Il 12 dicembre l’esplosione di una bomba collocata presso la sede di Milano della Banca nazionale dell’agricoltura provoca una strage con numerosi morti e feriti. Nello stesso giorno altre due bombe vengono fatte esplodere a Roma: la prima presso l’Altare della Patria, la seconda presso la sede della Banca nazionale del lavoro.
Il 13 dicembre il Ministro degli interni, Restivo, risponde alla Camera alle numerose interrogazioni e interpellanze presentate.
Nella replica Ugo La Malfa dichiara che gli episodi del giorno precedente sono diretta espressione di un grave stato di crisi provocato dal vuoto di potere che si è verificato nel Paese a causa di contrasti non sempre giustificati fra le diverse forze politiche.

La Malfa. Noi ci associamo al cordoglio che il Parlamento tutto esprime per le vittime innocenti della strage di Milano e per i feriti degli attentati di Roma, e alle commosse condoglianze per le loro famiglie. Siamo sicuri che il Governo, attraverso i suoi organi esecutivi, e la magistratura faranno tutto il loro dovere per assicurare alla giustizia gli autori di questi infami attentati.
Ma inganneremmo noi stessi, onorevoli colleghi, se ci limitassimo ad esprimere questa solidarietà e a prendere atto dei proponimenti del Governo. Almeno per quanto ci riguarda, il problema è molto più vasto, è – se può dirsi – molto più angoscioso di quello che deriva dal vivere questo momento drammatico della nostra vita nazionale.
Impegnati, da molti anni a questa parte, nel vedere accolta, realizzata l’ansia di rinnovamento, di progresso che anima il popolo italiano e soprattutto le sue classi lavoratrici, impegnati a vedere questa opera di rinnovamento come opera salda, non effimera, costruita su forti basi di avanzamento continuo, noi, in tutti questi anni, in tutti questi mesi abbiamo visto aumentare le nostre preoccupazioni e la nostra angoscia.
Ansia di rinnovamento, ho detto, Ma le forze politiche sono capaci di costruire tale rinnovamento su basi solide, su basi coerenti, su basi non effimere? Sono capaci di sottrarsi alle improvvisazioni, alle tentazioni di ogni giorno, alle invenzioni di ogni giorno? Ecco, il problema che da anni, come forza di minoranza, noi poniamo al Parlamento, a tutte le forze politiche.
La nostra angoscia, la nostra preoccupazione non è andata diminuendo: è andata estendendosi ed aumentando. Dalla preoccupazione sulla condizione finanziaria del nostro paese, sul carattere delle sue strutture pubbliche, noi abbiamo visto allargarsi questa preoccupazione all’avvenire del nostro sistema economico: proprio di quel sistema economico che deve servire permanentemente e sempre più efficacemente al progresso delle classi lavoratrici.
Dalle preoccupazioni finanziarie, dalle preoccupazioni economiche eccoci a preoccupazioni di carattere politico assai più vaste.
Onorevole Ingrao, non è un fatto nuovo, non è un fatto diverso quello che drammaticamente si è svolto ieri nel nostro paese, è l’allargamento di una situazione che pone sempre più gravi problemi alla nostra coscienza di forze politiche, che allarga sempre di più le nostre responsabilità che non sono di oggi; sono anche le responsabilità di domani, dell’avvenire che noi sapremo preparare al popolo italiano, alla sua energia creativa, alla sua capacità di lavoro, alla sua ansia di vita democratica.
Questo è il compito delle forze politiche; non di sbarazzarsi giorno per giorno di qualche problema. Ed ecco perché le preoccupazioni si allargano. Se ieri, prima degli attentati, potevamo essere in un certo stato d’animo, oggi siamo in uno stato d’animo profondamente diversi, oserei dire ancora più angosciato.
Si è parlato in questa camera di vuoto di potere. Ebbene, lo dobbiamo confessare: c’è un vuoto di potere, nello Stato e nella società nazionale. Questo non tocca il Governo, perché faremmo opera ipocrita se credessimo che il vuoto politico riguarda il Governo: il Governo è il risultato e l’espressione della maniera di essere delle forze politiche.
E proprio alla luce di quello che sta avvenendo nel nostro paese – e quello che sta avvenendo diventa sempre più grave – vorrei chiedere a molti colleghi della maggioranza: ma che significato hanno avuto le crisi che nell’ambito della maggioranza si sono svolte fino ad ora? Quale significato costruttivo possono avere avuto queste crisi? Quale giustificazione possono avere queste crisi di fronte a quello che avviene nel paese?
È dalla costituzione dell’ultimo Governo di centro-sinistra organico che noi abbiamo detto (forse perché essere forze di minoranza ci rende più acuti nel percepire i pericoli della situazione): «stiamo attenti a quello che si fa». Questo nostro grido di allarme, questo nostro appello non è stato ascoltato.
Ma, dicevo, in quale quadro si colloca la crisi che ha colpito, all’interno dei partiti e all’esterno, le forze di maggioranza? Quale giustificazione essa trova a posteriori? Onorevoli colleghi, le responsabilità stanno venendo fuori.
E non si faccia professione di ottimismo. Ad ogni tappa drammatica ho visto fare professione di ottimismo e dire, in crescendo: «questa è un tappa che possiamo dimenticare». No, onorevoli colleghi, non si governano gli Stati e le società senza legare le proprie responsabilità passate e presenti a quelle future.
C’è il vuoto di potere; c’è veramente il vuoto di una maggioranza, onorevole Malagodi, onorevoli colleghi dell’opposizione di sinistra; c’è una maggioranza che si nasconde di fronte alla realtà grave dei problemi che travagliano il nostro paese.
Questa è la nostra condizione, che si farà sempre più grave se non stiamo più attenti. C’è vuoto di potere e c’è vuoto di maggioranza, e questo si riflette sul Governo e sul lavoro parlamentare e quindi si riflette al di fuori di noi.
Perché alcune cose avvengono oggi e non sono avvenute ieri? Perché avvertiamo lo scricchiolamento di cose sulle quali noi siamo stati sempre tranquilli, nonostante le alterne vicende della nostra vita nazionale, in tutti questi anni? Vogliamo nasconderci che la situazione non è più quella di ieri e dell’altro ieri, che abbiamo problemi gravi, seri, che impegnano la responsabilità di tutte le forze politiche, della maggioranza e dell’opposizione? Vogliamo nasconderci che se non stiamo attenti, possiamo mettere in forse quei valori di libertà, di democrazia, di progresso ai quali tutti ci appelliamo?
Non basta appellarsi a quei valori. Occorre anche saperli difendere, con la propria azione di ogni giorno. Occorre sapere che cosa si deve fare da parte dell’opposizione e da parte della maggioranza, perché i valori della democrazia, della libertà, del progresso economico e sociale del paese non siano messi in forse.
Questo è il problema che il tragico caso di Milano pone alla nostra coscienza di uomini politici. E ripeto, il problema non riguarda il Governo. Questa consuetudine per la quale scarichiamo tutto sul Governo che senso ha? Bisogna chiedersi: quali sono le condizioni del Governo? Noi possiamo essere grati all’onorevole Rumor, ai suoi colleghi, che, nelle condizioni in cui è la maggioranza di centro-sinistra – alla quale abbiamo creduto – continuano in un’azione piena di estreme difficoltà, in un’azione che per se stessa è debole, perché siamo deboli noi come maggioranza.
Noi possiamo essere grati; non chiudiamo però gli occhi, onorevoli colleghi, al Governo. Ma per quanto tempo questa ipocrisia può durare? Questo giocare al rimpiattino per quanto tempo può reggere senza che noi tradiamo il paese e tradiamo soprattutto coloro che più hanno bisogno della nostra azione e della nostra vigilanza? Per quanto possiamo andare avanti così?
Questo è il problema che viene dai drammatici eventi di Milano. Non è un problema di polizia soltanto, di scoprire gli assassini, di mobilitare la magistratura. A monte di questi problemi c’è la nostra responsabilità politica di come guidiamo lo Stato e la società, di come rispettiamo la Costituzione, di come la interpretiamo.
Il senso del nostro intervento vuole essere solo questo. Forse perché la nostra storia è troppo antica, noi ricordiamo come si fanno, con quale eroismo, con quale sacrificio si costruiscono gli Stati e con quanta dissennatezza si possono distruggere nei loro fondamenti storici, nei loro fondamenti costituzionali, nei loro fondamenti culturali e morali.
Credo che questa sia l’occasione per richiamarci tutti alle nostre responsabilità, l’occasione, onorevoli colleghi, di una meditazione di fondo. La nostra condizione è reciproca e rispettiva. Abbiamo tutti fretta, abbiamo tutti giuochi da fare, di fronte ad una realtà al di fuori di noi che ha bisogno di essere attentamente guidata e controllata.
Onorevoli colleghi, fatti come quelli di Milano non si ripeteranno se noi, appunto, prenderemo coscienza dei nostri doveri reciproci, della nostre responsabilità. Altrimenti, non illudiamoci, ci riuniremo cento volte a deprecare fatti più gravi di quelli che sono avvenuti; e, se non si tratterà di questi fatti, ci riuniremo più volte per constatare situazioni economiche e sociali che ci daranno molto filo da torcere nell’avvenire.
Onorevole ministro, prima di cessare questo discorso, vorrei pregarla di sospendere domani, in segno di lutto per la nazione, tutte le manifestazioni politiche. Noi avevamo per domani una manifestazione pubblica a Milano e l’abbiamo sospesa. Credo che sia dovere di tutte le forze politiche, sia dovere del Governo, in una situazione così grave e drammatica del nostro paese far sì che nessuna forza politica dia luogo a manifestazioni pubbliche.

Ugo La Malfa


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