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Discussione: Tradizioni

  1. #31
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Con quella struttura conformista all’interno della Società, collaudatissima fin da prima di Giulio Cesare (come all’interno del nostro partito bossiano) tutto è costruito e coordinato per il consenso: usando le classiche norme linguistiche vengono divulgate, ed anche imposte, distorsioni concettuali tra pensiero e linguaggio, introducendo abbastanza velocemente un sistema di giudizio individuale che non corrisponde nè alla tradizione nè alla realtà ma risponde agli interessi del feudatario politicamente corretto ...un lavaggio del cervello.

    Ad esempio, credo che il caso più semplice sia “in primis” quello dei simboli, i quali sono una delle pochissime cose che su questo pianeta distinguono gli umani dalle altre bestie: nel momento in cui chiami “di san Giorgio” la vecchia “bandiera crociata” di Milano, cioè della Lega Lombarda e della Lombardia, è un crimine, stai diffondendo una falsità negando una tradizione.

    Se poi scrivi “bandiera della Lombardia” sotto al disegno di un rubinetto idrosanitario, o d’una ruota di bicicletta, o del serpente col gallinaccio, o di altre bestie grufolanti, hai divulgato una (falsa) alternativa al simbolo tradizionale: poi ha poca importanza se la gente ci crede oppure no, invece ha importanza che tra la gente si aggirino questi banditi con un canestro pieno di possibilità ...ed il resto viene di conseguenza.

    Per controllare il Volgo, chiamato eufemisticamente il “territorio” dalla Lega bossiana, non basta ammaestrarlo colla storia & geografia e filosofia politicamente corretta, ma bisogna prima di tutto annacquare le sue tradizioni, annientare i simboli, annullare parole, mentalità, identità, sentimenti, volontà. A bruciare documenti, carte geografiche, enciclopedie, c’è sempre tempo, siete capaci di arrivare fino all’inquisizione.

    La Lega bossiana è adeguata a quel politicamente corretto, non ha offerto nè cercato alternative, anzi annientato le tradizioni, mentre nella “vulgata” didattica offerta dal sistema dominante (fin dal imperatore Augusto) ha scelto proprio una delle parti già previste dal triplo sistema “romani, cristiani, barbari” ed allineandosi ad un corno della triade non ha fatto altro che moltiplicare il consenso, al medesimo sistema: se con questo prendi il potere ti va anche bene, ma è ovvio che poi bisogna vedere checcosa ci fai con il potere.

    Lo abbiamo visto, per ora ben poco: e allora da che parte stai?
    Ultima modifica di mailander; 15-11-20 alle 01:49 Motivo: erre
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  2. #32
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Allora stai dalla parte del sistema: hai raccontato la difesa della “identità” e cioè della Tradizione per accalappiare un serbatoio di voti, eppoi l’hai dominato come un feudatario per fare i tuoi affari, dialogando col sistema piuttosto che col popolo. Hai truffato gli elettori, i quali fidando nella Tradizione erano invece contro il sistema, è la Storia del tuo/nostro partito.

    Senza scomodar Polibio, hai fatto quel che lui aveva previsto cento anni prima di Giulio Cesare. Ancora più grave oggi, che la Tradizione è condannata dal sistema: per Umberto Eco, santone dei politicastri, la Tradizione è all’origine del “male” mentre il “bene” è l’inquisizione (a cura del partito che dice lui) e seppercaso qualcosa andasse storto ...ci versa sopra un po’ di benzina e dà fuoco a tutto il castello, di carte, come abbiamo visto al cinema.

    Pari-pari come dicevo per la bandiera crociata, parola non a caso proibita dai mammalucchi chè preferiscono le mezzelune, credo che la cartina di “tornasole” per l’Eco sia molto semplice: dopo che il mondo riscopre sotto le ceneri di Pompei la formula del “Rotas Opera Tenet Arepo Sator” cioè il ROTAS cosidetto, arriva lui a mentire la formula chiamandola appunto SATOR praticamente leggendo tutto all’incontrario, vera distorsione concettuale, un fenomeno da baraccone.

    La carnevalata a cui viene ridotta la Tradizione.
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  3. #33
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Nel film “il nome della rosa” con Sean Connery che fa il frate, non si riesce a capire la condanna della tradizione, a causa del linguaggio cinematografico che rende più facilmente visibile il racconto superficiale, per cui appare importante che i frati muoiano con la lingua inchiostrata ...di modo che la condanna entri nella tua scatola cranica come un messaggio subliminale: non lo capisci ma lo impari ed il gioco è fatto, ti resta nella crapa che “le tradizioni son da condannare” punto e basta.

    Leggendo le pagine del libro si capisce meglio: la scrittura da condannare non è di Rocco Siffredi ma di Aristotele ...e scompare nel rogo finale di tutto il castello, chè non bastava bruciare il libro per far capire che alla fine le tradizioni si risolvono in tragedia, devono scomparire ardendo nel fuoco infernale, questo è il messaggio.

    Le 14 caratteristiche del fascismo secondo Umberto Eco | Blog | Sul Romanzo

    Messaggio patetico, del tutto in contrasto con quel che diceva Gianbattista Vico secoli orsono: le tradizioni sono “rottami di antichità” cioè monumenti all’interno della nostra scatola cranica, costruiti da tutti gli antenati, indietro nel tempo fino ai primordi del pianeta.

    Col tempo infinito, abbiamo rivestito la scatola cranica con un guscio sempre diverso, che rivestiva il guscio precedente: dentro il nostro cervello ci sono le scatole craniche intellettuali (memorie) delle amebe e dei trilobiti, sovrapposte da quelle degli insetti e poi dei rettili, dei volatili e dei mammiferi, dei primati, dei proconsul e delle australopitecinae e arrivare ad oggi rivestendo sempre una corteccia sopra l’altra, siamo gli ultimi e conteniamo nella macchina il fantasma di tutta la vita precedente.
    Ultima modifica di mailander; 02-12-20 alle 15:21 Motivo: link
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  4. #34
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Terminava ieri 4 dicembre 2020 il convegno “virtuale” sui Longobardi...
    https://www.facebook.com/events/464882271161626/

    All’indirizzo elettronico della loro pagina internet troviamo
    https://www.italialongobardi.it/ un nome una garanzia, direbbe Gilberto Oneto.

    Loro nome e logotipo dice “italia langobardorum” cioè in latino “italia dei langobardi” dove “orum” significa “dei tutti” ma non hanno azzardato scrivere Langobardia oppure Longobardia. Tantomeno “lonbardia” l’abbiamo scampata bella.

    Spaventosamente patetico: la mappa tipicamente “leghista” cioè politicamente corretta da Polmirio Togliappi, mostra i Longobardi “nei confini della guerra fredda” non ci posso credere...
    https://www.facebook.com/longobardin...37278059630771

    un insulto alla dimensione etnica di chiunque.
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  5. #35
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Come ogni anno, a breve saremo bombardati da mille quaqquaraqquà predicatori della merla. Però la cosa è così insistente e odiosa da lasciar sospettare che vi siano appositi “ordini di scuderia” a parlatori & scrittori allegramente succubi del sistema, ma è soltanto insipienza.

    Prima di tutto, ti dicono che è una tradizione contadina, o popolare chedirsivoglia, lasciando intendere però che dovrebbe essere “italiana” cioè non particolarmente “di qua o di la” ma genericamente dalle Alpi alle piramidi, perchè ne parlano usando “merla” come fosse una femmina del merlo, cioè presumono o pretendono che una tradizione contadina o popolare “italiana” sia espressa e raccontata in “itagliano” e non in dialetto, qualsiasi dialetto, il che è assurdo:

    non esiste contadinaccio al di sotto del Rodano, del Reno, del Danubio e della Drava che esprima i propri pensieri, sentimenti e tradizioni in una lingua che non sia il dialetto del posto, cioè la lingua originale tipica del di lui territorio, vale a dire assolutamente non francese, non tedesca, non italiana, non jugoslava, chè son tutte parolarie recenti, nessuna arriva ai mille anni anche dove ne millantano millequattrocento, sbruffonando.

    Se è, ce lo dite voi, una tradizione contadina o popolare, allora il suo palinsesto è il dialetto del posto, millenni e millenni più antico di qualsiasi lingua scritta. Lo dimostra Dante Alighieri nella prima ricognizione etnografica di epoca moderna intitolata “de Vulgari eloquentia” quando la presunta lingua italiana ancora non era nella mente d’iddio, perchè lui parlava e scriveva in volgare o in dialetto, oppure secondo i casi in latino, come usavan tutti nel medioevo

    ...amarcord che Bonvesin de la Riva titolava le sue concioni in latino, per darsi un tono, ma poi le scriveva nel “nostrum vulgare” oppure nel dialetto-volgarotto, chè la moda era quella.

    Per cui la parlata “popolare” quando non sia il Volgare è soltanto dialetto, non ci piove, pure oggi. E se il palinsesto della “cosa” è dialetto, allora non è possibile che la “merla” sia la femmina del merlo, ornitologicamentastiticamente parlando, perchè in dialetto “merla” se non è mascile è neutro, ma non di certo femminile.

    Ovviamente è la solita turlupinamentatura ...e difatti, sentiamo puzza di bufali. Una fregatura, tipica “cultura da museo” cioè che non esiste fuori dai musei, dai libri, dalle poesiole ed altre sciocchezze, neppure sulla Luna, non esiste nei fatti, non esiste nel pagus dei pagani e cioè nel contado dei contadini. Un inganno, una menzogna degli acculturati ed “imparati” contro il Volgo, una infamia.

    A nulla vale menarla che la barzelletta della merla femmina (pure bianca e quando mai) sia un “mito” e cioè “un racconto che non esiste” perchè ...daccordo che non esiste il racconto, ma il “mito” deve esistere nel contado dei contadini, non puoi inventarmelo tu: qualsiasi “mito” deve corrispondere al suo palinsesto dialettale, costituito da prowerbis e rituali e totem e tabù, colle proprie festività e ricorrenze.

    Se il tuo “mito” è la merla femmina ...non esiste in nessuno dei prowerbis che il bifolco parla nella Data della presunta “merla” perchè son tutti proverbi ripieni di numeri ...non di uccelli, e pure in dialetto.
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  6. #36
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    Predefinito Re: Tradizioni

    La risposta del vecchio Renato Pozzetto l’altro giorno, ai due piazzisti del Min Cul Pop che l’interrogavano nella Tivù di Stato, credo confermi che il Dialetto non sia ancora morto: loro avran pensato che gliel’abbia detta in italiano (la risposta) ma è noto che quando si vuole mandare a quel paese qualcheduno in un certo modo, noi si usi il Dialetto in confidenza, ma si usa invece una Lingua Franca quando si vuol disprezzare l’interlocutore, perchè nella nostra mentalità gli si fa notare che glielo stiamo dicendo (l’insulto) in una maniera che l’universo mondo lo possa sentire “rimbombando” e senza errori di sorta.

    Loro han fatto una falsa risata di comprendonio (ma mica tanto il tappo coi capelli da donna) però Pozzetto aveva un’occhiata evidente, a dimostrazione.

    Come la “merla” che non è la femmina del merlo, così altre parole hanno il proprio significato in Dialetto, che è inconoscibile in una qualsiasi altra Lingua. Anche la Lega del Bossi aveva cannato, quando credeva di mandare un certo messaggio col pitturare i cartelli stradali, cioè scancellandogli la vocale finale, così che si leggeva Brugheri, Morimond, Rogored, Bergam, etc. etc. ma facevi ridere i polli Lumbard: perchè Brugherio si dice Brüghé, Morimondo Marmùnd, Rogoredo Riguré, Bergamo Berghem, etc. non ti basta scancellare le vocali ‘tagliane, devi rifare il cartello. Si capiva immediatamente che c’era dietro qualcun altro, ma non più i Lumbard ...qualcosa era già cambiato.

    Molto meglio il messaggio di Renato Pozzetto: a Milàn, sinceri & vilàn.
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  7. #37
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    Predefinito Re: Tradizioni

    Alla battaglia di Legnano il 29 maggio 1176 la Lega Lombarda impone una tregua di 6 anni, da cui la Pace di Costanza il 25 giugno 1183 che riconosce pari dignità agli Stati tra gli Stati, ovviamente per la prima volta in tutta l’europa.

    Tudeschi Franzosi Svizzerotti avran l'istessa dignità soltanto nel 1648 alla Pace di Westfalia, vale a dire cinquecento anni dopo di noi, e adesso la menano come se l’avessero inventata loro. Magliari.

    Oriibbbile come abbiamo ridotto questa memoria Lombarda oggi: al miracolo che la reggione lombadda l’abbia classificata giorno festivo, dove però sventolano il rubinetto e non di certo la bandiera crociata della Lega Lombarda.

    Non ne usciamo a chiacchere, è addirittura proibito dire Lega Lombarda o Comuni Lombardi ...devi dire inzubrichi o padanichi, senza contare che sullo scudo del guerriero cian messo il leoncino per motivi politicamente corretti dai politicastri: l’insegna crociata è considerata un inzulto a ottomani.

    Fan sempre vedere le guerre crociate con l’insegna rossa sui vestiti dei crociati ma è falso: il Canone del 1096 dice che i “crociati” abbian dipinta una croce “bianca” al di sopra delle loro proprie insegne di Casato. Non rossa.

    Unica eccezione i Milanesi o Lombardi perchè avevan già in uso da secoli una insegna crociata di colore rosso. Anche i Genovesi, ma loro si occupavano soltanto dei trasporti, facevan già la Guerra da soli contro i mammalucchi. Che oramai avevano capito l’antifona e viravano di bordo quando mangiavano la foglia, senza più rischiare il grisbi.

    Una tarda eccezione ci sarà poi anche per i Templari perchè erano una confraternita e la si doveva comunque distinguere dagli Ospitalieri, che difatti la usavano bianca sul rosso in tempo di Pace e bianca sul nero in tempo Guerra, a rigore del Canone 1096 ...mentre i cavalieri Teutonici useranno più tardi il nero sul bianco. Praticamente le confraternite non avevano molta scelta.

    Altra eccezione comparirà strada facendo, quando Riccardo Cuor di Leone si serve dei Genovesi per traghettare verso la Terrasanta: aveva notato che i mammalucchi viravano di bordo quando vedevano sventolare la bandiera Genovese e così ne tratta l’uso con Genova (cioè coi soldi) ed incomincia ad usare l’insegna crociata di colore rosso, perlomeno sul mare, senza verniciarla dappertutto.

    Forse la differenza con quella Lombarda è che lo spessore delle strisce rosse è più sottile, per dar l’impressione d’una bandiera enorme vista dalle navi lontane. L’uso milanese risalirebbe invece alla cristianizzazione: potrebbe essere semplicemente il lato lungo del “pallio” indossato dal Vescovo nelle cerimonie (il relitto della Toga contabulata) che il chierico o il sacrista agitava per aria, per far vedere da lontano ch’era in arrivo l’autorità clericale.

    Difatti (secoli più tardi) alla battaglia di Legnano i testimoni dicono che sul carroccio sventolavano delle “strisce bianche” vale a dire non un “gonfalone” ma appunto il pallio del Vescovo appena defunto, oggi san Galdino, che notoriamente sosteneva la Lega Lombarda. Sta di fatto che sul pallio le (otto) croci son di colore rosso brillante ma non sono enormi: da lontano puoi anche vedere il pallio senza croci ma ...se sai che è il pallio, le croci devono pur esserci e se non ci fossero non si capisce che senso avrebbe il volerlo appendere sul carroccio.

    Va anche detta un’altra cosa: il carroccio lo usavano tutti gli eserciti, anche quello Tedesco. La menata che (nel medioevo) ce n’era uno soltanto è una invenzione moderna, come quella dei presunti Comuni padanichi parteciponzi alla battaglia. Probabilmente il carroccio serve a non far parlare della bandiera crociata e cioè della Lega Lombarda: è quello l’argomento proibito, per mille motivi, i soliti.

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  8. #38
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    Predefinito Re: Tradizioni

    oggi 24 giugno, al Totem de san Giowan, era il primo della seconda Camporella, che va fino al Totem de san Peder al 29 di giugno, in Data corrente però in una precessione precedente all’attuale: lo sappiamo dal perielio “fuoriposto” nel senso che avrebbe dovuto trovarsi in febbrajo, cioè dopo lo zero vegetativo 224 giorni dopo il Totem del 24 giugno,

    mentre, se è in gennajo come oggi, vuol dire che ha già percorso quasi tutto il cerchio orbitale Terra/Sole dopo l’ultimo appuntamento con lo zero vegetativo di coltivazioni mandrie cacciagioni ...e allora stiamo festeggiando i Totem campestri precedenti agli ultimi 20.937 anni, in un ritmo di 25.765 anni, forse con la tolleranza di circa un secolo si e no.

    Chiaramente oggi le camporelle posson farle quei che han tempo, non son più le nottate collettive di qualche decennio fa, ma molti partecipano di giorno sui siti che vennero cristianizzati nel medioevo e duri a morire... a quella del Calandrone per esempio ci vanno addirittura una dozzina di pullman. Non importa se c’è un prete o un frate che ti da la benedizione ...non lo sa nemmeno lui cosa fa, importa che venga marcata la Data. Gabrio Rosa a fine ‘800 descrive una nottata ancora attiva a Milano e con molta partecipazione.

    Comunque è la tipica ricorrenza del solstizio d’estate che, come il solstizio d’inverno, la si fa dopo averlo misurato ...chè soltanto gli idioti lo festeggiano durante: è chiaro che loro sono “imparati” e quindi non han bisogno di misurarlo per poterlo poi festeggiare, loro sono i figli d’iddio e non sbagliano mai, sti stronzi, noi nella preistoria invece eravamo analfabeti.

    Ovviamente soltanto nel hinterland delle Alpi nostre, altra latitudine non funziona: perchè va anche sincronizzato col Totem di massima altezza del Sole a mezdì 12+12=23 giorni nundinali e non 24 giorni più tardi ...quindi più a Nord, oppure più a Sud, non ti combacia un hostis.

    Nelle notti dal tramonto del 23 giugno all’alba del 29 giugno, o forse del 30 è probabile, ci si ammucchiava nei campi: oggi la memoria è nel rituale del bianco dell’uovo versato nel fiaschetto, ma siccome il bianco alla fine viene disperso ...è evidente che la cerimonia risale a prima dell’uso del fuoco, cioè a quando non eravamo in grado di cuocerlo, perchè senza cottura impedisce la digestione del rosso.

    Si tratta di una memoria che è più antica di moltissime precessioni, non è che nasca quando s’incomincia a cuocere... quando s’incomincia a cuocere lo si cuoce il bianco, insieme al rosso. Lo mettiamo nel fiaschetto quando il clero incomincia a mandare al rogo quei che non la smettono di festeggiare i Totem campestri.
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  9. #39
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    Predefinito Re: Tradizioni

    al 29 giugno il Totem de san Peder, ultimo giorno (cioè notte) della seconda Camporella, anche se l’ultima notte è quella che segue e termina all’alba del giorno trenta, o altrimenti l’ultimo giorno sarebbe numericamente incompleto e non sincronizzerebbe il Totem successivo, a 12+12=23 non 24 giorni essendo nundinali ovvero pentaeterikoi.

    Alcuni fanno oggi il rituale del 24 giugno col bianco dell’uovo, ma (proprio perchè il 29 è l’ultimo giorno) la sua collocazione è forzata, dal Clero, per alterare e anche far dimenticare quello giusto:

    se la seconda Camporella dura sei giorni e sette notti, sarà d’uso che la cerimonia principale non si trovi nell’ultimo dei sette appuntamenti ma casomai nel primo, oppure nel primo ed anche nell’ultimo, oppure in tutti e sette, mai più nel solo ultimo giorno, salvo che si vogliano negarli tutti gli appuntamenti, considerati appunto stregoneria ed anticlericali.

    Difatti, etichettare un rituale campestre col denominarlo “la barca di” ha proprio lo scopo di negare la campagna, nasconderla e cioè proibirla: perchè l’acqua di qualsiasi “camporella” è sempre stata quella che sgorga dai fontanili, non esistono imbarcazioni nella memoria storica contadina ovvero nel pagus dei pagani cioè nel contado dei contadini, non esiste altra acqua che non sia di risorgiva, nelle campagne.

    Va anche bene il rituale in uno qualunque dei sette appuntamenti, ma non è comunque una cerimonia marinaresca o di acque profonde, da affrontare in barca, ma acque “campestri” da 90 centimetri, dove non si entra certo per nuotare o navigare.

    Parlare di “barca” equivale proprio a negare la Camporella, mentre uno dei suoi Prowerbis non lascia alcun dubbio: se dietro il melgone ci sono i puledri ...il melgone esclude gli immigranti barbari e i puledri escludono i marinai.

    Senza contare, che nel rituale dove l’albume “cade” dal collo di bottiglia ricostruisce esattamente la “notte di sangiovanni” ovviamente in acqua il 24 giugno, lo vedi il mattino dopo, ma in quello della “barca” se tutto va bene l’effetto è al rovescio ...un grumo sul fondo dei fossi, il che è assurdo, non esiste in nessuna camporella.

    Appunto il risultato voluto dal Clero.
    Ultima modifica di mailander; 30-06-21 alle 00:23 Motivo: virgola
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  10. #40
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    Predefinito Re: Tradizioni

    oggi il 22 luglio del Calendario moderno, dopo due dodicesimi dall’ultima notte della seconda Camporella (al modo nundinale son 12+12=23 non 24 giorni) il Totem de la Madelèna è l’unica festività che interrompe gli ultimi 27 giorni lavorativi nel primo mese d’estate, sul totale dei 40 giorni di lavoro.

    Si tratta del tipico “majordomo femmina” che fa da precursore alla Terza Camporella, l’ultima. La cristianizzazione ha semplicemente rinominato il Totem, conservando inopinatamente la sua qualità campestre, cioè “pagana” ovvero dei “pagi” i campi nel contado dei contadini. Poteva metterci un maschio ...e allora i contadini avrebbero festeggiato il maschio, ma anche il majordomo femmina, per tradizione, semplice inerzia. Ma i due personaggi non avrebbero certo convissuto: il Volgo avrebbe creato una gerarchia tra i due, ovviamente positiva per il Totem più vecchio ma non di certo per il nuovo venuto.

    Per cui il Clero, obtorto collo, ha dovuto inventare una femmina per il 22 luglio, come ha dovuto fare (obtorto collo) per tutte le altre femmine che fan da precursore alle festività campestri. Con questo, conosciamo anche l’epoca di origine di queste festività: siccome i Romani non usavano femmine come precursori delle loro ricorrenze ...è evidente che siano (molto) più antiche.

    Sicuramente non le ha create il Clero l’altro ieri, dopo la caduta di Roma, chè anzi ha dovuto arrabattarsi a cristianizzarle quelle campestri: quelle Romane son morte da sè ...perchè i Romani si son dati (da sè medesimi) alla cristianizzazione, mentre nel “pagus” tutto filava liscio come sempre. Le istruzioni “de correctione rusticorum” del Concilio di Braga, ovvero “castigatione” come si legge nel documento, son difatti rivolte ai contadini (rusticorum) non ai Romani, già cristianizzati e ormai dimentichi dell’Olimpo.

    Col Totem de la Madelèna troviamo, dodici giorni più tardi, l’ultimo giorno di massimo ritardo del Sole a mezdì, oggi 2 agosto, al centro del conteggio che sincronizza l’equinox d’autunno con (7+47=53)+(47+7=53) giorni dal Totem de san Barnabàm oggi 11 giugno. Ma il 2 agosto è anche il primo giorno del secondo mese d’estate ed ultimo dei sette giorni festivi che chiudono il primo mese mentre indica, cinquantasei giorni più tardi, il primo giorno di 12+12 ore uguali, oggi dal 27 settembre colla notte del 28 che segue.

    Praticamente il 2 agosto è una “cerniera” di sincronizzazione: ancora oggi in alcune stalle si ripete un piccolo rituale. All’interno di questi 53+53 non 54+54 giorni il Totem de la Madelèna conferma la sincronizzazione coll’equinox d’autunno, indicando il Totem de l’Ottava 56 giorni più tardi, che è appunto l’ottava giornata prima del equinox, o meglio 56+9=64 non 65 giorni ovviamente nundinali, che fissano esattamente l’equinox al 23 di settembre.

    Una Data standardizzata: avrà una tolleranza anno per anno, sincronizzandosi all’interno dei 5/6000 anni in cui il perielio raggiunge uno qualsiasi dei quattro appuntamenti orbitali. Per l’anno 2021 della nostra era volgare l’equinox d’autunno “avverrebbe” grossomodo (per ora) tra il giorno 22 e il 23 di settembre, con queste effemeridi:

    (A) 11h 57m 1s la longitudine orbitale o ascensione retta il giorno 22 a ore zero, cioè alla mezzanotte del giorno 21 il che equivale a ora di Zara cioè di orologio alla una di notte del 22 settembre, con +0°19’ la declinazione del Sole, vale a dire ancora 19 minuti primi (di meridiano) al di sopra dell’equatore terrestre,

    (B) 12h 00m 7s la longitudine orbitale o ascensione retta il giorno 23 a ore zero, cioè alla mezzanotte del giorno 22 il che equivale a ora di Zara cioè di orologio alla una di notte del 23 settembre, con -0°05’ la declinazione del Sole, vale a dire già 5 minuti primi (di meridiano) al di sotto dell’equatore terrestre, salvo verificarlo ovviamente sul momento.
    Ultima modifica di mailander; 23-07-21 alle 00:23 Motivo: meno 0°05'
    la mia email funziona: emventundin @ yahoo.it

 

 
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