della domanda dei consumatori e di un crescente deficit di bilancio”.

I trilioni di dollari di cui la Fed ha inondato il consumatore americano andranno a comprare merci cinesi., lo si voglia o no, e perfino gas russo.

Vi siete accortti, occidentalisti neocon, che la Cina già controlla l’Africa, come temeva McKinder? Che i treni merce uniscono già Berlino e l’economia tedesca- quindi europea – a Pechino? Saldando quella che McKinder chiamava l’Eurasia? E’ un fatto oggettivo: “Le nazioni del sud-est asiatico nella sfera di influenza degli Stati Uniti sono teoricamente legate all’economia del partenariato, e le vie della seta terrestre e marittima legano in modo simile rispettivamente l’UE e gli stati dell’Oceano Indiano e dell’Oceano Pacifico occidentale. Ammonta a oltre la metà della popolazione mondiale che non condivide più gli interessi economici e valutari di 328 milioni di americani.

Lanciandosi a fare la guerra fredda contro Putin, avete dato alla Cina la superpotenza atomica che non ha. Quindi: l’amministrazione Biden, contro la potenza combinata di Russia e Cina, l’America fallirà nei suoi obiettivi politici, non per mancanza di potere militare, ma a causa delle forze economiche” .

I punto è che i neocon, temo, lo sanno, e si stanno preparando alla guerra non fredda, ma calda; ancora pochi anni, e la superpotenza Usa non sarà in grado di vincere una guerra mondiale; “sanno di avere poco tempo”

A temere i fanatici neocon ew il loro progetto di guerra devono essere anche certi circoli e famiglie di potere del Deep State. Lo dimostra un articolo sorprendente su Foreign Affairs. A firma di Richard N. Haass e Charles A. Kupchan, datato 23 marzo 2021, è sorprendente fin dal titolo: “Il nuovo Concerto dei Potenze”. Meglio invitare Cina e Russia alla compartecipazione, invece di antagonizzarle. Perché?

Perché“ L’Occidente, dicono i due globalisti, sta perdendo non solo il suo dominio materiale, ma anche il suo dominio ideologico. In tutto il mondo, le democrazie stanno cadendo preda dell’illiberalismo e del dissenso populista mentre una Cina in ascesa, assistita da una Russia combattiva, cerca di sfidare l’autorità dell’Occidente .La storia insegna che tali periodi di tumultuosi cambiamenti comportano un grande pericolo: le lotte tra grandi potenze sulla gerarchia e l’ideologia portano regolarmente a grandi guerre”.

Molto meglio realizzare il Concerto di Potenze, informale e inclusivo, che nell’Ottocento frenò “la competizione geopolitica e ideologica che di solito accompagna il multipolarismo. Un concerto globale avrebbe sei membri: Cina, Unione Europea, India, Giappone, Russia e Stati Uniti. Democrazie e non democrazie avrebbero la stessa posizione e l’inclusione sarebbe una funzione del potere e dell’influenza, non dei valori o del tipo di regime. I membri del concerto rappresenterebbero collettivamente circa il 70% sia del PIL globale che della spesa militare globale

Questo articolo, mi dice l’amico Umberto Pascali da Washington, indica che fra i potenti c’è paura. “Hanno paura che il loro piano — di “cancellare” la Russia e usare la Cina come strumento principe del Grande Reset non sembra andare in porto come previsto. Hanno paura della guerra vera dopo le tante guerre facili, guerre coloniali di saccheggio.

I NeoCon, o meglio la maggioranza del Congresso pagato dal Military Industrial e da Big Tech ha sete di profitti da guerra; di saccheggio stile coloniale. Ma l’apparato militare non e’ in grado di intraprendere una guerra vera con potenze tipo Cina, Russia”.

Questa la situazione ad oggi.