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    Predefinito Pornografia, sessuologia e femminismo radicale

    In lingua inglese è stato da poco pubblicato il libro Selling Sex Short: The Pornographic and Sexological Construction of Women’s Sexuality in the West. (Vendere sesso: la costruzione pornografica e sessuologica della sessualità delle donne occidentali). L’autrice, Meagan Tyler, è sociologa, femminista, docente presso la Victoria University, in Australia; le sue ricerche sono state presentate negli Women’s Studies International Forum and Women and Therapy. L’autrice è anche membro della Coalition Against Trafficking in Women, Australia. Le sue tesi mi sono sembrate molto interessanti, anche se estremamente critiche nei confronti della sessuologia, che viene dall’autrice considerata complice dell’industria pornografica e dei mezzi di comunicazione di massa, per imporre un modello di sessualità femminile che è, in definitiva, direttamente traslato dal modello sessuale della prostituzione femminile. L’autrice considera ovviamente questo modello inaccettabile dal punto di vista etico, poiché in esso la donna viene semplicemente comprata e venduta come un oggetto, e ciò nonostante questo modello è stato, secondo la Tyler, idealizzato e proposto come esempio, non solo dalla pornografia, ma anche dalla sessuologia, tanto nelle terapie sessuali quanto nelle diagnosi di “disfunzione sessuale femminile” e nella ricerca del Viagra Rosa. Sebbene le riflessioni della Tyler possano in certi passaggi apparire faziose ed estremiste, credo possano, in realtà, essere molto utili a chi si interessa di questi argomenti, anche per acquisire maggiore consapevolezza su alcuni aspetti della nostra professione, oltre che capacità critica riguardo alla filosofia di vita proposta dalla pornografia che, giustamente, non va considerata con superficialità, né, tanto meno, proposta come modello. Ecco dunque un’ampia sintesi dell’introduzione del libro, scritta dall’autrice. Questo libro si propone di esplorare e spiegare il modello di sessualità costruito in Occidente dalla pornografia, così come dalla sessuologia (la “Scienza del sesso”), in particolare negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Australia. Il libro si concentra su cinque tendenze che si sono intensificate negli ultimi dieci anni, e cioè: la “pornografizzazione” della cultura, o l’integrazione della pornografia, l’aumento degli atti di sesso estremo e violento nel mercato della pornografia, la recrudescenza della sessuologia, la creazione della “disfunzione sessuale femminile” e l’ascesa in cattedra delle “pornostar”. L’autrice si propone di parlare di questi argomenti analizzandoli criticamente, da una prospettiva femminista, che guarda alle attuali tendenze della pornografia e della sessuologia come questioni politiche, che riguardano lo status delle donne. Nell’ultimo decennio le “industrie” della pornografia e della sessuologia hanno avuto un periodo di crescita notevole. Negli USA l’industria pornografica produce oggi più di 10.000 titoli l’anno e in tutto il mondo gli incassi superano i 60 miliardi dollari (Sarikakis & Shaukat, 2008). Più di 10 miliardi di dollari è il profitto nei soli Stati Uniti (Williams, 2007). Si stima che l’industria pornografica in USA abbia raddoppiato le proprie dimensioni in meno di un decennio. Questo boom di profitti è dovuto a diversi fattori, tra cui il successo dei DVD e la tecnologia internet (Maddison, 2004), così come alla rappresentazione di atti di sesso estremo, come bukkake, pratiche orali-anali e doppia e tripla penetrazione anale (Jensen, 2007). Durante questo stesso periodo di notevole crescita economica, la pornografia e l’industria del sesso più in generale, hanno guadagnato crescente accettazione ed influenza in Occidente, specialmente nella cultura popolare. Sono stati sdoganati spogliarelli e pole dancing, tanto che anche Time e The Economist pubblicano articoli sui successi finanziari della industria della pornografia come “altre forme di business” (Dilevko & Gottlieb, 2002), e Jenna Jameson, probabilmente la porno star più famosa del mondo, è diventata un nome familiare. Nella cultura popolare sono sempre più frequenti riferimenti alla pornografia da parte della moda e della pubblicità, tanto che essa è ormai considerata un argomento “cultural chic”. L’industria pornografica del resto ha sempre cercato questo tipo di attenzione dei media: si pensi al gigante della pornografia Playboy, che ha ottenuto un grande successo finanziario nel merchandising, con il famoso logo del coniglietto. E ‘importante però notare che, mentre Playboy ha creato una immagine “soft” e accettabile della pornografia, l’industria del settore si è, quasi contemporaneamente, sempre più spostata verso contenuti violenti e degradanti. Similarmente a quanto è accaduto per la pornografia, anche la sessuologia ha visto crescere i suoi profitti e aumentare la sua presenza pubblica in modo significativo. Dopo un periodo di stagnazione, fra gli anni ottanta e novanta del secolo scorso, la sessuologia e la sua “controllata” più importante, la terapia sessuale, hanno ricevuto grande interesse medico e popolare con la messa in vendita del Viagra per il trattamento della disfunzione erettile. Successivamente è iniziata la ricerca di un farmaco simile che funzionasse per le “disfunzioni” sessuali femminili, il che ha attirato grandi investimenti per la ricerca e l’attenzione del pubblico, soprattutto dopo l’affermazione ormai ampiamente diffusa, che il 43 per cento delle donne americane soffrono di qualche forma di disfunzione sessuale (Laumann et al., 1999). Per affrontare questa attenzione ricevuta, i sessuologi hanno variamente approvato l’uso di farmaci per agevolare la vasocongestione (Berman & Berman, 2001; Berman et al, 1999;. Miyagawa, 2005), l’elevazione del livello di testosterone attraverso pillole, cerotti e creme (Apperloo et al, 2003;. Berman & Berman, 2001; Berman et al, 1999;. Guay, 2007; Van Anders et al, 2005) e l’uso di ausili sessuali, come quando la Food and Drug Administration ha approvato il “dispositivo per la terapia clitoridea” che dovrebbe simulare le sensazioni del sesso orale (Fishman & Mamo, 2001). La promozione del Viagra e l’invenzione delle disfunzioni sessuali femminili hanno indubbiamente contribuito ad alimentare la crescita dei profitti dell’industria sessuologica, ma a questo va aggiunta l’accettazione acritica di questi sviluppi nei media popolari, che hanno rinforzato l’autorità della sessuologia. Un’indagine sul legame fra pornografia e sessuologia è quindi quanto mai opportuna, perché, dal momento che il peso finanziario e l’influenza culturale di questi settori continuano a crescere, un’analisi del tipo di sessualità che esse propongono diventa sempre più necessario. Al fine di fornire un’analisi approfondita del modello di sessualità promosso dalla sessuologia e dalla pornografia, questo libro può essere visto come suddiviso in quattro sezioni. In primo luogo, viene definito il quadro teorico, poi c’è una sezione sulla pornografia, seguita da una sezione sulla sessuologia ed infine il tacito accordo fra pornografia e sessuologia, per la vendita dei loro prodotti. Ogni parte del libro offre spiegazioni sul modello di sessualità costruito da pornografia e sessuologia per le donne. La conclusione è che la pornografia e la sessuologia hanno una profonda influenza sulla costruzione sociale della sessualità e che esse rafforzano vicendevolmente i loro modelli su ciò che la sessualità dovrebbe essere. La sessualità promossa dalla sessuologia e dalla pornografia è molto simile al sesso tipico della prostituzione ed è sostanzialmente questo il modello di sessualità che viene da loro idealizzato e proposto. Si tratta di un modello che rende difficile alla donna raggiungere il piacere sessuale e che rafforza le disuguaglianze sessuali tra donne e uomini. Si tratta di un modello che deve essere messo in discussione e ribaltato, se le future generazioni di donne vorranno raggiungere la liberazione sessuale. Il femminismo radicale è in grado di offrire un’analisi dei modi in cui sessuologia e pornografia contribuiscono alla costruzione culturale della sessualità e della posizione delle donne nella società. La sessualità infatti è sempre stata un argomento centrale per la teoria femminista e sia la sessuologia che la pornografia sono state indicate dalle femministe radicali come istituzioni di primaria importanza per la formazione delle concezioni culturali dominanti sulla sessualità (ad esempio Barry, 1995; Dworkin, 1994; Jackson, 984, 1987, 1994; Jeffreys, 1985, 1990, 2005; MacKinnon, 1989, 1993; ussell, 1998; Scully, 1985). Tuttavia, un approccio radicale femminista è spesso controverso, impopolare, o entrambe le cose. L’analisi del rapporto tra pornografia, prostituzione e sessualità offerta dalle femministe radicali è sempre più sbiadita in ambito accademico. Come nota Stevi Jackson, dopo le cosiddette “sex wars” degli anni ottanta, una prospettiva femminista radicale pone diversi problemi – non ultima la necessità di correggere i malintesi attualmente in circolazione su ciò che il femminismo radicale realmente è “(Jackson, 1996). In Re-Thinking Radical Feminism, Kathy Miriam sostiene che l’analisi femminista radicale rimane significativa, in quanto offre sia “una critica del genere, inteso come categoria gerarchica, sia una proiezione delle formazioni sociali sotto la dominazione maschile” (Miriam, 1998). Ciò significa che il femminismo radicale offre una opposizione critica al sistema di dominio maschile, oltre a fornire, come dice la Miriam, l’ “immaginazione morale” di concepire un sistema in cui le donne potrebbero stare meglio (Miriam, 1998). Questo libro è principalmente focalizzato sull’analisi critica femminista radicale sul modo in cui è costruita la sessualità e non si propone di offrire nuovi modi di comprensione e di costruzione di sessualità, anche se nella conclusione viene discusso il concetto di sessualità etica come una possibilità. Il concetto di sistema sociale dominante maschile è un importante elemento della teoria femminista radicale, ma il concetto di dominanza maschile rimane una zona in cui spesso sorgono equivoci. A volte si pensa ad esempio che il dominio maschile si riferisca a un sistema in cui tutti i singoli uomini dominano tutte le singole donne, sempre, come se le donne fossero tutte delle vittime indifese. Come dice la Miriam (2005), questa è una rappresentazione falsa della posizione radicale femminista. Delineare le strutture dominanti non equivale a sostenere che gli individui sono del tutto impotenti. In secondo luogo, la critica è anche fuorviante, dal momento che stiamo parlando di una delle più preziose intuizioni della teoria femminista radicale, ovvero l’importanza delle istituzioni sociali. Le istituzioni sociali non sono del tutto separate dall’azione individuale ed operano ad un livello che va al di là dell’individuo. Ciò che il femminismo radicale propugna, è che le donne devono sentirsi come una classe sociale che condivide una comune oppressione (Jaggar, 2005). Questa concezione delle donne come classe sociale è generalmente fatta risalire a Sexual Politics (1971) di Kate Millett la quale riteneva che uomini e donne vengono allevati seguendo sistemi politici di stampo patriarcale. Agli uomini viene conferito uno status superiore, che comprende anche il potere sulle donne. Impiegare termini come “dominio maschile” e “oppressione delle donne” può anche essere visto come un mezzo importante per rafforzare le implicazioni politiche delle idee femministe circa la costruzione sociale della sessualità. Le femministe radicali ritengono che la sessualità sia un’area in cui si rinforza l’oppressione sessuale femminile (MacKinnon, 1989; Jeffreys, 1990). Come nota Diane Richardson (1997) queste critiche portano spesso a ritenere che le femministe radicali siano contro il sesso. L’etichetta di essere anti-sesso è difficile da rimuovere e, come nota Dorchen Leidholdt (1990), essa trae origine da un “antico insulto contro le donne”, utilizzato per mettere a tacere le donne che resistono culturalmente alle aspettative stabilite dalle classi dominanti su come esse dovrebbero comportarsi sessualmente. E’ vero che negli anni settanta e ottanta vi sono state delle femministe che si sono dichiarate contro la sessualità (Women Against Sex) ma ora questa etichetta si applica comunemente a tutte le femministe radicali che criticano certe pratiche eterosessuali, il sadomasochismo e la pornografia. Chi critica le femministe dimostra l’incapacità di immaginare il sesso in modo diverso, affinché esso possa diventare qualcosa di diverso da quello prescritto dai modelli dominanti. Le femministe radicali hanno accettato la sfida di concepire una sessualità al di fuori del dominio maschile, in particolare le femministe radicali lesbiche, hanno teorizzato nuovi modelli di sessualità che si concentrano sull’intimità, sul piacere e sull’uguaglianza. Ora che la pornografia e le immagini pornografiche stanno guadagnando sempre più terreno nella cultura popolare, l’analisi tradizionale femminista sulla pornografia come oggettivante o disumanizzante per le donne sta diventando sempre più obsoleta (Williamson, 2003). Inoltre, ci sono alcuni teorici e pornografi (ad esempio Johnson 2002;. Mason, 2005; McElroy, 1995; Taormino, 2005) che hanno cominciato ad appropriarsi del linguaggio del femminismo per supportare l’industria della pornografia, sostenendo, per esempio, che consumare pornografia o esibirsi in questo tipo di show offre alle donne la possibilità di giungere alla liberazione sessuale. Una simile retorica femminista è impiegata dai terapeuti sessuali e dai commentatori dei media che parlano di un “Viagra al femminile” in termini di “diritti sessuali delle donne” (ad esempio Berman & Berman, 2001). Quello che questo libro si propone di mostrare, invece, è che l’uso del linguaggio femminista a sostegno della pornografia e della sessuologia confonde, piuttosto che chiarire il modello di sessualità che queste industrie stanno in realtà costruendo per le donne. Come ha osservato la psichiatra Leonore Tiefer “un’analisi femminista sembra particolarmente importante per mettere in mostra come la retorica dei pari diritti sessuali nasconda invece sottili operazioni di potere “(Tiefer, 2001). Il tema centrale di questo libro è dunque un’analisi di come i modelli pornografici e sessuologici della sessualità prescrivano determinate relazioni di potere, diseguali tra uomini e donne. Per molti anni si è difesa la pornografia come fosse una cosa innocua, o addirittura come un veicolo per giungere alla liberazione sessuale. Al contrario, negli ultimi dieci anni questo settore è diventato più violento, degradante ed estremo, provocando anche danni fisici agli stessi attori porno (Amis, 2001; Anderson, 2003; Ramone & Kernes, 2003). Analizzando la pubblicazione specializzata della industria pornografica statunitense Adult Video News (AVN) si scopre che gli atti sessuali violenti ed estremi non solo sono gli atti prevalenti della pornografia, ma ciò che i produttori vogliono per conquistare sempre nuovi consumatori. Questa analisi, compiuta dal di dentro del mondo della pornografia dovrebbe convincere anche le femministe meno radicali che non siamo di fronte ad un trend potenzialmente liberatorio o ad un regno “privato” della sessualità (Boyle, 2010): nessuna di queste posizioni comprende le tendenze reali che muovono l’industria della pornografia. Mentre la quantità di letteratura per l’accettazione della pornografia è in rapida crescita, nessuno sembra domandarsi di cosa si tratti realmente e nessuno sembra comprendere che si sta proponendo un modello pericoloso in cui il sesso viene assimilato alla prostituzione e alla erotizzazione della violenza contro le donne. Viene infine preso in esame il modello sessuale promosso dalla sessuologia, dagli studi scientifici sulla sessualità, dalla terapia sessuale e dai libri di auto-aiuto. In particolare si parla delle disfunzioni sessuali femminili: si tratta, secondo l’autrice, di un tentativo di esercitare una maggiore pressione sulle donne, per soddisfare le esigenze sessuali dei partners. La concezione medica del desiderio sessuale che sta dietro alle diagnosi di “disfunzioni sessuali femminili” rende difficile alle donne, se non impossibile, rifiutare il rapporto sessuale. Quindi, questo modello non fa altro che proporre la necessità di una costante disponibilità sessuale delle donne, così come fanno le prostitute. (Ecco il punto cruciale dove si incontrano, per l’autrice, pornografia, prostituzione e sessuologia). Quanto ai libri di self help sessuologico, essi appaiono di particolare interesse alla Tyler, in quanto sono uno dei mezzi più importanti attraverso i quali le scoperte scientifiche della sessuologia vengono trasmesse alla cultura pubblica e popolare (Irvine, 1990; Potts, 2002). Essi sono quindi il mezzo attraverso il quale si afferma il modello sessuologico a livello popolare, ed hanno un ruolo influente nella costruzione dei rapporti eterosessuali (Potts, 2002). L’analisi femminista di alcuni di questi testi dimostra cosa ci si aspetta dalle donne nel modello medico della sessualità, ovvero incoraggiare le donne ad essere attive, al servizio degli uomini, anche a costo di diminuire il loro piacere e comfort. Secondo l’autrice, anche in questi libri vi sono somiglianze significative fra modello sessuologico del sesso e prostituzione. Infine, le due aree della sessuologia e della pornografia vengono considerate insieme, in particolare quando nella terapia sessuale si fanno entrare le immagini pornografiche, attraverso l’uso di “video di educazione sessuale” da parte dei sessuologi e laddove le pornostar vengono proposte come esperte sessuali. La promozione della pornografia da parte della sessuologia garantisce, secondo l’autrice, il successo dell’industria pornografica, che viene così anche legittimata. La collusione tra queste “industrie” rende dunque sempre più difficile per le donne sfuggire a questo pericoloso modello sessuale, che rispecchia molto da vicino il modello della prostituzione.

    Dr. Giuliana Proietti



    Tratto da Clinica della Coppia Pornografia, Sessuologia e Femminismo Radicale | Clinica della Coppia

    https://www.clinicadellacoppia.it/po...ismo-radicale/

  2. #2
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    Predefinito Re: Pornografia, sessuologia e femminismo radicale


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    Predefinito Re: Pornografia, sessuologia e femminismo radicale

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    Predefinito Re: Pornografia, sessuologia e femminismo radicale

    Citazione Originariamente Scritto da Rotwang Visualizza Messaggio
    In lingua inglese è stato da poco pubblicato il libro Selling Sex Short: The Pornographic and Sexological Construction of Women’s Sexuality in the West. (Vendere sesso: la costruzione pornografica e sessuologica della sessualità delle donne occidentali). L’autrice, Meagan Tyler, è sociologa, femminista, docente presso la Victoria University, in Australia; le sue ricerche sono state presentate negli Women’s Studies International Forum and Women and Therapy. L’autrice è anche membro della Coalition Against Trafficking in Women, Australia. Le sue tesi mi sono sembrate molto interessanti, anche se estremamente critiche nei confronti della sessuologia, che viene dall’autrice considerata complice dell’industria pornografica e dei mezzi di comunicazione di massa, per imporre un modello di sessualità femminile che è, in definitiva, direttamente traslato dal modello sessuale della prostituzione femminile. L’autrice considera ovviamente questo modello inaccettabile dal punto di vista etico, poiché in esso la donna viene semplicemente comprata e venduta come un oggetto, e ciò nonostante questo modello è stato, secondo la Tyler, idealizzato e proposto come esempio, non solo dalla pornografia, ma anche dalla sessuologia, tanto nelle terapie sessuali quanto nelle diagnosi di “disfunzione sessuale femminile” e nella ricerca del Viagra Rosa. Sebbene le riflessioni della Tyler possano in certi passaggi apparire faziose ed estremiste, credo possano, in realtà, essere molto utili a chi si interessa di questi argomenti, anche per acquisire maggiore consapevolezza su alcuni aspetti della nostra professione, oltre che capacità critica riguardo alla filosofia di vita proposta dalla pornografia che, giustamente, non va considerata con superficialità, né, tanto meno, proposta come modello. Ecco dunque un’ampia sintesi dell’introduzione del libro, scritta dall’autrice. Questo libro si propone di esplorare e spiegare il modello di sessualità costruito in Occidente dalla pornografia, così come dalla sessuologia (la “Scienza del sesso”), in particolare negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Australia. Il libro si concentra su cinque tendenze che si sono intensificate negli ultimi dieci anni, e cioè: la “pornografizzazione” della cultura, o l’integrazione della pornografia, l’aumento degli atti di sesso estremo e violento nel mercato della pornografia, la recrudescenza della sessuologia, la creazione della “disfunzione sessuale femminile” e l’ascesa in cattedra delle “pornostar”. L’autrice si propone di parlare di questi argomenti analizzandoli criticamente, da una prospettiva femminista, che guarda alle attuali tendenze della pornografia e della sessuologia come questioni politiche, che riguardano lo status delle donne. Nell’ultimo decennio le “industrie” della pornografia e della sessuologia hanno avuto un periodo di crescita notevole. Negli USA l’industria pornografica produce oggi più di 10.000 titoli l’anno e in tutto il mondo gli incassi superano i 60 miliardi dollari (Sarikakis & Shaukat, 2008). Più di 10 miliardi di dollari è il profitto nei soli Stati Uniti (Williams, 2007). Si stima che l’industria pornografica in USA abbia raddoppiato le proprie dimensioni in meno di un decennio. Questo boom di profitti è dovuto a diversi fattori, tra cui il successo dei DVD e la tecnologia internet (Maddison, 2004), così come alla rappresentazione di atti di sesso estremo, come bukkake, pratiche orali-anali e doppia e tripla penetrazione anale (Jensen, 2007). Durante questo stesso periodo di notevole crescita economica, la pornografia e l’industria del sesso più in generale, hanno guadagnato crescente accettazione ed influenza in Occidente, specialmente nella cultura popolare. Sono stati sdoganati spogliarelli e pole dancing, tanto che anche Time e The Economist pubblicano articoli sui successi finanziari della industria della pornografia come “altre forme di business” (Dilevko & Gottlieb, 2002), e Jenna Jameson, probabilmente la porno star più famosa del mondo, è diventata un nome familiare. Nella cultura popolare sono sempre più frequenti riferimenti alla pornografia da parte della moda e della pubblicità, tanto che essa è ormai considerata un argomento “cultural chic”. L’industria pornografica del resto ha sempre cercato questo tipo di attenzione dei media: si pensi al gigante della pornografia Playboy, che ha ottenuto un grande successo finanziario nel merchandising, con il famoso logo del coniglietto. E ‘importante però notare che, mentre Playboy ha creato una immagine “soft” e accettabile della pornografia, l’industria del settore si è, quasi contemporaneamente, sempre più spostata verso contenuti violenti e degradanti. Similarmente a quanto è accaduto per la pornografia, anche la sessuologia ha visto crescere i suoi profitti e aumentare la sua presenza pubblica in modo significativo. Dopo un periodo di stagnazione, fra gli anni ottanta e novanta del secolo scorso, la sessuologia e la sua “controllata” più importante, la terapia sessuale, hanno ricevuto grande interesse medico e popolare con la messa in vendita del Viagra per il trattamento della disfunzione erettile. Successivamente è iniziata la ricerca di un farmaco simile che funzionasse per le “disfunzioni” sessuali femminili, il che ha attirato grandi investimenti per la ricerca e l’attenzione del pubblico, soprattutto dopo l’affermazione ormai ampiamente diffusa, che il 43 per cento delle donne americane soffrono di qualche forma di disfunzione sessuale (Laumann et al., 1999). Per affrontare questa attenzione ricevuta, i sessuologi hanno variamente approvato l’uso di farmaci per agevolare la vasocongestione (Berman & Berman, 2001; Berman et al, 1999;. Miyagawa, 2005), l’elevazione del livello di testosterone attraverso pillole, cerotti e creme (Apperloo et al, 2003;. Berman & Berman, 2001; Berman et al, 1999;. Guay, 2007; Van Anders et al, 2005) e l’uso di ausili sessuali, come quando la Food and Drug Administration ha approvato il “dispositivo per la terapia clitoridea” che dovrebbe simulare le sensazioni del sesso orale (Fishman & Mamo, 2001). La promozione del Viagra e l’invenzione delle disfunzioni sessuali femminili hanno indubbiamente contribuito ad alimentare la crescita dei profitti dell’industria sessuologica, ma a questo va aggiunta l’accettazione acritica di questi sviluppi nei media popolari, che hanno rinforzato l’autorità della sessuologia. Un’indagine sul legame fra pornografia e sessuologia è quindi quanto mai opportuna, perché, dal momento che il peso finanziario e l’influenza culturale di questi settori continuano a crescere, un’analisi del tipo di sessualità che esse propongono diventa sempre più necessario. Al fine di fornire un’analisi approfondita del modello di sessualità promosso dalla sessuologia e dalla pornografia, questo libro può essere visto come suddiviso in quattro sezioni. In primo luogo, viene definito il quadro teorico, poi c’è una sezione sulla pornografia, seguita da una sezione sulla sessuologia ed infine il tacito accordo fra pornografia e sessuologia, per la vendita dei loro prodotti. Ogni parte del libro offre spiegazioni sul modello di sessualità costruito da pornografia e sessuologia per le donne. La conclusione è che la pornografia e la sessuologia hanno una profonda influenza sulla costruzione sociale della sessualità e che esse rafforzano vicendevolmente i loro modelli su ciò che la sessualità dovrebbe essere. La sessualità promossa dalla sessuologia e dalla pornografia è molto simile al sesso tipico della prostituzione ed è sostanzialmente questo il modello di sessualità che viene da loro idealizzato e proposto. Si tratta di un modello che rende difficile alla donna raggiungere il piacere sessuale e che rafforza le disuguaglianze sessuali tra donne e uomini. Si tratta di un modello che deve essere messo in discussione e ribaltato, se le future generazioni di donne vorranno raggiungere la liberazione sessuale. Il femminismo radicale è in grado di offrire un’analisi dei modi in cui sessuologia e pornografia contribuiscono alla costruzione culturale della sessualità e della posizione delle donne nella società. La sessualità infatti è sempre stata un argomento centrale per la teoria femminista e sia la sessuologia che la pornografia sono state indicate dalle femministe radicali come istituzioni di primaria importanza per la formazione delle concezioni culturali dominanti sulla sessualità (ad esempio Barry, 1995; Dworkin, 1994; Jackson, 984, 1987, 1994; Jeffreys, 1985, 1990, 2005; MacKinnon, 1989, 1993; ussell, 1998; Scully, 1985). Tuttavia, un approccio radicale femminista è spesso controverso, impopolare, o entrambe le cose. L’analisi del rapporto tra pornografia, prostituzione e sessualità offerta dalle femministe radicali è sempre più sbiadita in ambito accademico. Come nota Stevi Jackson, dopo le cosiddette “sex wars” degli anni ottanta, una prospettiva femminista radicale pone diversi problemi – non ultima la necessità di correggere i malintesi attualmente in circolazione su ciò che il femminismo radicale realmente è “(Jackson, 1996). In Re-Thinking Radical Feminism, Kathy Miriam sostiene che l’analisi femminista radicale rimane significativa, in quanto offre sia “una critica del genere, inteso come categoria gerarchica, sia una proiezione delle formazioni sociali sotto la dominazione maschile” (Miriam, 1998). Ciò significa che il femminismo radicale offre una opposizione critica al sistema di dominio maschile, oltre a fornire, come dice la Miriam, l’ “immaginazione morale” di concepire un sistema in cui le donne potrebbero stare meglio (Miriam, 1998). Questo libro è principalmente focalizzato sull’analisi critica femminista radicale sul modo in cui è costruita la sessualità e non si propone di offrire nuovi modi di comprensione e di costruzione di sessualità, anche se nella conclusione viene discusso il concetto di sessualità etica come una possibilità. Il concetto di sistema sociale dominante maschile è un importante elemento della teoria femminista radicale, ma il concetto di dominanza maschile rimane una zona in cui spesso sorgono equivoci. A volte si pensa ad esempio che il dominio maschile si riferisca a un sistema in cui tutti i singoli uomini dominano tutte le singole donne, sempre, come se le donne fossero tutte delle vittime indifese. Come dice la Miriam (2005), questa è una rappresentazione falsa della posizione radicale femminista. Delineare le strutture dominanti non equivale a sostenere che gli individui sono del tutto impotenti. In secondo luogo, la critica è anche fuorviante, dal momento che stiamo parlando di una delle più preziose intuizioni della teoria femminista radicale, ovvero l’importanza delle istituzioni sociali. Le istituzioni sociali non sono del tutto separate dall’azione individuale ed operano ad un livello che va al di là dell’individuo. Ciò che il femminismo radicale propugna, è che le donne devono sentirsi come una classe sociale che condivide una comune oppressione (Jaggar, 2005). Questa concezione delle donne come classe sociale è generalmente fatta risalire a Sexual Politics (1971) di Kate Millett la quale riteneva che uomini e donne vengono allevati seguendo sistemi politici di stampo patriarcale. Agli uomini viene conferito uno status superiore, che comprende anche il potere sulle donne. Impiegare termini come “dominio maschile” e “oppressione delle donne” può anche essere visto come un mezzo importante per rafforzare le implicazioni politiche delle idee femministe circa la costruzione sociale della sessualità. Le femministe radicali ritengono che la sessualità sia un’area in cui si rinforza l’oppressione sessuale femminile (MacKinnon, 1989; Jeffreys, 1990). Come nota Diane Richardson (1997) queste critiche portano spesso a ritenere che le femministe radicali siano contro il sesso. L’etichetta di essere anti-sesso è difficile da rimuovere e, come nota Dorchen Leidholdt (1990), essa trae origine da un “antico insulto contro le donne”, utilizzato per mettere a tacere le donne che resistono culturalmente alle aspettative stabilite dalle classi dominanti su come esse dovrebbero comportarsi sessualmente. E’ vero che negli anni settanta e ottanta vi sono state delle femministe che si sono dichiarate contro la sessualità (Women Against Sex) ma ora questa etichetta si applica comunemente a tutte le femministe radicali che criticano certe pratiche eterosessuali, il sadomasochismo e la pornografia. Chi critica le femministe dimostra l’incapacità di immaginare il sesso in modo diverso, affinché esso possa diventare qualcosa di diverso da quello prescritto dai modelli dominanti. Le femministe radicali hanno accettato la sfida di concepire una sessualità al di fuori del dominio maschile, in particolare le femministe radicali lesbiche, hanno teorizzato nuovi modelli di sessualità che si concentrano sull’intimità, sul piacere e sull’uguaglianza. Ora che la pornografia e le immagini pornografiche stanno guadagnando sempre più terreno nella cultura popolare, l’analisi tradizionale femminista sulla pornografia come oggettivante o disumanizzante per le donne sta diventando sempre più obsoleta (Williamson, 2003). Inoltre, ci sono alcuni teorici e pornografi (ad esempio Johnson 2002;. Mason, 2005; McElroy, 1995; Taormino, 2005) che hanno cominciato ad appropriarsi del linguaggio del femminismo per supportare l’industria della pornografia, sostenendo, per esempio, che consumare pornografia o esibirsi in questo tipo di show offre alle donne la possibilità di giungere alla liberazione sessuale. Una simile retorica femminista è impiegata dai terapeuti sessuali e dai commentatori dei media che parlano di un “Viagra al femminile” in termini di “diritti sessuali delle donne” (ad esempio Berman & Berman, 2001). Quello che questo libro si propone di mostrare, invece, è che l’uso del linguaggio femminista a sostegno della pornografia e della sessuologia confonde, piuttosto che chiarire il modello di sessualità che queste industrie stanno in realtà costruendo per le donne. Come ha osservato la psichiatra Leonore Tiefer “un’analisi femminista sembra particolarmente importante per mettere in mostra come la retorica dei pari diritti sessuali nasconda invece sottili operazioni di potere “(Tiefer, 2001). Il tema centrale di questo libro è dunque un’analisi di come i modelli pornografici e sessuologici della sessualità prescrivano determinate relazioni di potere, diseguali tra uomini e donne. Per molti anni si è difesa la pornografia come fosse una cosa innocua, o addirittura come un veicolo per giungere alla liberazione sessuale. Al contrario, negli ultimi dieci anni questo settore è diventato più violento, degradante ed estremo, provocando anche danni fisici agli stessi attori porno (Amis, 2001; Anderson, 2003; Ramone & Kernes, 2003). Analizzando la pubblicazione specializzata della industria pornografica statunitense Adult Video News (AVN) si scopre che gli atti sessuali violenti ed estremi non solo sono gli atti prevalenti della pornografia, ma ciò che i produttori vogliono per conquistare sempre nuovi consumatori. Questa analisi, compiuta dal di dentro del mondo della pornografia dovrebbe convincere anche le femministe meno radicali che non siamo di fronte ad un trend potenzialmente liberatorio o ad un regno “privato” della sessualità (Boyle, 2010): nessuna di queste posizioni comprende le tendenze reali che muovono l’industria della pornografia. Mentre la quantità di letteratura per l’accettazione della pornografia è in rapida crescita, nessuno sembra domandarsi di cosa si tratti realmente e nessuno sembra comprendere che si sta proponendo un modello pericoloso in cui il sesso viene assimilato alla prostituzione e alla erotizzazione della violenza contro le donne. Viene infine preso in esame il modello sessuale promosso dalla sessuologia, dagli studi scientifici sulla sessualità, dalla terapia sessuale e dai libri di auto-aiuto. In particolare si parla delle disfunzioni sessuali femminili: si tratta, secondo l’autrice, di un tentativo di esercitare una maggiore pressione sulle donne, per soddisfare le esigenze sessuali dei partners. La concezione medica del desiderio sessuale che sta dietro alle diagnosi di “disfunzioni sessuali femminili” rende difficile alle donne, se non impossibile, rifiutare il rapporto sessuale. Quindi, questo modello non fa altro che proporre la necessità di una costante disponibilità sessuale delle donne, così come fanno le prostitute. (Ecco il punto cruciale dove si incontrano, per l’autrice, pornografia, prostituzione e sessuologia). Quanto ai libri di self help sessuologico, essi appaiono di particolare interesse alla Tyler, in quanto sono uno dei mezzi più importanti attraverso i quali le scoperte scientifiche della sessuologia vengono trasmesse alla cultura pubblica e popolare (Irvine, 1990; Potts, 2002). Essi sono quindi il mezzo attraverso il quale si afferma il modello sessuologico a livello popolare, ed hanno un ruolo influente nella costruzione dei rapporti eterosessuali (Potts, 2002). L’analisi femminista di alcuni di questi testi dimostra cosa ci si aspetta dalle donne nel modello medico della sessualità, ovvero incoraggiare le donne ad essere attive, al servizio degli uomini, anche a costo di diminuire il loro piacere e comfort. Secondo l’autrice, anche in questi libri vi sono somiglianze significative fra modello sessuologico del sesso e prostituzione. Infine, le due aree della sessuologia e della pornografia vengono considerate insieme, in particolare quando nella terapia sessuale si fanno entrare le immagini pornografiche, attraverso l’uso di “video di educazione sessuale” da parte dei sessuologi e laddove le pornostar vengono proposte come esperte sessuali. La promozione della pornografia da parte della sessuologia garantisce, secondo l’autrice, il successo dell’industria pornografica, che viene così anche legittimata. La collusione tra queste “industrie” rende dunque sempre più difficile per le donne sfuggire a questo pericoloso modello sessuale, che rispecchia molto da vicino il modello della prostituzione.

    Dr. Giuliana Proietti



    Tratto da Clinica della Coppia Pornografia, Sessuologia e Femminismo Radicale | Clinica della Coppia

    https://www.clinicadellacoppia.it/po...ismo-radicale/
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    Dal secondo video:

    La pornografia provoca pensieri sessuali. Nessuno si pone queste quattro domande: "Si?", "E?", "Con?", "Ciò?". Quando il sesso è diventato una cosa sgradevole? Mi sono perso un'assemblea? "Bill, c'è stata un'importante votazione, scopare è vietato. Tu dormivi..." Posso ancora votare?
    (...)
    Ecco cosa provoca impulsi sessuali: siete pronti? Rullo di tamburi [imita il suono di un tamburo]: avere un ca**o. O se sei una donna, avere...lo sapete.

  5. #5
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    Predefinito Re: Pornografia, sessuologia e femminismo radicale

    Citazione Originariamente Scritto da Herr Doktor Visualizza Messaggio
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    Dal secondo video:

    La pornografia provoca pensieri sessuali. Nessuno si pone queste quattro domande: "Si?", "E?", "Con?", "Ciò?". Quando il sesso è diventato una cosa sgradevole? Mi sono perso un'assemblea? "Bill, c'è stata un'importante votazione, scopare è vietato. Tu dormivi..." Posso ancora votare?
    (...)
    Ecco cosa provoca impulsi sessuali: siete pronti? Rullo di tamburi [imita il suono di un tamburo]: avere un ca**o. O se sei una donna, avere...lo sapete.
    Non fa ridere. Inoltre Hicks si riferisce solitamente a quei gruppi religiosi e bigotti che vogliono proibire ogni tipo di rapporto sessuale non etero o non a fini procreativi, la critica cristiana alla pornografia è molto diversa da quella femminista, informati.

  6. #6
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    Predefinito Re: Pornografia, sessuologia e femminismo radicale

    Citazione Originariamente Scritto da Rotwang Visualizza Messaggio
    Non fa ridere. Inoltre Hicks si riferisce solitamente a quei gruppi religiosi e bigotti che vogliono proibire ogni tipo di rapporto sessuale non etero o non a fini procreativi, la critica cristiana alla pornografia è molto diversa da quella femminista, informati.
    La vostra è pure peggio. Dal loro punto di vista hanno un motivo tangibile. Voi no. Un uomo femminista non ha ragion d'essere. Quindi probabilmente sei una femminista donna

  7. #7
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    Predefinito Re: Pornografia, sessuologia e femminismo radicale

    Citazione Originariamente Scritto da Herr Doktor Visualizza Messaggio
    La vostra è pure peggio. Dal loro punto di vista hanno un motivo tangibile. Voi no. Un uomo femminista non ha ragion d'essere. Quindi probabilmente sei una femminista donna
    Vero, lessi una volta tutto ciò che i cristiani proibiscono alle coppie sposate cristiane:

    1) Non toccarsi i genitali a vicenda.

    2) Non succhiarseli a vicenda tipo 69 o qualche altra acrobazia-

    3)Non ficcare il pene tra le cosce, tra le natiche o tra le mani (vedi prima).

    4) i baci devono essere rapidi e superficiali.

    5) Vietato metterlo nel canale anale ( noi diciamo diversamente).

    Un pomeriggio di qualche anno fa, accompagnai una coppia dal parroco

    per prendere informazioni sul corso prematrimoniale, mah, era da tanto

    che scopavano ma volevano sposarsi in chiesa per fare più festa e far con-

    tenti i genitori. Loro entrarono in sacrestia, io rimasi in chiesa e sui banchi,

    in ordina sparso, c'era un libello da far rabbrividire, diceva in pratica cosa si poteva

    fare e cosa no , da sposati. Oltre a tutte le proibizioni di cui sopra ho parlato diceva

    che nel caso la donna non avesse provato orgasmo nei 5 striminzini minuti che da'

    l'uomo italiano con la penetrazione davanti , dal davanti, solo allora poteva toccarla affinchè

    raggiungesse il piacere. Vietano toccare e baciare i seni, ovvio.. Poi una postilla diceva che

    qualora la coppia fosse analfabeta e credesse di aver trovato nel matrimonio ogni trastullo possibile,

    era compito del sacerdote , durante la confessione, impicciarsi e sapere che facessero a letto, e far

    loro capire cosa era accetto alla chiesa e cosa no. Alle persone colte non era necessario chiedere ciò

    durante la confessione perché capivano.

    Pur già sapendo queste cose rimasi perplessa su come le teorie del Tarsiota fossero ancora così radicate nella chiesa.

  8. #8
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    Predefinito Re: Pornografia, sessuologia e femminismo radicale

    Però lo fanno per timor di dio.

    Rotwang che motivo ha?

    Forse lavora per l'ufficio stampa di Resistenza Femminista?

  9. #9
    Super Troll
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    Predefinito Re: Pornografia, sessuologia e femminismo radicale

    Rotwang è un agente provocatore che vuole aizzare la misoginia

 

 

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