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Risultati da 1 a 10 di 46
  1. #1
    Blue
    Ospite

    Predefinito La superstizione porta sfortuna




    La superstizione porta sfortuna.
    (Umberto Eco)



    L'idea di scrivere su questo tema mi è venuta stamattina, leggendo di un anonimo canadese che ha restituito dei reperti rubati a Pompei nel 2005, durante una visita agli scavi.
    "Portano sfiga, riprendeteveli", ha scritto: da quando li ha presi, infatti, la sua vita è stata contrassegnata solo da eventi negativi. Qui la notizia:

    Rubano reperti a Pompei ma li riconsegnano: 'portano sfiga'

    Ma la sfortuna, allora, esiste davvero?

  2. #2
    Blue
    Ospite

    Predefinito Re: La superstizione porta sfortuna

    Ebbene, sì: sembra che la sfortuna (sfiga, iella, rogna, malasorte, svenura, iattura... chiamatela come vi pare) esista. Almeno, nella nostra mente.
    E non riguarda soltanto noi italiani, tradizionalmente parecchio superstiziosi: la credenza è di respiro molto più ampio.





    Il numero 13, i gatti neri, lo specchio in frantumi o camminare sotto le scale sono tra le superstizioni più popolari, diffuse in tutto il mondo.
    Negli Stati Uniti, per esempio, il 25 per cento delle persone si considerano superstiziose (in Italia, siamo poco al di sotto del 50%).
    La superstizione spiega anche perché molti edifici non hanno il tredicesimo piano, ma saltino al 14° o al 12°A sui pannelli degli ascensori, per non allarmare gli inquilini superstiziosi. Alcune compagnie aeree come Air France e Lufthansa non hanno la tredicesima fila; anzi, Lufthansa non ha nemmeno la diciassettesima, per non far torto ai viaggiatori provenienti da Italia e Brasile, dove il numero sfortunato non è il 13 ma il 17.

    Come diceva il grande Eduardo De Filippo, «essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male».
    La maggior parte di noi è consapevole che la sfortuna è qualcosa di irrazionale e del tutto priva di fondamenti scientifici, perché fa entrare in gioco forze soprannaturali come il destino, il desiderio di influenzare fattori imprevedibili, la necessità di combattere l'incertezza...
    Nonostante questo, soprattutto nei momenti di stress e di angoscia, le persone ricorrono a comportamenti superstiziosi, che creano un'illusione di controllo e riducono l'ansia.
    Questo è particolarmente vero nei periodi di crisi economica e di incertezza sociale (come può essere il momento attuale), oppure nel corso di guerre e conflitti.

    Portare amleti, indossare determinati vestiti, visitare luoghi associati alla fortuna, preferire colori specifici, usare numeri particolari, scartare determinati oggetti sono tutti elementi legati alla superstizione: un chiaro esempio è nell'articolo che ho linkato nel post d'apertura.
    E, anche se questi comportamenti possono apparire banali per alcuni, per altri possono influenzare le scelte fatte nel mondo reale, portandoci a fare scelte sbagliate o irrazionali.

  3. #3
    Blue
    Ospite

    Predefinito Re: La superstizione porta sfortuna

    A me l'occhio!





    Per sua natura, la superstizione stabilisce nessi di causaità là dove non ce ne sono affatto, con caratteristiche comuni in qualsiasi latitudine.
    Parlando di scaramanzia, gli occhi umani sono tra le parti del corpo che più si prestano a queste credenze un po' magiche, forse perché sono considerati come una 'finestra' della nostra anima.

    Tra le supertizioni universalmente diffuse c'è quella del malocchio: una credenza antica, che risale alle civiltà greca e romana, secondo la quale uno sguardo - lanciato con gelosia, odio, invidia, e così via - può determinare conseguenze nefaste alla persona cui è indirizzato.

    Una misura dell'influenza che questa superstizione ha avuto sul costume sociale, la si può trovare alle feste di matrimonio. Dato che le giovani spose sono spesso considerate bersagli di sguardi invidiosi, si crede che il velo che ricopre la testa e il viso della sposa sia stato introdotto per proteggerla da sguardi malevoli. Anche il lancio del riso e il sollevamento della sposa per farle attraversare la soglia di casa sono stati interpretati come "trucchi" per scansare il malocchio.

    Nelle culture dell'antichità, i neonati - soprattutto se maschi - erano spesso oggetto di tremende invidie connesse con il desiderio che si ammalassero o morissero. Per contrastare il malocchio, intorno al suo corpo venivano messi amuleti protettivi con perline di colore blu... e questa usanza ha collegato per l'eternità il colore blu al genere maschile. Per capire cosa intendo, basta mettere piede in un negozio di abbigliamento per bambini!

    Anche il simbolo "RX" che si trova sulle prescrizioni mediche, deriva probabilmente dall'occhio di Horus, un simbolo dell'antico Egitto che deriva da un rito di protezione contro il malocchio. Per quanto il simbolo sia cambiato nel tempo, è stato comunque tramandato dai medici romani come il semplice RX che conosciamo oggi.





    Tornando ai giorni nostri - in barba alla scienza e alla tecnologia - la convinzione che il malocchio esiste davvero è tutt'altro che archiviata. E basta farsi un giro su Google per rendersene conto...

    https://www.google.com/search?client...4dUDCAw&uact=5

  4. #4
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    Predefinito Re: La superstizione porta sfortuna

    Non credo al gatto nero perchè so da dove viene... Superstizione ormai scaduta, come tutte del resto...
    Di tutte le possibili reazioni ad un insulto, la più efficace è il silenzio - Santiago Ramòn y Cajal
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  5. #5
    Blue
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    Predefinito Re: La superstizione porta sfortuna

    Citazione Originariamente Scritto da Iside Visualizza Messaggio
    Non credo al gatto nero perchè so da dove viene... Superstizione ormai scaduta, come tutte del resto...
    Se, se... dicono tutti così!


  6. #6
    Blue
    Ospite

    Predefinito Re: La superstizione porta sfortuna

    A proposito di occhi...

    ... ecco, per chi non la conosce, la storia del gioiello maledetto per antonomasia: il diamante Hope, da sempre associato a terribili sventure e disgrazie.


    Questo diamante, attualmente di 45,52 carati e dal valore di 250 milioni di dollari, è una rara gemma nota col nome di diamante Hope, attualmente custodito presso lo Smithsonian Museum di Washington.

    L’Hope è un diamante blu di 44.52 carati e la sua cattiva fama è dovuta al fatto che buona parte delle persone che hanno potuto vantarne il possesso nel corso dei secoli hanno fatto una fine tragica. La sua storia è strettamente legata alla maledizione delle tre D: Death, Debt, Divorce... ma andiamo con ordine.

    Un diamante blu è molto raro, soprattutto nella tonalità intensa e profonda dell'Hope... senza contare le sue dimensioni a dir poco generose: quando fu trovato - nella miniera di Golconda, in India – misurava 112,5 carati allo stato grezzo. Venne acquistato nel 1688 dal ricco mercante francese Jean-Baptiste Tavernier e leggenda vuole che fu lui stesso a disincastonarlo dall'occhio della statua dell'idolo indiano Rama-Sitra, scatenando l'ira della divinità, che maledisse la pietra e tutti coloro che l'avrebbero posseduta. Rientrato in Francia, Tavernier vendette la pietra al re Luigi XIV, ma ciò non lo mise al riparo dalla maledizione dell'idolo: fece bancarotta e, nel tentativo di rifarsi, decise di ripartire per l'India... ma non ci arrivò mai, perché morì durante il viaggio.

    Il sovrano francese, nuovo possessore del gioiello (chiamato, da quel momento, anche "Blu di Francia"), lo fece tagliare a forma di cuore - e ne ridusse le dimensioni a 67,5 carati - per donarlo alla sua favorita, madame de Montespan, che poco dopo fu coinvolta in un affare di veleni e finì in disgrazia. Il successivo possessore, re Luigi XV, lo sfoggiò in varie occasioni e morì a 64 anni, fra grandi sofferenze, dopo aver contratto il vaiolo.

    Passando da un sovrano all'altro, il diamante fu quindi donato dal re Luigi XVI alla moglie Maria Antonietta, che ne fece fare una collana insieme ad altre pietre preziose... e, come sappiamo, sia lei che il marito finirono decapitati durante la rivoluzione francese. In quell'epoca di gravi tumulti, la pietra venne affidata alla principessa di Lamballe, che morì linciata dalla folla. La gemma finì quindi nelle mani di un gioielliere, che perì di infarto non appena la pietra gli fu rubata... pare, dal figlio stesso. Il figlio del gioielliere, quando scoprì di aver causato la morte del padre, non resse al dolore e si suicidò. Un suo amico, entrato casualmente in possesso del diamante, morì anche lui pochi mesi dopo.

    Da questo momento, le tracce del diamante maledetto si perdono... fino a ricomparire a Londra intorno al 1830, nella collezione di gemme del gioielliere inglese Henry Thomas Hope, dal quale prese il nome, che lo fece tagliare riducendone ulteriormente le dimensioni a quelle attuali. La maledizione che il diamante sembrava portare con sé non cessò e coinvolse molte altre persone, fino a quando (nel 1958) fu affidato al Smithsonian Institute dove ancora oggi può essere ammirato, protetto sotto una teca di cristallo antiproiettile.


    PS. Dopo questa amena lettura, sei ancora così scettica, @Iside?

  7. #7
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    Predefinito Re: La superstizione porta sfortuna

    Citazione Originariamente Scritto da Blue Visualizza Messaggio
    A proposito di occhi...

    ... ecco, per chi non la conosce, la storia del gioiello maledetto per antonomasia: il diamante Hope, da sempre associato a terribili sventure e disgrazie.


    Questo diamante, attualmente di 45,52 carati e dal valore di 250 milioni di dollari, è una rara gemma nota col nome di diamante Hope, attualmente custodito presso lo Smithsonian Museum di Washington.

    L’Hope è un diamante blu di 44.52 carati e la sua cattiva fama è dovuta al fatto che buona parte delle persone che hanno potuto vantarne il possesso nel corso dei secoli hanno fatto una fine tragica. La sua storia è strettamente legata alla maledizione delle tre D: Death, Debt, Divorce... ma andiamo con ordine.

    Un diamante blu è molto raro, soprattutto nella tonalità intensa e profonda dell'Hope... senza contare le sue dimensioni a dir poco generose: quando fu trovato - nella miniera di Golconda, in India – misurava 112,5 carati allo stato grezzo. Venne acquistato nel 1688 dal ricco mercante francese Jean-Baptiste Tavernier e leggenda vuole che fu lui stesso a disincastonarlo dall'occhio della statua dell'idolo indiano Rama-Sitra, scatenando l'ira della divinità, che maledisse la pietra e tutti coloro che l'avrebbero posseduta. Rientrato in Francia, Tavernier vendette la pietra al re Luigi XIV, ma ciò non lo mise al riparo dalla maledizione dell'idolo: fece bancarotta e, nel tentativo di rifarsi, decise di ripartire per l'India... ma non ci arrivò mai, perché morì durante il viaggio.

    Il sovrano francese, nuovo possessore del gioiello (chiamato, da quel momento, anche "Blu di Francia"), lo fece tagliare a forma di cuore - e ne ridusse le dimensioni a 67,5 carati - per donarlo alla sua favorita, madame de Montespan, che poco dopo fu coinvolta in un affare di veleni e finì in disgrazia. Il successivo possessore, re Luigi XV, lo sfoggiò in varie occasioni e morì a 64 anni, fra grandi sofferenze, dopo aver contratto il vaiolo.

    Passando da un sovrano all'altro, il diamante fu quindi donato dal re Luigi XVI alla moglie Maria Antonietta, che ne fece fare una collana insieme ad altre pietre preziose... e, come sappiamo, sia lei che il marito finirono decapitati durante la rivoluzione francese. In quell'epoca di gravi tumulti, la pietra venne affidata alla principessa di Lamballe, che morì linciata dalla folla. La gemma finì quindi nelle mani di un gioielliere, che perì di infarto non appena la pietra gli fu rubata... pare, dal figlio stesso. Il figlio del gioielliere, quando scoprì di aver causato la morte del padre, non resse al dolore e si suicidò. Un suo amico, entrato casualmente in possesso del diamante, morì anche lui pochi mesi dopo.

    Da questo momento, le tracce del diamante maledetto si perdono... fino a ricomparire a Londra intorno al 1830, nella collezione di gemme del gioielliere inglese Henry Thomas Hope, dal quale prese il nome, che lo fece tagliare riducendone ulteriormente le dimensioni a quelle attuali. La maledizione che il diamante sembrava portare con sé non cessò e coinvolse molte altre persone, fino a quando (nel 1958) fu affidato al Smithsonian Institute dove ancora oggi può essere ammirato, protetto sotto una teca di cristallo antiproiettile.


    PS. Dopo questa amena lettura, sei ancora così scettica, @Iside?
    Il gatto nero viene dai Fenici: erano grandi navigatori ma anche tremendi pirati, siccome avevano il bisogno di liberare la cambusa dai topi usavano i gatti neri, ricchi di melanina, per non morire di fame e perchè i topi non mangiassero il legno delle navi. Quando approdavano nei porti del Mediterraneo facevano scendere anche i gatti neri perchè trovassero compagnia come facevano loro... Quindi quando la gente ne incrociava uno per la strada capiva che erano arrivati i predatori e correvano a rintanarsi in casa per evitare che rubassero ogni cosa e stuprassero le donne... Da qui l'idea che incontrare un gatto nero porti iella
    Ma ora i Fenici non rubano più quindi non è il caso di tormentare quei poveri gatti neri che non fanno più male a nessuno e, certamente, non portano iella ad alcuno...
    Saluti
    Di tutte le possibili reazioni ad un insulto, la più efficace è il silenzio - Santiago Ramòn y Cajal
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  8. #8
    Blue
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    Predefinito Re: La superstizione porta sfortuna

    Guarda che i topi li mangiano anche i gatti bianchi, rossi e persino tigrati!

  9. #9
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    Predefinito Re: La superstizione porta sfortuna

    Citazione Originariamente Scritto da Blue Visualizza Messaggio
    Guarda che i topi li mangiano anche i gatti bianchi, rossi e persino tigrati!
    Il gatto nero, ricco di melanina, è più aggressivo e ha i riflessi migliori... Vince 10 a 0!
    Di tutte le possibili reazioni ad un insulto, la più efficace è il silenzio - Santiago Ramòn y Cajal
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  10. #10
    Blue
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    Predefinito Re: La superstizione porta sfortuna

    Beh, ma per i superstizioni (e anche per quelli che sostangono di non crederci) non ci sono soltanto i gatti...
    E' probabile che anche una scettica come te avrà fatto almeno una di queste cose:

    - mangiare lenticchie o uva a Capoodanno
    - evitare di passare sotto una scala aperta
    - raccogliere e conservare un quadrifoglio adocchiato in un prato
    - evitare di aprire un ombrello in casa
    - gettarsi dietro le spalle un pizzico del sale versato accidentalmente sul tavolo
    - sentirsi a disagio dopo aver rotto uno specchio
    ...

    Su, confessati...

 

 
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