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  1. #11
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    Predefinito Re: Paesi pragmatici USA, UK,Israele battono paesi giuridici,UE, sul vaccino

    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    contraddizione in termini
    organizzazione militare nel gestire le emergenze, è fascismo? Si nella tua testa sicuramente

    Mamma mia che mentalità

  2. #12
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    Predefinito Re: Paesi pragmatici USA, UK,Israele battono paesi giuridici,UE, sul vaccino

    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    ma poi cosa vuol dire in italiano "paese giuridico"?
    Vaccini, Israele e Usa hanno battuto l'Europa: Paesi «pragmatici» contro «giuridici»- Corriere.it

    Non credo che ci sia alcun dubbio che l’Unione europea oggi, inizio marzo, sia chiaramente indietro rispetto a Stati Uniti, Gran Bretagna e, soprattutto, Israele nella sua campagna di vaccinazione anti-Covid. Ma questo non è dovuto a responsabilità specifiche della Commissione europea. Questo è in piccola parte dovuto al fatto che prendere decisioni tra 27 Paesi è inevitabilmente più complesso che prenderle in uno solo. Ma la spiegazione principale va cercata in una differenza fondamentale tra i Paesi dell’Unione europea, da un lato, e gli Stati Uniti, Israele e, in una certa misura, del Regno Unito, dall’altro, nella maniera di concepire i rapporti tra Stato e imprese per raggiungere degli obiettivi eccezionali di interesse comune. Si tratta di una differenza tra pragmatismo, accompagnato da una certa fiducia nella pubblica amministrazione che rende possibile concederle una forte discrezionalità, e un approccio giuridico, basato spesso sulla necessità di limitare il più possibile la discrezionalità della pubblica amministrazione. Nel riuscire a ottenere vaccini anti-Covid rapidamente i Paesi «pragmatici» (i tre che ho citato) si sono rivelati più efficaci dei Paesi con un approccio giuridico (la quasi totalità dei Paesi dell’Unione europea).

    Questa differenza non è una cosa nuova. È descritta molto bene nel libro di Mariana Mazzucato, Lo Stato innovatore. Il libro spiega come gli Stati Uniti abbiano raggiunto obiettivi notevolissimi in termini di ricerca scientifica in una maniera che a noi europei appare per lo meno disinvolta. Semplificando un po’, gli americani hanno identificato degli obiettivi di ricerca importanti; hanno creato delle organizzazioni ad hoc con lo scopo di raggiungerli; hanno messo sul tavolo cifre molto alte; hanno messo a capo di queste organizzazioni scienziati/manager di livello altissimo dando loro una grandissima discrezionalità su come utilizzare i fondi a disposizione. Nell’Unione europea siamo abituati a spendere fondi per la ricerca sulla base di programmi a carattere piuttosto generale, aperti a tutti e con procedure molto complesse che riducono il rischio di arbitrio e aumentano la trasparenza, ma allungano i tempi e non agevolano il raggiungimento dell’obiettivo desiderato. Per i Paesi «pragmatici», quello che conta è il risultato finale, per i Paesi «giuridici» quello che più conta è che i soldi siano spesi correttamente.

    Per i vaccini gli Stati Uniti partivano già avvantaggiati per il lavoro fatto da alcuni anni attraverso la Barda (Biomedical Advanced Research and Development Authority). Ma in più, all’inizio del 2020, hanno creato un’organizzazione ad hoc chiamata Warp Speed a capo della quale hanno messo il generale responsabile della logistica dell’esercito americano e un ricercatore di alto livello, Moncef Slaoui, nato in Marocco, cittadino belga e ora anche cittadino americano visto che lavora in quel Paese da una ventina di anni. Hanno anche affidato alla Warp Speed dieci miliardi di dollari. L’organizzazione ha cominciato a lavorare con le ditte produttrici di vaccini senza badare a spese. Le ha aiutate in tutti i campi dove queste potevano avere difficoltà. Ha, per esempio, creato una struttura per cercare, gestire e inoculare le molte decine di migliaia di volontari necessari per i trials. La Warp Speed ha poi discusso con le ditte i loro accordi con altre che potessero aiutarle nella produzione di vaccini e nel loro infialamento. È di oggi la notizia che Warp Speed ha appena dato un aiuto di un miliardo di dollari alla J&J per aiutarla nell’espandere la produzione del suo vaccino e 270 milioni di dollari per facilitare l’accordo in questo senso tra la J&J e la Merck. Pfizer e Moderna avrebbero ricevuto circa due miliardi di dollari ciascuna per i primi 100 milioni di dosi.

    In un recente webinar, Moncef Slaoui ha raccontato che il 15 maggio dell’anno scorso Warp Speed si è trovata a dover scegliere i vaccini di cui sostenere lo sviluppo. Avevano sul tavolo 94 progetti. Moncef Slaoui ha detto delle parole che per un europeo sono inconcepibili: «Non potevamo perdere dieci giorni ad esaminarli tutti e abbiamo quindi elaborato dei criteri top down per sceglierne alcuni. In questa maniera ne abbiamo scelti dieci». L’agenzia Bloomberg ha scritto che Warp Speed avrebbe finora speso 18 miliardi di dollari, molto più della cifra inizialmente stanziata. La Ue, prima degli ultimi acquisti del mese di febbraio, aveva speso 2,7 miliardi di euro ai quali vanno aggiunte alcune centinaia di milioni di aiuti nazionali (per esempio, i 375 milioni di euro di aiuti tedeschi alla BioNTech). I Paesi «pragmatici» hanno sollevato le ditte produttrici da ogni responsabilità per gli effetti collaterali che i vaccini avrebbero potuto avere visto che dovevano metterli sul mercato senza tutti i controlli. La Ue ha rifiutato di prendere una decisione simile e, almeno nel caso dell’AstraZeneca, ha solo accettato di rimborsare alla ditta le somme che fosse eventualmente condannata a pagare dai tribunali.

    Non era possibile che i contratti contenessero delle clausole con penalità in caso di ritardi. Per le ditte era impossibile accettare clausole del genere per prodotti che, al momento della firma dei contratti, non si sapeva nemmeno se un giorno sarebbero esistiti e per i quali non era possibile prevedere le difficoltà di produzione su larga scala. Il problema non era comunque stabilire delle penalità per eventuali ritardi. Era di operare concretamente perché questi non si verificassero. I contatti in corso tra la Commissione europea e le ditte produttrici e quelli simili organizzati dal governo italiano sono una cosa giustissima. Ma avrebbero dovuto essere organizzati a settembre o ottobre del 2020, senza aver paura di dare l’impressione di essere troppo amichevoli con le ditte farmaceutiche. Il governo tedesco ha recentemente confermato nella risposta a una domanda parlamentare di aver rifiutato nel luglio scorso una domanda di sovvenzione di una ditta specializzata nell’infialamento dei vaccini che voleva aumentare le proprie capacità di produzione. Il ministro Altmeier aveva risposto di non vedere la necessità di questo aumento di capacità.

    Tutti gli esperti ci avevano messi in guardia per mesi sulle enormi difficoltà dello sviluppo e della produzione di nuovi vaccini. Forse le autorità europee avrebbero dovuto avere una comunicazione più prudente. Ma nonostante le difficoltà di produzione di AstraZeneca, i risultati che sono stati ottenuti dall’insieme dei Paesi industrializzati (ad ogni vaccino hanno collaborato laboratori e industrie di tanti paesi diversi) sono spettacolari. Pfizer-BioNTech e Moderna hanno già aumentato fortemente le loro capacità di produzione e saranno presto in grado di fornire grandi quantità di dosi. Pfizer ha già sottoscritto un accordo con Sanofi per la produzione del vaccino della prima e starebbe negoziando con dieci altre ditte. Nell’insieme, i risultati sono eccezionali.

    Tra due o tre mesi ci saranno altri vaccini oltre a quelli di cui si parla oggi e non avremo più problemi di insufficienza di dosi. I limiti alla vaccinazione nei Paesi dell’Unione europea verranno solo dalle difficoltà organizzative nell’inoculazione. Il problema principale sarà come produrre i miliardi di dosi necessari per il resto del mondo. La Commissione europea ha proposto la creazione di un’agenzia, la Hera, che faccia un po’ il lavoro che fa la Barda negli Usa. Ma ho paura che fintanto che permarranno le differenze di approccio, che ho caratterizzato come differenze tra «pragmatici» e «giuridici», non saremo in grado di far fronte efficacemente a nuove grosse sfide come potranno farlo l’altro gruppo di Paesi o la Cina.

  3. #13
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    Predefinito Re: Paesi pragmatici USA, UK,Israele battono paesi giuridici,UE, sul vaccino

    Citazione Originariamente Scritto da amaryllide Visualizza Messaggio
    ma poi cosa vuol dire in italiano "paese giuridico"?
    un paese tutta chiacchera e distintivo.

  4. #14
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    Predefinito Re: Paesi pragmatici USA, UK,Israele battono paesi giuridici,UE, sul vaccino

    Citazione Originariamente Scritto da FrancoAntonio Visualizza Messaggio
    Vaccini, Israele e Usa hanno battuto l'Europa: Paesi «pragmatici» contro «giuridici»- Corriere.it

    Non credo che ci sia alcun dubbio che l’Unione europea oggi, inizio marzo, sia chiaramente indietro rispetto a Stati Uniti, Gran Bretagna e, soprattutto, Israele nella sua campagna di vaccinazione anti-Covid. Ma questo non è dovuto a responsabilità specifiche della Commissione europea. Questo è in piccola parte dovuto al fatto che prendere decisioni tra 27 Paesi è inevitabilmente più complesso che prenderle in uno solo. Ma la spiegazione principale va cercata in una differenza fondamentale tra i Paesi dell’Unione europea, da un lato, e gli Stati Uniti, Israele e, in una certa misura, del Regno Unito, dall’altro, nella maniera di concepire i rapporti tra Stato e imprese per raggiungere degli obiettivi eccezionali di interesse comune. Si tratta di una differenza tra pragmatismo, accompagnato da una certa fiducia nella pubblica amministrazione che rende possibile concederle una forte discrezionalità, e un approccio giuridico, basato spesso sulla necessità di limitare il più possibile la discrezionalità della pubblica amministrazione. Nel riuscire a ottenere vaccini anti-Covid rapidamente i Paesi «pragmatici» (i tre che ho citato) si sono rivelati più efficaci dei Paesi con un approccio giuridico (la quasi totalità dei Paesi dell’Unione europea).

    Questa differenza non è una cosa nuova. È descritta molto bene nel libro di Mariana Mazzucato, Lo Stato innovatore. Il libro spiega come gli Stati Uniti abbiano raggiunto obiettivi notevolissimi in termini di ricerca scientifica in una maniera che a noi europei appare per lo meno disinvolta. Semplificando un po’, gli americani hanno identificato degli obiettivi di ricerca importanti; hanno creato delle organizzazioni ad hoc con lo scopo di raggiungerli; hanno messo sul tavolo cifre molto alte; hanno messo a capo di queste organizzazioni scienziati/manager di livello altissimo dando loro una grandissima discrezionalità su come utilizzare i fondi a disposizione. Nell’Unione europea siamo abituati a spendere fondi per la ricerca sulla base di programmi a carattere piuttosto generale, aperti a tutti e con procedure molto complesse che riducono il rischio di arbitrio e aumentano la trasparenza, ma allungano i tempi e non agevolano il raggiungimento dell’obiettivo desiderato. Per i Paesi «pragmatici», quello che conta è il risultato finale, per i Paesi «giuridici» quello che più conta è che i soldi siano spesi correttamente.

    Per i vaccini gli Stati Uniti partivano già avvantaggiati per il lavoro fatto da alcuni anni attraverso la Barda (Biomedical Advanced Research and Development Authority). Ma in più, all’inizio del 2020, hanno creato un’organizzazione ad hoc chiamata Warp Speed a capo della quale hanno messo il generale responsabile della logistica dell’esercito americano e un ricercatore di alto livello, Moncef Slaoui, nato in Marocco, cittadino belga e ora anche cittadino americano visto che lavora in quel Paese da una ventina di anni. Hanno anche affidato alla Warp Speed dieci miliardi di dollari. L’organizzazione ha cominciato a lavorare con le ditte produttrici di vaccini senza badare a spese. Le ha aiutate in tutti i campi dove queste potevano avere difficoltà. Ha, per esempio, creato una struttura per cercare, gestire e inoculare le molte decine di migliaia di volontari necessari per i trials. La Warp Speed ha poi discusso con le ditte i loro accordi con altre che potessero aiutarle nella produzione di vaccini e nel loro infialamento. È di oggi la notizia che Warp Speed ha appena dato un aiuto di un miliardo di dollari alla J&J per aiutarla nell’espandere la produzione del suo vaccino e 270 milioni di dollari per facilitare l’accordo in questo senso tra la J&J e la Merck. Pfizer e Moderna avrebbero ricevuto circa due miliardi di dollari ciascuna per i primi 100 milioni di dosi.

    In un recente webinar, Moncef Slaoui ha raccontato che il 15 maggio dell’anno scorso Warp Speed si è trovata a dover scegliere i vaccini di cui sostenere lo sviluppo. Avevano sul tavolo 94 progetti. Moncef Slaoui ha detto delle parole che per un europeo sono inconcepibili: «Non potevamo perdere dieci giorni ad esaminarli tutti e abbiamo quindi elaborato dei criteri top down per sceglierne alcuni. In questa maniera ne abbiamo scelti dieci». L’agenzia Bloomberg ha scritto che Warp Speed avrebbe finora speso 18 miliardi di dollari, molto più della cifra inizialmente stanziata. La Ue, prima degli ultimi acquisti del mese di febbraio, aveva speso 2,7 miliardi di euro ai quali vanno aggiunte alcune centinaia di milioni di aiuti nazionali (per esempio, i 375 milioni di euro di aiuti tedeschi alla BioNTech). I Paesi «pragmatici» hanno sollevato le ditte produttrici da ogni responsabilità per gli effetti collaterali che i vaccini avrebbero potuto avere visto che dovevano metterli sul mercato senza tutti i controlli. La Ue ha rifiutato di prendere una decisione simile e, almeno nel caso dell’AstraZeneca, ha solo accettato di rimborsare alla ditta le somme che fosse eventualmente condannata a pagare dai tribunali.

    Non era possibile che i contratti contenessero delle clausole con penalità in caso di ritardi. Per le ditte era impossibile accettare clausole del genere per prodotti che, al momento della firma dei contratti, non si sapeva nemmeno se un giorno sarebbero esistiti e per i quali non era possibile prevedere le difficoltà di produzione su larga scala. Il problema non era comunque stabilire delle penalità per eventuali ritardi. Era di operare concretamente perché questi non si verificassero. I contatti in corso tra la Commissione europea e le ditte produttrici e quelli simili organizzati dal governo italiano sono una cosa giustissima. Ma avrebbero dovuto essere organizzati a settembre o ottobre del 2020, senza aver paura di dare l’impressione di essere troppo amichevoli con le ditte farmaceutiche. Il governo tedesco ha recentemente confermato nella risposta a una domanda parlamentare di aver rifiutato nel luglio scorso una domanda di sovvenzione di una ditta specializzata nell’infialamento dei vaccini che voleva aumentare le proprie capacità di produzione. Il ministro Altmeier aveva risposto di non vedere la necessità di questo aumento di capacità.

    Tutti gli esperti ci avevano messi in guardia per mesi sulle enormi difficoltà dello sviluppo e della produzione di nuovi vaccini. Forse le autorità europee avrebbero dovuto avere una comunicazione più prudente. Ma nonostante le difficoltà di produzione di AstraZeneca, i risultati che sono stati ottenuti dall’insieme dei Paesi industrializzati (ad ogni vaccino hanno collaborato laboratori e industrie di tanti paesi diversi) sono spettacolari. Pfizer-BioNTech e Moderna hanno già aumentato fortemente le loro capacità di produzione e saranno presto in grado di fornire grandi quantità di dosi. Pfizer ha già sottoscritto un accordo con Sanofi per la produzione del vaccino della prima e starebbe negoziando con dieci altre ditte. Nell’insieme, i risultati sono eccezionali.

    Tra due o tre mesi ci saranno altri vaccini oltre a quelli di cui si parla oggi e non avremo più problemi di insufficienza di dosi. I limiti alla vaccinazione nei Paesi dell’Unione europea verranno solo dalle difficoltà organizzative nell’inoculazione. Il problema principale sarà come produrre i miliardi di dosi necessari per il resto del mondo. La Commissione europea ha proposto la creazione di un’agenzia, la Hera, che faccia un po’ il lavoro che fa la Barda negli Usa. Ma ho paura che fintanto che permarranno le differenze di approccio, che ho caratterizzato come differenze tra «pragmatici» e «giuridici», non saremo in grado di far fronte efficacemente a nuove grosse sfide come potranno farlo l’altro gruppo di Paesi o la Cina.

    Vogliamo invece dire che gli USA preferiscono esportare i vaccini prima alle loro nazioni alleate? Israele , Gran Bretagna, Islanda, Giappone, Australia comprano i vaccini americani che vengono prodotti in UE, anche in Italia . Non è quindi una questione di approvvigionamento ne ovviamente una questione di prezzo ,le ditte avrebbero potuto chiedere una ricontrattazione cosa che non hanno fatto da quanto so. Semplicemente le ditte produttrici di vaccini che sono americane hanno deciso di venderli prima a certe nazioni.

  5. #15
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    Predefinito Re: Paesi pragmatici USA, UK,Israele battono paesi giuridici,UE, sul vaccino

    Citazione Originariamente Scritto da rainbow Visualizza Messaggio
    un paese tutta chiacchera e distintivo.

 

 
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