12 dicembre 1969

Un orribile misfatto è stato compiuto oggi a Milano. Una bomba è esplosa alla Banca dell’Agricoltura, Ci sono quattrodici morti e un’ottantina di feriti. In coincidenza tre bombe sono esplose a Roma, una alla Banca del Lavoro con una decina di feriti, due sull’Altare della Patria con tre feriti.
Quando, da Milano, Craxi e Natali mi hanno dato la notizia dell’attentato ho subito detto: «È il Diana». Mi riferivo all’attentato anarchico del marzo 1921 al Diana. Si trattò allora di una protesta per l’arresto di Enrico Malatesta che faceva lo sciopero della fame a San Vittore. Nel telegramma alla federazione di Milano ho evitato l’accenno al Diana poiché suggeriva l’idea della responsabilità degli anarchici anche nell’attentato di piazza Fontana, ciò che rimane da accertare. Allora l’impressione fu enorme e il fascismo fece un grande passo avanti. Fu la sera dell’attentato al Diana che io andai per la prima volta all’«Avanti!» in via San Damiano, mentre in galleria si gridava: «Morte ai socialisti».
Mi ha telefonato Saragat che polizia e magistratura, sul posto, credono a un attentato maoista o anarchico. Si pensa che l’attentatore sia rimasto vittima dell’esplosione. La bomba di Milano era assai potente. Meno quelle di Roma. Una seconda bomba collocata a Milano alla Commerciale non è fortunatamente esplosa.
Ecco il mio telegramma alla federazione di Milano: «Mi inchino con doloroso strazio sulla tomba delle innocenti vittime del vile attentato di piazza Fontana che colpisce Milano e tutta la nazione. C’è in esso la conferma di uno stato morboso di degenerazione morale e politica che se non fermata in tempo apre paurose prospettive. Uniamoci tutti non soltanto nel rimpianto per le vittime ma nell’opera di rivalutazione dei valori umanistici che danno un senso alla vita civile e fuori dei quali non c’è che desolazione e barbarie».
Il marasma politico influisce certamente su tali esplosioni di terrorismo. Saragat ne è allarmatissimo. Mi aveva telefonato in mattinata e mi ha ritelefonato stasera dopo gli attentati. Stamattina era tornato sull’idea delle sue dimissioni se in gennaio la situazione politica non viene riequilibrata. A me che gli suggerivo calma e riflessione ha risposto: «Non posso stare qui a fare il notaio della liquidazione della democrazia».

13 dicembre

Continuano orrore e sdegno per l’attentato di Milano e per quelli di Roma.
La polizia indaga tra molteplici piste. Poco serie, a mio giudizio, quelle che condurrebbero in direzione dei terroristi altoatesini o dei colonnelli greci. Il “cui prodest” porta a organizzazioni fasciste o a gruppi estremisti. Ma la complessità e vastità della operazione criminosa, cinque attentati alla stessa ora, denuncia una iniziativa di gruppi organizzati. Nei due casi – attentato fascista, attentato anarchico – c’è un punto comune e cioè la fiducia nella impunità implicita nella confusione generale degli uomini e dei partiti, della società e dello Stato.
In un dibattito stamattina alla Camera questo aspetto è stato colto soprattutto da Malagodi e da La Malfa. (…)

Pietro Nenni – I conti con la storia. Diari 1967-1971, SugarCo, Milano 1983, pp. 411-12.