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  1. #31
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    Predefinito Re: Politiche economiche "fasciste"

    Ma il simbolo gladio e martello non veniva utilizzato anche dal DAF?

  2. #32
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    Predefinito Re: Politiche economiche "fasciste"

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    Ma il simbolo gladio e martello non veniva utilizzato anche dal DAF?
    No.
    https://it.wikipedia.org/wiki/Fronte_tedesco_del_lavoro
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

  3. #33
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    Predefinito Re: Politiche economiche "fasciste"

    Citazione Originariamente Scritto da Kavalerists Visualizza Messaggio
    In alcune foto ho visto spesso l'aquila con spada e martello nelle zampe....

  4. #34
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    Predefinito Re: Politiche economiche "fasciste"

    Mi sembra che fosse l'effige di una moneta del Terzo Reich.

  5. #35
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    Predefinito Re: Politiche economiche "fasciste"

    Corporativismo: tra retta ragione e Dottrina Sociale della Chiesa

    Roma – di Matteo Mazzariol / Presidente Movimento Distributista Italiano – Nella mentalità comune il corporativismo è associato a due fattori principali: le gilde e corporazioni del medioevo – retaggio di un tempo oscuro che fu e che le magnifiche sorti e progressive dell’umanità ha contribuito a cancellare – e l’altrettanto male oscuro, questa volta addirittura assoluto, che è stato sconfitto con la seconda guerra, il fascismo. Tutto ciò ha contribuito e contribuisce tuttora a mettere il corporativismo nel dimenticatoio della storia, vittima di una damnatio memoriae definitiva ed inappellabile. Un’analisi più attenta, seria, competente e veritiera dei fatti e della storia ci porta però in un’altra direzione. Per prima cosa dobbiamo infatti prendere atto che le corporazioni medioevali, a partire dal Mille, furono indubitabilmente un esperimento in cui valorizzazione delle competenze, giustizia sociale, solidarietà e prosperità economica trovarono il loro posto in un amalgama in grado di garantire equilibrio, ordine e fruttuosa convivenza civile non per anni o per decenni ma per secoli, venendo poi progressivamente scardinate dall’emergere prepotente di una visione economico-sociale che mise lo sfruttamento, il profitto e la speculazione ai vertici dell’agire umano (Macchiavelli docet). In secondo luogo va chiarito una volta per tutte che

    il fascismo, ideologia peraltro nuova e rivoluzionaria,

    non fu in alcun modo il fondatore del corporativismo,

    la cui origine origine si perde nella notte dei tempi

    e va rinvenuta nell’insopprimibile natura sociale dell’uomo,

    tant'è vero che non esiste civiltà degna di questo nome

    che non abbia avuto una sua componente corporativa.

    Il pensiero sociale cattolico, avviato con Gesù Cristo, approfondito dai Padri della Chiesa, ricapitolato ed arricchito da San Tommaso d’Aquino, formalizzato inizialmente con la Rerum Novarum del 1891 e continuato con la Quadragesimo Anno del 1931, contribuì enormemente a precisare, valorizzare, diffondere e realizzare il principio corporativo. Esiste infatti una ricca e vastissima letteratura di matrice cattolica, presente in tutte le nazioni, con figure di alto spicco quali il Card. Manning e Chesterton in Inghilterra, Von Ketteler ed Heinrich Pesch in Germania, La Tour du Pin in Francia, Toniolo in Italia, solo per citare le più emergenti, le quali delinearono in maniera incontrovertibile, sulla base della retta ragione e della Dottrina Sociale della Chiesa, come

    il corporativismo fosse l’unico modello praticabile

    per incrementare il bene comune nella società.

    Il Codice di Malines, del 1936, frutto dello sforzo congiunto dei maggiori pensatori cattolici del tempo, fu solo uno delle espressioni di questa tendenza.

    Corporativismo cattolico e fascista: divergenze

    Già durante gli anni del fascismo esponenti illustri del mondo cattolico italiano avevano lucidamente colto la differenza sostanziale e l’incompatibilità di fondo tra corporativismo fascista e corporativismo cattolico, manifestatosi ad onor del vero più sul piano pratico che su quello dell’elaborazione teorica, dove invece si manifestarono punti di convergenza non secondari anche se parziali. L'inconsistenza strutturale del corporativismo fascista fu infatti quella di tentare di accomodare due principi di per sè opposti: un sano corporativismo, basato sulla massima possibile autonomia dal basso e quindi sulla più ampia possibile libertà dei corpi professionali ed intermedi, con il totalitarismo accentratore dello Stato fascista, più affine certamente al socialismo che non alla Dottrina Sociale della Chiesa. Le regole delle Corporazioni fasciste, il loro meccanismo di funzionamento, così pure come i loro vertici, furono quindi espressione non dei loro membri, aggregati secondo un principio di partecipazione e competenza, ma della macchina burocratica dello Stato fascista, svuotando così di ogni significato, funzionalità e vitalità le corporazioni stesse. Ciò che non funzionò non fu il corporativismo in sè ma il tentativo di attuarne una versione deforme e storpiata. Lo scoppio della guerra non consentì inoltre nessun possibile ulteriore sviluppo in senso autenticamente partecipativo.

    L'atteggiamento della DC

    In un importantissimo libro del 1951, intitolato “Verso il Corporativismo Democratico”, un gruppo di illustri intellettuali cattolici, tra cui il sen. Alberto Canaletti Guadenti, professore dei Pontifici Atenei Lateranensi, il prof. Saverio De Simone dell’Università di Bari, l’insigne giurista Carnelutti – riproposero con forza e convinzione il progetto di un corporativismo democratico, considerandolo l’unica possibile e razionale via per attuare un sistema davvero democratico, in alternativa alla partitocrazia, intrinsecamente incapace di valorizzare adeguatamente i corpi intermedi e distribuire le libertà reali secondo i dettami della Dottrina Sociale della Chiesa. Questo forte richiamo fu fatto ancora una volta sulla base della retta ragione e della plurisecolare insegnamento sociale cattolico ma, per ragioni che meriterebbero da sole un trattato a parte,

    fu sostanzialmente ignorato dai vertici della Democrazia Cristiana,

    che, gia nel Codice di Camaldoli del 1943,

    in netta discontinuità con il Codice di Malines del 1936,

    avevano incominciato a mettere in secondo piano, se non ad emarginare del tutto,

    il principio corporativo, pilastro fondante della Dottrina Sociale della Chiesa

    e del diritto naturale.

    Corporativismo democratico e Distributismo

    Quanto comunque il vertice del partito democristiano abbia voluto intendere la sua azione politica come una presa di distanza dai principi costitutivi della Dottrina Sociale della Chiesa e come invece un ibrido avvicinamento ad ideologie moderne e progressive come il liberalismo ed il social-comunismo è poi evidente a tutti: basti pensare allo statalismo della politica delle aziende partecipate, copiato in buona parte dal fascismo, all’abbandono di ogni rilancio dell’autonomia politica dei corpi intermedi, tipico degli Stati liberali e socialisti, alla scarsa e flebile opposizione a tutti gli attacchi portati contro la famiglia, al cedimento totale alla partitocrazia. Il Distributismo a questo proposito rappresenta un antidoto invalicabile di fronte a questa perdita di identità rispetto ai valori del cattolicesimo sociale, indicando nel liberalismo capitalista e nello statalismo social-comunista due facce di una stessa medaglia, la tendenza cioè a mantenere capitale e lavoro separati ed a distruggere ogni spazio politico reale, e quindi ogni spazio di libertà vera, che si ponga tra l’individuo e lo Stato e che non sia basato, come i partiti, su meri fattori divisivi ideologici. Per questo il distributismo ha proposto e continua a proporre, in perfetta sintonia con la plurisecolare Dottrina Sociale della Chiesa, il corporativismo democratico come uno dei fondamentali principi guida che deve indirizzare l’azione politica di tutti coloro che si ispirano al bene comune.

    Cittadini al centro della vita socio-economica

    Ciò che quindi è estremamente urgente oggi è fare un’opera di bonifica culturale che spieghi a tutti gli uomini di buona volontà, cattolici e no, che se vogliano uscire dalla palude della falsa democrazia partitica e partitocratica e ridare, come è giusto che sia, poteri concreti alla gente, se vogliamo cioè instaurare un democrazia vera e partecipata, basata sulle competenza e la responsabilità, e non continuare ad accettare la sua parodia, abbiamo solo una strada: riprendere i principi del corporativismo democratico e trovare le forme concrete attraverso cui esso si possa incarnare nel vivo del nostro tessuto sociale. Ciò non vuol dire creare qualcosa di astratto che non esiste ma semplicemente dare corpo, forma, dignità e consapevolezza politica ha ciò che già esiste, cioè ai milioni di lavoratori e cittadini italiani che ogni giorno cercano di dare il meglio di sè attraverso il loro lavoro, producendo beni e servizi che rappresentano la vera ricchezza della nazione.

    Si tratta in sintesi di passare dal cittadino atomo, isolato ed impotente

    al cittadino responsabile e libero di poter decidere

    tutte le importanti questioni concrete che riguardano la propria vita socio-lavorativa:

    si tratta cioè di realizzare sul serio quegli ideali di equità e giustizia sociale

    che sono alla base della Dottrina Sociale della Chiesa,

    di passare da una libertà fittizia ed ipocrita ad una libertà vera.

    In tutto ciò il ruolo dello Stato dovrebbe limitarsi a quello di vigilare sul rispetto del bene comune, creare i contenitori legislativi ed istituzionali in grado di valorizzare al massimo l’autonomia delle gilde o corporazioni di arti e mestieri e dare loro una voce politica. Il primo passo sarebbe quello ovviamente di istituire le corporazioni di arti e mestieri secondo un ordinamento democratico, fissandone le modalità di rappresentanza politica a livello comunale, regionale e nazionale. Nel dopo guerra per esempio era stata abbozzata una proposta di trasformare il Senato in una camera delle corporazioni. Invitiamo quindi tutti coloro che condividano tale visione o vogliano approfondirla ad unirsi al Movimento Distributista Italiano, per dare il loro contributo concreto e fattivo ad un’Italia migliore, basata sul realismo del senso comune e della ragionevolezza e non sulle utopie delle ideologie morte e sepolte dalla storia.


    Matteo Mazzariol (Copyright © 2018 Qui Europa)

    Presidente Movimento Distributista Italiano

    Per informazioni ed adesioni distributismomovimento.blogspot.com


    https://www.quieuropa.it/corporativi...-della-chiesa/

  6. #36
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    Predefinito Re: Politiche economiche "fasciste"

    .

  7. #37
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    Predefinito La politica economica tedesca



    https://proscritti.blogspot.com/2016...a-tedesca.html


    di Wilhelm Bauer

    traduzione di F. R.


    L’articolo che segue si basa su una conferenza che tenni all’Amerika-Institut, a Berlino, l’11 agosto 1939, davanti ad un gruppo di docenti statunitensi guidati dal professor Bruner del Teachers College della Columbia University di New York. Esso fornisce un breve schema sistematico delle varie misure messe in atto dal Governo tedesco nel corso di questi ultimi anni allo scopo di regolare la produzione e il consumo in conformità con gli scopi della politica economica tedesca. Per maggiori e più dettagliate informazioni rimando i lettori dell’articolo alle pubblicazioni 3 dell’Institut für Konjunkturforschung 4 (Berlin-Charlottenburg 2, Fasamenstr. 6).




    Stato e economia

    La base di tutti gli interventi governativi in campo economico, in Germania, deve essere ricercata nella concezione Nazionalsocialista del rapporto fra economia e Stato. In conformità a questo concetto l’economia è subordinata allo Stato. In passato si riteneva che il destino dello Stato e della Nazione fossero riposti nell’economia, perciò si diceva che l’economia aveva così tanto rilievo e potere da controllare lo Stato e deciderne la politica. Nello Stato Nazionalsocialista la relazione fra economia e Stato è l’esatto contrario. Oggi è lo Stato e la sua politica a controllare o governare l’economia. Debbo sottolineare che nella visione Nazionalsocialista lo Stato non contiene, in se, alcun valore assoluto, come, ad esempio, nel caso della monarchia assoluta. Il valore supremo è la Nazione che in tedesco definiamo Volksgemeinschaft, cioè la comunità del popolo. Lo Stato è soltanto la forma organizzativa e la manifestazione della volontà del popolo. Ciò significa che lo Stato non si occupa delle condizioni economiche sempre che queste non entrino in conflitto col benessere della Nazione. Il principio dell’iniziativa privata è stato mantenuto. Tuttavia, dove appare necessario mettere l’economia al passo col benessere della Nazione, lo Stato non esiterà ad intervenire e dirigerla entro i binari 6 desiderati. Contrariamente a quanto si ritiene di solito, in Germania, non abbiamo una economia pianificata, piuttosto una economia guidata 7, se posso usare questa espressione.

    Gli scopi

    Gli scopi dell’attuale regolazione della produzione possono essere riassunti con poche parole. Prima di tutto, garantire i rifornimenti di materie prime per l’industria. Tutte le misure a questo scopo sono contenute nel Vierjahresplan 8 il cui obiettivo è quello di rendere la Germania più indipendente possibile dalle importazioni, aumentando la produzione nazionale. In secondo luogo, un incremento della produzione agricola interna allo scopo di ottenere, nei limiti del possibile, l’autosufficienza in campo alimentare. La Germania possiede soltanto poche materie prime ed ha sempre dovuto affrontare la necessità di importare la maggior parte di quelle di cui aveva esigenza. Ma, vi rendete ben conto che le importazioni possono essere pagate soltanto con gli incassi delle esportazioni o altre partite attive della bilancia commerciale 9 come i trasporti marittimi, le assicurazioni, o i ricavi di investimenti di capitale all’estero. Come risultato della guerra, la Germania non è più creditrice bensì debitrice. In altre parole, essa era oppressa da un indebitamento enorme e non aveva a propria disposizione grosse entrate da investimenti esteri, mentre le altre rendite dall’estero sono oggi minori di quanto fossero prima della guerra. Dunque la Germania deve limitare le proprie importazioni riducendole allo stesso livello delle proprie esportazioni, con la conseguenza che le importazioni tedesche di materie prime e di generi alimentari sono dipendenti dalla quantità di merci che gli altri paesi sono disposti o capaci di accettare da noi come forma di pagamento. 10

    Regolazione diretta e indiretta della produzione

    Il Governo Tedesco non segue alcuna teoria prefissata nello stabilire i metodi per mezzo dei quali compiere interventi nel campo della produzione. Questo è uno dei tratti più caratteristici della politica economica Nazionalsocialista. Nella lotta contro la disoccupazione, il Governo non ha privilegiato alcuna teoria, come quella dei lavori pubblici controllati o quella dell’incentivazione dell’iniziativa privata, ma le ha seguite ambedue equamente scegliendo quella che appariva migliore sul momento. Lo stesso dicasi per la regolamentazione della produzione. Le varie misure possono essere classificate in:
    indirette
    dirette.
    Lo Stato intraprende misure indirette quando non interviene sulla produzione stessa e sull’investimento di capitali bensì sulle condizioni che li regolano. Esistono quattro gruppi specifici di misure indirette:
    Regolazione delle tasse, e in particolare la loro riduzione. Per esempio, per rianimare la produzione automobilistica, che era precipitata ad un livello infimo, e quindi per stimolare la motorizzazione tedesca, che era assai in ritardo rispetto a quella di altri paesi, il Governo all’inizio del 1933 ha abolito la tassa su tutte le nuove auto per trasporto passeggeri, provvedimento esteso più tardi a tutti i veicoli in genere. Ciò ha reso i veicoli molto più a buon mercato e, di conseguenza, ne ha incrementato le vendite. Negli ultimi cinque anni, questi provvedimenti insieme alla fase ascendente dell’economia hanno portato un notevole incremento nelle vendite di automobili e ad un grosso miglioramento della motorizzazione tedesca. Nel 1932, solo il 19 per mille dei cittadini tedeschi possedeva un’auto contro il 41 per mille della Francia ed il 37 della Gran Bretagna; oggi, però, la cifra è giunta al 35 per mille in Germania, rispetto al 51 circa di Francia e Gran Bretagna. Un esempio ulteriore di regolazione della produzione per mezzo della riduzione delle tasse è stata l’esenzione a breve termine 11 dall’imposta sul reddito per i beni di produzione 12. A partire dal 1933 si è potuto dedurre il valore di questi beni dall’imponibile fiscale delle persone fisiche e dai profitti imponibili delle imprese. Questo provvedimento ha incentivato l’acquisto di tali beni ed è stato un mezzo per aumentare la mediocre attività dell’industria dei beni di produzione. L’elasticità della politica economica Nazionalsocialista è evidenziata dal fatto che questo provvedimento è stato abrogato non appena quest’industria ha raggiunto il pieno impiego.
    Il secondo mezzo di controllo indiretto della produzione è la politica dei prezzi. Essa può avvenire in due modi: con la riduzione dei costi e con l’aumento o la garanzia dei prezzi di vendita. Questi metodi sono stati impiegati soprattutto in campo agricolo, dove la produzione reagisce rapidamente ai cambiamenti di prezzo. Un esempio di questa riduzione lo vediamo nei prezzi dei fertilizzanti chimici, delle macchine e degli utensili agricoli. D’altra parte, con una riduzione proporzionale dei prezzi agricoli è stato possibile incrementare in modo considerevole la superficie coltivata ad orzo in inverno, la produzione di fibre vegetali e di olio13, ed il numero delle pecore.
    Strettamente connessa a questa politica dei prezzi vi è quella delle tariffe doganali 14, il cui utilizzo si rende necessario quando i prodotti nazionali devono competere con quelli stranieri. Ciò è particolarmente rilevante nel caso dei prodotti agricoli, i prezzi dei quali sono di gran lunga più bassi sul mercato mondiale che non in Germania. Sono state costituite speciali commissioni allo scopo di compensare queste differenze di prezzi, che hanno anche pienipoteri per regolare le importazioni.
    L’ultimo mezzo di regolazione indiretta della produzione è il divieto di effettuare nuove emissioni di capitale privato sul mercato. 15 Da quando le nuove emissioni sono consentite solo per scopi speciali, tutti quei settori del commercio e dell’industria che erano isolati dal mercato, di conseguenza hanno visto limitate le proprie possibilità di investimento di capitale. E quindi possono soltanto ampliare i propri impianti, migliorare i propri macchinari, eccetera, fino al punto consentito loro dai propri fondi. Così, nel 1933 è stato costituito uno speciale consiglio sotto il controllo della Reichsbank, al quale deve essere fatta richiesta prima di lanciare nuove emissioni azionarie. Il permesso viene accordato esclusivamente per l’emissione di azioni con collocamento privato 16 a quelle aziende che perseguono i fini del Piano Quadriennale, per le quali, inoltre, non esistano altre possibilità di finanziare la loro attività.


    Politica di investimento di capitale

    Nel gran numero di metodi di influenzare direttamente la produzione, devo ricordare prima di
    tutto le direttive del Governo che prevalgono in alcuni settori economici. A parte ciò una buona quantità di regolazione diretta della produzione da parte del Governo avviene attraverso la regolamentazione dell’attività d’investimento del capitale. Così la regolazione di questa attività significa veramente una direzione pianificata degli investimenti di capitale. Ciò si è dimostrato particolarmente necessario quando sono iniziati i lavori previsti dal Piano Quadriennale. In un certo senso gli investimenti di capitale furono bilanciati secondo l’urgenza. I più importanti: Piano Quadriennale, riarmo ed esportazioni. A questo proposito sono state introdotte un certo numero di misure, che possono essere classificate nella maniera seguente: - vi sono divieti d’investimento di capitali, il cui scopo è quello di impedire l’ampliamento degli impianti a quelle industrie la cui capacità produttiva è sufficiente a coprire la domanda. Ciò impedisce di dare inutilmente fondo a capitali limitati e materie prime disponibili, ed evita la sovrapproduzione ed i conseguenti turbamenti del mercato. Abbiamo imposto divieti in tal senso, per esempio, nell’industria cartaria, in quella del vetro, in parte di quella tessile e in parte di quella chimica. In secondo luogo la regolazione degli investimenti e della produzione attraverso garanzie del Governo sui ricavi e sulle vendite. Ho già sottolineato che il Nazionalsocialismo segue il principio dell’iniziativa privata. Tuttavia ciò non impedisce allo Stato, quando ciò appare necessario, di sollevare l’iniziativa privata da certi rischi che corre quando intraprende determinate iniziative. Le garanzie statali sui ricavi e sulle vendite sono particolarmente importanti nella produzione delle fibre di base, dell’olio lubrificante e della gomma sintetica. In Germania, le aziende impegnate in questi tipi di produzione sono private; tuttavia i loro ricavi sono stati garantiti fino a un certo livello dallo Stato, dal momento che questi prodotti sono di grande importanza per la politica economica dello Stato stesso. In alcuni settori lo Stato stesso è entrato nella produzione, ed a tale scopo ha compiuto investimenti di capitali. Il principio secondo cui gli affari debbano essere lasciati, per quanto possibile, all’iniziativa privata non significa che lo Stato non possa impegnarsi nelle attività economiche in certi campi della produzione ed a precise condizioni. Nel caso, ad esempio, del settore dell’estrazione del minerale di ferro. A seguito delle perdite di territori nella Grande Guerra, la produzione nazionale poteva coprire solo una piccola parte delle necessità di minerale di ferro del paese. Con la prospettiva di costi fissi e dei prezzi prevalenti e secondo i soliti metodi di sfruttamento, l’estrazione poteva essere realizzata con profitto solamente in una parte dei depositi tedeschi di minerale grezzo. Ma la dipendenza dalle importazioni in un settore così rilevante doveva essere eliminata. Però le condizioni e i problemi in questo tipo di produzione erano così peculiari e così ampi che lo Stato, correttamente, ha assunto l’iniziativa dell’estrazione in prima persona. Il Governo ha creato un’azienda, la Hermann Goering Reichswerke, 18 la cui attività è quella dello sfruttamento delle miniere a basso contenuto di minerale di ferro che in Germania abbondano. 19

    Sovvenzioni

    Uno dei metodi più vecchi e meglio conosciuti di intervento statale sia qui che all’estero è quello di garantire delle sovvenzioni da parte dello Stato. Fuori dalla Germania, specialmente negli Stati Uniti, le sovvenzioni sono ben note, soprattutto nei trasporti marittimi. Anche qui l’impresa privata non è nella posizione di gestire questo settore economico nel modo che lo Stato considera desiderabile. La stessa cosa accade in Germania in alcuni campi della produzione. Per esempio, certi progetti edilizi, come la costruzione delle abitazioni per gli operai agricoli o gli insediamenti per gli operai dell’industria, sono realizzati entrambi direttamente con l’aiuto dei contributi dello Stato, o indirettamente con l’aiuto di prestiti garantiti dallo Stato a condizioni estremamente favorevoli. Inoltre, la produzione di metalli non ferrosi è stata sostenuta dalle sovvenzioni statali per molti anni.

    Regolamentazione del consumo delle materie prime

    Il terzo gruppo di misure governative per la regolamentazione della produzione riguarda il consumo delle materie prime. La quasi totalità dell’industria tedesca è soggetta al sistema di quote controllate di materie prime. L’essenza della fissazione delle quote risiede nel controllo delle importazioni, che venne introdotto nel 1934 come parte del Nuovo Piano per il commercio estero tedesco 21. Il controllo viene svolto da 27 commissioni di verifica, ognuna delle quali ha competenza per un settore dell’industria. Le fabbriche che usano materie prime importate sono autorizzate ad acquistarne all’estero solo una certa quantità. Normalmente, la base delle quote fissate è il consumo dei materiali per un certo mese. Ma si tiene conto anche dell’importanza degli ordinativi che la società deve soddisfare, concedendo una considerazione speciale per gli quelli esteri. A parte questo sistema di regolamentazione delle importazioni, esistono un certo numero di decreti che trattano dell’uso delle materie prime. Per esempio, come risultato della scarsità di lana e cotone, uno di questi decreti stabilisce che tutti i tessuti in lana e cotone fabbricati in Germania per il mercato nazionale devono contenere una certa percentuale di fibra artificiale. Certi prodotti, come i pomelli delle porte, non possono più essere d’ottone. Nell’edilizia residenziale privata può essere utilizzata solo una specifica quantità di ferro. Questo sistema di regolamentazione è stato elaborato con cura e la sua applicazione consente eccezioni. 22 In molti casi le materie prime di tipo classico devono essere sostituite con le nuove materie prime sintetiche che possono essere prodotte in Germania e quindi non necessitano di alcuna importazione. Ma l’uso di questi materiali sintetici non significa una abbassamento della qualità del prodotto finito. Al contrario, la carenza di materia prima conduce a nuove invenzioni e miglioramenti ed è origine, come nel caso del buna (gomma sintetica), a progressi tecnici che altrimenti non avrebbero avuto luogo. 23

    Regole sulla fornitura di manodopera

    Quando, nel corso degli anni precedenti, in Germania è scomparsa la disoccupazione ed è addirittura iniziata una nuova carenza di manodopera, fu impossibile per il Governo rimanere passivamente a guardare, poiché altrimenti vi sarebbe stato il pericolo che alcuni settori industriali fossero costretti a limitare la produzione. Così il Governo dovette regolamentare le riserve di manodopera e la loro distribuzione fra i vari settori. In Germania, oggi, le riserve di manodopera vengono assicurate dall’impiego supplementare di lavoratrici dopo il pensionamento, e dall’impiego di lavoratori autonomi superflui come salariati nell’industria. Ma queste riserve sono relativamente modeste tanto che si presenta il problema di aumentare il rendimento effettivo della manodopera. Ma il problema non è semplicemente quello di impiegare un maggior numero di persone, bensì impiegare le persone in quelle industrie dove sono più necessarie. Così è stato necessario preoccuparsi che in certe industrie non vi fosse diminuzione delle riserve di manodopera. Recentemente è stata approvata una legge che sottopone ogni cambiamento di occupazione da parte del lavoratore dipendente all’autorizzazione dell’ufficio del lavoro. Questa legge riguarda i seguenti settori produttivi: agricoltura, silvicoltura, industria mineraria (con l’esclusione di quella del carbone), industria chimica, costruzioni, industria dei materiali da costruzione, e industria del ferro e metalli. Con essa il Governo tedesco auspica che in questi settori così rilevanti le necessità particolarmente pressanti dello Stato verranno soddisfatte.

    Aumento della produzione

    Se state per chiedermi quali risultati sono stati raggiunti nel campo della regolamentazione della produzione, non posso fare altro che fornirvi alcune cifre che vi mostreranno la portata dell’incremento della produzione in Germania. Oggi la produzione industriale totale in Germania 24 è aumentata del 144% rispetto al 1932. Anche i risultati del 1929, anno di picco massimo della produzione, furono superati già nel 1936, mentre oggi vengono prodotti circa il 30% in più dei beni industriali del 1929. La produzione di beni capitali 25 è cresciuta molto di più di quella dei beni di consumo, tanto che oggi è di quattro volte quella del 1932 e più di una volta e mezzo di quella del 1929. I progressi nel settore della produzione delle materie prime nazionali è stata addirittura maggiore. La produzione di materiale ferroso è cresciuta da una media di 843.000 tonnellate per i primi tre mesi del 1938 ad 1.226.000 tonnellate per i primi tre mesi del ’39. Si tratta di un incremento del 45%. Inoltre vi è stato un notevole progresso anche nella produzione nazionale di petrolio. Nel 1938 la produzione di fibre sintetiche ha raggiunto le 155.000 tonnellate, contro le 5.400 del 1933 e le 102.000 del 1937.




    Politica dei consumi

    Anche un certo numero di misure per la regolamentazione della produzione influenzano il consumo, tutte quelle che toccano la produzione dei beni di consumo. Per esempio, quando, nell’interesse di una fornitura sufficiente di pane, viene disposto che tutto il pane prodotto debba contenere una certa quantità di farina di mais, questo tocca individualmente tutti i consumatori. (Aggiungo, incidentalmente, che questa particolare misura, in vista di un buon raccolto, è stata abolita il 1° ottobre del ’38). Altrettanto dicasi per i cambiamenti nel campotessile e in altri settori dove stanno guadagnando posizioni i nuovi materiali sintetici. L’idea della “regolazione dei consumi” è, senza dubbio, qualcosa di totalmente nuovo per voi. Nei libri di testo e nei manuali di economia non esiste nulla su tale argomento. Naturalmente, il fatto che –contrariamente all’opinione comune- l’uomo non possa consumare tutto ciò che desidera è vecchia quanto la terra. Ed anche oggi, nei moderni sistemi economici, l’individuo è soggetto a molte restrizioni in fatto di consumi. Nel Medio Evo esistevano condizioni rigide sugli abiti usati dalle varie classi. I paesi mercantili, vale a dire i paesi del 17° e 18° secolo, limitarono i consumi per ragioni economiche, soprattutto per stimolare l’industria nazionale e abbattere le importazioni. E se tenete conto della nostra stessa posizione non troverete alcuna restrizione, o soltanto poche, come effetto dell’azione dello Stato (ricorderete naturalmente i giorni del Proibizionismo! 26), ma molto più probabilmente troverete grandi limitazioni dei consumi dovute alla clientela, alla moda, alle abitudini, all’appartenenza sociale 27 e, ultimo ma non meno importante, alla produzione industriale. Probabilmente vi risulterebbe assai difficile acquistare uno dei tanti tipi di cappello di paglia, da sei ad otto, che potete trovare in quasi tutti i negozi, in particolare uno che fosse particolarmente leggero e comodo o fatto su misura. Questi oggetti non vengono fabbricati da nessuna parte, e sarebbe anche molto difficile trovare qualcuno che possa realizzarvene uno su vostro disegno. La produzione industriale di cappelli, che logicamente è basata sull’uso di macchine, non può certamente produrli. Proseguendo sull’argomento dei cappelli, per voi sarebbe impossibile passeggiare in America con in testa un capello di feltro di foggia bizzarra 28 al posto del solito cappello, senza essere derisi, in quanto ciò sarebbe contrario alle usanze ed ai costumi americani. E alla fine il fatto che ogni famiglia debba spendere una certa parte del proprio reddito per il cibo, somma che è inversamente proporzionale al reddito, è certamente una restrizione ben maggiore alla libertà dei consumi che pesa in modo assai più elevato sull’individuo. Come potete notare, la completa libertà nei consumi è una questione piuttosto dubbia. Una volta che vi siete resi conto di questo, non vi apparirà più tanto assurdo che io parli di regolamentazione governativa dei consumi. Negli stati autoritari, la direzione del consumo fa parte del diritto totalitario dello Stato, che subordina l’individuo alle più alte necessità della Nazione. L’obiettivo della politica tedesca del consumo è di incrementare i consumi stessi e così innalzare il livello di vita dell’intera Nazione –specialmente quello della classe lavoratrice-, di adattare i consumi alla produzione e di regolarli secondo i criteri Nazionalsocialisti. Le mire della regolamentazione dei consumi sono in parte di natura politica ed in parte determinate dalla situazione economica. E’ assai più difficile regolare i consumi che qualunque altro soggetto economico. Perché ogni misura relativa ad essi tocca grandi masse, l’intera popolazione. Un decreto relativo all’industria della produzione di minerale di ferro riguarda soltanto poche centinaia di aziende. Però una richiesta al consumatore tocca 19 o 20 milioni di famiglie con 75 milioni di persone. Questo fatto da solo rende necessari metodi speciali per regolamentare i consumi. Ho accennato a questi metodi parlandovi della fornitura del pane e della produzione tessile. Di natura analoga sono alcune limitazioni imposte al commercio, per cui viene consentito l’acquisto solo di quantità prefissate di prodotto per ciascun consumatore, come accade, per esempio, nel caso di grasso nei mesi nei quali vi è carenza di questo genere. Il mezzo più importante per regolare i consumi è la pubblicità. Naturalmente, questo metodo non garantisce un successo sicuro come i provvedimenti di legge. Ma ha il grande vantaggio di dare al consumatore la sensazione di fare qualcosa di sua spontanea volontà e che l’unica pressione esercitata su di lui è quella della propria coscienza.

    Alimentazione


    La Germania è nella posizione sfortunata da avere un limite di produzione o d’importazione per quei generi alimentari il cui consumo aumenta con l’incrementare del reddito, come i grassi, il burro, le uova, eccetera. Così l’obiettivo è stato quello di portare il consumatore ad utilizzare il più possibile quei generi alimentari che in Germania abbondano e fare un uso minore di quelli di cui non vi è scarsità o che devono essere importati. Allo stesso tempo, abbiamo avuto la possibilità di guidare l’alimentazione nel modo migliore dal punta di vista della salute. Per esempio è stato fatto tutto il possibile per persuadere il popolo che per gran parte della popolazione, per esempio per coloro che non compiono lavori manuali pesanti, una dieta troppo ricca di grassi non è particolarmente salubre. Per gli stessi motivi, un grande successo è stato ottenuto nell’aumentare il consumo di pesce. Oggi in Germania si consumano 26,9 libbre di pesce pro capite annue, contro le 18,7 di cinque anni fa. 29 Un riassunto complessivo nel campo della regolazione dei consumi potete trovarla nella lista degli alimenti che ha realizzato l’Institut für Konjunkturforschung. L’Istituto ha classificato i generi alimentari in tre gruppi, quelli il cui consumo deve essere incrementato, quelli con un livello di consumo da mantenere invariato e quelli il cui consumo deve essere limitato. I generi alimentari interessati sono i seguenti:
    - consumi da incrementare: patate, zucchero, marmellata, latte scremato, formaggio di siero, orzo, farina d’avena, sagù 30, miele artificiale, latticello 31, formaggio d’Harz, formaggio di Limburgo, verdure e ortaggi prodotti in Germania, pesce, carne di montone, conigli.
    - consumi da mantenere: pane, pasta, farina, frutta, lenticchie, carne di maiale, uova, latte, carne di cervo, riso, piselli, frutta secca, pollame, cacao, fagioli, miele.
    - consumi da limitare: manzo, vitello, burro, lardo, pancetta, margarina, oli da cucina, grassi, grano saraceno, miglio, verdure d’importazione, formaggio ad alto contenuto di grassi.
    In Germania non abbiamo ogni anno provviste regolari di tutti i generi alimentari, come accade in America. Così l’Istituto ha stilato una lista di quegli alimenti che devono essere spinti in modo particolare in certi mesi dell’anno. Come esempio vi citerò due mesi:
    a gennaio: carne di maiale, oche, pesce, cavolo, ravanelli, conserve di frutta e di verdura;
    a settembre: carne di montone, pollame, funghi, sottaceti, pomodori, fagioli, insalata, spinaci, susine, piselli e mele.
    Comunque, desidero sottolineare che questi non sono i soli prodotti che possono essere consumati, ma il pubblico deve essere educato ad adattare la propria dieta allo scopo di conformarla alle oscillazioni delle riserve di certi alimenti. La pubblicità a questo scopo non viene condotta dall’Institut für Konjunkturforschung o direttamente dal Governo ma da enti statali quali la Reichsnährstand o da compagnie private. 32 Un’altra misura che mira allo stesso scopo è la Campagna contro lo Spreco. L’obiettivo di quest’ultima è chiaramente indicato dalla sua stessa denominazione.





    Altri settori del consumo

    I problemi della regolamentazione dei consumi in altri campi sono notevoli quanto quelli del settore alimentare. E’ ben noto che la Germania deve importare la maggior parte delle materie prime necessarie per la manifattura dei tessuti, delle scarpe, eccetera. Come conseguenza del considerevole incremento del reddito nel corso degli ultimi cinque anni, la domanda di questi prodotti è molto aumentata. Ciò ha fatto crescere il rischio che i consumi eccedano le capacità produttive nazionali. Poiché è impossibile limitare forzosamente il consumatore in questo campo, l’obiettivo è stato, più che altro per mezzo della pubblicità, di dirigere il consumo nelle direzioni in cui praticamente le possibilità sono quasi illimitate. Perciò il consumo è stato guidato verso tutti quei servizi, come i viaggi, il teatro, lo sport, il cinema, eccetera. L’introduzione di auto popolari di basso costo è stata una ulteriore guida al consumo verso un bene che può essere prodotto in quantità sufficiente a soddisfare la domanda. Ovviamente la pubblicità da sola non è sufficiente. Poiché è proprio in quei settori nei quali il consumatore si sente libero, che è più difficile portarlo ad usare il proprio danaro per acquistare ciò che si desidera che egli compri. Quindi la pubblicità è stata efficacemente sostenuta da riduzioni di prezzo di tutti i generi. Ed anche qui l’auto popolare a basso costo è l’esempio migliore. Essa costa circa 1.000 RM ed è molto meno cara di qualsiasi altra automobile. Inoltre, gli apparecchi radio popolari a basso costo hanno incrementato le vendite anche in questo settore. Vengono continuamente migliorati e ne viene ridotto il prezzo. La Reichsbahn, le Ferrovie dello Stato, hanno introdotto tariffe ridotte per i viaggi verso qualsiasi grande mostra o esposizione, come quella dell’automobile, quella della radio, gli avvenimenti sportivi, eccetera, cosicché molta più gente può approfittare di queste occasioni.

    Consumo organizzato


    Il Koloss von Prora, sull’isola di Rügen

    Un campo particolare della regolamentazione dei consumi è l’organizzazione di questi svolta da grandi organizzazioni politiche, specialmente dal Deutsche Arbeitfront. 33 Qui gli scopi politici e sociali corrispondono a quelli economici. Viene fatto di tutto per persuadere il lavoratore a spendere il proprio reddito quanto più possibile per quelle cose che rappresentano un miglioramento sostanziale del suo livello di vita e il meno possibile per ciò che può creare un peso per il saldo valutario tedesco con l’estero. Attraverso l’organizzazione è possibile effettuare riduzioni dei prezzi, e queste riduzioni rendono accessibili al lavoratore le cose che in precedenza si potevano permettere solo le classi più agiate. L’elemento principale nel campo del consumo organizzato è la Kraft durch Freude, la Forza attraverso la Gioia 34. Di seguito alcune cifre ed esempi per mostrare ciò che è stato realizzato. Fino al 1937, 9 milioni di cittadini tedeschi hanno fatto viaggi ed escursioni. Quelli che seguono sono esempi tratti a caso da una lista di 350 viaggi da Berlino preparati per il periodo da maggio a settembre del 1938:
    - un viaggio di due settimane in Alta Baviera costa da 50 a 60 RM, mentre una vacanza di otto giorni sulle coste del Baltico costa solo 31 RM e un viaggio di 16 giorni in Prussica orientale solto 41 RM. Queste tariffe comprendono tutto: biglietto ferroviario, vitto e alloggio, escursioni, eccetera. Nell’ultima stagione teatrale, quella 1937/38, la KdF ha organizzato 7.000 spettacoli teatrali. Solo per i lavoratori delle autostrade sono stati organizzati altri 7.000 fra concerti e spettacoli. Negli ultimi quattro anni 34 milioni di persone hanno partecipato alle serate di cultura e spettacolo promosse dall’organizzazione Feierabend, il cui nome potremmo tradurre con Una serata di festa. Sette milioni di persone hanno preso parte a manifestazioni sportive, di ginnastica, a partite, eccetera. Sull’isola di Rügen 35 stiamo costruendo una grande stazione balneare, che offrirà opportunità di svago e riposo a 20.000 persone.


    Vista panoramica di uno dei blocchi del Prora







    Crociere portano i lavoratori tedeschi in Portogallo, a Madeira, in Norvegia e in Italia. Alla fine del 1937, oltre 180.000 avevano compiuto questi viaggi. Recentemente il DAF ha varato le proprie navi, la Wilhelm Gustloff e la Robert Ley, 36 che sono state realizzate ed equipaggiate proprio per questi viaggi per mare. Abbiamo pianificato la costruzione di circa 20 piroscafi a questo scopo. Le comodità e le condizioni di vita a bordo di queste navi non sono diverse da quelle delle grandi navi di linea, infatti proprio come sui grandi piroscafi di lusso, così sulla Wilhelm Gustloff e sulla Robert Ley avete a disposizione il bagno quotidiano in acqua fresca, acqua corrente calda e fredda in ogni cabina, bevande fresche, potete nuotare in una grande piscina, praticare dello sport in palestra, godervi giochi da tavolo, e la sera ballare o assistere a uno spettacolo. Le escursioni a terra non sono differenti da quelle organizzate dal Lloyd tedesco o dalla linea di navigazione Hamburg-America. Ma l’intero costo delle tre settimane di vacanze è di 158,37 RM, compreso il viaggio in treno da Berlino a Genova e quello da Amburgo a Berlino. La normativa prevede che solo i lavoratori che guadagnano meno di 300 RM al mese possano partecipare a queste crociere; comunque, la maggior parte dei partecipanti guadagna meno di 200 RM mensili. Tutte queste possibilità di consumo organizzato, che ogni anno coinvolgono più persone, portano al fatto che il livello di vita in Germania non può essere accertato coi metodi usuali, e porta anche al fatto, consentitemi di dirlo concludendo, che il livello di vita tedesca non può essere paragonato statisticamente con quello degli altri paesi. Perciò, quando leggete qualsiasi statistica sullo standard di vita tedesco, voi stessi avrete l’impressione, dopo aver appreso dei viaggi, degli svaghi, eccetera, che quelle cifre non forniscono un quadro corretto, poiché sul livello di vita in Germania incidono un buon numero di cose che le statistiche non possono indicare.


    La Robert Ley, nave da crociera per i lavoratori della KdF


    Le note e le foto sono a cura del Traduttore.
    1 Il titolo originale è: 1939 GERMAN ECONOMIC POLICY (under Hitler).
    2 Wilhelm Bauer era austriaco e collaboratore di Arthur Seyss-Inquart.
    3 L’autore si riferisce ai Wochenbericht des Instituts fur Konjunkturforschung, Relazioni settimanali pubblicate dall’Istituto.
    4 Istituto per la Ricerca sulla Congiuntura Economica.
    5 La versione inglese riporta “business” che significa affari, ma anche “azienda”, “lavoro”, “professione” e comunque “occupazione, professione o commercio regolare”. Per questo motivo si è preferito tradurre con “economia”.
    6 Letteralmente: “canali”.
    7 O “economia controllata”. Si tratta di un’economia in cui l’iniziativa privata, come sostiene Bauer, non è soppressa, ma può muoversi soltanto entro limiti tracciati da un programma statale o sotto il controllo dello Stato su questioni fondamentali come il credito, la produzione, gli scambi con l’estero, eccetera.
    8 il Piano Quadriennale (VierJahresPlan), alla cui guida venne posto, il 18 ottobre 1936, Hermann Goering (12 gennaio 1893-15 ottobre 1946) con poteri straordinari sia sul settore pubblico che su quello privato, aveva come obiettivi il raggiungimento della totale indipendenza economica e la protezione dell’agricoltura nazionale. Furono costruite raffinerie, impianti chimici, fabbriche per lo sviluppo di materiali sintetici, eccetera. La Reichsbank concesse prestiti straordinari e crediti massicci alle industrie ed a singoli cittadini per investimenti produttivi. Un parte importante del Piano fu dedicata ai lavori pubblici, affidati a Fritz Todt (4 settembre 1891-8 febbraio 1942), per la motorizzazione e lo sviluppo autostradale. L’Amt Des VierJahresPlan (Ufficio del Piano Quadriennale) oltre al Beauftragter fuer den Vierjahresplan (Delegato per il Piano quadriennale), Hermann Goering, comprendeva il Segretario di Stato Paul Koerner come Vice Presidente e, come Plenipotenziari Generali (Generalbevollmaechtigte) Albert Speer, Carl Krauch, Franz Neuhausen e Fritz Sauckel.
    9 Anche “bilancia dei pagamenti”.
    10 La cosa può apparire banale ma funzionò. In pratica la Germania riuscì a pagare gran parte delle importazionidi materie prime, se non quasi tutte, esclusivamente coi prodotti finiti. Una moderna forma di baratto.
    11 Solitamente in economia per “breve termine” s’intende un periodo inferiore ai 18 mesi.
    12 Per beni di produzione s’intendono macchinari, impianti, eccetera che vengono utilizzati per la realizzazione dei prodotti finiti. Il loro contrario sono i beni di consumo.
    13 Letteralmente “frutti [quindi piante] da olio”.
    14 Dazi.
    15 Ovvero di emettere azioni da parte delle società private.
    16 Il collocamento privato prevede il completo assorbimento di una emissione da parte di un sindacato di collocamento titoli o altro intermediario finanziario, che successivamente introdurrà i titoli presso il pubblico in maniera graduale, anche attraverso la borsa valori.
    17 L’investimento in beni capitali (cioè i beni strumentali, indiretti, eccetto la terra) da parte di un governo o d’una impresa.
    19 Il principio, anche in questo caso, era quello più volte ribadito del Gemeinnutz vor Eigennutz, ovvero che l’Interesse comune viene prima dell’interesse privato.
    20 La sovvenzione statale, nel III Reich, veniva intesa nel suo significato economico letterale, ovvero come quella somma di danaro versata dallo Stato per assistere il finanziamento di un’impresa che, pur se antieconomico dal punto di vista dei profitti, è ritenuti essenziale per il benessere dei cittadini.
    21 Deutscher Aussenhandel.
    22 Letteralmente: “non è strettamente burocratica”.
    23 Nel 1933 il dottor Walter Bock e Eduard Tschunkur realizzarono una gomma sintetica, chiamata Buna-S, che risultò degna sostituta della gomma naturale, avendo la stessa resistenza e durata, anche se vulcanizzava con qualche problema. Nel 1934 Eduard Tschunkur e Erich Konrad ottennero una gomma, la Buna-N o Perbunan, che oltre alle qualità della Buna-S, in più era resistente a solventi ed olii. Vi erano riusciti: grazie ai chimici tedeschi, la Germania non doveva più importare gomma: Buna S per le produzioni normali di scarpe, vestiti, elastici in genere e Buna N per tutti gli usi più tecnici.
    24 E’ bene ricordare che siamo a metà del 1939.
    25 Beni di produzione. Vedi nota 12.
    26 E’ bene rammentare che il pubblico della conferenza era statunitense.
    27 Letteralmente: “al punto di vista sociale”.
    28 La traduzione letterale è impossibile, per questo si è preferito “di foggia bizzarra”.
    29 Una libbra equivale a 453 grammi. Quindi: 12,19 Kg contro 8,47.
    30 Anche sago. Fecola che si ricava da alcune piante delle Cicadacee.
    31 Latte di siero.
    32 W. Darré (1895-1953) creò la Reichsnährstand nel settembre del 1933 quando annunciò la battaglia per aumentare la produzione del grano ed emanò la legge secondo la quale la proprietà agricola poteva essere ereditata solo dal figlio maggiore. La Reichsnährstand controllava ogni momento della produzione agricola, dalle produzioni, ai costi, ai prezzi. Nel 1938 il reddito medio degli agricoltori era aumentato del 41%. Nel 1938 la Germania raggiunse inoltre la completa autosufficienza alimentare per il pane, le patate, lo zucchero, la carne, le verdure e le uova.
    33 Il DAF, Fronte del Lavoro, era composto da due settori principali, il Nationalsozialistische Betriebsorganization - NSBO, l'organizzazione delle fabbriche e il Nationalsozialistische Handels und Gewerbeorganization - NSHABO,dell'industria e del commercio.
    34 La Kraft durch Freude faceva parte del DAF. L'organizzazione era incaricata di organizzare attività come viaggi, crociere, concerti, attività sportive e culturali per i lavoratori tedeschi.
    35 L’isola si trova in Meclemburgo, ad est di Rostock, sul Baltico. Nel 1936 fu costruito un ponte per collegare l'isola alla terraferma e si iniziò la costruzione del Prora, la stazione balneare gestita dalla KdF che la guerra non consentì di terminare. Il complesso era composto da otto edifici identici che si estendevano per circa 4,5 km nella baia vicino a Prorer Wiek, a circa 150 metri dal mare. Progettato dall’architetto Clemens Klotz (1886-1969) il progetto ricevette il Gran Premio per l’Architettura all’Esposizione di Parigi del 1937. Le stanze, di cinque metri
    per tre, guardavano tutte il mare. Vi erano teatri, cinema e piscine. Alla costruzione lavorarono 9.000 operai edili. Nel 1945 la zona cadde sotto il controllo sovietico e Prora divenne una base militare.
    36 La Wilhelm Gustloff stazzava 25.484 tonnellate, la Robert Ley 27.288. Le altre navi controllate dalla KdF erano: la Berlin (15.286), la Columbos (32.000), la Der Deutsche (11.430), la Dresden (14.500), la Monte Olivia (14.000), la Monte Sarmiento (14.000), la Oceana (8.791), la Sierra Cordoba (11.469) e la Stuttgart (13.400).

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    L'unico stato che ha realizzato un socialismo volkisch.

 

 
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