L'altro Hitler
Indice
La vicenda del quadro regalato a Hoffmann: il ladro giudica legittimo il furto - August Kubizek "Adolf Hitler, main Yugendfreund" - Un amore giovanile: Stefanie - La passione per la musica: Wagner " Das Reich" Gli anni di Vienna - L'opera Wieland il fabbro, libretto e musica di Adolf Hitler - Il periodo 1935-1945 nel libro Bis zum Ende (Fino alla fine) di Heinz Linge Gli attentati del 1939 e del 1944 Alcuni aneddoti - Conclusione
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Nella foto il Cancelliere del Reich Adolf Hitler durante la cena del Solstizio d'Inverno,data non identificata.waa
In data 10 maggio 2001 compare sulla International Herald Tribune un articolo dal titolo Sull'arte di Hitler la guerra continua. Il pezzo è accompagnato dalla fotografia di un acquerello del Führer L'antico cortile - Monaco (1) da lui regalato all'amico e fotografo ufficiale Heinrich Hoffmann nel 1936.
Riassumiamo brevemente le vicende storico-giudiziarie di quel quadro. Nascosto da Hoffmann per sottrarlo ai saccheggi dei «liberatori» viene però rintracciato e sequestrato dagli americani che se lo portano oltreoceano assieme ad altre innumerevoli opere d'arte razziate in Germania. Opere che, secondo una recente delibera del giudice ebreo Jeffrey Axelrad, devono tutte rimanere a Washington. La sottigliezza del pensiero giuridico anglo-giudaico emerge con chiarezza dalle motivazioni della sentenza: il bottino deve restare qui da noi «because we won the war» (perché abbiamo vinto la guerra).
Appare opportuno segnalare in tale contesto che altre opere d'arte, regolarmente acquistate a Parigi negli anni '40-'43 da collezionisti tedeschi, sono oggi rivendicate da quegli stessi galleristi ebrei che da New York gestivano i loro affari nell'Europa occupata, ed avevano espressamente autorizzato le vendite incriminate. Siamo chiaramente nel filone delle intimidazioni ricattatorie cui da anni sono sottoposte assicurazioni, banche, imprese tedesche e svizzere con richieste di risarcimenti miliardari, come anche denunciato dallo scrittore ebreo Finkelstein nel suo notissimo libro L'industria dell'Olocausto.
Ma torniamo al quadro di Hoffmann. Uscito di prigione nel 1950 dopo aver scontato i cinque anni che gli erano stati inflitti perché era stato il fotografo di Hitler, Hoffmann cercò di recuperare quanto gli era stato illegalmente sottratto. Ogni azione si rivelò però inutile.
Alla sua morte, nel 1957, la battaglia fu ripresa dalla figlia Henrietta, la quale, nella speranza che un cittadino americano potesse avere maggiori probabilità di ottenere giustizia da una corte americana che non la figlia del fotografo di Hitler, prese contatto nel 1982 con un ricco collezionista americano, Billy F. Price, al quale cedette la proprietà del quadro.
Billy F. Price è oggi l'autore di un libro che raccoglie centinaia di dipinti, acquerelli e disegni di Hitler, intitolato Adolf Hitler, the Unknown Artist (A. Hitler, L'Artista Sconosciuto). La povera Henrietta morì nel 1992 senza ottenere nulla. Il signor Price continua invece la sua battaglia legale ed ha presentato ricorso contro l'ennesima e più recente delibera del giudice Axelrad, il quale ha confermato che, pur non appartenendo il quadro al Terzo Reich, bensì al privato cittadino Price, l'opera deve considerarsi «preda bellica» e pertanto rimanere a Washington. Né può essere esibita. Già, perché il quadro è tenuto nascosto e deve restare nascosto, così dice il sottotitolo della International Herald Tribune. La sentenza, infatti, non solo stabilisce che gli Stati Uniti non restituiranno le opere di Hitler per motivi politici, ma che il quadro non può essere neppure mostrato perché potrebbe influenzare il giudizio dell'opinione pubblica su Hitler.
Le ragioni dell'atteggiamento di Washington per perpetuare il sequestro del quadro ci vengono illustrate, nello stesso articolo, dalla signora Sybil Milton-jew.jpgSybil Milton (foto), esponente ebraica, ed esperta di «Olocausto». Essa dichiara che «tutti i quadri, fotografie ed oggetti che mostrano Hitler come individuo normale ed inoffensivo non devono essere esposti o commercializzati perché potrebbero distogliere il pubblico dagli orrori e dalla brutalità dei nazisti», ossia rischierebbero di fare diminuire l'odio (heatred) contro Hitler! Il rimettere in circolazione quell'innocente quadro, dipinto da uno squattrinato pittore all'inizio del secolo scorso, configurerebbe insomma l'imperdonabile delitto di leso «Olocausto».
L'inesausta campagna giudaica tesa a creare complessi di colpa e ad introvertere il senso e la logica della giustizia al servizio di avide richieste economiche, mostra chiara, col suo isterico accanimento, la sottostante linea d'azione: lo scopo è quello di impedire l'emergere di qualsiasi elemento utile e necessario ad un giudizio storico sereno e obbiettivo.
Occorre reagire a questa censura che si prefigge di circoscrivere ed omogeneizzare le fonti col fine di trasmettere e consolidare una versione di comodo della Storia. Documenti fatti sparire, diari manipolati o tradotti in maniera distorta, testimonianze cancellate sia nei luoghi che nelle cose, sono la prova del timore e della malafede dei vincitori.
L'ufficialità vuol mettere a tacere chiunque si rifiuti di cantare nel coro. È noto il caso degli storici revisionisti e in particolare quello dell'inglese David Irving, la cui opera e la cui persona sono state ostracizzate - come ricorda Giordano Bruno Guerri su il Giornale del 19-2-2002 - «per aver sostenuto che la figura umana del Führer era lontana da quella del pazzo depravato e criminale tramandata dai vincitori».
Ma nel mirino dei censori, oltre alle persone, finiscono anche i mattoni e gli oggetti. E la sorte toccata all'edificio della nuova Cancelleria del Reich a Berlino e alle residenze private del Führer a Monaco e a Berchtesgaden, rase al suolo dopo il conflitto. E la sorte toccata alla divisa che Hitler indossava il 20 Luglio 1944, quando miracolosamente si salvò dal vile attentato dei generali. Questo cimelio storico, gelosamente conservato da Eva Braun, venne sequestrato e bruciato dagli occupanti americani.
L'indagine sugli aspetti sottaciuti della vita del Führer - aspetti più strettamente umani ma assai illuminanti della sua personalità - è dunque utile perché disturba la strategia dell'avversario, ed ha per di più il vantaggio di non presentare rischi, visto che non si riferisce né alla valutazione politica della Weltanschauung nazionalsocialista, né all'argomento legislativamente protetto dell' «Olocausto».
Considerato che la Signora Milton cade in deliquio alla semplice prospettiva che un acquerello dello studente Hitler possa essere mostrato al pubblico, e ritiene che questa vista possa mitigare l'odio che è obbligatorio provare nei confronti del suo autore, è facile immaginare il suo orrore all'idea che si sappia che Adolf Hitler fu anche un bambino, un giovane, uno studente squattrinato come milioni di altri, che abbia potuto innamorarsi, che abbia nutrito profondi sentimenti verso la propria famiglia, verso gli amici di gioventù e verso i commilitoni, che abbia infine ammirato il passato della grande tradizione germanica cercando di rinverdirne le glorie nei musicisti, negli artisti, nei soldati, negli architetti del suo tempo.
È la conferma del preconcetto nei confronti del nazionalsocialismo e del suo Capo, è la conferma dei livelli cui possono giungere i meccanismi di controllo e manipolazione dell'opinione pubblica propri di un sistema nel quale l'idea della sovranità popolare e della libertà di giudizio sono l'ultima delle preoccupazioni.
È tuttavia possibile aggirare questa demonizzazione e farci un'idea non distorta della personalità di Hitler attraverso le testimonianze di chi lo conobbe e, in periodi diversi della sua vita, ebbe occasione di frequentarlo con assiduità.
Di grande utilità, in questo sforzo per ripristinare una verità umana e porre le basi per un approccio non prevenuto alle vicende storiche e politiche del nazionalsocialismo, ci sono stati alcuni testi, quali il libro (foto) di August Kubizek Adolf Hitler, mein JugendfreundBis zum Ende (Fino alla fine)adolf-hitler-mein-jugendfreund.jpg che si riferisce al periodo 1935-1945. Riferimenti saranno anche fatti al testo Hitler's personal pilot di C. G. Sweeting ed alla recentissima versione italiana del libro di David Irving, La guerra di Hitler. (Adolf Hitler, il mio amico di gioventù) che riguarda il periodo 1904-1908, e quello di Heinz Linge
August Kubizek «Adolf Hitler, mein Jugendfreund»
Il libro di Kubizek è una fonte di grande interesse proprio perché l'autore è profondamente sincero, spontaneo, a volte sconcertante nella sua semplicità.
È opera biografica e non politica: Kubizek fu coetaneo e grande amico di gioventù di Hitler a Linz e a Vienna nel periodo dal 1904 al 1908 e divenne più tardi professore di musica. Nel periodo 1951-1953 Kubizek riordinò i suoi ricordi e nel 1953 pubblicò la sua testimonianza giunta ora alla sua sesta edizione tedesca. Kubizek morì il 23 ottobre 1956. Il libro è stato tradotto in inglese, francese e spagnolo e pubblicato a puntate in America; non è mai stato tradotto in italiano. Da esso fu tratto un film nel 1975 per le televisioni tedesche e austriache ZDF e ORF dal titolo Un giovanotto del quartiere dell'Inn. Kubizek condivise con Hitler negli anni dell'adolescenza il comune amore per la musica, la cui passione divorava i due studenti, poveri in canna, capaci di saltare i pasti pur di mettere insieme i soldi del biglietto che dava diritto ad un posto in piedi all'Opera di Linz. Lì potevano assistere alle rappresentazioni dei grandi compositori, in particolare di Wagner, che già da allora entusiasmavano il giovane Hitler.
Narra Kubizek che nello spazio riservato ai «posti in piedi» vi erano due colonne che permettevano ai fortunati che le raggiungevano per primi di appoggiarvisi durante le 4-5 lunghe ore delle opere wagneriane. Gli abitué dei posti in piedi lo sapevano, e Kubizek era di quelli. Egli era rapido a farsi strada, non appena si aprivano le porte, per conquistare quella strategica posizione. Solo che da un certo periodo in poi un «posto alla colonna» era sempre più spesso già occupato da un giovane della sua età, molto pallido, modestamente ma decorosamente vestito, e comunque riservato. Kubizek prese atto con fastidio di questa presenza senza però scambiare parola con l'intruso. Finalmente una sera, durante un'intervallo, nacque attraverso un commento sullo spettacolo l'occasione per conoscersi. I due ragazzi furono d'accordo su parecchi aspetti artistici della rappresentazione e Kubizek fu impressionato dalla vivace competenza del suo interlocutore. A livello musicale però Kubizek poteva dare al giovane Hitler dei punti perché era studente di musica.
Questo fu l'inizio di un'amicizia che doveva costare a Kubizek, circa quarant'anni dopo, 16 mesi in una prigione americana. Da allora i due ragazzi si ritrovarono spesso. Un giorno Hitler estrasse dei fogli dalla tasca e lesse a Kubizek una sua poesia. Hitler scriveva abitualmente poesie e nella sua stanzetta vi erano diversi manoscritti assieme a disegni ed acquerelli sui più disparati soggetti, ma principalmente architettonici. Kubizek poté vederli e così descrive la sua impressione: «lo capii finalmente in quale direzione della vita il mio amico era orientato. Egli apparteneva a quella specie di uomini alla quale io stesso avevo a volte sognato di appartenere in alcuni dei momenti più arditi: egli era un artista. Egli disprezzava la lotta per il denaro per dedicarsi interamente alla Poesia, al Disegno, alla Pittura e all'adorazione della Musica».
Kubizek e Hitler si recavano a volte, nella bella stagione, alla modesta abitazione che i genitori di Kubizek possedevano vicino a Linz, nel paesino di Walding. Vicino ad essa scorreva un piccolo fiume, il Rodel, dove i ragazzi andavano a fare il bagno, un corso d'acqua insidioso a causa di correnti ed improvvisi mulinelli. Kubizek ricorda che un giorno sua madre, che non sapeva nuotare, li accompagnò al fiume. Li seguiva seduta su di uno sperone di roccia ricoperto di muschio; ad un tratto la donna scivolò in acqua, il figlio era troppo lontano per intervenire, ma Hitler non esitò a tuffarsi e poté riportare la donna a riva. Da allora nacque una profonda amicizia fra Hitler ed i genitori di Kubizek. Questa amicizia durò negli anni a venire. Nel tardo 1944, in occasione dell'ottantunesimo compleanno della madre di Kubizek, Hitler le fece pervenire in regalo un pacco di generi alimentari.
I rapporti del giovane Hitler con i professori della scuola di Linz e con i professori in genere non erano dei migliori. Egli aveva però fin d'allora l'istinto di distinguere nella massa gli uomini di valore. Per alcuni di questi egli nutrì stima ed ammirazione per tutta la vita; uno di questi fu il professore di storia Pötsch. La geografia e la storia erano le materie preferite dal giovane Hitler. Un giorno del 1938, dopo l'Anschluss con l'Austria, Hitler si trovava a Klagenfurt e rivide per caso, dopo più di 30 anni, il professor Pötsch, che ivi trascorreva gli anni della sua pensione. Hitler interruppe i suoi impegni di Cancelliere del Reich per intrattenersi coll'anziano insegnante, restando appartato con lui per oltre un'ora. Quando uscì disse al proprio seguito: «Voi non potete avere idea di quanto io debba a questo mio vecchio professore!»
Stefanie
Stefanie Rabatsch.jpg
(Stefanie Rabatsch. La donna di cui si parla.waa) Gli anni dell'adolescenza sono gli anni degli innamoramenti più struggenti e assoluti. A questo destino non poté sottrarsi neppure il giovane Adolf. Oggetto dei suoi sentimenti era una certa Stefanie, ed a Kubizek l'innamorato si apriva, pur facendosi giurare che non ne avrebbe parlato ad anima viva. Kubizek mostra nel suo libro una fotografia di Stefanie scattata in occasione della maturità nel 1906 ed un'altra in abito da ballo, ma in nessuna parte del libro ne rivela il nome. Gli storici più tenaci hanno però accertato che la giovane si sposò, ebbe dei figli e che non seppe mai di essere stata l'oggetto della bruciante passione del futuro Führer (2).
A Linz vi era una strada, la Landstrasse, che attraversava il paese, ed era luogo di incontro dei giovani nelle sere d'estate. Si passeggiava, ci si incontrava, ci si guardava. I giovani ufficiali nelle loro divise asburgiche scintillanti e ben stirate erano i protagonisti dei più ampi saluti e sorrisi alle ragazze che, rigorosamente accompagnate dalle loro madri, a volte facevano finta di non vedere, a volte abbassavano gli occhi arrossendo, a volte rispondevano con un sorriso. Questo gioco di sguardi, saluti e sorrisi era tutto ciò che poteva capitare sulla Landstrasse di Linz. I sentimenti venivano repressi nel più profondo dell'animo dalle ferree regole della società asburgica di provincia. Eppure l'intensità di quegli sguardi poteva lasciare indelebili ricordi negli animi ancora puri e inesperti delle vicende della vita. Tali sentimenti agitavano anche l'animo del giovane Adolf. Egli scorse per la prima volta Stefanie in compagnia della madre in una tarda serata di primavera del 1906 e ne rimase folgorato. Hitler non si sottrasse alla tentazione di trasferire in versi i suoi sentimenti.
Tali versi vennero raccolti in un quaderno nero il cui titolo era Hymnus an die Geliebte (Inno all'Amata), ma non ci sono pervenuti. Dalla fedele testimonianza di Kubizek è però noto il modello wagneriano che Hitler vedeva in Stefanie: essa era a volte la Elsa di Lohengrin, la Brunilde dell'Anello dei Nibelunghi, la Eva dei Maestri Cantori di Norimberga. Il giovane Adolf la identificava con le eroine delle saghe germaniche. Non le rivolse mai la parola, nonostante Kubizek più di una volta lo avesse incoraggiato a farlo. La ragione che Hitler adduceva era la sua vergogna di presentarsi alla madre di lei, perché non aveva un lavoro e temeva l'umiliazione di un rifiuto. Un solo episodio di fugace contatto a distanza ebbe luogo in occasione di una «sfilata di fiori», tradizionale manifestazione di Linz. Hitler e Kubizek scorgono Stefanie e la madre su uno dei carri da dove le fanciulle del paese nei costumi tradizionali solevano gettare fiori alla folla in una semplice e gioiosa atmosfera di festa. Il carro era decorato con papaveri, margherite e fiordalisi. Ad un tratto Stefanie, che forse si era accorta di quali brucianti sguardi Adolf le rivolgeva da mesi, prende un mazzo di fiordalisi e glielo getta ridendo. Hitler lo afferra al colmo dell'agitazione, che non vorrebbe dimostrare, ma che non sfugge a Kubizek.
Wagner
Un'altra passione visse in Hitler per tutta la vita, quella per Wagner, le cui opere erano all'epoca ancora controverse tra il grande pubblico.
Per Hitler furono la rivelazione del mondo eroico della mitologia germanica. Egli quasi si trasfigurava quando assisteva alle opere di Wagner. Si trasportava spiritualmente nei personaggi, nei luoghi e nelle leggende di quell'atmosfera mitica.
A volte, dopo aver assistito ad un'opera, commentandone l'esecuzione, Adolf dissertava per nottate intere con Kubizek sulla profondità e bellezza della musica e della poesia wagneriana. Kubizek osserva che, mentre nel caso della passione per Stefanie, nei confronti della quale egli non poteva essere altro che un paziente e silenzioso ascoltatore, in tema di musica Hitler lo riconosceva quale un valido interlocutore dalla cui competenza egli sapeva trarre nuovi spunti che arricchivano la loro conversazione.
I loro rapporti si interruppero poi per più di trent'anni, durante i quali nel mondo successe di tutto. Quando in seguito ad una lettera di Kubizek al Führer nel 1938 essi si rincontrarono, Hitler subito invitò Kubizek al festival di Bayreuth, e lo accolse coi famigliari nel palco riservato al Cancelliere del Reich. Forse entrambi ricordarono in quel momento i posti in piedi e la colonna dell'Opera di Linz.
Dopo aver reincontrato Hitler negli anni del trionfo, Kubizek scriveva: «Adolf provava sempre un'immensa emozione quando si recava a Bayreuth e rivedeva Villa Wahnfried. Egli sostava in meditazione sulla tomba di Wagner e quindi assisteva nel teatro, da lui stesso fatto costruire, alla rappresentazione delle opere del Maestro. Sebbene molti dei grandi sogni della sua vita non si siano potuti avverare, quello di creare un teatro wagneriano è stato realizzato nella sua più assoluta completezza».
Das Reich
«Politicamente, Gustl, sei uno sprovveduto!» così giudicava Hitler il suo amico Kubizek in fatto di politica. Il nome di Kubizek era August, ma Hitler non amava quel nome, e pertanto decise di chiamarlo Gustav che, nel diminutivo del dialetto tedesco-austriaco, diventava «Gustl». Scrive Kubizek: «Io non avevo nessuna disposizione intellettuale che mi permettesse di interessarmi, e tantomeno di capire, la politica. Ero come un sordomuto di fronte ad un'orchestra sinfonica, che scorge i movimenti, e capisce che gli orchestrali stanno suonando, ma non ne riceveva nulla. Questa mia condizione portava Hitler alla disperazione!» Kubizek doveva tuttavia ascoltare molti discorsi del diciassettenne Hitler sui temi politici che, il più delle volte, erano attacchi feroci alla situazione esistente nello stato multi-etnico degli Asburgo.
Kubizek era soprattutto colpito da una parola, sempre ripetuta dal suo amico Adolf, «das Reich», che egli riteneva un'invenzione politica, o meglio «fanta-politica» del suo amico. Il Reich era sempre alla base dei suoi ragionamenti e delle sue aspirazioni. Ogni qualvolta non sapeva quale spiegazione dare, o non sapeva rispondere ad un certo quesito, la risposta ultimativa era «Sarà il Reich a risolvere questo problema». Quando Kubizek gli chiedeva dove si sarebbero trovati i denari per ricostruire non solo l'Opera di Linz, ma interi quartieri in città austriache e tedesche e in pratica tutta la Germania e tutta l'Austria, rispondeva con distacco «Il Reich disporrà dei mezzi necessari». Kubizek non poteva capire cosa fosse il Reich al quale Hitler si riferiva. Era d'altronde difficile immaginare nel 1906 che cosa sarebbe stato il Reich che il diciassettenne Hitler, senza concrete previsioni di lavoro, di guadagni o di una qualsiasi carriera, aveva già così chiaramente fissato nella propria mente.
Kubizek ritiene che Hitler abbia avuto l'intuizione di ciò che sarebbe stato il Terzo Reich, in una fredda notte del Novembre 1906, dopo aver assistito - ed essersi esaltato - all'opera di Wagner Rienzi (Cola di Rienzo). Wagner paragonava l'ansia di libertà che agitava il popolo romano nel 1347 con le rivoluzioni europee del 1848. Hitler rimase sconvolto ed estasiato dal tema e dalla musica di quell'opera. Dopo la rappresentazione fecero una passeggiata più lunga del solito nella fredda notte autunnale, salendo fino in cima al colle Freienberg, dissertando sulla liberazione dei popoli germanici, con argomenti che, più che convincere, incutevano sconcerto al povero Kubizek. Finalmente raggiunsero la strada di casa. Lì Hitler si congedò e con sorpresa di Kubizek, si diresse di nuovo verso il Freienberg. Alla domanda di Kubizek su dove volesse andare rispose: «Desidero rimanere da solo». Questo episodio rimase talmente scolpito nella mente di Kubizek che quando fu ospite di Hitler e di Wahnfried Wagner a Bayreuth, lo volle ricordare al Führer. Hitler, a sua volta, rammentava perfettamente quell'esecuzione del Rienzi, la passeggiata sul Freienberg, il freddo della notte, la visione del Reich, e volle alla fine sottolineare l'evento a Wahnfried Wagner. Ad essa che ascoltava estasiata quei lontani ricordi dei due «ragazzi», disse:
«Fu in quel momento che tutto ebbe inizio».