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Discussione: Lo Stato Organico

  1. #1
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    Predefinito Lo Stato Organico

    Evola, lo Stato organico e la perversione moderna

    http://www.fondazionejuliusevola.it/...%20moderna.pdf

  2. #2
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    Predefinito Re: Lo Stato Organico

    Lo Stato organico

    …la democrazia non è per noi un principio religioso: è solo un metodo (anzi un’espressione estensibile a tutta una serie di possibili metodi) per designare e legittimare l’aristocrazia politica della Nazione. Registravano, a conclusione del V capitolo, che le realizzazioni corporative nel ventennio si limitarono al campo del lavoro e della produzione, del quale tendevano ad attuare la rappresentanza organica anche nell’organo legislativo (Camera del Fasci e delle Corporazioni). Noi pensiamo che tale limitazione derivasse non da una proprietà del sistema ma da una contingenza storica. Il Fascismo aveva conquistato tutto il potere in due tempi (1922 e 1925 e l’esperienza corporativa era cominciata solo l’anno successivo con la legge sindacale 563. Tutta l’area politica era quindi occupata dal Fascismo e dal suo Capo, che indubbiamente poteva vantare un consenso popolare senza precedenti, non solo in termini numerici (98,33% nelle elezioni 1929 e 99,84% in quelle del 1934), ma soprattutto in intensità e convinzione. Mussolini era certo (e quasi tutti gli italiani di allora con lui) di interpretare ed esprimere rettamente la volontà politica della Nazione, senza che neppure esistesse il problema di come distillarla dalla volontà del popolo (abbiamo visto come i due concetti non si identifichino). La volontà economica, conservando essa, più nella univocità dei fini ultimi, vastissimi margini di opinabilità, era espressa, col sistema organico per funzioni, dagli organi corporativi, peraltro anch’essi sotto sorveglianza. Non comprendiamo – sia detto per inciso – come i liberaldemocratici, di vecchia fede o catecumeni, possono menare tanto scalpore di ciò, dato che loro giunsero al potere in Francia nel 1789, e si ebbero in seguito prima una serie di sanguinose (quelle sì!) dittature, poi l’autocrazia napoleonica e finalmente, dopo la parentesi della Restaurazione, la Francia cominciò a funzionare…liberalmente (e poi democraticamente) solo oltre mezzo secolo dopo la presa della Bastiglia. Il Fascismo, dall’inizio del regime alla sua violenta soppressione ebbe solo, includendovi la R.S.I., vent’anni a disposizione. Ora quelle condizioni storiche sono cessate e la volontà della Nazione è tutta da determinare. La difficoltà che una democrazia deve affrontare e superare è quindi lo studio di un metodo di espressione della volontà popolare e di assunzione di essa come volontà dello Stato che dia le migliori garanzie di sincerità e di efficacia. Per quanto ottiene alle funzioni produttive, il metodo corporativo antiguerra può essere assunto come paradigma con minime varianti, anche per le questioni di inquadramento, e cioè per la fissazione dell’ambito e composizione delle corporazione. Non così per le funzioni non produttive, ma non meno importanti se, attraverso la volontà popolare, si vuole esprimere l’anima della Nazione in metodo completo. Nel sistema tra le due guerre, per i motivi esposti, le valenze prettamente spirituali o politiche erano affidate per l’espressione al Partito Nazionale Fascista e alle sue filiazioni Opera Nazionale Dopolavoro, Opera Nazionale Balilla (poi G.I.L.), Opera Nazionale Combattenti, Opera Nazionale Maternità e Infanzia, Accademia d’Italia, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Comitato Olimpico Nazionale Italiano ed altre minori, con una copertura di campo abbastanza completa, la parte, contribuiva alla espressione di valenze nazionali non produttive anche la Confederazione Fascista dei Professionisti e Artisti. Ora, né l’uno né l’altra, esistono più, né esiste un’imposizione politica unitaria già determinata. Noi siamo convinti che il sistema della rappresentanza per funzioni sia il più consigliabile anche per il settore extraeconomico, e abbiamo già accennato e spiegheremo nell’ultimo capitolo il perché. Si tratta di strutturarlo, e il compito non è facile, sia perché si pone per la prima volta, sia perché esistono categorie morali che presentano notevoli difficoltà a volerle inquadrare in corporazioni. Basti por mente a quella fondamentale sia come soggetto che come oggetto di politica che è la funzione delle casalinghe. Anche quelle difficoltà però, con impegno intellettuale e cauta sperimentazione andranno superate. Quel che è certo è che fare della sovranità popolare un sacro principio, dinanzi al quale bruciare incenso a profusione, e poi attuarla col semplicistico e sospetto sistema del suffragio universale indifferenziato e delle liste partitiche, collegi uni-o-plurinominali, presidenzialismo o parlamentarismo, maggioritario e proporzionale, vuol dire screditare la democrazia, non realizzarla, e vuol dire lasciare lo Stato in preda di poteri arbitrari e incontrollati, estranei sia alla volontà popolare che agli interessi nazionali e ai quali la pseudo-democrazia funge soltanto da compiacente paravento. Quando Sorel affermava: La democrazia è il Paese della cicogna dei finanzieri senza scrupoli, non alludeva certo al principio del governo fondato sulla volontà del popolo, ma alla forma partitocratrica a suffragio indifferenziato che aveva sotto gli occhi. E la realtà attuale proclama con terribile evidenza quanto il pensatore di Cherbourg, già quasi un secolo addietro, avesse ragione. Noi, che in fatto di metodi politici non abbiamo religioni ma solo convinzioni, sentiamo in compenso troppo rispetto per il nostro popolo per continuare a propinargli tra inchini e salamelecchi una siffatta patacca. Sta bene la sua volontà e non si vede a quale altra volontà ci si potrebbe riferire, ma che sia autentica volontà, analoga nella sua funzione a quella che guida le azioni di un essere umano e non astrazione cabalistica, e che sia idonea a coprire l’intero campo delle manifestazioni di ogni tipo e livello di cui si compone la vita e in cui si manifesta la validità di una Nazione. Che sia autonoma e non condizionata o estorta; qualificata e non vaga e generica; e infine che la classe politica risultantene sia veramente tenuta ad attuarla e non possa, previe le genuflessioni l’uso, metterla da parte e farsi i propri comodi. Solo da tale punto di vista, il fallimento evidente e rovinoso delle istituzioni introdotte in Italia dalla Liberazione non è un fallimento della democrazia, bensì soltanto di uno di quei metodi, purtroppo tuttora vigente con insignificanti ritocchi. E solo in tale ottica non è necessario abbandonare il principio generale del fondamento popolare del potere per realizzare un sistema politico che sia elemento essenziale di progresso e non causa di degradazione. Senza affrontare la problematica tecnica, ci preme qui almeno fissare i criteri fondamentali che a nostro avviso dovrebbero presiedere all’adozione di una rappresentanza democratica per funzioni:

    1) Non si tratta di una rappresentanza di interessi. Ogni membro del parlamento delle Funzioni, anche se tale diviene di diritto per l’elezione alla sua carica da parte della corporazione di appartenenza rappresenta tutta la Nazione, analogamente a quanto dispone l’art. 67 della Costituzione vigente; solo egli apporta all’attività legislativa l’opinione qualificata e l’esperienza specifica della funzione che lo ha espresso, e ciò noto nell’interesse di quella categoria ma della Nazione intera.

    2) La designazione del proprio presidente nazionale (o come altro sarà denominato) e degli altri suoi rappresentanti al vertice da parte di ogni corporazione avverrà secondo le regole, nelle ipotesi ed eventualmente secondo le cadenze previste nello Statuto liberamente datosi dal corpus medesimo, che dovrà al massimo rispettare alcuni requisiti generali da fissarsi per legge.(**) La stessa elezione da parte della corporazione farà acquistare però automaticamente all’eletto la qualifica di membro del parlamento. Ogni corporazione potrà sostituirne uno o più a norma del proprio Statuto, in ogni momento.

    3) La quantità dei deputati (si chiamino così o altrimenti) assegnati ad ogni corporazioni non potrà ovviamente essere commisurata al numero dei rispettivi iscritti, dato questo del tutto rilevante per chi abbia afferrato lo spirito della riforma proposta, bensì all’importanza della funzione relativa nella vita della Nazione.

    4) Siamo contrari all’ipotesi di due camere, l’una economica e l’altra politica, sia per la dipendenza gerarchica dell’economia rispetto alla politica, sia perché la valenza politica, e cioè quella di ragionare uti cives e parte integrante della personalità di ognuno, anche se espresso da una corporazione produttiva. Il nostro sistema punta a valorizzare la polivalenza dell’uomo, non le sue specializzazioni deformanti.

    5) Le elezioni nei singoli settori corporativi dovrebbero avvenire per gradi territoriali, preferibilmente che per sub-categorie. Per esempio, gli agricoltori della provincia di Pesaro parteciperebbero tutti, nella loro pubblica funzione di elettori primari, all’elezione del loro direttivo corporativo, che a sua volta eleggerà il suo rappresentante all’assemblea regionale di settore. A questa spetterebbe, tra le altre mansioni, l’elezione del proprio rappresentante dell’organo direttivo della corporazione nazionale, che dovrebbe a sua volta eleggere nel proprio senso i deputati degli agricoltori al parlamento nazionale.

    Elezioni primarie potrebbero essere previsti dagli Statuti di corporazioni molto numerose anche per subcategorie produttive.

    6) Sarebbe, con tale sistema, con i capi delle assemblee nazionali di corporazione e non con i segretari dei partiti che il Capo dello Stato o il Presidente del Consiglio designato dovrebbero consultarsi per la scelta dell’esecutivo.

    7) I sindacati, finché permanesse la struttura dualistica dell’impresa, conserverebbero la loro funzione di parte nelle controversie collettive di lavoro e tenderebbero probabilmente alla unificazione, una volta vanificato il loro collegamento colle diverse parti politiche, e cioè i partiti. Cessata, infatti, per questi ultimi ogni presunzione rappresentativa, essi si ridurrebbero a circoli per la diffusione di idee e orientamenti, e potrebbero perfino diventare utili.

    Stato organico | Thule Italia
    Ultima modifica di Giò; 08-03-21 alle 14:46 Motivo: inserimento del link

  3. #3
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    Predefinito Re: Lo Stato Organico

    LO STATO ORGANICO
    Secondo Carlo Alberto Biggini

    http://www.istitutobiggini.it/wp-con...rimo-siena.pdf

  4. #4
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    Predefinito Re: Lo Stato Organico

    Per voi è meglio uno Stato organico o uno Stato etico corporativo?

  5. #5
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    Predefinito Re: Lo Stato Organico

    Ti sarei grato se fornissi una breve spiegazione: 5 righe per l'uno, 5 righe per l'altro.

  6. #6
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    Predefinito Re: Lo Stato Organico

    wehrwolf è stato sospeso (perchè?), comunque ho dato una letta veloce ai link e non ho ben capito in quale misura lo stato "etico" corporativo e lo stato organico debbano essere messi in contrapposizione, a tal punto da chiedersi in che senso è preferibile l'uno rispetto all'altro.
    Dicono che viaggiare sviluppa l'intelligenza. Ma si dimentica sempre di dire che l'intelligenza bisogna averla già prima.-.G. K. Chesterton

  7. #7
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    Predefinito Re: Lo Stato Organico

    La distinzione alla quale credo voglia alludere @IlWehrwolf è quella che Evola fa nel testo "Gli uomini e le rovine" (così come in una serie di altri scritti, ad esempio "Il fascismo. Saggio di un'analisi critica dal punto di vista della Destra", oggi in "Fascismo e Terzo Reich") tra il concetto di Stato organico "tradizionale" (secondo l'accezione che Evola ha di Tradizione) e quello di Stato etico totalitario, così come teorizzato da Giovanni Gentile. In realtà, va detto che anche il modello di Gentile, così come tutti i modelli proposti dalle teorizzazioni dell'epoca fascista sullo Stato, ambiva ad essere un modello di Stato organico.
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  8. #8
    Nazbol-Ciucé
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    Predefinito Re: Lo Stato Organico

    Ecco appunto, sono tutti più o meno "organici", diciamo in senso lato. Poi quello tradizionale può pure essere il modello di riferimento supremo. Ho comunque la vaga impressione che uno stato Tradizionale evolianamente inteso non sia mai veramente esistito nella storia, quanto meno non nella storia oggetto d'indagine degli storici, quanto più che altro come una funzione data alla quale una curva di avvicina asintoticamente senza mai coincidervi.
    Dicono che viaggiare sviluppa l'intelligenza. Ma si dimentica sempre di dire che l'intelligenza bisogna averla già prima.-.G. K. Chesterton

  9. #9
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    Predefinito Re: Lo Stato Organico

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    La distinzione alla quale credo voglia alludere @IlWehrwolf è quella che Evola fa nel testo "Gli uomini e le rovine" (così come in una serie di altri scritti, ad esempio "Il fascismo. Saggio di un'analisi critica dal punto di vista della Destra", oggi in "Fascismo e Terzo Reich") tra il concetto di Stato organico "tradizionale" (secondo l'accezione che Evola ha di Tradizione) e quello di Stato etico totalitario, così come teorizzato da Giovanni Gentile. In realtà, va detto che anche il modello di Gentile, così come tutti i modelli proposti dalle teorizzazioni dell'epoca fascista sullo Stato, ambiva ad essere un modello di Stato organico.
    infatti non avevo capito la differenza e non capisco come un sistema possa essere etico e un altro no

  10. #10
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    Predefinito Re: Lo Stato Organico

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    LO STATO ORGANICO
    Secondo Carlo Alberto Biggini

    http://www.istitutobiggini.it/wp-con...rimo-siena.pdf
    Grande Uomo Biggini
    Forse il personaggio piu' importante della RSI, Mussolini lo aveva molto in stima al punto di lasciargli delle copie del carteggio Churchill
    Guardacaso nel giorni della "liberazione" prese un tumore fulminante e mori' nel giro di 5 mesi

 

 
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