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Discussione: Il salotto letterario

  1. #1
    Supermod Viola
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    Predefinito Il salotto letterario

    Tra il 600 e i primi del 900 era pratica comune il salotto letterario.

    Nella tradizione culturale occidentale era una forma organizzativa del lavoro intellettuale con una tradizione che ha origine nel mondo classico, in Grecia e a Roma, era in uso riunirsi per confrontarsi e discutere di arte, letteratura, politica. Si comincia con i simposi greci, poi si passa per la Roma imperiale fino ad arrivare al culmine dell’attività dei salotti letterari del Seicento e Settecento, in particolare in Francia (soprattutto quelli illuministi); questa consuetudine arriva anche in Italia. Un importante contributo in Italia venne dato da Pietro Verri che fondò l'Accademia dei Pugni (in quella che oggi è Via Monte Napoleone) che tra gli ospiti contava nomi come quello di Alessandro Manzoni.

    Sarebbe bello se ci fossero anche oggi (qualcosa esiste ma sono pochi) dei luoghi di incontro, una sorta di salotto appunto, dove poter “rivivere” l’esperienza dei salotti letterari antichi.

    Esistono molti gruppi di lettura, soprattutto virtuali, dove si sceglie un libro e lo si commenta tutti insieme dopo averlo letto, ma, a mio avviso, non hanno la stessa magia di un salotto letterario.

    … io sono nata in un’epoca sbagliata… ne sono certa.
    Se non hai il coraggio di mordere, non ringhiare.

  2. #2
    Supermod Viola
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    Predefinito Re: Il salotto letterario

    I caffè letterari, una storia affascinante: eccone alcuni scelti in Italia e in Inghilterra
    Luogo e bevanda. Da sempre la storia e diffusione del caffè è legata al suo potere altamente aggregante. Nati sul finire del Seicento, i caffè letterari hanno segnato la storia dell’intera Europa, stimolando la nascita di movimenti culturali, correnti filosofiche, attività editoriali. L’epoca d’oro di tali vivaci luoghi di incontro, socializzazione e produzione culturale è stata la Francia dell’Illuminismo: i borghesi parigini, classe sociale emergente, potevano scegliere nel Settecento per i propri animati dibattiti tra più di 3000 Caffè.

    Tra i più famosi caffè parigini, nonchè tra i più antichi d’Europa, impossibile dimenticare il Caffè Procope dove si incontravano figure del calibro di Voltaire, Rousseau e Diderot e, ai tempi della Rivoluzione francese, Robespierre, Marat e Danton. Grande e inarrestabile fu il successo anche in Inghilterra delle Coffee House, frequentate da schiere di scrittori, poeti e uomini d’affari che qui potevano scambiarsi opinioni sulla società, discutere di investimenti e stuzzicare, oltre al palato, l’intelletto. E in Italia? Anche il nostro Paese dal Settecento in poi vanta un’antica e lunga frequentazione con il caffè – la prima rivista illuminista italiana fondata da Verri si chiamava, guarda caso, Il Caffè – lungo tutta la penisola: dal Caffè Pirona di Trieste, che vide la nascita dell’Ulisse di Joyce, al Caffè dell’Ussero di Pisa amatissimo dal Carducci dei poemi comici, al Gambrinus di Napoli, frequentato, tra i vari, da Oscar Wilde, D’Annunzio, Sartre e Matilde Serao. Dalla Londra delle Coffee House ai tempi moderni, passando per le più antiche caffetterie italiane, ecco un breve viaggio sulle orme dei caffè letterari…

    Il Grecian Coffee House di Londra
    La più antica coffe house di Londra oggi esistente si trova appena fuori dello Strand, nella zona della città conosciuta come “Tempio”. Noto luogo d’inconto nel Settecento degli Whigs, il Grecian Coffee House era frequentato da importanti membri della Royal Society come Isaac Newton, Sir Hans Sloane e Dr Edmund Halley. Tra gli estimatori di questo storico locale spiccano anche i nomi dello scrittore, poeta e politico Joseph Addison e Richard Steele, direttore di The Taler che arrivò a dare la caffetteria come indirizzo postale della rivista.

    Il Caffè Florian di Venezia
    Tappa irrinunciabile in un appuntamento con i caffè letterari è il Caffè Florian di Venezia. Situato nella maestosa piazza San Marco dal 1720, fu fondato da Floreano Francesconi che l’aveva inaugurato con la pomposa insegna “Alla Venezia Trionfante”. In breve tempo gli abitanti della Serenissima lo ribattezzarono più semplicemente “Florian”, il nome del padrone nella pronuncia locale. Tra le magnifiche sale affrescati del Caffè veneziano, agli eleganti tavolini in marmo bianco si accomodarono, tra i vari, Stendhal, Foscolo, Lord Byron, Balzac, Charles Dickens e il musicista Wagner.

    Il Caffè Giubbe Rosse di Firenze

    I futuristi Marinetti, Carrà e Boccioni furono tra i più assidui frequentatori del mitico Caffè Giubbe Rosse di Firenze. E non solo. Lo storico caffè divenne famoso come luogo di redazione di una schiera di riviste del Novecento: da La Voce a L’Italia Futurista, a Solaria che farà conoscere scrittori del calibro di Joyce, Kakfa e Virginia Woolf, a Frontespizio, passando per Letteratura e Campo di Marte. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, che aveva bloccato le attività di diffusione della cultura, il Caffè Giubbe Rosse tornerà a essere ripopolato e, ai frequentatori degli anni Trenta, si uniranno intellettuali come Quasimodo e Vittorini. Alla fine degli anni Cinquanta il locale perderà il suo ruolo di “casa di letterati” per lo spostamento delle attività editoriali a Milano e Roma.

    The Elephant House di Edimburgo
    Altra città e altra epoca, ma i protagonisti non cambiano: caffè e scrittura restano un fortunato connubbio. Sul ponte George IV di Edimburgo si trova un semplice cafè, The Elephant House, diventato famoso per avere ispirato il primo romanzo di Harry Potter. Dopo un divorzio e una situazione finanziaria tutt’altro che rosea, la scrittrice si trasferì con la figlia in Scozia e in questo pub, potendo risparmiare sui costi del riscaldamento casalingo, trovò la giusta e calma ispirazione per la fortunata saga letteraria-cinematografica. Ad aiutare l’immaginazione della Rowling…hanno forse giovato anche il paesaggio con vista castello, le strade dal sapore vittoriano e la sfilza di college locali?



    E oggi…c’è ancora posto per i caffè letterari? Certo ci sono ancora luoghi dove i baristi guardano storto il cliente che accende il pc e si mette magari a lavorare o scrivere un romanzo, una raccolta di poesie o chissà…Eppure non mancano aperture di bar-book, librerie con annessa zona caffetteria o bar tradizionali con un’attenzione in più ai libri, ai dibattiti, a momenti di reading e writing. Forse una seconda vita, una rinascita – con altre forme, altri popoli, ma i medesimi ingredienti – dei caffè letterari non è affatto impossibile. E a giovarne, con buona pace di tutti, potrebbero esserne i libri, i lettori e tutti i personaggi in cerca di un buon caffè e di un po’ d’ispirazione!

    Dagli Illuministi alla Rowling. Il successo dei caffe letterari | Famelici
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