Il Fascismo rurale. Arrigo Serpieri e la bonifica integrale
di Fabrizio Marasti
Per meglio comprendere il contenuto di questo saggio occorre ricordare chi era Arrigo Serpieri e cosa lui intendesse per bonifica integrale. Bolognese di nascita, milanese per studi e fiorentino per scelta di vita, cattedratico di economia e scienze agrarie (nessuna parentela, peraltro, con quell'Enrico esule papalino che in Sardegna fu protagonista di molte vicende economiche), divenne un uomo di punta del regime fascista dove si impegnò per elaborare - forse per la prima volta nella nostra storia unitaria - una organica e razionale politica agraria.
Fu lui infatti a mettere a punto ed a gestire quella complessa azione interventista dello Stato a favore delle attività agricole del Paese che va sotto il nome, per l'appunto, di "bonifica integrale". E quella definizione, ci ricorda l'autore del saggio, suonava per Serpieri come "la coordinata attuazione in un territorio di tutte le opere e le attività che occorrono per adattare la terra e le acque ad una più elevata produzione e convivenza rurale". Non più vista soltanto nell'accezione idraulica od igienica del bonificamento, ma comprendente un'azione ben più complessa in cui al risanamento ed al rinascimento agricolo di un comprensorio si aggiungeva anche la realizzazione, per gli uomini, di migliori condizioni di vita e di lavoro.
Fabrizio Marasti ci aiuta così a conoscere ed apprezzare l'opera straordinariamente meritoria di questo personaggio, rimasta per lungo tempo nell'oblio, forse perché svoltasi in anni difficili e in parte rimossi dalla nostra memoria collettiva. Serpieri infatti può essere indicato come l'ideologo di quel "fascismo rurale" che intendeva incrementare l'economia delle campagne, "non solo come fattore essenziale dello sviluppo nazionale, ma anche come modello di vita e riserva di energie morali", per favorire la modernizzazione sociale ed economica del Paese.
Fu questa azione modernamente riformista in agricoltura uno dei non molti aspetti positivi di quel regime dittatoriale, tanto da ottenere apprezzamenti anche da chi, come Luigi Einaudi, se ne sarebbe mantenuto molto distante, se non anche avversario. Basterebbe ricordare "quel complesso di leggi sulla bonifica, così organico ed ancora perfettamente valido, per comprendere la portata di Arrigo Serpieri come scienziato, come tecnico e come uomo di governo", scrive Marasti, ricordando ancora come Norberto Bobbio lo avesse annoverato fra "i cinque o sei grandi esponenti dell'intelligencija di regime".
Ma c'è un aspetto particolare che ci ha guidato per questa segnalazione. Ed è quello riguardante gli stretti rapporti esistiti tra Serpieri, la "sua" bonifica integrale e la Sardegna dei primi decenni del Novecento. Il primo incontro con l'isola è del 1912, allorché - giovane docente di economia rurale all'Ateneo milanese - vi svolge, insieme al collega Vittorio Alpe, uno studio sui benefici possibili con l'irrigazione nel Campidano di Oristano (la "Padania isolana"), commissionato dal "Comitato di studi" promotore dello sbarramento idraulico del Tirso.
Le analisi, le osservazioni e gli indirizzi contenuti in quello studio formeranno poi le coordinate su cui si muoverà la proposta di Antonio Pierazzuoli alla Banca Commerciale Italiana per promuovere la bonifica delle zone paludose dell'oristanese.
Ed il rapporto tra l'economista e l'isola continuerà pochi anni dopo (1918) proprio con la società Bonifiche Sarde, dato che il direttore Ottavio Gervaso era stato un suo allievo ed era rimasto un suo grande estimatore (lo stesso ingegner Dolcetta lo avrebbe incontrato più volte a Firenze per avere consigli e pareri).
Ma il legame sarebbe divenuto ancor più stretto con la sua ascesa alle responsabilità di governo ed attraverso l'attuazione delle sue direttive per la bonifica integrale. Gli interventi del gruppo elettro-idraulico sardo sarebbero infatti divenuti il fiore all'occhiello della sua azione riformista, tanto che li avrebbe definiti, in una sua relazione, come "mirabili" per efficacia e risultati. In effetti l'intera strategia operativa, messa a punto dalle Bonifiche Sarde, era stata modulata secondo le indicazioni del sottosegretariato alla bonifica integrale retto da Serpieri.
Saranno quindi anni (quelli tra il 1923 ed il 1933) di intense frequentazioni e di un collegamento molto stretto tra l'esponente di governo ed il gruppo dirigente della società sarda. In concreto, visitando oggi il compendio di Arborea, si ha la pratica dimostrazione di quel che Serpieri intendeva come "piano generale di bonifica", pregevole esempio di moderno amenagément territoriale indirizzato a rassegnare centralità e primato all'economia agricola ed alla vita rurale.
Il libro di Marasti può apparire quindi come una "guida" preziosa per una visita nelle terre sarde della bonifica perché aiuta a "capirle" prima ancora che a "vederle". Rendendo più facile la comprensione di quanto i benefici della bonifica integrale abbiano "redento" delle terre un tempo paludose (con buona pace di chi, in nome di un feticcio campanilistico, intende negare l'evidente).
Anche se il saggio del Marasti talvolta pare indulgere a tentazioni celebrative, non vi è dubbio che il rigore della documentazione permette di mettere a fuoco la figura di un uomo che, proprio ad opera di quel regime a cui aveva dato l'apporto della sua intelligente opera riformatrice, avrebbe poi conosciuto (1935) la sua sconfitta politica. "I termini dello scontro furono fra le necessità sociali generali che ispiravano la concezione e la giurisprudenza della bonifica integrale, e gli interessi privati dei proprietari" che intendevano impedire ogni tentativo di riordino fondiario.
La rigida posizione di Serpieri "chiedeva probabilmente troppo ad un regime dittatoriale che badava a non urtare violentemente contro ceti ed interessi spesso potenti, su cui fondava peraltro tanta parte del suo potere". Uomo di scienza prima ancora che politico, Serpieri avrebbe pagato la sua intransigenza "con la propria epurazione, divenuta poi la sconfitta della bonifica integrale".
Nato il 15 giugno 1877 a Bologna, Serpieri morirà a Firenze il 30 gennaio 1960 dopo una lunga malattia e dopo un prolungato volontario esilio dalla vita attiva del Paese. Alto quasi due metri, dal viso affilato e dalla fronte spaziosa, appassionato di studi prima ancora che di onori politici, seppe sempre "essere un uomo libero, capace di esprimere il proprio pensiero e le proprie idee", anche quando esse non apparivano in linea con i diktat del regime.
D'altra parte era approdato al fascismo provenendo dalle file del socialismo riformista della "Umanitaria" milanese. Venne infatti cooptato nel governo Mussolini perché ne assicurasse "con il suo prestigio di tecnico di valore, maggiore autorità e più vasti consensi". Divenne ben presto fedele collaboratore di Mussolini, nonostante l'ostilità dell'ala dura del fascismo capeggiata da Farinacci, con cui ebbe molteplici scontri.
Alla costruzione di uno Stato forte e coeso darà un particolare contributo con le sue riforme tese a "porre in primo piano l'agricoltura, il che equivaleva - secondo il suo pensiero - a dare peso all'ideale nazionale, poiché i ceti rurali, a differenza di quelli industriali, erano numerosi in tutta la penisola. Erano, quindi, la sola attività economica veramente nazionale, la cui omogeneità d'interessi poteva fondare la saldezza della nazione".
S'individua dunque, dietro la biografia di quest'uomo, l'immagine dell'Italia d'allora, che tentava disperatamente di togliersi di dosso quell'appellativo di Italietta che l'aveva finora contraddistinta. È l'immagine di un Paese ancora agli ultimi posti della gerarchia europea, con un presente prevalentemente agricolo, frustrato però dalle molte differenze regionali e da un'organizzazione economica in gran parte precapitalistica.
Il suo impegno di studioso e di politico sarà quindi quello di far crescere le attività agricole, modernizzandole ed assegnando loro un ruolo importante nella costruzione del nuovo benessere nazionale. L'A. del saggio precisa infatti d'aver voluto seguire l'intendimento, con la biografia di un personaggio come Serpieri, di prospettare al lettore "uno spaccato della vita rurale dell'epoca, della cultura e del pensiero in auge nel ventennio fascista". Perché meglio si capisse, e si valutasse, la portata economica e politica delle riforme introdotte con la c.d. legislazione della bonifica integrale. E, soprattutto, s'avesse contezza dell'ambiente socio-economico esistente in quegli anni.
Il suo obiettivo era quello di riuscire a "contadinizzare" l'intero Paese (una sorta di sbracciantizzazione delle campagne), da realizzarsi attraverso quella triade di valori che Serpieri aveva indicato in "Proprietà - Famiglia - Religione", per fare dell'Italia la più grande potenza agricola d'Europa. Il fascismo gli era parso come lo strumento politico più adatto per realizzare questi suoi programmi.
Ed in quest'ottica si colloca quella che, per diffusa convinzione, fu una delle più eclatanti caratteristiche della politica agricola del fascismo: la battaglia del grano. Che ebbe come stratega proprio Serpieri, a cui si deve la stessa articolazione dell'iniziativa, in cui "al progresso dei procedimenti colturali e alla propagazione dei metodi migliori" venne accompagnata una forte campagna di promotion con gare provinciali e nazionali e "ricompense che andarono aumentando dalle 36.500 lire del 1924 al 1.700.000 del 1930, somme allora considerevoli". E l'Italia riuscì, allora, a diminuire di tre quinti la sua dipendenza cerealicola dall'estero.
Questo della dimensione "nazionale ed autarchica" dell'economia agricola sarà uno dei limiti del suo pensiero, tanto da farlo militare, negli anni della Repubblica, fra gli oppositori dei trattati agricoli del MEC. Poiché, a parer suo, essi avrebbero ulteriormente indebolito la nostra organizzazione produttiva in agricoltura, a tutto vantaggio dei paesi "forti". Fu questa l'ultima sua coraggiosa battaglia, compiuta come valoroso articolista sui principali quotidiani nazionali. Averlo ora ricordato è un indubbio merito dell'Autore, a cui si deve, soprattutto, l'ampio supporto di documentazioni che permette al lettore di meglio valutare la personalità ed il valore del personaggio.
scheda a cura di Paolo Fadda
pubblicata sul numero 6/2001 di Sardegna Economica