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  1. #21
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    Predefinito Re: Bergoglio non è l’anticristo, ma il falso profeta che lo precede. Dalle sue opere

    Bergoglio non è nessuno

  2. #22
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    Predefinito Re: Bergoglio non è l’anticristo, ma il falso profeta che lo precede. Dalle sue opere

    Citazione Originariamente Scritto da L'anticristo Visualizza Messaggio
    Bergoglio non è nessuno
    La prossima volta se censuro un post così apodittico e senza in senso, in questo contesto (cattolico), tu cosa penserai: alla repressione della libertà di parola o alla repressione del cazzeggio?

    Cercate per fare di fare interventi costruttivi... grazie.
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  3. #23
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    Predefinito Re: Bergoglio non è l’anticristo, ma il falso profeta che lo precede. Dalle sue opere

    Viganò: Cina Braccio Armato del Nuovo Ordine. Vaticano Complice.


    https://www.marcotosatti.com/2020/12...cano-complice/
    cogitanti vilescunt omnia

  4. #24
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    Predefinito Re: Bergoglio non è l’anticristo, ma il falso profeta che lo precede. Dalle sue opere

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    La prossima volta se censuro un post così apodittico e senza in senso, in questo contesto (cattolico), tu cosa penserai: alla repressione della libertà di parola o alla repressione del cazzeggio?

    Cercate per fare di fare interventi costruttivi... grazie.
    Il fatto di non comprendere il senso non implica che un senso non ci sia.

  5. #25
    Non dire gatto se...
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    Predefinito Re: Bergoglio non è l’anticristo, ma il falso profeta che lo precede. Dalle sue opere

    Citazione Originariamente Scritto da emv Visualizza Messaggio
    Pernicioso è lo spirito da "Instrumentun regni", proprio della destra, verso la religione cattolica, Siete tutti in lotta per il regno terreno, questa è la verità.
    un po' è vero, ma meglio noi che loro, inutile negare che la svolta demoprogressista dei vertici ecclesiali sia irricevibile
    «che giova ne la fata dar di cozzo?»

    “Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è ottima”

  6. #26
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    Predefinito Re: Bergoglio non è l’anticristo, ma il falso profeta che lo precede. Dalle sue opere

    Citazione Originariamente Scritto da Indra88 Visualizza Messaggio
    un po' è vero, ma meglio noi che loro, inutile negare che la svolta demoprogressista dei vertici ecclesiali sia irricevibile
    Guarda, ti posto un articolo che spiega bene come in questo momento la Chiesa è più minacciata dalla destra che dalla sinistra, è l’autore è al di sopra di ogni sospetto di simpatie sinistrorse!
    https://doncurzionitoglia.wordpress....aso-bergoglio/

    In pratica la destra dovrebbe finire il lavoro che ha iniziato la sinistra.
    E questo perchè La sinistra e la destra sono le due mani del Gran Maestro, l’alchimista.

    Ma almeno negli uomini della sinistra, non nella sinistra ma negli uomini di sinistra, sopravvive un germe di cristianesimo che inconsciamente li porta a cercare di evitare lo sfascio della Chiesa, avendo essi un’ideologia figlia delle eresie cristiane.
    Ne consiglio vivamente la lettura e la meditazione anche al buon @Affus perchè spiega bene quanto sia importante non perdere la fede nelle promesse di Cristo. Non ci si deve lasciare scandalizzare come successe a Lutero.
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  7. #27
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    Predefinito Re: Bergoglio non è l’anticristo, ma il falso profeta che lo precede. Dalle sue opere

    La base filosofica del sedevacantismo è ben fondata e logica.
    La Chiesa non può commettere errori, i "Papi" si.
    Da Giovanni XVIII in poi i papi lo sono stati solo formalmente e non materialmente.

  8. #28
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    Predefinito Re: Bergoglio non è l’anticristo, ma il falso profeta che lo precede. Dalle sue opere

    Citazione Originariamente Scritto da L'anticristo Visualizza Messaggio
    Bergoglio non è nessuno
    Bergoglio non è il "Papa" materialmente.

  9. #29
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    Predefinito Re: Bergoglio non è l’anticristo, ma il falso profeta che lo precede. Dalle sue opere

    La farsa e l’inferno: cosa ci stanno facendo, e perché





    “Grande Reset delle élite e territorializzazione mancata della risposta al Covid-19: caro Di Battista ti sfido a pubblicarmi!”













    Marco Giannini

    I virus non sono yogurt, non scadono: eppure li stiamo spalmando su più anni, come stracchino. I lockdown sono inutili, dal punto di vista della salute pubblica, perché quando riapri il virus riparte. Siamo circa 60 milioni e, a forza di lockdown e riaperture, al ritmo di 3 milioni di positivi l’anno, serviranno 15-20 anni per ottenere immunità di gregge. E’ un meccanismo che rallenta la diffusione del Covid senza però fermarla. E purtroppo, già adesso, la vera emergenza di cui nessuno ovviamente parla è quella economica. Questo lasso di tempo non possiamo permettercelo: senza economia, non esiste neanche sanità. Va detto che ogni anno, nei mesi invernali, i virus influenzali intasano le terapie intensive. E il lockdown, da questo punto di vista, può servire a contenere questa problematica. Tuttavia otterremmo il medesimo risultato se Conte e il Cts (Comitato Tecnico-Scientifico) territorializzassero la risposta. Purtroppo questi “eletti da nessuno”, si rifiutano assurdamente di farlo, sin dall’estate scorsa. In estate hanno preferito mascherarsi dietro la retorica dei monopattini, con il ministro Speranza che, nel suo libro, millantava di avere sconfitto il Covid-19: in autunno ha scelto di non farlo uscire nelle librerie…

    A volte si sente parlare dei lockdown come di uno stratagemma per arrivare al vaccino, ma credo poco ad una immunità contro questo virus (mutante per sua natura) ottenuta in questo modo. Spero di sbagliarmi: il Sars-Cov2 muta, ma in un campo limitato (almeno in questo abbiamo avuto fortuna) e quindi un minimo di aspettativa è lecito nutrirla. Intanto un altro anno di scuola e di università è compromesso, le liste di attesa si allungano, gli infarti aumentano e le depressioni dilagano. Un obolo di competenze che perderanno i nostri giovani, coloro che adoriamo, quelli che si troveranno di fronte a un futuro drammatico (basti pensare anche alle Intelligenze Artificiali dietro l’angolo a complicare la situazione togliendo posti di lavoro). Ma cosa significa “territorializzare la risposta”? Cosa è questa strada che il nostro premier scansa con tutto se stesso, manco che il suo permanere al potere, e davanti alle amate telecamere, fosse legato alla presenza del Covid-19?

    Significa aprire tutte le attività e consentire alle persone di muoversi normalmente. Chi ha sintomi riceve la visita del medico di base con una telefonata (o di altri medici provenienti da strutture specializzate collegate a numeri verdi): il medico visita e poi, nel caso, fornisce quelle terapie anti-Covid che hanno ottenuto successi senza eguali in tutto il mondo, quelle che in Italia a lungo non sono state permesse (immotivatamente!). Nel Belpaese sono sconosciute ai più, a causa delle resistenze delle corporazioni mediche e della bolla mediatica, votata alla miope strategia dei lockdown: idrossiclorochina con vitamina D e zinco ed ozonoterapia (ambedue terapie possibili a casa), plasma iperimmune e anticorpi monoclonali (quando potremo disporne) per i casi più gravi, da ospedalizzare. Inoltre, per proteggere gli anziani, soggetti vulnerabili, è l’ora di puntare sullo spray israeliano Taffix che annienta il virus nel 95% dei casi non appena mette piede nelle cavità nasali. Si pensi che perfino l’Iran ne ha consigliato l’utilizzo! In questo modo l’immunità di gregge sarebbe garantita, gli anziani tutelati e l’economia ripartirebbe.

    A cosa serve quindi la prospettiva sanitariamente inutile degli infiniti lockdown, se non come primo sostanziale passo verso il “Grande Reset” chiesto dal Wef, il World Economic Forum delle élites? Limitandoci all’Italia, il Grande Reset è rappresentato dal fallimento di gran parte dei 3, 4 milioni di piccole e medie imprese in favore della grossa distribuzione. Le conseguenze planetarie invece sono un indebitamento senza precedenti di alcuni Stati, tra cui il nostro (vedasi anche la vicenda Mes), verso le élites finanziarie e verso i pochi Stati da esse considerati “degni” (debito estero, purtroppo, cioè vero debito: quello che, prima dell’euro, in Italia, era un minimo, fisiologico 12%) e il raffreddamento del pianeta (Greta docet) che tali lobbies chiedono senza se e senza ma… Poco importa se la Terra l’hanno surriscaldata in gran misura proprio loro!


    Greta Thunberg
    Dovete sapere che il World Economic Forum è la riunione delle élites, dell’aristocrazia elitaria globalista, la quale, una volta sì e l’altra pure, chiede “un Nuovo Ordine Mondiale”, adesso con il contributo della dittatura cinese. Queste élite, legate tra gli altri allo scandalo Epstein (pedofilia, Clinton), sono padrone dell’Onu, della Ue, dell’Oms, dell’Unicef, del Fmi, della Wb, del Wto, dei dem e dei neocon Usa (Bush e McCain, tutti pro Biden) e dei partiti, progressisti ma non solo, di mezzo mondo. Si tratta dell’establishment globale! Quando il Wef decide una linea, tutte le nazioni, guarda caso, si accodano; e se ti opponi ti fanno fuori… o tramite brogli (vedasi come hanno fregato Trump) o fisicamente. Costoro non sono eletti, non sono un Parlamento e neanche sono un governo; si autoproclamano una “governance” (cioè degli eletti da nessuno): “governance”, termine che Mattarella ci trasmette ripetutamente nei suoi “pseudo-moniti”.


    George W. Bush con Joe Biden
    Di questa aristocrazia fanno parte tra gli altri Soros, Schwab, Rothschild, Rockfeller, Gates e il Vaticano a trazione Bergoglio che, con questi soggetti, è recentemente entrato pubblicamente in affari (e il “recentemente” è relativo al “pubblicamente”, perché in realtà il Vaticano lo era già, in affari). Il Vaticano del resto, tra un like e un altro alle donnine nude, secolarmente non è dalla parte dei deboli. E’ “merito” di questa gente se ci stiamo svegliando, via via, con milioni di piccole imprese fallite, perché tutto questo serve a incatenare definitivamente l’economia reale (e gli Stati) ai padroni, alle élites finanziarie. E’ su YouTube una dichiarazione di Soros su Nuovo Ordine Mondiale e Cina, mentre lo stesso “Messaggero” collega Epstein e il caso-pedofilia alle élite del Wfe, e alcuni media riportano la recente alleanza del Vaticano con i Rothschild, la Fondazione Rockefeller e le grandi banche per creare il Grande Reset.

    Adesso che le massonerie mondiali (cioè lor signori del World Economic Forum) si sono accorte che accettiamo perfino gli arresti domiciliari (la soppressione dei veri diritti civili per la quale gli Lgbt, notoriamente a guida Clinton, “stranamente” non protestano ma anzi promuovono) di virus ne verranno altri! Lo dico da mesi, ed è per questo che ho sempre invitato a disobbedire (civilmente) alle restrizioni estive e post-estive! A tal proposito: non crederete mica alla storiella che ci raccontano a reti unificate che la pandemia di Sars-Cov-2 è dovuta un cinese che al mercato del pesce, guarda caso davanti al laboratorio di esperimenti di guerra batteriologica (da anni denunciato da Trump), ha mangiato un pipistrello che aveva incontrato un pangolino? E per favore, non parlate di “complottismo”, chi lo fa è un supercoglione!

    Il complottista è in possesso di verità assolute, mentre invece riflettere, porsi domande e avere dubbi equivale a senso critico! In realtà, è proprio chi accusa continuamente gli altri di essere “complottaro” ad essere affine al complottista, perché non riflette e accetta ciò che passano le Tv; gli è stata asportata (metaforicamente) quella parte del cervello che esprime un senso critico! Anche su Jfk e Falcone si veniva tacciati di complottismo, quando si sosteneva che fossero in pericolo di vita (Falcone venne isolato perché deriso dai media proprio in questo modo, prima di essere massacrato). Prendiamo ancora una volta l’Italia: quando milioni di piccole imprese falliranno, chi pagherà le tasse, comprese quelle per erogare il reddito di cittadinanza a queste famiglie? Gli italiani, ovviamente, con perdita di competitività visto che più tasse = prezzi più alti (e salari più bassi) = chiusure, con massimo godimento della Germania, nostro competitor (ma nazione considerata “blasonata” dalle élites), con formazione di altra disoccupazione fino al collasso, fino al “default tecnico” cioè alla ristrutturazione del debito (significa che ci toglieranno almeno il 30-40% dei nostri risparmi).

    Dal punto di vista delle élites, non avrà senso neanche ragionare in termini di “soldi”, visto che per loro non sono un limite; le restrizioni saranno in termini di potere-dominio sui cittadini, di libertà civili negate. Ecco spiegato perché gli Stati stanno avviandosi repentinamente verso una forma di società simil-cinese, dove la massa scivolerà verso una maggiore ignoranza e sottomissione (vedrete come crollerà il livello dei laureati). Prima, però, in Italia innalzeranno l’età pensionistica, l’Iva, il costo della benzina, del gas, della luce; abbasseranno le pensioni future e, collaborazionisti, svenderanno a Germania e Cina assets strategici come i nostri porti; ci spingeranno a non avere più soldi da parte e… case di proprietà (le tasse sui patrimoni le porterà il Mes)! Questa è la vera “Via della Seta” verso cui siamo incamminati, e dove nessun governo stabile mentalmente si indirizzerebbe.

    Klaus Schwab patron del Wef di Davos
    Va detto che, nonostante lo scenario che ci attende dietro l’angolo e nonostante che non ci sia niente di offensivo nel diffondere qualche base di macroeconomia, esistono eserciti di mascalzoni che credono di essere furbi nel sostenere che vivere di sussidi equivalga ad uguaglianza… No! Equivale a stupidità, a personalità che non si forgiano, vuote e manipolate, ad essere tutti schiavi di un emolumento pubblico, perciò ricattabili da chi lo eroga: lo Stato (a sua volta in ginocchio di fronte alle lobbies). E questo si vede già con il discorso del vaccino Pfizer che, pur non essendo stato sperimentato a dovere, sarà imposto in modo coercitivo ai dipendenti pubblici pena la fine, mediante licenziamento, del salario, quello dovuto a una vita di lavoro e nobili sacrifici (non stando sul divano).

    Capite perché i vari politici che, di fronte a questa situazione di portata criminale, globale e senza precedenti, scrivono post Fb contro questioni secondarie come Renzi, contro “Abberluscono”, contro i Benetton, su De Luca che fa il vaccino, ci stanno prendendo per il sedere? Ci stanno distraendo da qualcosa di epocale e criminale, in attesa di (riprovare a) “canalizzarci”, come ha fatto Beppe Grillo. Quando tutti i puntini saranno uniti e apparirà la vera miseria, quella nera, a quel punto le élites (così brave a rimanere invisibili), cercheranno semplicemente di far ricadere la colpa sui soliti politicanti o magari sui cittadini. Mi spiace, ma io su questa strada non seguo Alessandro Di Battista (non me ne voglia Otto Bitjoka, massimo esponente nel paese sulle tematiche migratorie e amico personale). E anzi lo sfido a pubblicare sulla sua bacheca il mio pezzo, visto che glielo invierò privatamente come faccio da molti mesi. Può prenderne le distanze, ma lo pubblichi: voglio vedere se ha il coraggio di far conoscere tutto questo ai tanti che lo leggono e ai media che lo tampinano (che sanno, ma non dicono).


    Di Battista e Grillo
    Per fare una battuta (è una battuta) credo che Di Battista pubblicherebbe volentieri questo articolo, parlo di Vittorio… Il figlio invece deve diventar capo tra i capi del M5S, non può permettersi di fare cazzate, destabilizzando i suoi equilibri interni e mettendosi contro i veri poteri forti… Sia chiaro, io considero Alessandro il più grande comunicatore politico in Italia, e per questo, un po’, ancora lo ammiro. Solo “un po’” però, perché Renzih, Berlusconih, Abbenettonh, Salvinih, sono tematiche che scaldano l’hooligan grillino ignorante (“basta, me dieno er reddito”) ma non rispettano chi ha più di un neurone. Non credo nemmeno che il M5S abbia un futuro così radioso, lungo questo ridicolo sentiero. E mi spiace, perché nel mio piccolo avevo provato, recentemente, a cambiare questo declino col MeetUp ortodosso locale. Mi fa male ammetterlo, ma a questo punto, ormai, il 5S può essere solo interpretato come posto di lavoro di chi ci mangia sopra o di chi aspira a dirigerlo dopo aver fatto come Ponzio Pilato di fronte allo scandalo del Mes, come un Di Maio qualsiasi: «Lo abbiamo approvato ma non lo attiviamo, perché fa schifo», la logica inoculabile solo nei minus habens (col 15% non saranno più decisivi)…

    Venite, signore e signori, vieni anche tu con…loro! I grillini sono ormai il “poliziotto buono” delle élites, mentre il “poliziotto cattivo” delle élites sarà chi il Mes lo attiverà. Stucchevole da parte del M5S anche il continuo parlare di “lavoro smart” cioè online (ditelo a docenti e genitori cosa ne pensano…) e fare i fumosi con “l’ambienteh”, quando la gente sta fallendo. Sveglia! Non siamo 60 milioni di massoni con i capitali in banca! Ps: in estate sono stato aggredito da trolls-haters di vario tipo perché indicavo come soluzione l’immunità di gregge, visto che il virus nella stagione calda aveva perso, come prevedibile, carica virale (carica virale bassa, ovvero: le particelle virali sono meno contagiose e meno letali), e ciò era dimostrato anche sperimentalmente. Sostenevo che questa strada potesse rivelarsi utile in inverno, quando il Sars-Cov-2 poteva tornare alla carica! Sarebbe stata una soluzione lungimirante, coraggiosa, sacrosanta dal punto di vista della micro-biologia di popolazione, seppur comprensibilmente inquietante dal punto di vista del singolo cittadino; purtroppo viviamo in un paese dove il presidente del Consiglio, il Cts e il ministro della salute godono di una immunità (alla legge) insensata, con il primo che passa il tempo ad inebriarsi dei propri monologhi tra la “brillantina casalina” sui capelli e il fazzolettino nel taschino. A marzo, follemente, i nostri governanti hanno proibito le autopsie, quando è noto che i virus, al contrario dei batteri, muoiono quando muore il paziente (l’ospite). Le autopsie avrebbero svelato che intubare equivaleva a uccidere, perché il problema non era la polmonite ma i coaguli: si sarebbero salvate decine di migliaia di pazienti.

    Viene da chiederci se politici, governanti, staff pagati anche un milione di euro, sempre attivi con le loro propaggini a fare i trolls-manganellatori sui social, nonostante ci siano di mezzo vite umane, un domani, se cambierà il vento, non verranno individuati, incarcerati e condannati al sequestro di ogni bene fino alla terza generazione (la Rete salva tutti i dati). Devo ammettere che, nel deserto mentale italiano, richiesto e ottenuto, di generazione in generazione, dall’establishment elitario (non è colpa dei cittadini), quando ho informato sul perché i tecnici economici alla Monti imponessero leggi economicamente illogiche pro banchieri, ho avuto meno difficoltà rispetto all’attuale, identica, dinamica. Il Cts, i tecnici messi dal governo, rispondono altrettanto alle multinazionali (farmaceutiche, in questo caso) loro padrone, e non alle persone comuni, ma hanno dalla loro parte un livello di terrore (morire di Covid) che i banchieri non avevano.

    Conte e Casalino
    Intanto, in questo contesto, il premier dei monologhi, colui che da quando “esiste” non ha mai accettato un contraddittorio, ha trovato il tempo, col favore delle tenebre (le Tv, strategicamente, parlano solo del virus e quindi non informano, impedendo così il controllo democratico dei cittadini su chi governa) di approvare una legge che depenalizza il peculato del suocero (ma tranquilli, gli ha fatto scudo Franceschini) e con un cavillo ha risparmiato, sempre al suocero e sempre per la stessa vicenda, di pagare 6 milioni di multa (ed anche qua Franceschini, in odore di Quirinale, si è preso stranamente la colpa). Allo stesso modo per la “vicenda Iene/scorta per la fidanzata” indovinate chi si è assunto la responsabilità di conoscere il numero ed averla chiamata tale scorta? Il bottegaio! Conte è un uomo santo, vergine di ogni peccato, ci mancherebbe altro. Lo so, sono tutti concetti scomodi, denunciarli equivale a tagliarsi delle strade, ma per fortuna sono schiavo solo di chi mi impone di dire la verità e di non seguire l’interesse accodandomi quando conviene: schiavo della mia coscienza. Ovviamente invito non solo Dibba ma anche i lettori a diffondere, a condividere questo pezzo; ad invitare, importantissimo stavolta, alla consultazione dei link interni ad esso; secondo me, se il 30% degli italiani mettesse gli occhi sopra questi fatti (e i fatti non sono opinioni) avverrebbe una bella rivoluzione (culturale). E non intendo quella che ci prometteva il comico…

    libreidee.org

    di Marco Giannini

    Fonte: https://www.libreidee.org/2020/12/la...endo-e-perche/

  10. #30
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    Predefinito Re: Bergoglio non è l’anticristo, ma il falso profeta che lo precede. Dalle sue opere

    Da Francesco si può aspettare tutto e il contrario di tutto
    “Annus horribilis” per la segreteria di Stato vaticana. Ma non è finita



    Su quel che resta della mitica, onnipotente segreteria di Stato il colpo di grazia è calato tra Natale e Capodanno, con il “motu proprio” di papa Francesco che le ha portato via la cassaforte con tutto ciò che conteneva, cioè buona parte di quel miliardo e 400 milioni di euro che il cardinale George Pell – nei pochi mesi in cui, all’inizio del pontificato, potè agire con il pieno mandato del papa a far pulizia – aveva scovato al di fuori dei bilanci vaticani ufficiali.



    D’ora in avanti, dunque, quello che era il massimo centro di potere della curia vaticana non disporrà più né di denari né di immobili, che passano tutti all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, APSA, e sotto il controllo della segreteria per l’economia. Dell’ufficio amministrativo della segreteria di Stato sopravvivranno solo l’insegna e un paio di scrivanie, sulle quali tenere i pochi conti di casa con soldi da chiedere ogni volta a chi di dovere. Anche il fondo discrezionale che è a disposizione del papa non sarà più custodito dalla segreteria di Stato ma dall’APSA.

    Rispetto a ciò che è stata all’apogeo della sua storia, dunque, la segreteria di Stato tocca oggi il punto più basso della parabola. Ma non è finita, perché nei prossimi mesi la sua reputazione e il suo potere potrebbero cadere ancora più giù.

    *

    Fu Paolo VI, negli anni Sessanta del secolo scorso, a conferire il massimo dei poteri alla segreteria di Stato, dalla quale lui stesso proveniva e che continuò a governare di fatto.

    E fu Giovanni Paolo II, nel 1979, a nominare segretario di Stato un cardinale di prima grandezza, Agostino Casaroli, l’artefice dell’Ostpolitik al di là della cortina di ferro, ma anche l’uomo che nel 1984 riuscì a salvare la Santa Sede e l’Istituto per le Opere di Religione, IOR, dal crack del Banco Ambrosiano, con un esborso “volontario” di 250 milioni di dollari alle banche creditrici.

    A Casaroli succedettero nel 1991 il cardinale Angelo Sodano e nel 2006 il cardinale Tarcisio Bertone. Con i quali l’autorevolezza della segreteria di Stato imboccò una parabola discendente talmente marcata che nel conclave del 2013 Jorge Mario Bergoglio fu eletto con la richiesta di un suo drastico ridimensionamento, nel quadro di una complessiva riforma della curia.

    Il nuovo papa, infatti, cominciò col chiamare attorno a sé, come suoi consiglieri nel riformare la curia e nel governare la Chiesa universale, otto cardinali dai cinque continenti, dai quali volutamente era escluso il segretario di Stato. E creò una nuovissima segreteria per l’economia, dotata di pieni poteri e con prefetto il cardinale Pell, che già dal nome faceva presagire la sottrazione alla segreteria di Stato delle attività finanziarie.

    Ma questo “incipit” fu rapidamente contraddetto dai fatti. Agli otto cardinali consiglieri papa Francesco tornò presto ad aggiungere il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato dal 31 agosto del 2013. E contro l’opera ripulitrice del cardinale Pell e del revisore dei conti Libero Milone la controffensiva fu violentissima, ad opera soprattutto dell’allora numero due della segreteria di Stato, il sostituto Giovanni Angelo Becciu, e del cardinale presidente dell’APSA, Domenico Calcagno, entrambi – in quella fase – nelle grazie del papa, inopinatamente passato dalla loro parte.

    Il risultato fu che nel 2016 Francesco tolse a Pell i poteri che inizialmente gli aveva dato e cessò da lì in avanti di ricevere in udienza Milone. L’anno dopo il cardinale dovette lasciare ogni suo incarico, per rientrare in Australia incalzato da accuse di abusi sessuali alla fine riconosciute infondate – ma dopo 404 giorni di prigione –, mentre Milone fu costretto a dimettersi sulla base dell’accusa – in realtà neppure sottoposta a indagine giudiziaria – di aver voluto violare, con le sue analisi dei conti, “la vita privata di esponenti della Santa Sede”.

    Respinto l’attacco e al riparo da qualsiasi controllo, la segreteria di Stato potè così proseguire nei suoi affari e malaffari, in alcuni casi – come nell’acquisto dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, un ospedale di Roma di proprietà di un ordine religioso e finito in bancarotta – con il sostegno finanziario dell’APSA e dell’americana Papal Foundation, ancora patrocinata, all’epoca, dal cardinale Theodore McCarrick.

    A operare era l’ufficio amministrativo diretto da monsignor Alberto Perlasca. Sempre, però, con la supervisione del cardinale Parolin e sotto il comando del sostituto Becciu, che a sua volta incontrava quotidianamente papa Francesco e lo teneva informato di tutto.

    Francesco sapeva e approvava. Nell’estate del 2019, però, il papa passò all’improvviso dalla parte di chi avversava la maggiore delle operazioni finanziarie in corso in segreteria di Stato – dove nel frattempo il venezuelano Edgar Peña Parra era succeduto nel ruolo di sostituto a Becciu, promosso cardinale –: l’acquisto di un grande edificio in un quartiere di prestigio di Londra, al n. 60 di Sloane Avenue.

    L’operazione, mal condotta tramite inaffidabili operatori esterni, era in perdita disastrosa, e per rimediare la segreteria di Stato aveva chiesto soccorso allo IOR. Dove papa Francesco aveva e ha in ruoli cruciali due uomini di sua nomina e di sua stretta obbedienza: il direttore generale Gian Franco Mammì, in passato curatore dei clienti della banca vaticana in America latina e fin da allora vicino a Bergoglio, e il “prelato” Battista Ricca, ex diplomatico di carriera richiamato a Roma a motivo delle sue intemperanze omosessuali, ma pubblicamente assolto da papa Francesco, all’inizio del suo pontificato, con la famosa frase: ”Chi sono io per giudicare?”.

    Sta di fatto che lo IOR non solo rifiutò di soccorrere con un prestito la segreteria di Stato, ma giudicò scorretta l’intera operazione londinese e sporse denuncia al tribunale vaticano, coinvolgendo per omessa vigilanza anche l’Autorità di Informazione Finanziaria, AIF, allora presieduta dal finanziere svizzero René Brüelhart e diretta da Tommaso Di Ruzza, genero dell’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio.

    Oggi, a più di un anno di distanza, le indagini giudiziarie vaticane appaiono ancora in alto mare e il processo è di là da venire. Ma intanto papa Francesco ha già emesso una serie di condanne a raffica, in totale suo arbitrio.

    Il 1 ottobre 2019 ha fatto perquisire dalla gendarmeria pontificia gli uffici e ha sospeso dal servizio il direttore dell’AIF Di Ruzza e quattro funzionari della segreteria di Stato, tra i quali l’ex segretario di Becciu, monsignor Mauro Carlino.

    Pochi giorni dopo ha licenziato il comandante della gendarmeria Domenico Giani, salvo poi confessare il 26 novembre, sul volo di ritorno del suo viaggio in Thailandia e Giappone, di aver ordinato lui, il papa, la perquisizione.

    Il 18 novembre ha messo alla porta Brüelhart e ha incassato le dimissioni dall’AIF di altri due membri del consiglio direttivo, lo svizzero Marc Odendall e lo statunitense Juan Carlos Zarate, incurante, il papa, del fatto che a seguito delle perquisizioni del 1 ottobre l’Egmont Group – la rete delle “intelligence” di 164 Stati di cui la Santa Sede fa parte – aveva escluso l’AIF da questo circuito per l’avvenuta violazione di informazioni riservate.

    Il 20 gennaio ha licenziato definitivamente, dopo averlo sospeso, l’ex direttore dell’AIF Di Ruzza.

    Nel febbraio del 2020 ha rimosso da direttore dell’ufficio amministrativo della segreteria di Stato monsignor Perlasca, spostandolo provvisoriamente a promotore di giustizia aggiunto del supremo tribunale della segnatura apostolica.

    Il 30 aprile ha tolto Perlasca anche da lì, rimandandolo nella sua diocesi di origine, Como, e ha licenziato definitivamente altri tre dei sospesi del 2 ottobre: monsignor Carlino e i due laici Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi, quest’ultimo già braccio destro di Perlasca.

    Il 24 settembre, infine, ha rimosso Becciu da prefetto della congregazione per le cause dei santi e l’ha nientemeno che spogliato di tutti i suoi “diritti” di cardinale, compresa la partecipazione a un conclave.

    Inutile aggiungere che a questa raffica di condanne emesse da papa Francesco non solo prima di qualsiasi processo ma senza neppure formulare alcuna accusa specifica né assicurare il minimo diritto alla difesa, si è accompagnata, in segreteria di Stato e tra gli stessi colpiti da questi provvedimenti, una guerra di tutti contro tutti, in particolare di Perlasca contro Becciu.

    E il cardinale Parolin? Anche lui ai ferri corti con Becciu, non è stato sinora messo personalmente sotto accusa, ma è chiaro che la sua autorevolezza è andata in pezzi, visto il disastro negli uffici vaticani a lui sottoposti.

    Che Francesco abbia già preso atto di questa perdita d’autorità di Parolin è provato almeno da un recente indizio: l’estromissione del segretario di Stato, per la prima volta, dalla commissione cardinalizia che sovrintende allo IOR, rinnovata dal papa lo scorso 21 settembre.

    Ma oltre a questa vistosa espulsione, nella suddetta commissione contano anche le “new entry”, in particolare quelle di tre cardinali privi di qualsiasi competenza in materia finanziaria: il polacco Konrad Krajewski, elemosiniere apostolico, l’italiano Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila, il filippino Luis Antonio Gokim Tagle, prefetto di “Propaganda Fide”.

    La loro chiamata a far parte della commissione è semplicemente legata al loro essere i favoriti di Francesco.

    Così come per Ricca nello IOR, anche lui del tutto digiuno di finanza.

    Così come per l’arcivescovo Nunzio Galantino alla presidenza dell’APSA. Sicuramente non sono stati i suoi studi giovanili sui teologi Dietrich Bonhoeffer e Romano Guardini ma solo la sua prossimità al papa ad abilitarlo a fare dapprima il segretario della conferenza episcopale italiana – che certo non lo rimpiange – e poi addirittura a presiedere, dal 2018, quella che è la banca centrale e la cassaforte della Santa Sede.

    Così come per il cardinale Kevin Farrell alla testa del neonato organismo vaticano per le “materie riservate”, cioè le operazioni finanziarie da tenere segrete. Questa sua promozione non gli è certo derivata dall’aver coabitato dal 2002 al 2006 con l’allora arcivescovo di Washington McCarrick senza mai aver avuto “alcuna ragione di sospettare” alcunché delle dissolutezze sessuali di quel suo superiore, ma dal suo essere un pupillo di Francesco.

    E così come per il vescovo argentino Gustavo Óscar Zanchetta, amicissimo di Bergoglio e incredibilmente chiamato a Roma dal papa nel ruolo inedito di “assessore” dell’APSA, nonostante in patria abbia dato di sé un pessimo esempio di amministratore della sua diocesi e ora abbia in corso anche un processo per abusi sessuali con seminaristi.

    Il paradosso è che con personaggi di tal fatta papa Francesco sta da qualche mese rimettendo in moto proprio quel processo di pulizia e riordino delle finanze vaticane che aveva inizialmente e per poco affidato al cardinale Pell, contraddicendone poi a lungo gli indirizzi.

    Fortunatamente, va presa nota che accanto ai Ricca e Zanchetta operano oggi in Vaticano anche personalità di comprovata competenza finanziaria in precedenti ruoli d’alto livello, come il segretario dell’APSA Fabio Gasperini, il nuovo presidente dell’ASIF, Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria, Carmelo Barbagallo, il presidente dello IOR Jean-Baptiste Douville de Franssu, il revisore generale Alessandro Cassinis Righini.

    Ma da Francesco si può aspettare tutto e il contrario di tutto. Se appena ci si eleva dalla gestione finanziaria a una visione più generale dell’economia, anche lì in lui trionfa la contraddizione. Lo si è visto in occasione della recente iniziativa pontificia intitolata “Economy of Francesco”, nella quale il papa, vestendo il saio del suo omonimo santo di Assisi, ha proposto al mondo “un patto per cambiare l’attuale economia”, anzi, per rovesciarla radicalmente sull’onda dei “movimenti popolari”, salvo subito dopo eleggere a proprio partner nell’impresa il “Council for Inclusive Capitalism”, cioè i magnati di Ford Foundation, Bank of America, British Petroleum, Rockefeller Foundation, e simili.

    *

    Tornando alla segreteria di Stato, le rimane da qui in avanti un solo terreno sul quale operare: quello della diplomazia.

    Dove in questi ultimi anni non ha certo mietuto successi, visto l’esito fin qui deludente dell’accordo segreto stipulato nel 2018 con Pechino sulla nomina dei vescovi in Cina.

    Ma anche in campo finanziario le sue tribolazioni non sono finite. La cassaforte le è stata sottratta, ma delle operazioni fin qui compiute dovrà ancora rispondere.

    E ce n’è una che è particolarmente scottante. Riguarda quella massa ingente di denari che dalla segreteria di Stato sarebbe partita alla volta dell’Australia, prima e durante il doloroso rimpatrio del cardinale Pell.

    In un primo tempo la somma trasferita era venuta allo scoperto nella misura di 800 mila euro, poi era stata quantificata in quasi 2 milioni, ma nei giorni scorsi l’Australian Transaction Reports and Analysis Centre, l'agenzia governativa che si occupa di reati finanziari, l’ha certificata in 2,3 miliardi di dollari australiani, equivalenti a un miliardo e 400 milioni di euro, trasferiti dal Vaticano all’Australia nell’arco degli ultimi sei anni, con più di 47 mila transazioni.

    Il presidente della conferenza episcopale dell’Australia, l’arcivescovo di Brisbane Mark Coleridge, nell’esprimere il suo stupore per “la dimensione stupefacente dei trasferimenti”, ha asserito che di tutto ciò i vescovi australiani non hanno mai saputo nulla, né tantomeno sanno a chi quei soldi sarebbero stati devoluti, e perché.

    Anche in Vaticano fonti anonime manifestano incredulità. Ma la segreteria di Stato non potrà sottrarsi al dovere di fare chiarezza. Il 2021 sarà un altro anno di triboli e spine.

    Settimo Cielo

    di Sandro Magister 04 gen


    Finanze vaticane / Via la cassa alla Segreteria di Stato. Operazione pulizia o fumo negli occhi

    Il papa ha dunque deciso di togliere la cassa alla Segreteria di Stato e ha formalizzato la sua decisione con la lettera apostolica in forma di motu proprio firmata il 26 dicembre 2020 e resa pubblica dal Vaticano due giorni dopo.
    Nel provvedimento si stabilisce che, al fine di una migliore organizzazione amministrativa e per assicurare un’opportuna vigilanza sulle attività economiche e finanziarie della Santa Sede, “la Segreteria di Stato, che pure sostiene più da vicino e direttamente l’azione del Sommo Pontefice nella sua missione e rappresenta un punto di riferimento essenziale per le attività della Curia Romana, non è opportuno che compia quelle funzioni in materia economica e finanziaria già attribuite per

    Di conseguenza, “a decorrere dal 1º gennaio 2021 la titolarità dei fondi e dei conti bancari, degli investimenti mobiliari e immobiliari, ivi incluse le partecipazioni in società e fondi di investimento, finora intestati alla Segreteria di Stato, è trasferita all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica che curerà la loro gestione e amministrazione. Essi saranno sottoposti a un controllo ad hoc da parte della Segreteria per l’Economia, che d’ora in avanti svolgerà anche la funzione di Segreteria Papale per le materie economiche e finanziarie”.

    Si precisa poi che “la Segreteria di Stato trasferisce quanto prima, non oltre il 4 febbraio 2021, tutte le sue disponibilità liquide giacenti in conti correnti ad essa intestati presso l’Istituto per le Opere di Religione o in conti bancari esteri, all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica su conto bancario da questa indicato”.

    Ma non basta. “A decorrere dall’esercizio 2021, le contribuzioni a qualunque titolo dovute o liberamente devolute alla Santa Sede da parte di Enti ecclesiali di qualunque tipo, ivi incluse quelle del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e dell’Istituto per le Opere di Religione (…) saranno versate su un conto denominato Budget Generale della Santa Sede, gestito dall’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica secondo la normativa vigente, in base al bilancio preventivo approvato. I trasferimenti delle somme dal conto Budget Generale della Santa Sede all’APSA dovranno essere previamente autorizzati dal Prefetto della Segreteria per l’Economia”.

    D’ora in avanti, “al pagamento delle spese ordinarie e straordinarie della Segreteria di Stato provvede l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica secondo il bilancio preventivo della medesima Segreteria”; “Tutti gli Enti di cui all’articolo 1 §1 dello Statuto del Consiglio per l’Economia, inclusi quelli finora sotto il controllo economico e finanziario della Segreteria di Stato, sono sottoposti al controllo, vigilanza e indirizzo della Segreteria per l’Economia come definito dal proprio Statuto e dalla normativa vigente, con la sola eccezione di quegli Enti per i quali il Santo Padre abbia espressamente disposto diversamente”.

    Infine, “il cosiddetto Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato mantiene esclusivamente le risorse umane necessarie per effettuare le attività relative alla propria amministrazione interna, alla preparazione del proprio bilancio preventivo e consuntivo e alle altre funzioni non amministrative espletate finora”.

    La Segreteria di Stato, insomma, è stata espropriata di ogni competenza e attività di tipo economico e finanziario. Un ridimensionamento in piena regola, perché è chiaro che senza la disponibilità di fondi la Segreteria di Stato perde potere, non è più l’ufficio centrale del governo, così com’era stata immaginata e voluta da Paolo VI, e viene ad assomigliare a un dicastero come gli altri.

    Alla decisione del papa si è arrivati dopo le vicende che hanno portato all’estromissione del cardinale Angelo Becciu, in primis la storia del palazzo di Londra, ma i problemi erano incominciati molto prima e risalgono per lo meno alla gestione del cardinale Bertone.

    In attesa di sapere se il caso Becciu sarà mai chiarito, si può cercare di capire la logica dell’intervento papale.

    Nei commenti si è parlato della volontà del papa di “fare pulizia” in seguito alla vicenda dell’acquisto del palazzo londinese di Sloane Avenue. Sebbene monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, abbia dichiarato che non è stata l’inchiesta sul palazzo di Londra a rendere necessario il passaggio, il papa, nella lettera inviata al segretario di Stato Parolin, dice chiaramente che “occorre uscire al più presto” dagli investimenti operati a Londra e dal fondo Centurion, “o, almeno, disporne in maniera tale da eliminare tutti i rischi reputazionali”.

    Ecco dunque che il 4 novembre, alla presenza del papa, si è tenuta una riunione con il cardinale Parolin, il sostituto della Segreteria di Stato monsignor Edgar Peña Parra, il segretario generale del Governatorato dello Stato Città del Vaticano monsignor Fernando Vérgez Alzaga, monsignor Galantino e il prefetto della Segreteria per l’economia, il gesuita Juan Antonio Guerrero Alves, con il fine di costituire la Commissione di passaggio e di controllo, formata da Parolin, Galantino e Guerrero.

    “Non è opportuno né necessario che la Segreteria di Stato gestisca fondi”, scrive il papa spiegando che è sua volontà “che in futuro la Segreteria di Stato trasferisca all’Apsa la gestione e l’amministrazione di tutti i fondi finanziari e del patrimonio immobiliare, i quali manterranno in ogni caso la propria finalità attuale”.

    La Segreteria di Stato, dunque, “non dovrà amministrare né gestire patrimoni”. Ma tutto ciò è davvero funzionale alle esigenze di miglior governo e di trasparenza?

    L’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato non è nato di recente. Fu voluto, come si ricordava, da Paolo VI e tra le sue principali finalità c’era quella di garantire risorse, mediante l’Obolo di san Pietro, alle nunziature della Santa Sede sparse di tutto il mondo.

    Dal punto di vista amministrativo il personale diplomatico fa riferimento all’Apsa, ma al di là degli stipendi dei nunzi e dei vari addetti che fanno capo alla Santa Sede le sedi diplomatiche hanno molte spese di gestione, per esempio per il personale laico locale o le ristrutturazioni. Ed era proprio per far fronte a queste spese che interveniva la Segreteria di Stato, sulla base dei rendiconti semestrali presentati dalle nunziature.

    Il fondo di riserva a disposizione della Segreteria di Stato, voluto da Paolo VI, aveva quindi una sua logica, funzionale alle esigenze della rete delle nunziature.

    Stando così le cose, si vede come togliere questa disponibilità alla Segreteria di Stato per attribuirla all’Apsa non possa assicurare, di per sé, correttezza e trasparenza. Anzi, è probabile che l’operazione creerà problemi e intoppi viste le tante competenze che l’Apsa ha già. L’unico significato dell’operazione è mostrare che il papa vuole “fare pulizia”. Ma la pulizia si fa trasferendo competenze da un ufficio all’altro o mettendo a capo degli uffici persone oneste? (A proposito: all’Apsa è stato creato dal papa un ruolo apposito per monsignor Gustavo Óscar Zanchetta, il vescovo di Orano sotto processo in Argentina per molestie sessuali verso seminaristi e accusato anche di aver creato dissesti economici e di gestione).

    Da non sottovalutare, poi, quanto dichiarato dall’avvocato di monsignor Mauro Carlino, ex segretario di Angelo Becciu, e cioè che il papa sapeva della trattativa per il palazzo di Londra.

    L’operazione pulizia, dunque, è davvero tale o è fumo negli occhi?

    Aldo Maria Valli

    https://www.aldomariavalli.it/2021/0...-negli-occhi/?

 

 
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