Originariamente Scritto da
Democrazia Liberalsocialista
Giustamente io parto dal presupposto che lo stato sociale debba dare il minimo vitale a chi non arriva al minimo vitale, ma che non debba dare niente di più rispetto al minimo vitale, perché altrimenti disincentiva al lavoro. Quello che dicevo è che siccome con i servizi pubblici ci saranno beni e servizi a prezzi più ridotti dare a una persona il minimo vitale costerà meno.
L'obbiettivo della mia teoria economica è aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori. Però vedi, se tu compri roba a basso costo nei supermercati statali ma poi ti rendi conto che ti prendono magari 500 euro all'anno con le tasse ti senti preso in giro, perché quello che risparmi alla cassa poi te lo prende lo stato.
Per questo che il supermercato statale deve fare pareggio di bilancio e non perdite.
Dopodiché io so benissimo che ci sono servizi pubblici che devono essere in perdita per loro natura, per esempio le poste.
In generale sono in perdita quei servizi pubblici che i privati non potrebbero fornire perché non redditizi.
Infatti a quei particolari servizi pubblici per i quali non esistono soluzioni di mercato sarà concesso di essere in perdita (verranno messi in un elenco speciale), ma non vedo perché per esempio i supermercati statali dovrebbero stare in perdita, visto che per questi è possibile una soluzione di mercato.
Quei servizi pubblici che si creano unicamente al fine di dare un'opzione più economica alla popolazione devono essere gestiti con criteri di efficienza, quindi niente perdite, altrimenti i soldi che risparmi alla cassa te li prende lo stato.
Quindi le imposte cosa devono finanziare? Tre cose:
- Lo stato sociale
- I costi di gestione dei servizi pubblici che sono autorizzati a stare in perdita (come le poste)
- I costi degli investimenti per creare e potenziare i servizi pubblici in generale (anche quelli non in perdita)
Non devono invece finanziare i costi di gestione dei servizi pubblici per i quali esiste una soluzione di mercato.
@
CapitanFracassa