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  1. #21
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    Predefinito Re: Tradizionalismo Cattolico e Destra Radicale

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio

    La stessa NSDAP aveva componenti pagane e atee, cattoliche e protestanti.
    No, non c'erano atei. Non si può essere atei e nazionalsocialisti, come non si può essere milanisti ed interisti alla stesso momento.

  2. #22
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    Predefinito Re: Tradizionalismo Cattolico e Destra Radicale

    Citazione Originariamente Scritto da FRUGALE Visualizza Messaggio
    Chiedo scusa, dal punto di vista Cattolico Romano, oggi, l'eretico è chi non riconosce come capo Bergoglio. Quindi?
    Chi è eretico? Holuxar o Alex Zanotelli?
    I modernisti sono fuori dalla Chiesa anche se avessero dalla loro tutti i Papi da Roncalli a Bergoglio compresi. Sono loro ad aver violato la dottrina della Chiesa, i cosiddetti "tradizionalisti" invece non hanno fatto altro che confermarsi in essa.

  3. #23
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    Predefinito Re: Tradizionalismo Cattolico e Destra Radicale

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    Poi non so cosa ne pensa @Roul Duke.
    Il nazionalsocialismo non prevede una specifica adesione confessionale. Che in Germania vi siano state delle situazioni antipatiche è vero, ma ciò non fa automaticamente del nazionalsocialismo una weltanschauung anticristiana, come il fatto che il fascismo in Italia abbia avuto un atteggiamento più conciliante non fa di esso una ideologica cattolica. Furono le condizioni interne ai due Paesi a stabilire l'atteggiamento verso la religione in generale ed il cattolicesimo in particolare, non posizioni di principio o aprioristiche.

    Precisazione: il solo semplice fatto di appoggiare in qualunque modo e misura ogni tipo di attività marxista (dalle elezioni al dargli ragione in pubblico, non importa quanto e come) o di partiti, associazioni, movimenti eccetera che sono alleati del marxismo, provoca la scomunica automatica. Figuriamoci aderirvi. Essere nazionalsocialisti, invece, non pone il cattolico fuori dalla comunione con la Chiesa. Questo fatto da solo dovrebbe bastare a fugare ogni dubbio.

  4. #24
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    Predefinito Re: Tradizionalismo Cattolico e Destra Radicale

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    Fu San Massimiliano Kolbe che si offrì spontaneamente di sostituire il soggetto destinato a morire di fame.
    Ciò non assolve chi lo ha messo e mantenuto in quella condizione.

  5. #25
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    Predefinito Re: Tradizionalismo Cattolico e Destra Radicale

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    Non vi sono prove di quanto affermi
    Un esempio è Degrelle.
    Degrelle non era tedesco comunque. Può sembrare un dettaglio da poco ma ai fini del discorso non lo è.
    Comunque Pio XII, a guerra finita, ebbe un giudizio estremamente severo sul nazionalsocialismo tedesco:

    "In Europa, la guerra è finita; ma quali stigmate vi ha impresse! Il divino Maestro aveva detto: «Tutti quelli, che ingiustamente metteranno mano alla spada, di spada periranno» (Matth., 26, 52). Ora, che cosa voi vedete?

    Voi vedete ciò che lascia dietro di sé una concezione e un’attività dello Stato, che non tiene in nessun conto i sentimenti più sacri dell’umanità, che calpesta gli inviolabili principi della fede cristiana. Il mondo intero, stupito, contempla oggi la rovina che ne è derivata.

    Questa rovina, Noi l’avevamo veduta venir di lontano, e ben pochi, crediamo, hanno seguito con maggior tensione dell’animo l’evolversi e il precipitarsi della inevitabile caduta. Oltre dodici anni, tra i migliori della Nostra età matura, avevamo vissuto, per dovere dell’ufficio commessoCi, in mezzo al popolo germanico. In quel tempo, con la libertà che le condizioni politiche e sociali di allora permettevano, Noi Ci adoperammo per il consolidamento dello stato della Chiesa cattolica in Germania. Noi avemmo così occasione di conoscere le grandi qualità di quel popolo e Ci trovammo in relazioni personali coi suoi migliori rappresentanti. Perciò nutriamo fiducia che esso possa risollevarsi a nuova dignità e a nuova vita, dopo aver respinto da sé lo spettro satanico esibito dal nazionalsocialismo, e dopo che i colpevoli (come abbiamo già avuto occasione di esporre altre volte) avranno espiato i delitti da loro commessi.

    Fin a quando non si era ancora perduto ogni barlume di speranza che quel movimento potesse prendere un diverso e men pernicioso indirizzo, sia per la resipiscenza dei suoi membri più moderati, sia per una efficace opposizione della parte non consenziente del popolo tedesco, la Chiesa fece quanto era in suo potere, per contrapporre una potente diga al dilagare di quelle dottrine non meno deleterie che violente.

    Nella primavera del 1933, il Governo germanico sollecitò la Santa Sede a concludere un Concordato col Reich: pensiero che incontrò il consenso anche dell’Episcopato e almeno della più gran parte dei cattolici tedeschi. Infatti, né i Concordati già conclusi con alcuni Stati particolari della Germania (Länder), né la Costituzione di Weimar sembravano loro assicurare e garantire sufficientemente il rispetto delle loro convinzioni, della loro fede, dei loro diritti e della loro libertà d’azione. In tali condizioni, queste garanzie non potevano essere ottenute che mediante un accordo, nella forma solenne di un Concordato, col Governo centrale del Reich. Si aggiunga che, avendone questo fatta la proposta, sarebbe ricaduta, in caso di rifiuto, sulla Santa Sede la responsabilità di ogni dolorosa conseguenza.

    Non già che la Chiesa, dal canto suo, si lasciasse illudere da eccessive speranze, né che con la conclusione del Concordato intendesse in qualsiasi modo di approvare la dottrina e le tendenze del nazionalsocialismo, come fu allora espressamente dichiarato e spiegato. Tuttavia bisogna riconoscere che il Concordato negli anni seguenti procurò qualche vantaggio, o almeno impedì mali maggiori. Infatti, nonostante tutte le violazioni di cui divenne ben presto l’oggetto, esso lasciava ai cattolici una base giuridica di difesa, un campo sul quale trincerarsi per continuare ad affrontare, fino a quando fosse loro possibile, il flutto sempre crescente della persecuzione religiosa.

    Invero la lotta contro la Chiesa si andava sempre più inasprendo: era la distruzione delle organizzazioni cattoliche; era la soppressione progressiva delle così fiorenti scuole cattoliche, pubbliche e private; era la separazione forzata della gioventù dalla famiglia e dalla Chiesa; era l’oppressione esercitata sulla coscienza dei cittadini, particolarmente degli impiegati dello Stato; era la denigrazione sistematica, mediante una propaganda scaltramente e rigorosamente organizzata, della Chiesa, del Clero, dei fedeli, delle sue istituzioni, della sua dottrina, della sua storia; era la chiusura, lo scioglimento, la confisca di case religiose e di altri istituti ecclesiastici; era l’annientamento della stampa e della produzione libraria cattolica.

    Per resistere a questi attacchi, milioni di valorosi cattolici, uomini e donne, si stringevano intorno ai loro Vescovi, la cui voce coraggiosa e severa non mancò mai di risuonare fino a questi ultimi anni di guerra; intorno ai loro sacerdoti, per aiutarli ad adattare incessantemente il loro apostolato alle mutate necessità e circostanze; e fino all’ultimo, con pazienza e fermezza, essi opposero al fronte dell’empietà e dell’orgoglio il fronte della fede, della preghiera, della condotta e della educazione francamente cattolica.

    Intanto, senza esitazione, la stessa S. Sede moltiplicava presso i governanti in Germania le sue premure e le sue proteste, richiamandoli, con energia e chiarezza, al rispetto e all’osservanza dei doveri derivanti dallo stesso diritto di natura e confermati nel patto concordatario. In quei critici anni, associando all’attenta vigilanza del Pastore la paziente longanimità del Padre, il Nostro grande Predecessore Pio XI compì con intrepida fortezza la sua missione di Pontefice supremo.

    Allorché, però, tentate invano tutte le vie della persuasione, egli si vide con ogni evidenza di fronte alle deliberate violazioni di un patto solenne e a una persecuzione religiosa, dissimulata o manifesta, ma sempre duramente condotta, la domenica di Passione del 1937, nella sua Enciclica « Mit brennender Sorge », egli svelò agli sguardi del mondo quel che il nazionalsocialismo era in realtà: l’apostasia orgogliosa da Gesù Cristo, la negazione della sua dottrina e della sua opera redentrice, il culto della forza, l’idolatria della razza e del sangue, l’oppressione della libertà e della dignità umana".

    A fronte della pace raggiunta vengono richiamati i doveri fondamentali della Chiesa (2 giugno 1945) | PIO XII
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  6. #26
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    Predefinito Re: Tradizionalismo Cattolico e Destra Radicale

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Degrelle non era tedesco comunque. Può sembrare un dettaglio da poco ma ai fini del discorso non lo è.
    Comunque Pio XII, a guerra finita, ebbe un giudizio estremamente severo sul nazionalsocialismo tedesco:

    "In Europa, la guerra è finita; ma quali stigmate vi ha impresse! Il divino Maestro aveva detto: «Tutti quelli, che ingiustamente metteranno mano alla spada, di spada periranno» (Matth., 26, 52). Ora, che cosa voi vedete?

    Voi vedete ciò che lascia dietro di sé una concezione e un’attività dello Stato, che non tiene in nessun conto i sentimenti più sacri dell’umanità, che calpesta gli inviolabili principi della fede cristiana. Il mondo intero, stupito, contempla oggi la rovina che ne è derivata.

    Questa rovina, Noi l’avevamo veduta venir di lontano, e ben pochi, crediamo, hanno seguito con maggior tensione dell’animo l’evolversi e il precipitarsi della inevitabile caduta. Oltre dodici anni, tra i migliori della Nostra età matura, avevamo vissuto, per dovere dell’ufficio commessoCi, in mezzo al popolo germanico. In quel tempo, con la libertà che le condizioni politiche e sociali di allora permettevano, Noi Ci adoperammo per il consolidamento dello stato della Chiesa cattolica in Germania. Noi avemmo così occasione di conoscere le grandi qualità di quel popolo e Ci trovammo in relazioni personali coi suoi migliori rappresentanti. Perciò nutriamo fiducia che esso possa risollevarsi a nuova dignità e a nuova vita, dopo aver respinto da sé lo spettro satanico esibito dal nazionalsocialismo, e dopo che i colpevoli (come abbiamo già avuto occasione di esporre altre volte) avranno espiato i delitti da loro commessi.

    Fin a quando non si era ancora perduto ogni barlume di speranza che quel movimento potesse prendere un diverso e men pernicioso indirizzo, sia per la resipiscenza dei suoi membri più moderati, sia per una efficace opposizione della parte non consenziente del popolo tedesco, la Chiesa fece quanto era in suo potere, per contrapporre una potente diga al dilagare di quelle dottrine non meno deleterie che violente.

    Nella primavera del 1933, il Governo germanico sollecitò la Santa Sede a concludere un Concordato col Reich: pensiero che incontrò il consenso anche dell’Episcopato e almeno della più gran parte dei cattolici tedeschi. Infatti, né i Concordati già conclusi con alcuni Stati particolari della Germania (Länder), né la Costituzione di Weimar sembravano loro assicurare e garantire sufficientemente il rispetto delle loro convinzioni, della loro fede, dei loro diritti e della loro libertà d’azione. In tali condizioni, queste garanzie non potevano essere ottenute che mediante un accordo, nella forma solenne di un Concordato, col Governo centrale del Reich. Si aggiunga che, avendone questo fatta la proposta, sarebbe ricaduta, in caso di rifiuto, sulla Santa Sede la responsabilità di ogni dolorosa conseguenza.

    Non già che la Chiesa, dal canto suo, si lasciasse illudere da eccessive speranze, né che con la conclusione del Concordato intendesse in qualsiasi modo di approvare la dottrina e le tendenze del nazionalsocialismo, come fu allora espressamente dichiarato e spiegato. Tuttavia bisogna riconoscere che il Concordato negli anni seguenti procurò qualche vantaggio, o almeno impedì mali maggiori. Infatti, nonostante tutte le violazioni di cui divenne ben presto l’oggetto, esso lasciava ai cattolici una base giuridica di difesa, un campo sul quale trincerarsi per continuare ad affrontare, fino a quando fosse loro possibile, il flutto sempre crescente della persecuzione religiosa.

    Invero la lotta contro la Chiesa si andava sempre più inasprendo: era la distruzione delle organizzazioni cattoliche; era la soppressione progressiva delle così fiorenti scuole cattoliche, pubbliche e private; era la separazione forzata della gioventù dalla famiglia e dalla Chiesa; era l’oppressione esercitata sulla coscienza dei cittadini, particolarmente degli impiegati dello Stato; era la denigrazione sistematica, mediante una propaganda scaltramente e rigorosamente organizzata, della Chiesa, del Clero, dei fedeli, delle sue istituzioni, della sua dottrina, della sua storia; era la chiusura, lo scioglimento, la confisca di case religiose e di altri istituti ecclesiastici; era l’annientamento della stampa e della produzione libraria cattolica.

    Per resistere a questi attacchi, milioni di valorosi cattolici, uomini e donne, si stringevano intorno ai loro Vescovi, la cui voce coraggiosa e severa non mancò mai di risuonare fino a questi ultimi anni di guerra; intorno ai loro sacerdoti, per aiutarli ad adattare incessantemente il loro apostolato alle mutate necessità e circostanze; e fino all’ultimo, con pazienza e fermezza, essi opposero al fronte dell’empietà e dell’orgoglio il fronte della fede, della preghiera, della condotta e della educazione francamente cattolica.

    Intanto, senza esitazione, la stessa S. Sede moltiplicava presso i governanti in Germania le sue premure e le sue proteste, richiamandoli, con energia e chiarezza, al rispetto e all’osservanza dei doveri derivanti dallo stesso diritto di natura e confermati nel patto concordatario. In quei critici anni, associando all’attenta vigilanza del Pastore la paziente longanimità del Padre, il Nostro grande Predecessore Pio XI compì con intrepida fortezza la sua missione di Pontefice supremo.

    Allorché, però, tentate invano tutte le vie della persuasione, egli si vide con ogni evidenza di fronte alle deliberate violazioni di un patto solenne e a una persecuzione religiosa, dissimulata o manifesta, ma sempre duramente condotta, la domenica di Passione del 1937, nella sua Enciclica « Mit brennender Sorge », egli svelò agli sguardi del mondo quel che il nazionalsocialismo era in realtà: l’apostasia orgogliosa da Gesù Cristo, la negazione della sua dottrina e della sua opera redentrice, il culto della forza, l’idolatria della razza e del sangue, l’oppressione della libertà e della dignità umana".

    A fronte della pace raggiunta vengono richiamati i doveri fondamentali della Chiesa (2 giugno 1945) | PIO XII
    E perchè non è intervenuto nei confronti di Mons. Tiso o di Mons. Hilinka? Perchè non è intervenuto nei confronti di Pavelic o di Franco?
    Perchè non è intervenuto nei confronti della Franchia di Vichy?
    Tanti,troppi, sono stati i cattolici e i cristiani che volutamente hanno lottato e sono morti sotto le bandiere del Reich. Nella Wehrmacht e nelle SS.
    Non sono da considerare spazzatura quelli che hanno dato la loro vita per difendere l'Europa contro bolscevichi e anglo-americani solo perchè nazional-socialisti e cattolici.

  7. #27
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    Predefinito Re: Tradizionalismo Cattolico e Destra Radicale

    Citazione Originariamente Scritto da Roul Duke Visualizza Messaggio
    Il nazionalsocialismo non prevede una specifica adesione confessionale. Che in Germania vi siano state delle situazioni antipatiche è vero, ma ciò non fa automaticamente del nazionalsocialismo una weltanschauung anticristiana, come il fatto che il fascismo in Italia abbia avuto un atteggiamento più conciliante non fa di esso una ideologica cattolica. Furono le condizioni interne ai due Paesi a stabilire l'atteggiamento verso la religione in generale ed il cattolicesimo in particolare, non posizioni di principio o aprioristiche.

    Precisazione: il solo semplice fatto di appoggiare in qualunque modo e misura ogni tipo di attività marxista (dalle elezioni al dargli ragione in pubblico, non importa quanto e come) o di partiti, associazioni, movimenti eccetera che sono alleati del marxismo, provoca la scomunica automatica. Figuriamoci aderirvi. Essere nazionalsocialisti, invece, non pone il cattolico fuori dalla comunione con la Chiesa. Questo fatto da solo dovrebbe bastare a fugare ogni dubbio.
    Concordo.

  8. #28
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    Predefinito Re: Tradizionalismo Cattolico e Destra Radicale

    In merito vi consiglio un libro di Rosenberg e con la prefazione di Gian Pio Mattogno

    EBREI, NON EBREI E CRISTIANI di Effepi

  9. #29
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    Predefinito Re: Tradizionalismo Cattolico e Destra Radicale

    Citazione Originariamente Scritto da IlWehrwolf Visualizza Messaggio
    E perchè non è intervenuto nei confronti di Mons. Tiso o di Mons. Hilinka? Perchè non è intervenuto nei confronti di Pavelic o di Franco?
    Perchè non è intervenuto nei confronti della Franchia di Vichy?
    Tanti,troppi, sono stati i cattolici e i cristiani che volutamente hanno lottato e sono morti sotto le bandiere del Reich. Nella Wehrmacht e nelle SS.
    Non sono da considerare spazzatura quelli che hanno dato la loro vita per difendere l'Europa contro bolscevichi e anglo-americani solo perchè nazional-socialisti e cattolici.
    Perdonami, ma non ho compreso il significato esatto del tuo intervento. In quel discorso Pio XII parlò esclusivamente del nazionalsocialismo tedesco e del suo rapporto con la Chiesa Cattolica. Perché avrebbe dovuto parlare anche di mons. Tiso o di Franco o di Pavelic o di Petain?
    Credere - Pregare - Obbedire - Vincere

    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  10. #30
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    Predefinito Re: Tradizionalismo Cattolico e Destra Radicale

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Perdonami, ma non ho compreso il significato esatto del tuo intervento. In quel discorso Pio XII parlò esclusivamente del nazionalsocialismo tedesco e del suo rapporto con la Chiesa Cattolica. Perché avrebbe dovuto parlare anche di mons. Tiso o di Franco o di Pavelic o di Petain?
    Perchè alleati della NSDAP e pertanto tale discorso andava fatto anche a loro.
    Ma Pio XII sapeva che anche i suoi amici Tiso o Pavelic o Petain avevano in un certo modo eguagliato la NSDAP con le leggi razziali?

 

 
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