Originariamente Scritto da
Draigo
Direi che si può contestare l'idea di Bandiera su molteplici piani: in generale la sua è soltanto la versione abbellita dell'idea che l'unica cosa che spinge l'uomo verso Dio è la disperazione del mondo.
Faccio notare sommessamente che è curioso notare come l'uomo senta che il mondo attorno a sè sia sbagliato, e non soltanto nell'agire umano, in ultima analisi riconducibili a degli "errori" morali, ma anche in ciò che non è umano, nelle carestie, nei terremoti e finanche nell'entropia stessa. Certo, il relativista dirà che le nostre percezioni sono, appunto, relative a un certo nostro modo di pensare (salvo poi vivere, ipocritamente, con categorie morali ben precise), e che questa percezione di sbagliato sia soltanto uno scompenso tra ciò che il mondo è e una aspettativa che il nostro cervello ha evoluzionisticamente determinato. Però io posso leggerlo in modo diverso: che la percezione del mondo come sbagliato sia molto più profonda, e sia reminiscente di un qualche cosa di perso.
Ma queste sono soltanto speculazioni interessanti, un po' supercazzolose, cioè convincono qualcuno e non convincono qualcun'altro, certamente non hanno cogenza alcuna.
Invece il discorso gnoseologico ha valore ben più pregnante, nello specifico si può sempre cercare di portare il relativista ad auto-fagocitarsi. In particolare, se tu dubiti che il mondo attorno a te sia vero, non puoi certamente dubitare del pensiero, perchè è il pensiero a portarti al dubbio. (si cogito sum, si fallor sum), e quindi nemmeno a dubitare di te. Da qui nasce la modernità.
Viceversa, l'idea tomistico/scolastica è sempre stata quella che il pensiero coincide con l'essere nella misura in cui il pensiero è (ha del) contenuto, per definizione, e che porsi il problema di "come è l'essere al di fuori del pensiero" sarebbe come porsi il problema di come è il pensiero senza essere. Ma il pensiero senza essere è il nulla, e così vale l'inverso, l'essere senza il pensiero è il nulla. E del nulla non si parla. Chiedersi come sono le cose al di fuori del nostro pensiero sarebbe come chiedersi come sarebbe il pensiero al di fuori delle cose. In questo senso quindi gli universali sono abbastanza inderogabili. Insomma, la matematica non la si inventa, la si scopre.