Originariamente Scritto da
Democrazia Liberalsocialista
Continua a sfuggirmi il perché uno stato dovrebbe investire soldi in imprese che non controlla. Alla fine è anche questa una forma di individualismo economico, con la differenza che lo stato nelle società private ci metterebbe pure soldi.
Potrei accettare l'idea solo a patto che lo stato sia il proprietario delle imprese in cui mette soldi. In pratica anziché fare un servizio pubblico monolitico lo stato potrebbe fare investimenti più diversificati, in maniera tale da creare più concorrenza e diversificare il rischio.
La teoria sarebbe questa:
1) Creazione di una banca statale (sempre che non ci sia già).
2) Chi vuole può presentare un business plan alla banca statale, la quale poi decide se può essere un buon investimento oppure no.
3) Se la banca decide di investire, l'impresa viene avviata: la banca è proprietaria e tu fai il manager.
4) L'impresa deve essere gestita in maniera efficiente, come prescritto dalla legge del servizio pubblico. Se l'azienda fa perdite, la banca può sostituirti con un altro manager, essendo lei la proprietaria dell'azienda.
5) Se il bilancio (utili - perdite) è negativo e supera un x% del capitale dell'impresa, la banca DEVE chiudere baracca: i creditori vengono pagati, i debiti riscossi, poi il capitale dell'impresa torna nelle casse della banca. A meno che non ci sia un privato che è interessato a comprarla: in quel caso si può anche privatizzare.
6) Non deve essere obbligatorio passare per la banca statale per aprire un'azienda: uno deve poter aprire un'azienda anche con i propri soldi. L'iniziativa privata non deve essere abolita.
Ecco, messa così può essere interessante, perché equivale in pratica a creare un servizio pubblico frammentato che contiene al suo interno la concorrenza. Alla fine alcune imprese falliranno e altre resteranno in piedi e quelle che resteranno in piedi forniranno un servizio pubblico di alta qualità. @
Sinistra Anti-PD