Originariamente Scritto da
Giò
Comunque, prendere i "Taccuini mussoliniani" per mostrare l'esistenza di un rapporto di parentela tra fascismo e giacobinismo significa fare un po' di cherry picking. Ribadendo che i "Taccuini" sono una fonte da prendere con le dovute riserve, se andiamo a guardare nel dettaglio emerge un Mussolini tutt'altro che propenso al giacobinismo e agli ideali della Rivoluzione francese:
"La nostra rivoluzione ha necessità assoluta di uomini nuovi, uomini decisi a non farsi incasellare entro gli archivi della filosofia dell'astrazione, ma tali da affrontare quello che troppi osano definire l'ignoto di un pensiero politico che voglia rifiutare come base di partenza le doglianze di Jean Jacques*, le grida di Robespierre, le tesi del profeta di Treviri**" (p. 588).
"Il vero giacobino finisce i propri giorni nella solitudine. La stanchezza ha stroncato i suoi compagni di strada. Il sacrificio perenne (contraltare della rivoluzione permanente) ha deluso la gente che partì alla conquista del domani giurando di non abbandonare mai l'armata del socialismo integrale (meglio: del libertarismo senza requie). Il deserto è l'area entro cui il vero giacobino disperatamente andrà a consumare ogni residuo della propria declinante o già declinata stagione politica. Alla sconfitta del giacobino corrisponde la sconfitta del verecondo libertarismo borghese" (p. 635).
"A volte, ripensando Montesquieu, mi chiedo se l'illuminismo abbia realmente fatto luce nell'animo del mondo, di cui la nostra volontà di far parte del tutto senza sottostare alla volontà del potente, è una componente sperabilmente indipendente. L'Europa godeva di un'unità non formale. Dopo l'illuminismo e lo sconquasso repubblicano e napoleonico, ha cominciato a soffrire di sostanziale dispersione di sé" (p. 638).
* = Rousseau
** = Karl Marx