Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza

Comunicato n. 68/10 del 13 settembre 2010, San Maurilio

Rassegna stampa del 13.09.2010


Fare Mazzini

Dal programma di Caffeina, festa di Fare Futuro (30 giugno – 17 luglio 2010 a Viterbo): Disco Risorgimento. La meravigliosa avventura della Repubblica Romana, spettacolo teatrale. (Nella stessa festa: interventi di Margherita Hack e Peppino Englaro).



Integrazione fa rima con disgregazione, parola di rabbino

La “figliola” di Clinton (come qualche anno fa la chiamavano in un programma televisivo italiano) ha fatto parlare di sé nei giorni scorsi per il suo matrimonio con un giovanotto ebreo. Al clamore mediatico ha fatto riscontro il silenzio del mondo ortodosso ebraico americano, che ha preferito non parlare per non dire cose tanto ovvie quanto sgradevoli al grande pubblico. La cerimonia è stata fatta di Shabbat pomeriggio, con lo sposo ammantato in un talled e concelebrata da un “rabbino” e un pastore. Bisogna riflettere su questo uso improprio di ruoli (rabbino) e precetti religiosi (tzitzit) sbandierati come meri segni identitari proprio nel momento in cui l’identità va in crisi. Fulgido esempio di perfetta integrazione ebraica al top della società generale e di disintegrazione della società ebraica. (Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma).

(Fonte: Moked - il portale dell´ebraismo italiano )



Bagna caoda local vs hamburger global

Dalle parti di corso Susa 22 a Rivoli il motto che va per la maggiore è che «se gli americani non esistessero bisognerebbe inventarli». Ciò che sta accadendo al giovane imprenditore di Bauei, in Sardegna, perseguitato dal colosso americano Mc Donald’s perchè ha osato chiamare McPuddùs e McFruttus i suoi due negozi di prodotti tipici, Graziano Scaglia, 41 anni, patron dell’Agrihambugeria di Rivoli con i fratelli Paolo e Mauro e il socio Francesco Bianco, l’ha vissuta sulla sua pelle già un anno fa quando inaugurò la sua impresa: un’hamburgeria denominata, appunto, Mac Bun. (in piemontese: solo buono).Anche su Scaglia e soci si abbatterono gli strali della società statunitense secondo la quale, o meglio secondo i suoi agguerriti legali, nessuno al mondo può utilizzare i suffissi Mc e Mac che sono «sinonimi di Mc Donald’s». Scaglia, da buon piemontese con i piedi per terra, di fronte alla minaccia legale, scelse di mettersi dalla parte della ragione cambiando l’insegna Mac Bün con un più innocente M** Bun. (…) Il rilievo mediatico che ebbe lo scontro giudiziario del Davide-Scaglia contro Golia-Mc Donald’s si trasformò in un incredibile volano pubblicitario per l’Agrihamburgeria rivolese. Un fatto che, unito alla straordinaria qualità dei prodotti proposti, tutti realizzati con materia prima proveniente dall’azienda di famiglia a Bruere, poco lontano da Rivoli, dove gli Scaglia allevano, macellano e vendono da decenni bovini di razza Piemontese, conigli, polli e maiali, ha trasformato in fenomeno di culto l’hamburger di Rivoli veduto anche a botte di 300 pezzi al giorno. Non a caso, lunedì quando Mac Bun, scusate M** Bün riaprirà, gli affezionati clienti che arrivano ormai da tutta la provincia, si sobbarcano mezze ore di coda, consumano uno sull’altro il panino con la polpetta made in Piemonte, troveranno un locale raddoppiato. (…) Poco o nulla è cambiato nel menù proposto da Scaglia e soci, tranne l’arrivo dell’ultimo panino: hamburger alla bagna caoda (…)

(Da La Stampa del 26 agosto 2010)



Quelli della Cremazione

A.: G.: D.: G.: A.: D.: U.: E’ passato all'Oriente Eterno il fr.: X. X. (…) Il Presidente, l’ufficio di Presidenza, il Consiglio Direttivo, il Collegio Sindacale e il personale della Società di Cremazione di Torino … partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa di X. X. da molti anni apprezzato e stimato segretario del Consiglio Direttivo. (Da La Stampa del 31.08.2010) (…) Enzio Quarantelli, direttore editoriale di Lindau (e dell’Età dell’Acquario!, ndr), è anche direttore responsabile di Confini. Temi e voci dal mondo della cremazione, pubblicazione della Fondazione A. Fabretti (noto massone risorgimentale) della Socrem (Società per la cremazione). (…) (Don Francesco Ricossa, Mons. Gherardini, Vaticano II ed ermeneutica della continuità, Sodalitium n. 64, pag. 29-30).



Rito ordinario: sepoltura cristiana. Rito straordinario: sepoltura massonica

Coi Codex Iuris Canonici del 1917, la cremazione viene vietata in quanto espressione antireligiosa, atto di negazione dell'immortalità dell'anima e della resurrezione di corpi. In seguito, col Concilio Vaticano II si aprirà ,un ampio dibattito sull'argomento in seno alla stessa Chiesa (…) Nel 1963 Paolo VI, con apposita bolla, dichiarò la libertà della pratica cremazionista, perché “non tocca l'anima, non impedisce all'onnipotenza divina di ricostruire il corpo”. Nel 1968, con il decreto Ordo Exsequiarum, la S. Congregazione per il Culto Divino stabilì definitivamente la concessione del rito e delle esequie cristiane a coloro che avessero scelto la cremazione (…) Il nuovo Codice di Diritto Canonico, varato nel 1983 (da Giovanni Paolo II, ndr), scriveva al canone 1176, al terzo paragrafo: «La Chiesa raccomanda vivamente che si conservi la pia consuetudine di seppellire i corpi dei defunti; tuttavia non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana». (…

(Fonte: Cremazione e Religione )



Provocazioni azere contro la terra armena del Nagorno-Karabakh

L’Azerbaijan fa sventolare un’imponente bandiera nazionale e lancia la sfida all’Armenia per il Nagorno-Karabakh. Con una cerimonia a Baku, dove è stata innalzata quella che le autorità azere sostengono sia la bandiera con l’asta più alta al mondo, il presidente Ilham Alyev ha promesso di riprendere il controllo totale sulla regione contesa, in territorio azero, ma popolato in maggioranza da armeni. Tutto ciò, all’indomani di uno scontro a fuoco tra militari armeni e azeri sul confine del Nagorno-Karabakh: “La nostra bandiera è il nostro orgoglio e la nostra anima – ha detto Aliyev -. Un giorno, molto presto, sventolerà sul Nagorno-Karabakh e sugli altri territori contesi”. All’inizio degli anni Novanta, il Nagorno-Karabakh è stato al centro di un conflitto tra Azerbaijan e Armenia che ha provocato, secondo alcune stime, circa 30.000 morti. La tregua in atto dal 1994 non ha posto fine alla disputa per il territorio. Le due repubbliche ex-sovietiche si scambiano accuse per lo scontro a fuoco di martedì, nel quale sono rimasti uccisi tre soldati armeni e due azeri. L’ultimo atto di un conflitto ancora irrisolto, minaccia costante nella strategica area sudcaucasica.

(Fonte: Comunità Armena di Roma )



La televisione rende liberi

(…) In realtà questa misura illiberale va nel segno di una tendenza in atto da molti anni: eliminare via via il calcio da stadio a favore di quello televisivo e degli affari di Sky, Mediaset e compagnia cantante (…) E poi ci sono le ragioni, così efficacemente spiegate da Roberto Stracca in un servizio sul Corriere (26/8) e che hanno tutte la stessa origine: scoraggiare la gente dall’andare allo stadio. “Anche chi non è ultrà – scrive Stracca – e non ha mai pensato di esserlo, dopo biglietti nominali, necessità di un documento per un bambino di 8 anni, odissee fantozziane nella burocrazia più ottusa per una partita di pallone, non ne ha potuto più e ha finito per dire addio allo stadio e aderire alla sempre più ricca offerta televisiva”. (…) (Massimo Fini, Io sto con gli ultras, segnalato da: Io sto con gli ultras )



Libertà d’espressione

La nuotatrice australiana Stephanie Rice ha perso il suo contratto di sponsorizzazione con la Jaguar dopo aver fatto un commento sugli omosessuali su un social network. Lo hanno reso noto i mezzi di informazione locali.

(Da La Stampa dell’8 settembre 2010)



Berretti verdi

"Uccidevano a casaccio e collezionavano le dita dei morti come trofei". Cinque soldati statunitensi di stanza in Afghanistan sono finiti sotto corte marziale perché uccidevano civili afghani senza alcuna raigone se non il divertimento personale. La notizia, uscita sul Guardian, riprende un servizio del quotidiano dell'esercito Usa Army Times. Il sergente Calvin Gibbs, 25 anni e altri quattro complici avrebbero costituito il cosiddetto "kill team". Ora rischiano la pena di morte per aver ucciso tre uomini afghani per puro divertimento in distinte «esecuzioni a casaccio» nel corso di quest'anno. La prima vittima è stata Gul Mudin. I soldati l'avrebbero ferito con una granata e poi finito a colpi di fucile in un campo di papaveri vicino al villaggio di La Mohammed Kalay. Marach Agha è invece stato ucciso in febbraio. Due mesi dopo toccò a Mullah Adahdad. Oltre al kill team ci sarebbero altri sette soldati che avrebbero coperto gli omicidi e malmenato una recluta che voleva denunciare tutto. Secondo il Guardian le accuse di crimini di guerra contro Gibbs e i compagni sarebbero le più gravi dall'inizio del conflitto nel 2001. Secondo il giornale inglese Gibbs avrebbe iniziato a parlare degli omicidi a novembre e si sarebbe anche vantato di averla fatta franca in Iraq in una situazione simile. Gibbs e gli altri quattro soldati, Jeremy Morlock, Michael Wagon, Adam Winfield e Andrew Holmes, negano ogni accusa.

(Fonte: PeaceReporter - Afghanistan, soldati statunitensi uccidevano ''per gioco'' )



Il profeta Chiamparino e la moschea di Torino

Abbiamo autorizzato la costruzione di una moschea a Barriera di Milano, alla periferia Nord della città. Abbiamo convinto la comunità musulmana (e non è stato difficile perché sono stati loro i primi a capirlo) a non costruire il minareto, perché avrebbe potuto rappresentare una sfida. Al tempo stesso abbiamo lavorato per evitare che la moschea fosse vissuta dagli abitanti come un’invasione di estranei». Mentre a Milano infuria la bufera sulla moschea, con il centrodestra a muso duro contro il cardinale Tettamanzi, il sindaco Chiamparino è talmente sicuro di come andrà a finire a Torino che ha voluto parlarne a pagina 51 del suo libro prima ancora che la moschea di via Urbino ottenga il via libera. (…) Ieri Abdelaziz Khounati, presidente dell’Istituto islamico Moschea della Pace, tramite il suo legale Emanuele Riba, ha fatto arrivare agli uffici dell’Edilizia privata la comunicazione formale in cui si spiega che in via Urbino 5 si svolgerà attività di culto. Un dettaglio non da poco: secondo il piano regolatore della Città il culto rientra tra le attività di servizio, e poiché l’edificio ospitava un mobilificio non dovrebbero essere necessarie varianti e i tempi s’accorcerebbero. (…) «Abbiamo dichiarato di svolgere attività di culto; abbiamo garantito tracciabilità sugli organismi dirigenti e sui finanziamenti visto che i bilanci delle Onlus sono pubblici», aggiunge Khounati. Le risorse - 1,2 milioni - sono frutto di sottoscrizioni, autofinanziamento e di una donazione del ministero per gli affari religiosi del Marocco.

(Da La Stampa dell’8 settembre 2010)



Quando è lo Stato a rapire i figli

Sgomento e indignazione ha suscitato la decisione del giudice del Tribunale dei Minori di Trento che il 9 settembre ha dichiarato adottabile una bambina sottratta alla madre ad appena due mesi dalla nascita con la motivazione che questa fosse troppo povera per provvedere al sostentamento della figlia. La madre in questione aveva manifestato chiaramente la volontà di far nascere e tenere la bambina. La vicenda si presenta come una gravissima violazione del diritto alla vita e del diritto di essere madre, perché legali e personale medico avevano proposto alla donna di abortire, e addirittura le era stato offerto denaro se avesse accettato l’interruzione volontaria di gravidanza. A sollevare il caso è stato lo psicologo Giuseppe Raspadori, consulente di parte, che ha denunciato i giudici per quello che ha definito un “atto contro natura”. 7I giudici che hanno emesso la sentenza e hanno tolto dalle braccia della mamma la bambina hanno giustificato il loro atto mettendo in dubbio la capacità genitoriale della donna e contrapponendo l'interesse della madre a quello del minore. L'avvocato della donna, Maristella Paiar, ha accusato i giudici di aver “avvalorato le inesatte informazioni del Servizio sociale che imputano alla mamma immaturità, povertà materiale ed emotiva e l'avvio della gravidanza come elemento di fragilità, colpa e incoscienza”. “La sentenza – ha spiegato la Paiar - fraintende la consulenza che aveva invece evidenziato come la mamma non ha estremi di irrecuperabilità tali da negarle di essere una mamma sufficientemente capace”. Grazie all'adesione ai programmi di sostegno, inoltre, sembra sia ravvisabile “una evoluzione positiva che indica la possibilità di intraprendere una relazione assistita con la figlia”. La crudeltà della sentenza è confermata dal fatto che i giudici non hanno accettato di concedere un anno di prova alla giovane madre come chiesto dai consulenti. (…)

(Agenzia Zenit del 12 settembre 2010)