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  1. #11
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    Predefinito Re: Fascismo "rurale" o fascismo "cittadino"?

    Il Fascismo cittadino era di sinistra a volte anche estrema (Bologna, Roma, Parma ma anche Milano, Genova e Torino). Furono i Balbo, i Grandi i Farinacci , i De Vecchi a portare il fascismo a destra mettendosi al servizio dell'agraria . Se però per Fascismo rurale intendiamo ad esempio il movimento culturale di Strapaese direi che si può definire a grandi linee di sinistra ma non centra nulla con Balbo e simili. Su strapaese c'è il Selvaggio (una rivista che usciva a Colle val delsa in Toscana poi si spostò a Torino e Roma); la collezione completa non ce l'ha nessuno è in vendita una parte consistente su maremagnum ma costa trentamila euri. Su il Selvaggio scrivevano fascisti di sinistra (che poi diventarono comunisti in molti casi) come Romano bilenchi che scrisse un romanzo (la vita di Pisto) che rappresentava il fascismo strapaesano e il legame tra garibaldini e fascismo.
    Bazooka!!!

  2. #12
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    Predefinito Re: Fascismo "rurale" o fascismo "cittadino"?

    Il Fascismo a livello ideologico fu sempre a favore della campagna per varie ragioni (i contadini facevano più figli, erano più resistenti ai sacrifici, avevano fatto la guerra al contrario degli operai, preservavano al meglio le caratteristiche della stirpe italiana).Purtroppo però nonostante gl indubbi miglioramenti,fu troppo timido nelle riforme (ad esempio l'abolizione del latifondo) e non riuscì mai a guadagnarsi l'appoggio dei contadini che rimasero legati alla monarchia e alla Chiesa . A livello economico il fascismo voleva estendere la mezzadria , dalle zone dove era praticata da sempre (Emilia e Toscana) in tutta Italia , ritenendola il mezzo migliore per coniugare i diritti dei proprietari terrieri con quelli dei lavoratori. Nel programma diciannovista invece si voleva distribuire le terre ai combattenti e alle loro famiglie, ma con al svolta destra rimase lettera morta . Nel Fascismo tuttavia ci furono ottimi tecnici come Tassinari e Serpieri ai quali va il meirto delle bonifiche (una delle realizzazioni migliori del Fascismo).
    Bazooka!!!

  3. #13
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    Predefinito Re: Fascismo "rurale" o fascismo "cittadino"?

    «Impedire l’immigrazione nelle città, sfollare spietatamente le medesime; facilitare con ogni mezzo e anche, se necessario, con mezzi coercitivi, l’esodo dai centri urbani; difficoltare con ogni mezzo […] l’abbandono delle campagne, osteggiare con ogni mezzo l’immigrazione a ondate nelle città».

    Che strano...anche Pol Pot la pensava allo stesso modo.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  4. #14
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    Predefinito Re: Fascismo "rurale" o fascismo "cittadino"?

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    «Impedire l’immigrazione nelle città, sfollare spietatamente le medesime; facilitare con ogni mezzo e anche, se necessario, con mezzi coercitivi, l’esodo dai centri urbani; difficoltare con ogni mezzo […] l’abbandono delle campagne, osteggiare con ogni mezzo l’immigrazione a ondate nelle città».

    Che strano...anche Pol Pot la pensava allo stesso modo.
    Beh Pol Pot sterminò il suo stesso popolo, Mussolini no.
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  5. #15
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    Predefinito Re: Fascismo "rurale" o fascismo "cittadino"?

    Citazione Originariamente Scritto da Gallarò Visualizza Messaggio
    Il Fascismo cittadino era di sinistra a volte anche estrema (Bologna, Roma, Parma ma anche Milano, Genova e Torino). Furono i Balbo, i Grandi i Farinacci , i De Vecchi a portare il fascismo a destra mettendosi al servizio dell'agraria . Se però per Fascismo rurale intendiamo ad esempio il movimento culturale di Strapaese direi che si può definire a grandi linee di sinistra ma non centra nulla con Balbo e simili. Su strapaese c'è il Selvaggio (una rivista che usciva a Colle val delsa in Toscana poi si spostò a Torino e Roma); la collezione completa non ce l'ha nessuno è in vendita una parte consistente su maremagnum ma costa trentamila euri. Su il Selvaggio scrivevano fascisti di sinistra (che poi diventarono comunisti in molti casi) come Romano bilenchi che scrisse un romanzo (la vita di Pisto) che rappresentava il fascismo strapaesano e il legame tra garibaldini e fascismo.
    Il fascismo strapaesano è stato messo a "sinistra" da taluni per via delle origini sindacaliste rivoluzionarie di alcuni suoi esponenti, come Malaparte.
    Ma in realtà si trattava di un fascismo molto ruralista, localista, tradizionalista, latino e cattolico. Nulla a che fare con la sinistra vera e propria: basta leggersi cosa scrivevano Ardengo Soffici e Mino Maccari all'epoca.
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  6. #16
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    Predefinito Re: Fascismo "rurale" o fascismo "cittadino"?

    Bilenchi scrisse a puntate 'Vita di Pisto' proprio su il Selvaggio ed era un fascista di estrema sinistra.Strapaese comunque fu sequestrato più volte (e Maccari anche espulso dal Pnf) proprio per l'atteggiamento di fronda. Due redattori , quando la rivista era a Torino, vennero convocati nella sede del Guf e picchiati proprio per le posizioni eterodosse.
    Bazooka!!!

  7. #17
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    Predefinito Re: Fascismo "rurale" o fascismo "cittadino"?

    Più ruralista che cittadino, per le ragioni che ha spiegato Gallarò.
    Questo però non significava negare la città e le esigenze che la modernità imponevano.
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  8. #18
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    Predefinito Re: Fascismo "rurale" o fascismo "cittadino"?

    Citazione Originariamente Scritto da Gallarò Visualizza Messaggio
    Bilenchi scrisse a puntate 'Vita di Pisto' proprio su il Selvaggio ed era un fascista di estrema sinistra.Strapaese comunque fu sequestrato più volte (e Maccari anche espulso dal Pnf) proprio per l'atteggiamento di fronda. Due redattori , quando la rivista era a Torino, vennero convocati nella sede del Guf e picchiati proprio per le posizioni eterodosse.
    Non fare confusione però: il sequestro di due numeri de "Il Selvaggio" avenne nel 1925, anno dell'espulsione di Maccari dal PNF, che però fu subito reintegrato nel '26. Si era nel contesto della crisi di assestamento del fascismo ed "Il Selvaggio" faceva parte della dissidenza provinciale, motivo per il quale fu colpito. Negli anni successivi, Maccari non ebbe particolari problemi e le pubblicazioni de "Il Selvaggio" proseguirono tranquillamente fino al '43. Poi Maccari diventò antifascista, ma questa è un'altra storia. Bilenchi pubblicò "Vita di Pisto", invece, agli inizio degli anni '30: si era già in una fase diversa. Comunque, queste non sono questioni ideologiche. Il punto era un altro.
    Ultima modifica di Giò; 16-03-21 alle 13:03
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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  9. #19
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    Predefinito Re: Fascismo "rurale" o fascismo "cittadino"?

    «Con meno impegno sul piano filosofico, ma con molta più coerenza nelle linee essenziali di una Weltanschauung "antimoderna", fu, invece, il "tradizionalismo" di Strapaese: una corrente di ambito fascista che interesserà enormemente tutta la cultura italiana del dopoguerra. Il tradizionalismo dei "selvaggi" di Strapaese fu essenzialmente "popolare" e rimane, nelle sue tesi anticipatrici, di stupefacente attualità. Cattolico ed antiborghese, anticalvinista ed antiamericano, antidealista ed antimodernista, rappresentava il fascismo dei superstiti della Disperata che se ne infischiavano dei pennacchi staraciani e che volevano incarnare la reazione contadina e strapaesana alla industrializzazione ed alla forzata urbanizzazione del territorio. Il vero ecologismo, in Italia, nasce con Maccari, Malaparte e Bencini. E non di color "verde", ma nero. Bisognerebbe fare il punto sui problemi del mondo contemporaneo che Strapaese aveva anticipato mezzo secolo or sono. Si pensi alle polemiche contro la Rivoluzione francese. Ebbene, nel suo primo numero, Il Selvaggio si scagliava contro "i vigili custodi della verginità costituzionale" che andava sottobraccio con "i berretti frigi della repubblica pollaiola" e che "bestemmiando i nomi sacri di Cristo e di Patria, patteggiano con i massoni della socialdemocrazia e si alleano con gli atei del materialismo storico". Si pensi alle attuali denunce contro la "civiltà delle macchine" e si rivada all'eticità anticonformistica dei selvaggi che si erano imposti (allora, negli Anni Trenta) di non usare l'automobile. Si rifletta, nel tempo di rigetto dei "diversi" e dell'emarginazione delle identità locali e religiose, alle posizioni di rottura assunta dal Selvaggio quando si cercò di scimmiottare certe risibili tesi razziste giunte da Oltralpe. Lo stesso Telesio Interlandi fu ampiamente ridicolizzato da Maccari con una serie interminabile di battute, al punto che gli fu dedicata una quarta di copertina con la seguente didascalia: "a Telesio Interlandi / or ciascuno si raccomandi / presentando com'è logico / l'alberto genealogico". (...) Si dice che i selvaggi erano degli "eretici" rispetto al fascismo mussoliniano. Ne siamo sicuri? A parte che già Vittorio Vettori ha smentito questa illazione, non era forse un simpatizzante selvaggio il Mussolini che scriveva: "L'urbanesimo assume in Italia aspetti sempre più inquietanti...Bisogna ruralizzare l'Italia anche se occorrono miliardi e mezzo secolo"? A queste parole, Orco Bisorco (pseudonimo maccariano) faceva ironicamente notare al Duce: "O Mussolini, gli strapaesani hanno già incominciato: da qualche anno e senza un quattrino".
    "Noi possiamo vantarci" - diceva fiero l'Orco toscano - "di essere i più strenui difensori del fascismo rurale e delle qualità probe, oneste, forti della nostra gente; noi soli la difendiamo - e non solo per estetismo - dal bastardume novecentista, dalle teorie futuriste-bolsceviche, dalle interpretazioni sfacciate della cosiddetta civiltà di marca americana". (...) Checché se ne dica, i selvaggi costituirono il più importante apporto organico di tipo tradizionalista nel gran calderone della cultura fascista. Se L'Universale di Ricci propendeva per un "ghibellinismo" spiritualista (sfiorato, a volte, da ventate laiche), se 900 di Bontempelli era condizionato da polemiche "antitradizionaliste" ed "europeizzanti", Il Selvaggio si autoidentificava, invece, in quella cultura post-squadrista che dell'ante-Marcia aveva raccolto lo stile aspro e canzonatorio, consistente - come ha riconosciuto certa intellighenzia di sinistra - "nella guerra ad oltranza al pompierismo littorio ed alla vuota magniloquenza". Nessuno poté, in quegli anni, considerarsi immune dall'aggressività strapaesana: Gentile prima di tutto ed il suo Istituto di Cultura fascista, contro il quale i selvaggi componevano dei motti del tipo: "che seccatura / l'Istituto fascista di cultura". Nel mirino di Maccari e camerati finirono Ugo Spirito e Chiurco, Pende e De Stefani, Volpe ed Ansaldo. E non si salvò neppure Julius Evola. Della tribù "selvaggia" di Strapaese fecero parte uomini come Soffici, Ungaretti e Malaparte (che, pure, avevano firmato il Manifesto di Gentile), Pelizzi, Bencini e Bilenchi. Nelle sue vicinanze si collocarono Longanesi e Montanelli. Il loro "tradizionalismo" fu una miscela esplosiva di ecologismo, antiamericanismo, antimodernismo. (...) Oltre il falso "tradizionalismo" degli Omodeo, quello dei selvaggi fu il tradizionalismo popolare, cattolico ed antiborghese che spavaldamente proclamava la sua ruralità: "Siamo nati in campagna! Abbiamo bazzicato per le osterie! Abbiamo amici fra i barrocciai, fra i vetrai, fra i contadini, fra gli artigiani!... Si finisse a Piccadilly, ed alla Fifth Avenue, sempre ragioneremo e discorreremo alla maniera antica italiana. Se la civiltà dei nostri tempi è, come dicono, una civiltà meccanica, ovvero macchinista, non saremo così sciocchi da farci schiacciare o rimbecillire dalle macchine"».

    Tratto da Pino Tosca, "Il cammino della Tradizione e altri scritti", Il Cerchio, 2005, pp. 19-21

    Questa era la "sostanza ideologica" del fascismo strapaesano. Altro che "fascismo di sinistra"...
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  10. #20
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    Predefinito Re: Fascismo "rurale" o fascismo "cittadino"?

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Beh Pol Pot sterminò il suo stesso popolo, Mussolini no.
    «Impedire l’immigrazione nelle città, sfollare spietatamente le medesime; facilitare con ogni mezzo e anche, se necessario, con mezzi coercitivi, l’esodo dai centri urbani; difficoltare con ogni mezzo […] l’abbandono delle campagne, osteggiare con ogni mezzo l’immigrazione a ondate nelle città».

    Con queste parole, nell’articolo “Sfollare le città”, comparso il 22 dicembre 1928 sulle colonne de Il Popolo d’Italia, Benito Mussolini esprimeva la posizione del regime di fronte al fenomeno dell’urbanesimo

    Secondo l'articolista sono parole di Mussolini... dove pensi che avrebbe voluta attuarla questa deurbanizzazione forzata?
    Guarda che per me l'idea non è sballata del tutto, ma andrebbe fatta con altri metodi...
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