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  1. #21
    Blue
    Ospite

    Predefinito Re: Enigma, tra mito e arte

    Sui celebri baffi di Salvador Dalì, che "sopravviveranno nei secoli"





    Magari è una notiziola un po' macabra, ma - poiché stiamo parlando dei celebri baffi di Dalì - vale comunque la pena riportarla.
    A 28 anni dalla morte dell'artista spagnolo, nel 2017 il suo corpo è stato esumato per prelevare alcuni campioni di Dna e attestare se l'artista spagnolo sia o meno il padre biologico della chiaroveggente Pilar Abel, una donna di 61 anni che aveva affermato di essere sua figlia. Quando i medici legali hanno aperto la tomba, hanno fatto l'incredibile scoperta: i baffi erano in perfette condizioni, nella classica posizione delle "ore 10 e 10", proprio come amava portarli il maestro del Surrealismo.

    "Sopravvivranno nei secoli", ha detto con orgoglio alla radio catalana Narcis Bardalet, l'uomo che aveva provveduto ad imbalsamare il corpo di Salvador Dalì subito dopo la morte. E deve aver fatto davvero un buon lavoro, dato che i medici legali hanno dovuto usare una sega per prelevare dei campioni biologici, invece del solito bisturi...

    https://www.huffingtonpost.it/2017/0...co_a_23041009/


    Per la cronaca, Pilar Abel non è figlia di Dalì: è solo una tipa dotata di molta fantasia e scarsa... chiaroveggenza:

    https://www.barnebys.it/blog/esumazi...agare-le-spese

  2. #22
    Blue
    Ospite

    Predefinito Re: Enigma, tra mito e arte

    E per concludere degnamente questo excursus sui baffi di Dalì...















  3. #23
    Blue
    Ospite

    Predefinito Re: Enigma, tra mito e arte

    Un'altra epoca, un altro quadro, un altro enigma...




    Giorgione, La tempesta, c. 1508
    Venezia, Gallerie dell'Accademia


    Tra i quadri più enigmatici della storia dell'arte, un posto di rilievo spetta alla bellissima "Tempesta" di Giorgione. Si tratta di un dipinto a tempera e olio di noce, nemmeno troppo grande (83×73 centimetri), capace però di confondere chiunque ne cerchi un'interpretazione certa. Storici dell'arte, critici ed esperti hanno provato a darne un'interpretazione, senza però convincere fino in fondo. Molti sono convinti che si tratti di un semplice quadro "di genere" o di un paesaggio, dove le figure umane fanno da contorno alla natura, compreso il fulmine che indirettamente dà il nome all'opera.

    Nel dipinto è raffigurata una donna seminuda seduta in un prato, con una piccola mantella appoggiata sulle spalle, mentre allatta un neonato. Poco distante da lei c'è un giovane (forse un soldato) che la osserva sorridendo, appoggiato ad un esile bastone. Dallo sfondo, oltre il ponticello di legno, sbuca una città sovrastata da un cielo denso di nuvole scure, in mezzo alle quali irrompe un fulmine che preannuncia l'arrivo di una tempesta. Ma, particolare curioso, l'arrivo della tempesta sembra lasciare del tutto indifferenti i personaggi del quadro, che non sembrano interagire fra loro, poiché la donna guarda verso l'osservatore. Tutta la scena, infine, è incorniciata da grandi alberi e cespugli mentre il fogliame, colpito dalla luce, fa da contrasto allo sfondo scuro delle nubi.

    Le ipotesi sul significato dell'opera spaziano dall'allegoria a varie interpretazioni in chiave biblica, fino a toccare la mitologia e l'alchimia. Ma, oltre al significato, anche la data dell'opera risulta incerta: oscilla tra il 1503 e il 1510, anno della morte dell'artista. E' tuttavia plausibile che "La tempesta" sia stata commissionata dall'illustre veneziano Gabriele Vendramin intorno al 1504. La tela è infatti documentata nella collezione di Vendramin nel 1530 e poi negli inventari familiari cinque-secenteschi. Alla morte del proprietario, il testamento raccomandava agli eredi di non smembrare per alcuna ragione la raccolta; richiesta vana, visto che nei secoli successivi la tela sparì dalla circolazione per circa quattro secoli, quando, nel 1932, ricomparve nuovamente fra le proprietà del principe Giovannelli, che la vendette al comune di Venezia. Ed è qui che si trova ancora oggi, nella Sala VIII delle Gallerie dell'Accademia. Ma vediamo i tanti dubbi che questo dipinto solleva...

    Chi è la donna che allatta?
    Più che con la Vergine, la donna seduta sull'erba è stata da molti indentificata con una zingara, soggetto abbastanza popolare nella storia dell'arte (si pensi a "La buona ventura" di Caravaggio o a "La zingara" di Frans Hals). Qualcuno avrebbe visto nel giovane la rappresentazione della fortezza e nella donna quella della carità, mentre altri l'hanno identificata con la Sibilla Tiburtina con in braccio il futuro imperatore Carlo V, mentre Massimiliano I d'Asburgo osserva la scena. Altri ancora hanno intravisto in lei il simbolo della città di Padova, spogliata di tutto e costretta ad allattare (mantenere) la Serenissima. E non manca chi (Salvatore Settis) ha identificato le figure con Adamo (il giovane) ed Eva, intenta ad allattare Caino dopo la cacciata dal Paradiso, o ha intravisto nell'opera significati alchemici (Gustav Friedrich Hartlaub) per la presenza dei quattro elementi terra, fuoco, acqua e aria.

    Che cosa rappresenta il fulmine?
    Il fulmine, punto focale del quadro, si abbatte in direzione del centro abitato: un piccolo borgo a destra e quasi una fortezza in lontananza, ma è difficile capire cosa stia a significare. Sempre secondo Settis, il fulmine sarebbe un richiamo alla spada fiammeggiante dell'angelo e al bagliore che questo produce di fronte alla presenza inequivocabile di Dio, che si intravede dietro le nuvole. Adirato con Adamo ed Eva, Dio allontanerebbe i peccatori (per non aver rispettato il divieto di non mangiare il frutto proibito) e la tempesta sarebbe così metafora della condizione umana dopo il peccato, alla luce della dottrina cristiana. Ma c'è anche chi ha interpretato la scena in chiave mitologica, identificando il volto che fa capolino fra le nubi con quello di Zeus.




    Chi è il giovane a sinistra del quadro?
    Anzitutto, salta all'occhio che il giovane è vestito in modo tutt'altro che casuale... ma cosa ci fa in quella posizione? Secondo alcuni, potrebbe essere un soldato appoggiato ad una lancia, mentre altri lo identificano con un membro della Compagnia della Calza, una confraternita molto popolare all'epoca e che era solita organizzare eventi musicali e teatrali a Venezia. Qualche altro critico (Falciani) ha infine proposto di leggere l'iconografia del dipinto in relazione ad un poemetto encomiastico della famiglia Vendramin, che vedrebbe nel soldato il secondogenito di Enea, Silvio, mentre la donna sarebbe Lavinia.




    A cosa alludono le due colonne?
    Anche sul significato delle due colonne, di altezza diversa, gli studiosi sono divisi: potrebbero rappresentare la morte, essendo le colonne un elemento fondamentale dell'architettura funeraria. Ma potrebbero anche essere le celebri colonne d'Ercole, che si pensava segnalassero il confine tra il mondo noto e le terre sconosciute. O, ancora, secondo una suggestiva interpretazione, si tratterebbe semplicemente di rovine, ad indicare la caducità dei beni terreni e la mortalità dell'uomo.

    Quale città è quella sullo sfondo?
    Al centro del quadro, un fiume passa sotto un ponte di legno che costeggia la città sullo sfondo: potrebbe essere Venezia, oppure Padova. Le prove a sostegno di questa tesi sarebbero la presenza dello stemma dei Carraresi, signori di Padova (il carro con quattro ruote rosse inframmezzate da una stanga), dipinto sulle mura di quella che potrebbe essere la porta d'accesso alla cittadina. Inoltre, alcuni studiosi hanno riconosciuto elementi dell'architettura padovana dell'epoca, tra cui la Chiesa dei Carmini, mentre la torre isolata potrebbe essere la torre di Ezzelino. Il ponticello, invece, potrebbe essere il ponte di San Tommaso. La città sembra disabitata; ma, guardando con attenzione...




    E l'uccello bianco sul tetto?
    Guardando con attenzione, si nota un uccello bianco sul tetto di uno degli edifici sulla destra. Con pennellate appena accennate, Giorgione raffigura quello che potrebbe essere:
    . una cicogna, tradizionale simbolo della famiglia;
    . un airone, solitamente, simbolo di buon presagio, ma anche di malinconia;
    . una colomba, che alluderebbe alla pace spazzata via dalla tempesta della guerra.




    "La tempesta" ai raggi X
    La tela di Giorgione è stata oggetto di molte analisi ai raggi X, che hanno rivelato cambiamenti, modifiche e pentimenti dell’artista. Nel ruscello, per esempio, il pittore aveva ritratto una donna intenta a lavarsi, in seguito cancellata. Il giovane a sinistra, invece, è un'aggiunta successiva...



    Questi particolari, tuttavia, non chiariscono i tanti misteri che aleggiano intorno a questo quadro a dir poco enigmatico, che da oltre 500 anni tiene in scacco studiosi ed esperti d'arte.


    "La tempesta" nei romanzi
    Tale è sempre stata la curiosità intorno a questo dipinto, che ha ispirato anche dei romanzi...
    "La tempesta" è il soggetto e il titolo di un romanzo del 1997 dello scrittore Juan Manuel de Prada, che narra un rocambolesco e immaginario trafugamento dell'opera del Giorgione. Il protagonista, Alejandro Ballestreros, è un esperto d'arte che arriva in una Venezia sconvolta da una tempesta di neve e pioggia per studiare il famoso e misterioso quadro di Giorgione e...
    Il dipinto è al centro anche di un altro romanzo: "La tempesta - Il mistero di Giorgione", scritto da Paolo Maurensig nel 2009.

  4. #24
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    Predefinito Re: Enigma, tra mito e arte

    consiglierei

    https://www.einaudi.it/catalogo-libr...9788806176235/

    letto nei tempi lontani et ancora oggi beddu assai

  5. #25
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    Predefinito Re: Enigma, tra mito e arte

    Citazione Originariamente Scritto da zipgong Visualizza Messaggio
    consiglierei

    https://www.einaudi.it/catalogo-libr...9788806176235/

    letto nei tempi lontani et ancora oggi beddu assai
    Apperò... niente male, le tue letture!

  6. #26
    Demiurgo di Neologismi
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    Predefinito Re: Enigma, tra mito e arte

    Citazione Originariamente Scritto da Blue Visualizza Messaggio
    Apperò... niente male, le tue letture!
    Beh, a parte i giornali scandalistici e i fumetti erotici queste sono le mie letture preferite

 

 
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