Originariamente Scritto da
Florian
Sto comprando anch'io un po' di cose nuove, ma nel complesso gli albums che considero davvero riusciti, importanti per me, sono pochini.
Non so come la vedi tu, ma a mio parere la scena goth attuale è caratterizzata da una certa omologazione, quando invece, paradossalmente, la spinta originaria era quella di distinguersi gli uni dagli altri, essere unici. Anche se poi musicalmente c'erano parecchie affinità, ogni gruppo ci teneva ad essere riconoscibile per un determinato motivo. Chi curava i testi, chi l'immagine, chi guardava alla poesia, chi all'esoterismo... Perchè al fondo dell'animo goth c'è per l'appunto questa sensazione di unicità, di estraneità da tutto il resto. Il dark si consumò tutto in pochi, irripetibili anni perchè nessuna band voleva rifare lo stesso disco, tranne magari gli Alien Sex Fiend fedeli ad un'immagine e ad un ruolo fino alla fine. O i Christian Death... Ma la bellezza e il valore delle uscite discografiche tra 1979 e il 1986, l'epoca d'oro del Dark, stava nel dar forma a capolavori che prescindevano da un clichè. Per tutti o quasi, il punto di partenza e di paragone furono i Joy Division. Che durarono due anni. I Banshees sono stati sempre una band "gothic", ma l'identificazione con la scena musicalmente è durata solo per una piccola fase della loro nemmeno lunghissima carriera. Oggi ci sono gruppi che in molti ancora non conoscono e che sono sulla scena da trent'anni. I tempi si sono dilatati quasi all'infinito. Ma quanto di tutto il materiale pubblicato dagli anni novanta in poi regge il confronto con il decennio precedente?
Facciamo qualche esempio. A me piacciono parecchio i Faith and the Muse che hanno iniziato nel 1994. Considero i loro dischi tutti validi (mi manca l'ultimo, introvabile, ma so che è molto bello). La voce di Monica Richards poi è forse la migliore in circolazione dai tempi di Siouxsie, Liz Fraser e Lisa Gerrard. Il supergruppo dei The Eden House ha al suo attivo degli album altrettanto interessanti che per quanto non particolarmente innovativi risultano estremamente suggestivi per chi apprezza da sempre un certo sound. Questi gruppi partono da una base postpunk per spaziare sul fronte etero e perfino folk, ragione per cui l'ascolto non è come in altri casi piuttosto monocorde.
La darkwave, con una base elettronica piuttosto fissa, risulta a mio avviso meno interessante. Ci sono album davvero riusciti (gli ultimi, rispettivamente, di Clan of Xymox, Frozen Autumn, e Kirlian Camera), ma nel complesso personalmente non salverei tantissimo di una produzione col tempo fattasi davvero notevole.
Una certa ripetitività e mancanza di ispirazione la ritrovo sia nella produzione "ethereal" che in quella "deathrock". In entrambi i casi bisogna salvare un album da una discografia e talvolta un brano da un album. Non c'è molta continuità.
Per tale ragione due gruppi molto diversi che a mio avviso possono essere presi ad esempio per un gothic che si faccia apprezzare al di là dell'aspetto meramente musicale sono gli Inkubus Sukkubus e i Lebanon Hanover. Gli Inkubus Sukkubus sono un gruppo con trent'anni di attività che non si è mai allontanato dalle sue classiche radici postpunk per quanto abbia fatto uso massiccio della batteria elettronica. Hanno inciso molti dischi tra cui non si conta nessun capolavoro e solo qualche buon risultato complessivo. Tuttavia sono una cult-band per eccellenza, in quanto hanno veicolato un messaggio pagano che ne ha fatti quasi i portabandiera della Wicca nell'ambito del gothic rock. Mi ricordano per certi versi i Cramps, tutt'altro che abili musicisti, in grado di cantare sempre la stessa canzone, e però riconoscibili per un'idea di fondo, qualcosa per la quale tu dici: sono i Cramps e non altri. E qui: sono gli Inkubus Sukkubus e non altri.
I Lebanon Hanover, al contrario sono assai più recenti (2012) e non hanno mai toccato il tema dell'esoterismo. Si sono invece rifatti al filone "esistenzialista" del Dark, infarcendo un sound minimale e volutamente monotono e rallentato, di inquietudini riguardo il vivere e il sentirsi estranei riguardo alla società di massa. Nulla di nuovo e anzi calcolato revival, epperò al tempo stesso la capacità di reinventare un genere facendo perno su un motivo basilare del gothic, ovvero il sentirsi depressi, alienati.
L'ultimo dei Death in June, ""Essence!", ha avuto recensioni positive ma non aggiunge obiettivamente nulla ad un'onorata carriera i cui momenti salienti risalgono a molti, molti anni fa. L'ultimo dei Current 93 è piaciuto ancora di più, ma io non l'ho ascoltato. Personalmente sono un po' stufo dell'industrial in chiave neofolk o futurista. E' sempre stato un genere affine ma autonomo dal "gothic rock" e io mi sono trovato a seguirlo per alcuni anni senza mai identificarmi troppo con esso. Riguardo il filone industrial-dance, futurepop o edm, a volte mi capita di ascoltare qualche brano potente che ti si stampa nella testa, ma anche qui ci troviamo dinanzi ad una scena che può considerarsi al massimo "cugina" di quella del "goth". Gruppi storici come i Covenant o i VnV Nation continuano a produrre album validi e sono ormai dei caposcuola, ma il loro immaginario è quello di Matrix, mentre i Bauhaus si rifacevano all'espressionismo tedesco. Questi guardano al futuro, mente quegli altri al passato. Da una parte il cinema, dall'altra l'arte. C'è un bello stacco culturale e generazionale. Il Dark anni ottanta aveva un rapporto di attrazione/repulsione verso le macchine, la tecnologia. Nell'industrial la tecnologia è onnipresente e sembra non lasciare libertà di scelta. Ti concede solo di ballare, di saltare, al suo ritmo, fino al climax. E' come una droga, un trip. Può esaltarti, ma alla lunga anche stufarti.
Quello che non mi stufa mai è invece un certo suono di basso o di chitarra, un look da folletto metropolitano, l'ispirazione poetica e malinconica, la visione magica, la filosofia esistenzialista. Quando ritrovo in un gruppo questi aspetti mi sento sempre a casa, come se il tempo non fosse mai passato.