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La Fawcett Society ha pubblicato una nuova ricerca, Gli stereotipi di genere nella prima infanzia, che evidenzia l’impatto permanente degli stereotipi di genere nell’infanzia. Secondo i nuovi sondaggi il 45% delle persone ha affermato di aver sperimentato stereotipi di genere quando erano bambini. Gli stereotipi nell’infanzia hanno conseguenze negative di vasta portata sia sulle donne che sugli uomini: più della metà (51%) degli intervistati dice che tali stereotipi hanno limitato le loro scelte lavorative e hanno danneggiato le loro relazioni personali (44%).


Sette donne su dieci (18-34 anni) affermano che le loro scelte professionali sono state limitate dagli stereotipi sperimentati durante l’infanzia.

Questo riguarda anche gli uomini: il 69% sotto i 35 anni ha affermato che la stereotipizzazione di genere nei bambini ha un effetto dannoso sulla percezione di cosa significhi essere un uomo o una donna. In particolare gli uomini affermano, più delle donne, che gli stereotipi di genere sperimentati in tenera età hanno influenzato negativamente le loro relazioni.

Sam Smethers, amministratore delegato della Fawcett Society, ha dichiarato: «Gli stereotipi di genere hanno effetti negativi su tutti. Abbiamo incontrato ragazzi che non riescono a esprimere le loro emozioni, diventano aggressivi, non riescono a raggiungere buoni risultati a scuola e continuano a far parte di una cultura della mascolinità tossica che normalizza la violenza. Mentre abbiamo incontrato ragazze che hanno una bassa autostima e problemi con l’immagine del loro corpo, una ragazza su cinque (14 anni) è autolesionista. Abbiamo un mercato del lavoro fortemente segregato: tra coloro che scelgono discipline accademiche della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica (STEM), solo l’8% sono donne. Lo stereotipo di genere è alla base di tutto questo. Dobbiamo cogliere la sfida per cambiare questa situazione».

I dati della nuova ricerca pubblicata dalla Fawcett Society dimostrano che gli stereotipi dannosi sono ripetutamente e inconsapevolmente reiterati e insegnati in tutta la società. Ad esempio i genitori, con neonati e bambini piccoli, inavvertitamente rafforzano gli stereotipi di genere creando un “universo di genere” attraverso giocattoli, giochi, linguaggio e ambiente; gli insegnanti premiano in modo diverso il comportamento di ragazzi e ragazze, e le rappresentazioni nelle storie dei bambini sono spesso stereotipate. All’età di due anni i bambini sono consapevoli del genere e, a partire dai sei anni, i bambini associano l’intelligenza all’essere uomini e “la gentilezza” all’essere donne.

La ricerca sottolinea l’impatto dannoso che questo ha, e traccia i legami che esistono ad esempio tra gli stereotipi di genere degli adolescenti e la violenza contro donne e ragazze, o anche l’impatto diretto sul divario retributivo di genere e la scarsa adozione tra le giovani donne di discipline scientifiche, tecnologiche e matematiche.

«Gli stereotipi di genere sono dannosi – ha aggiunto Sam Smethers –, le prove sono chiare. Ma noi possiamo sfidare certi atteggiamenti, reagire al danno che gli stereotipi di genere stanno facendo a tutti noi e al prezzo che stiamo pagando per questo».

La ricerca identifica anche alcuni interventi chiave, rivolti in particolare ai bambini più piccoli, che possono scardinare alcuni stereotipi di genere e limitare i danni ravvisati poi in età avanzata. Tra questi: promuovere una letteratura per bambini che metta in discussione gli stereotipi di genere; adottare a scuola giochi, giocattoli, linguaggi che non reiterino stereotipi di genere.

In Svezia, sfidare gli stereotipi di genere è un requisito esplicito del curriculum scolastico.