E avevano torto marcio. Il miracolo economico compiuto fin dall'inizio del governo nazionalsocialista dimostra pienamente che le scelte fatte anche in quel campo furono assolutamente corrette. Da sei-sette-otto milioni tra disoccupati/inoccupati e lavoratori saltuari alla piena occupazione in soli sei anni. Il fascismo in Italia non avrebbe saputo far altrettanto e neanche la metà di questo nemmeno se avesse avuto a disposizione non sei anni ma sessanta. E quello della disoccupazione è soltanto uno degli aspetti, seppure quello che colpisce di più vedendo i numeri, del grandioso successo economico compiuto dal Terzo Reich a vantaggio non di una classe, ma di tutta la volksgemeinschaft.
Teorica, non sostanziale. Nazionalizzazione non significa comunque rendere una proprietà da privata a pubblica, piuttosto asservirla al pubblico, cioè agli interessi del popolo, anche se questa fosse di proprietà estera. Ciò è esattamente quello che accadeva nel Reich. Quando un qualche privato si scostava dal principio che il bene comune è sempre prioritario sull'interesse privato, allora subentrava lo Stato che di fatto prendeva possesso di quella fabbrica/azienda/ditta/eccetera. Per contro socializzazione e nazionalizzazione nelle repubbliche comuniste a mio parere non sono sinonimi, ma piuttosto contrari. Tutto è di proprietà statale, socializzato, eppure niente opera per il benessere di tutto il popolo ma piuttosto in quello della classe dirigente (il partito ed i suoi apparati) a scapito del bene comune, come e peggio di quanto accade nelle democrazie liberali.
Non dimenticare, caro camerata, che fu nel Terzo Reich che i lavoratori parteciparono, per la prima volta nella storia, alla direzione delle aziende ove lavorarono (coi vertrauensrat, ovvero i consigli di fiducia) e non solo! Si guardi l'istituzione, unica nel suo genere, del Fronte Tedesco del Lavoro. Oppure la Soziale Selbstverwaltung, ovvero autoresponsabilità personale, che chiamò tutti i soggetti del mondo economico (capitale e lavoro) ad autodeterminarsi, a stabilire da sé le condizioni di vita. Si aggiunga anche la partecipazione agli utili, quale tentativo di superamento del lavoro salariato, ecc ecc.
Come sentenziò, rispondo anche a @Gallarò, Maurizio Lattanzio nel suo "Stato e Sistema", nella seconda parte dedicata appunto ai vari organi ed organismi del sistema, i sindacati furono una creazione del capitalismo. Contribuirono ad alleviare (lievemente) le condizioni di vita della classe proletaria, ma al contempo farle perdere quel sussulto rivoluzionario che avrebbe potuto portare all'abbattimento del sistema capitalistico.