Originariamente Scritto da
IlWehrwolf
FRANCO FREDA – IL FRONTE NAZIONALE
EDIZIONI DI AR – DICEMBRE 1994
NOTA INTRODUTTIVA p. 9
Questo volumetto riunisce alcuni degli scritti che riflettono più fedelmente gli orientamenti e le proposizioni del Fronte Nazionale, così come sono stati resi pubblici durante l’attività – ispirata a esigenze di pedagogia e didattica politica – del sodalizio. (p. 9)
Gli elementi ispiratori della dottrina e dell’attività politica del Fronte Nazionale sono stati perciò dedotti da insegnamenti che appartengono a questo lascito germinale, senza la mediazione necessaria di quelle particolari manifestazioni ideologiche della modernità che hanno assunto i nomi di nazionalsocialismo e fascismo.
Sono state queste ‘parole ortodosse’ diffuse dal Fronte Nazionale a suscitare violente reazioni repressive che, anticipate dalla cd. “legge Mancino”, hanno preso forma attraverso la persecuzione giudiziaria nei confronti di settantacinque connazionali accusati di essere membri del movimento. (pp. 9-10)
LA CULTURA INTEGRALE p. 13
IL RAZZISMO MORFOLOGICO p. 17
In questa fase altamente drammatica per il genere umano, assistiamo al tentativo forsennato di decomporre e disintegrare, attraverso la razza, quel nucleo ultimo ed essenziale che sempre ha generato negli uomini i loro sentimenti e alimentato le loro immagini del mondo. Perciò, oggi la razza[…]assume la funzione di estremo baluardo di resistenza contro l’aggressione dell’individualismo, del razionalismo, del cosmopolitismo, ossia delle forze che tendono alla indifferenziazione totale.
Entro questa prospettiva razzista, l’individualismo risulta il primo nemico fondamentale da atterrare.
Primo elemento disgregante e dissolvitore, esso nulla sa di profondità e di continuità, di razze e di stirpi, di genti e di famiglie. (pp. 17-18)
[…] concepisce la propria libertà nella loro distruzione, accogliendo come unica verità possibile quella riassunta nell’ubi bene ibi Patria condizione, questa, realizzabile solo con la mostruosa esasperazione del razionalismo da un lato e del cosmopolitismo dall’altro. (p. 18)
Di derivazione individualistica e razionalistica è l’interpretazione progressista della storia, per la quale il passato, qualsiasi passato, incarna semplicemente una Condizione minore e inferiore rispetto al presente e, ancor più, rispetto al futuro, a qualsiasi futuro. Intrisa di penoso ottimismo, questa interpretazione modernista confonde il cambiamento con l’evoluzione e valuta ogni cambiamento, per sua natura intrinseca, positivo. Nella realtà esistenziale essa costituisce lo strumento psichico con cui l’individualismo tende alla ‘sua’ liberazione, ovvero a sradicare l’uomo moderno da ogni compito, da ogni necessità, da ogni dovere.
La visione razzista ed etnica della storia, invece, mentre considera gli eventi storici e le esperienze culturali come manifestazioni di incontri e scontri tra razze ed etnie diverse – perciò, tra interiorità diverse -, mira a rendere consapevole ogni membro della comunità nazionale-razziale che egli stesso è il risultato di questa continua, a volte caotica, intersezione razziale. […]
Per noi razzisti, non al futuro occorre volgere lo sguardo, ma al passato, anzi al tempo degli inizi: al momento presieduto dal vertice della purezza spirituale e razziale. (p. 19)
Alla varietà delle razze va ricondotta la varietà delle culture. (p. 20)
[…] in condizioni ordinate e normali, il senso della nostra esistenza, per assumere il problema elementare, che è quello della conservazione biologica della razza, concentrando nella soluzione di esso le nostre energie. Dinanzi alla spaventosa alluvione degli allogeni extraeuropei, dinanzi alla congiunzione tremenda di fattori politici ed economici che generano questa mostruosità, diventa drammaticamente vitale raccoglierci in un’unica comunità giurata, radicale e senza compromessi, la quale rifletta la volontà chiara e la decisione coerente di combattere per eliminare il flagello. Il panorama terrestre dei decenni successivi al 2000 farà tremare “le vene e i polsi”: di fronte a nove miliardi di “colorati”, starà circa un miliardo di bianchi – di bianchi sempre più estenuati, sempre più disanimati, sempre più degenerati: incapaci anche di stendere l’indispensabile cordone sanitario contro un’infezione che, progredendo, determinerà il loro genocidio. Entro i prossimi trentanni, mentre l’Europa occidentale conoscerà una crescita demografica zero, i soli paesi che si affacciano alla riva sud del Mediterraneo produrranno centosettanta milioni di nuovi esseri umani, turbe destinate a sciamare da quei territori e a invadere le nostre terre europee. Questa crescita esponenziale di razze estranee alla nostra segnala inequivocabilmente il raggiungimento del punto di crisi del ciclo storico in cui siamo collocati: il punto più basso, quello in cui la quantità sembra trionfare.
Di fronte a questo pericolo orribile, è necessario fondare e compaginare un movimento di forze politiche, che assuma nelle varie regioni europee il carattere di vero e proprio fronte nazionale. (pp. 21-22)
ESSERE DI RAZZA p. 23
Dice no alla razza, rinnega la razza l’individuo dell’anti-razza: il bastardo, nemico dell’uomo.
Chi, avendo subito la deformazione dell’anima e lo sfiguramento del corpo, avversa le proprie origini, è un degenerato che attenta alla propria razza: un autore potenziale di genocidio.
Dice sì alla razza, afferma la razza l’uomo di razza – a qualsiasi razza risulti assegnato dalla Provvidenza universale.
Chi sente vivere dentro di sé come radici arcaiche i fondamenti della comunità razziale cui appartiene è razzista.
Chi conferma il vincolo che lo richiama alla propria razza, lo avverte con i sentimenti, lo testimonia con i pensieri, lo rafforza con le opere è razzista.
Razzismo significa non disprezzo delle altre razze ma fedeltà alla propria razza, riconoscimento della specifica forma di vita che la segna, rispetto di tutti i nessi, interiori ed esteriori, superiori e inferiori che la ordinano.
Non alle loro masse degenerate, ma alle compagini spiritualmente ed esteticamente più pure della razza bianca va riconosciuto il compito di ordinare, attraverso la diseguaglianza delle razze, e di governare, mediante la differenza delle stirpi, il movimento di unificazione complessiva del genere umano.
Se l’unità organica del genere umano è il fine di quest’ordine giustificato dall’autorità e garantito dal predominio di questi nuclei-guida della razza bianca – l’obiettivo avversario è la dissoluzione delle totalità negli individualismi, il genocidio progressivo dei propoli mediante l’alterazione dei loro caratteri materiali e ideali, la degradazione delle comunità etniche che popolano la Terra nelle messe informi che infestano il pianeta: il dirazzamento del genere umano attraverso lo snaturamento delle specie etniche e l’annientamento delle specificità culturali.
Privare il vertice della razza bianca della sua funzione di guida, di capo nel corpo del genere umano, inducendolo con gli inganni più diversi a capitolare, ad abdicare alla sua egemonia, significa negare l’ordine e affermare il caos mortifero tra le razze umane – sopra tutto, tradire le nostre stirpi.
Equivale a consegnare il complesso della loro storia, la complessità della loro fisionomia etnica e culturale, di sangue e di anima, al pervertimento cosmopolitico, alla perversione della finanza mondialista, all’infezione del Male universale.
Contro le forze del Male, noi del Fronte Nazionale combattiamo per le potenze del Bene; contro il caos della modernità, per la forma della perennità; contro le menzogne razionalistiche delle ideologie, per le verità mitiche delle tradizioni: generate dall’anima e custodite nel sangue di ciascuna.
Se sei come noi, vieni con noi. (pp. 23-24)
LA POLITICA DEL FRONTE NAZIONALE p. 25
Tutto per il popolo.
Ciò non significa affatto che, come destinazione del suo operare, una compagine politica aristocratica debba rincorrere il consenso, anelare all’approvazione del popolo. Essa deve invece orientare l’esistenza di quest’ultimo, deve elevarne i sentimenti, deve educarne la volontà. E – si ripete. E – si ripete – deve applicarsi a questo risultato senza venir sedotta dalla appiccicosa speranza in una educazione buona per tutti (o anche soltanto per i più). I migliori – noi, se vorremo davvero essere i migliori – non debbono «servire il popolo». I migliori hanno invece il dovere di scegliersi e compaginarsi per
servire l’idea.
I migliori – noi, se vorremo davvero agire per il meglio – non debbono «salvare il popolo». I migliori hanno invece il dovere di raccogliersi e connettersi per
salvare se stessi.
La seconda “divisa” politica dei nostri ranghi, di conseguenza, dovrebbe essere questa:
Nulla attraverso il popolo.
I ranghi del Fronte Nazionale, se intendono dunque radicarsi e muoversi nel paesaggio attuale conformandosi ai canoni dell’aristocrazia politica, debbono in primo luogo raccogliersi in se stessi, volgersi a se stessi, custodire se stessi: guardare se stessi. E guardarsi dal pericolo continuo di una esagitazione centrifuga, perfezionando invece una sorta di azione centripeta, autoformativa: per migliorarsi, elevarsi, selezionarsi, decantarsi progressivamente. Quindi: affinamento, distinzione tenace dalla massa, disintossicazione dalla modernità e purificazione nella tradizione.
In secondo luogo, debbono volgersi, guardare agli altri (al popolo) – operazione che si effettua nelle manifestazioni esterne del sodalizio –, affinando così il proprio atteggiamento pedagogico-politico, col proposito di
estrarre dal popolo i migliori al fine di:
1. rinvigorire e potenziare se stessi, favorendo la naturale durata e garantendo l’organica continuità dei ranghi del Fronte Nazionale;
2. elevare il popolo, attraverso gli elementi migliori di quest’ultimo. (pp. 26-27)
Se questo è lo scopo generale (il bene della nostra comunità di stirpe), noi insisteremo e persisteremo – appunto: senz fretta ma senza tregua – nel disegno che il Fronte Nazionale sta tracciando da due anni mediante segmenti minuscoli ma con tratti decisi, coerenti e incisivi: quello di illuminare noi e gli altri come noi sui veri caratteri della questione razziale, per contrastare gli effetti di snaturamento e deformazione della vita della nostra razza, suscitati dal caos etnico in cui stanno precipitando al nostra Patria e le altre Nazioni europee. (p. 28)
DALLO STATUTO DEL FRONTE NAZIONALE p. 31
L’ITALIA NON È TERRA D’IMMIGRAZIONE p. 33
Nessuna assimilazione
Nessuna integrazione
Nessun meticciato
L’immigrazione di stranieri africani e asiatici sta moltiplicando in Italia le tensioni sociali e aggravando i problemi dell’alloggio, della salute pubblica, dell’emarginazione e della delinquenza.
Le aspettative di lavoro degli stranieri immigrati – destinate a essere deluse, giacché l’Italia è uno Stato-Nazione in cui vivono oltre 2 milioni di con nazionali disoccupati e altrettanti «nuovi poveri» – sono alimentate:
– dai settori produttivi che praticano il lavoro nero;
– dai settori industriali che vogliono comprimere il costo del lavoro, sfruttando la presenza dei nuovi schiavi ed evitando di introdurre la modernizzazione degli impianti nocivi e delle lavorazioni faticose e sgradite;
– dal parassitismo affaristico diffuso (affittuari; produttori, mediatori e procacciatori di merce contraffatta);
– dalle Sinistre alla ricerca di qualsiasi nuovo proletario;
– dalle Chiese alla ricerca di qualsiasi nuovo fedele.
Sono alimentate sopra tutto dalla plutocrazia mondialista che mira allo sradicamento delle diverse culture e al dirazzamento dei differenti popoli, per produrre un tipo generale subumano, aggregato in una massa mondiale che concepisca la vita come merce da consumatore secondo il maligno modello capitalistico.
Opponendosi a questo stravolgimento, il Fronte Nazionale vuole:
1. La chiusura effettiva delle frontiere all’immigrazione extraeuropea.
2. L’espulsione immediata degli stranieri extraeuropei immigrati illegalmente (clandestini).
3. La cancellazione graduale sino all’abrogazione totale della cd «legge Martelli» e il rimpatrio di tutti gli stranieri extraeuropei immigrati il cui soggiorno in Italia risulta finora consentito dalla stessa.
4. La revoca della cittadinanza italiana a tutti gli extraeuropei immigrati che l’abbiano ottenuta a partire dal 1970.
5. La concessione, a tempo determinato, dello statuto di “lavoratore ospite” agli stranieri extracomunitari[…].
6. L’imposizione, ai datori di lavoro che richiedano mano d’opera da Paesi europei extracomunitari[…].
7. L’effettuazione di severi controlli sanitari alle frontiere nazionali.
8. L’istituzione di centri culturali destinati agli stranieri europei extracomunitari, per contribuire a preservarne costumi, tradizioni, religiosità specifiche durante il soggiorno in Italia.
9. Lo svolgimento di una organica politica di equa cooperazione interrazziale, mirante a prevenire l’emigrazione dai territori extraeuropei, attraverso soluzioni economiche fondate sulle risorse e sui bisogni primari dei loro popoli – osservando regole conformi alle loro tradizioni e rispettando esigenze estranee allo sfruttamento plutocratico.
A ciascun popolo:
la propria terra
le proprie risorse
la propria dignità etnica. (pp. 34-35)
IL MEMBRO DEL FRONTE NAZIONALE p. 37
La funzione del membro del Fronte Nazionale è una milizia civile al servizio del bene della comunità nazionale.
Nel Fronte Nazionale non viene ammesso “chi vuole”, sollecitato da qualsivoglia interesse individualistico – viene ammesso “chi deve” – in quanto senta di adempiere un dovere impersonale e il suo sentimento venga riconosciuto puro in grado sufficiente – e rimane chi è uomo devoto, leale e disciplinato.
L’indole dell’uomo del Fronte Nazionale deve tendere a riflettere nella magnanimità della condotta rigorosa – non nella magniloquenza della parola vana – i tratti più significativi della nostra razza interiore, gli elementi più nobili dell’anima della nostra stirpe. Ovvero:
1. Il disinteresse impersonale;[…]
2. La responsabile disciplina gerarchica, che deve essere incondizionata;
3. Il coraggio distaccato, che va purificato dalla temerarietà impulsiva;
4. La tenacia delle opere. Questa si esprime in uno stile raccolto e composto di azione coerente e continua;
5. L’acutezza delle decisioni;[…] (pp. 37-38)
Lo status di membro del Fronte Nazionale potrà essere riconosciuto dal reggente del sodalizio a chi aspiri ad esservi ammesso, in seguito a un periodo di verifica (non inferiore a un anno), ossia come conseguenza possibile di una serie di comportamenti effettivi attraverso i quali egli dia sufficiente dimostrazione del suo possesso delle qualità necessarie e della sua sintonia operativa con le attività del Fronte Nazionale. (p. 38)
PER IL SOLSTIZIO D’INVERNO 1993 p. 41
CONFESSIONE p. 43
APPENDICE p. 45
CELEBRAZIONE DEL SOLSTIZIO D’ESTATE 1992 A CAPODIFIUME p. 46
È la figura stessa dell’Europa che va tingendosi, nel crepuscolo di un presente che si struscia – con effusioni di languore, lascivia e torpore – al fenomeno mostruoso dell’invasione di gente di colore.[…]
Il dovere di noi Europei, discendenti dalle genti arie d’occidente, è quello di destare le nostre coscienze, attraverso una sorta di “educazione militare dell’anima”[…].
Ricordare. Evocare e richiamare alla vita l’antenato ario che è in noi. Tornare alle origini dell’uomo di razza che è stato autore e generatore delle nostre stirpi – ovvero della cultura, dei costumi, delle forme di vita della nostra specie. (p. 46)
GIUSTIZIA DI PALAZZO E DEMOCRAZIA TOTALITARIA
Di Agostino Sanfratello p. 47
IL FRONTE NAZIONALE
Di Enzo Santarelli p. 53