(di Mario Giordano – La Verità 09.01.2019) – Nemmeno un rigo. Su nessun giornale. Ma proprio nessuno. Appena qualche lontana eco sui social, ma proprio lontana. E nient’altro. Nessuna ripresa dai siti Internet ufficiali, nessuna dichiarazione politica – a parte una breve nota del Movimento 5 stelle – nessuna polemica. Niente di niente. Come se non fosse una notizia. Come se le accuse al principale quotidiano italiano di manipolare le informazioni da Bruxelles, con effetti devastanti sull’economia italiana e sulle tasche dei risparmiatori, fossero meno importanti di un incidente stradale a Quarto Oggiaro o del ritorno del giubbotto dei paninari anni Ottanta, argomento quest’ultimo che ieri si è guadagnato, lui sì, delle robuste mezze pagine sui nostri quotidiani. Nostalgia canaglia, verrebbe da dire. Ma forse non è canaglia solo la nostalgia.

La Verità, come sapete, ieri riportava con evidenza la notizia dell’incredibile scandalo di via Solferino. Era un’esclusiva a nostra insaputa. Ce l’avevamo solo noi. Lo vorremmo dire con orgoglio. E invece lo diciamo con un po’ di di magone, perché amiamo ancora questo mestiere, nonostante i Federico Fubini e i furbini, e dunque alla fine ci dispiace sempre un po’ quando vediamo le cose importanti che finiscono sotto il tappeto per oscuri motivi. Voi direte: ma quali oscuri motivi? La notizia non sarà semplicemente sfuggita? Magari un po’ di disattenzione post natalizia? I postumi del panettone e del cotechino con le lenticchie? Forse troppi brindisi sotto l’albero? Sarà. Però vi devo confessare una cosa: l’altro pomeriggio era impressionante il tam tam dei colleghi. Non si parlava d’altro. Non c’era teefonata, sms, chat che non cominciasse con «Hai letto Ivo Caizzi?». E in effetti, l’abbiamo letto tutti noi giornalisti. Ma i lettori no. Solo quelli della Verità. Agli altri nessuno ha ritenuto di dover comunicare il fatto. Tu chiamale, se vuoi, rimozioni.

Quel che è successo voi (e solo voi) lo sapete benissimo. Ivo Caizzi, il corrispondente da Bruxelles del Corriere della Sera, ha accusato pubblicamente il suo giornale di spacciare notizie false per verità rivelate, di farlo in prima pagina, con grande evidenza, pur avendo le notizie vere (che però – a suo dire – sono state nascoste). E su che cosa avrebbe mentito il Corriere? Sulla posizione Ue relativa alla manovra economica italiana, cioè sul tema più delicato e sensibile degli ultimi mesi. E come lo ha fatto? Accreditando la versione del vicedirettore Federico Fubini che dava per certa l’apertura della procedura d’infrazione e nascondendo le voci ufficiali che invece confermavano l’esistenza di una trattativa (che invece c’era, eccome se c’era, come si è visto). E perché lo faceva? Difficile dirlo. Magari è stato solo un abbaglio. Ma quell’abbaglio, spiega Caizzi, potrebbe «aver influito sui mercati finanziari, favorendo di fatto megaspeculatori che in quei giorni scommettevano capitali ingenti sulla destabilizzazione dell’Italia».

È evidente dunque che ciò di cui stiamo parlando non è una questione che riguarda soltanto Il Corriere della Sera. E nemmeno una questione che riguarda soltanto i giornalisti. Qui non c’è in ballo solo la «polemica in via Solferino», come cercava di liquidare sommariamente ieri qualcuno. Né una disputa di posizioni politiche tra il corrispondente di Bruxelles e il direttore del quotidiano, come twittava qualche collega, accusando Ivo Caizzi di essere troppo «maturo» per parlare (pensate un po’, che colpa grave). No: qui c’è in ballo la correttezza dell’informazione, messa in discussione, sia chiaro non dai nemici del Corriere, ma dai suoi stessi giornalisti. E c’è in ballo la stabilità dell’Italia che da quelle false notizie ha rischiato di essere mandata gambe all’aria. Comei nostri risparmi.

Dove sono quelli che fino a ieri si indignavano per il pericolo dello spread? Dove sono quelli che si preoccupavano per i tassi sui mutui e i costi dell’instabilità? Dove sono quelli che lamentavano i rischi del conflitto con l’Europa? Quella tensione, è il sospetto, è stata creata ad arte. Infatti, mentre la Commissione europea confermava ufficialmente al corrispondente da Bruxelles che la strada scelta era quella della trattativa, smentendo l’apertura della procedura di infrazione, nelle sue ampie paginate il vicedirettore Fu(r)bini sosteneva, al contrario, che «non c’era stato nessun passo verso un compromesso fra la Commissione europea e l’Italia, né alcun vero negoziato». E accreditava con sicurezza la bocciatura della manovra e l’apertura della procedura d’infrazione. Nel migliore dei casi, visto come è andata a finire, un errore così clamoroso da doversi andare a nascondere per i prossimi mesi. Altro che presenza fissa nei salotti tv.

Ma qui, come dicevamo, c’è di più che un errore giornalistico (per quanto spaventoso). Quelle fake news, propagate da un giornalista che per altro fa parte della task force europea contro le fake news, oltre che del board di Open society foundation di George Soros, potrebbero infatti aver favorito gli speculatori, come sospetta lo stesso corrispondente del Corriere della Sera. Cioè potrebbero aver favorito coloro che scommettevano sull’impennata dello spread e sul crollo della Borsa. Cioè potrebbero aver favorito i nemici dell’Italia. Il principale quotidiano italiano ha diffuso, attraverso il suo vicedirettore principe, fake news che favorivano i nemici dell’Italia? Voi capite che è una questione troppo delicata per lasciarla nel cassetto. Per il bene del Paese, ancor prima che per il bene dell’informazione e del medesimo Corriere della Sera, le nubi vanno spazzate via. Per questo dovremmo occuparcene tutti. Non solo noi, ma anche gli altri giornali. Anche l’Ordine (se c’è ancora). Anche i parlamentari. E forse persino qualche Procura.