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  1. #21
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    Predefinito Re: Borsa Svizzera: le azioni svizzere non potranno più essere negoziate nell'UE

    E ora nel calderone delle ritorsioni e delle minacce ci finisce pure l'aiuto umanitario...

    L’UE taglia i fondi alle ONG svizzere
    Il provvedimento è stato notificato prima di Natale a dieci organizzazioni non governative elvetiche - Nel 2018 avevano beneficiato di oltre 50 milioni da Bruxelles

    BERNA - Dieci organizzazioni non governative svizzere hanno ricevuto una brutta sorpresa poco prima di Natale. La Commissione europea le ha infatti informate che a partire dal nuovo anno non avrebbero più ottenuto fondi dall’Ue per i loro progetti. Nel 2018 avevano intascato da Bruxelles oltre 50 milioni di franchi. Il provvedimento è stato notificato tramite una lettera del 21 dicembre della Direzione generale che si occupa delle operazioni di aiuto umanitario, della quale ha riferito la radio SRF e che Keystone-ATS ha potuto consultare. Nella missiva si spiega il motivo all’origine dell’interruzione del partenariato, vale a dire l’assenza di basi legali.

    La decisione interessa fra le altre Caritas, World Vision e Medici senza Frontiere Svizzera, tutte ong attive in zone di crisi. Felix Gnehm, direttore di Solidar Suisse, ha espresso a Keystone-ATS il proprio rammarico: “Nel medio e lungo periodo perdiamo un importante finanziatore”. “È stato un piccolo shock, non ci aspettavamo che ciò accadesse in tempi così brevi”, ha inoltre dichiarato sulla vicenda alla SRF Gnehm, ammettendo però di sapere che l’Ue stava esaminando il futuro della collaborazione con le ong elvetiche nell’ambito della Brexit. Mark Herkenrath, numero uno di Alliance Sud, sospetta dal canto suo che dietro la mossa vi siano intrighi politici e che l’Ue agisca nel contesto dell’imminente divorzio fra Londra e Bruxelles. Chi ne paga le conseguenze sono le persone bisognose nei Paesi in via di sviluppo, ha commentato.

    Una portavoce dell’Ue ha però smentito che si tratti di una punizione politica. Non vi sarebbe dunque alcun legame con le difficili trattative tra Svizzera e Unione europea sull’accordo quadro. Stando alla SRF, ci sarebbero documenti che provano come all’interno dell’Ue, sul tema, si siano scontrate due correnti. Alla fine avrebbe prevalso la linea del Servizio giuridico, guidato dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, a favore del taglio dei fondi, mentre la Direzione generale responsabile spingeva per continuare a sostenere le ong.

    La Commissione europea lascia comunque aperto uno spiraglio. La portavoce ha indicato che si sta cercando una soluzione con le associazioni coinvolte, ma senza precisare fino a che punto si sono spinti i colloqui. La decisione non tocca i fondi di sviluppo di EuropeAid, l’Ufficio di cooperazione europeo. Tuttavia, per gli esperti, l’accesso a questo servizio di supporto è più complicato.
    https://www.cdt.ch/svizzera/cronaca/...zzere-KY809792

    Sospensione dei fondi per assenza di basi legali; ce ne hanno messo di tempo ad accorgersene. Viene quasi da pensare che elargiscano soldi senza verificare prima di essere legalmente autorizzati a farlo...

  2. #22
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    Predefinito Re: Borsa Svizzera: le azioni svizzere non potranno più essere negoziate nell'UE

    Quell’accordo che non quadra con Bruxelles

    Ha pienamente ragione chi sostiene che i rapporti tra la Svizzera e l’Unione europea sono anche in questo 2019 la questione politica centrale per tutti noi. Siamo ad uno snodo delicatissimo. Sul tavolo della discussione c’è la bozza dell’Accordo quadro istituzionale. Governo, Camere federali e cittadini sono posti di fronte ad un dilemma che divide e genera una forte contrapposizione. La spaccatura politica e sociale è del resto un tratto caratteristico di questo periodo storico, in quasi tutti i Paesi. La polarizzazione trova spazio nel nostro giornale, aperto alle differenti opinioni, anche, anzi a maggior ragione, sulla questione dei rapporti Svizzera-UE. Siamo fermamente dell’idea che il settarismo, l’unilateralismo, il pensiero unico siano dannosi al progresso sociale e alla convivenza civile, oltre che poco compatibili con il ruolo di una testata indipendente (che non vuole dire – sia ben chiaro – neutrale) ispirata al modello liberaldemocratico di organizzazione della società e dello Stato.

    Premessa essenziale per un utile confronto delle idee è l’uso corretto e preciso delle parole. Sulla questione dominante (rapporti Svizzera-UE) purtroppo, da tempo, c’è un termine che viene utilizzato in modo del tutto inappropriato e incoerente. È il nome Europa. Siamo riusciti, sciaguratamente, a farlo diventare qualcosa di molto negativo, una parola da rigettare, che indica una realtà da cui il nostro Paese dovrebbe stare alla larga. Eppure l’Europa è la culla della nostra civiltà e della nostra cultura; ha prodotto il modello di società aperta garante dei diritti e delle libertà individuali, lo Stato di diritto, la democrazia. La Svizzera è pienamente un Paese europeo, sta addirittura nel cuore del Vecchio Continente. La connotazione negativa è dovuta all’identificazione tra Europa ed Unione europea. È divenuto un automatismo linguistico: quando ci si riferisce ai 28 Paesi membri si parla di Europa, mentre si dovrebbe parlare solo ed esclusivamente di UE. L’Europa è qualcosa di molto più ampio dell’Unione. Mortificarla, ingabbiarla ed esaurirla nell’entità sovranazionale che riunisce una parte degli Stati che la formano (28 - tra poco 27 - su quasi 50) è un madornale errore, non solo linguistico.

    La Svizzera deve dunque operare scelte importanti non su come collocarsi in Europa, ma su come rapportarsi all’UE. La volontà, più volte espressa dalla maggioranza dei cittadini che votano e anche dalla maggioranza dei Cantoni (sebbene quest’ultima non sempre fosse necessaria), è la modalità bilaterale. Non l’adesione all’UE, non la via solitaria, ma la strada maestra – almeno per noi – delle intese pragmaticamente perseguite e concluse con Bruxelles e con gli Stati membri dell’UE. Questo è un punto essenziale, che non andrebbe mai dimenticato. Gli Accordi bilaterali non sono una scelta del cosiddetto establishment, ma sono volontà popolare, reiteratamente manifestata. Una scelta che non è mai stata rimessa in discussione, nemmeno il 9 febbraio 2014 quando popolo e Cantoni hanno approvato, con uno scarto risicatissimo (meno di ventimila voti su 2,9 milioni), gli articoli costituzionali “contro l’immigrazione di massa”: le modifiche inserite nella nostra Carta fondamentale non chiedono di disdire l’Accordo sulla libera circolazione delle persone (men che meno gli altri accordi bilaterali), bensì di rinegoziarlo (senza nulla dire su cosa si debba fare se il negoziato non va a buon fine, come è avvenuto).

    Da quasi 17 anni viviamo nella cornice dei Bilaterali. Secondo noi con più benefici che svantaggi (ma su questo sappiamo bene che le valutazioni sono drasticamente discordanti). Non è invece ragionevolmente contestabile l’affermazione che dal profilo giuridico dell’applicazione dei diversi accordi non ci sono stati problemi insormontabili. Di qui le domande di fondo: ma è proprio necessario stipulare ora un accordo quadro istituzionale per facilitare (questo è l’obiettivo dichiarato) le relazioni tra l’UE e la Svizzera per quanto attiene agli ambiti del mercato interno ai quali noi partecipiamo? Ci sono stati, in questi quasi 17 anni, ostacoli e divergenze tali da rendere impossibili le relazioni senza il complesso meccanismo istituzionale di vigilanza sugli accordi e di risoluzione delle discrepanze?

    A queste domande non è stata data finora – a nostro avviso – una risposta fondata e convincente. Viene data – mutatis mutandis – la risposta che venne data all’inizio degli anni Novanta a chi si opponeva all’adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo (“Occorre aderire perché la via bilaterale non è più praticabile”). Oggi si sostiene che, senza l’accordo quadro, altre intese bilaterali non sarebbero più possibili e anzi che anche quelle esistenti rischiano col tempo di rattrappirsi fino a perdere di efficacia. È una tesi debolissima, che presuppone il medesimo atto di fede che era stato richiesto nel 1992 dai fautori dello SEE (e che non venne concesso).

    Forte è, per contro, l’obiezione su un punto cruciale del progetto di accordo quadro istituzionale ora in discussione: l’assoggettamento della Svizzera e delle sue autorità alle sentenze e alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (che non ha nulla a che vedere – è bene ricordarlo – con la Corte europea dei diritti dell’uomo, la CEDU, organismo estraneo all’UE). I nervi scoperti sono due: il secondo capoverso dell’articolo 4 (interpretazione uniforme degli accordi bilaterali e degli atti giuridici ai quali gli accordi fanno riferimento: fa stato la giurisprudenza, passata e futura, della Corte dell’UE); il capoverso 3 dell’articolo 10 (le sentenze della Corte di giustizia dell’UE sono vincolanti per il tribunale arbitrale chiamato a risolvere i contenziosi). Sono due nervi scoperti sensibilissimi. Un errore iniziale di impostazione che rende molto problematico l’accordo quadro. È come se in una causa civile a decidere fosse l’avvocato di una delle due parti e non il pretore. Non è solo o non è tanto una questione di sovranità, ma di garanzia della parità e dell’equità di trattamento, basilare quando si è nel campo delle intese bilaterali, nelle quali una parte non può dominare sull’altra.
    https://www.cdt.ch/commenti/quell-ac...elles-CN807499

  3. #23
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    Predefinito Re: Borsa Svizzera: le azioni svizzere non potranno più essere negoziate nell'UE

    Contributo di coesione Ue, c'è il sì ma a determinate condizioni
    La Commissione della politica estera del Consiglio nazionale ha accettato il principio di un secondo contributo

    BERNA - Anche la Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N), come l'omonima degli Stati, accetta (15 voti a 10) il principio di un secondo contributo di coesione all'Ue.
    Tuttavia, il versamento di 1,3 miliardi di franchi potrà avvenire solo dopo che Bruxelles avrà garantito il riconoscimento sine die dell'equivalenza della Borsa svizzera, la piena associazione al programma di ricerca Horizon Europe 2021-2027 (che succede a Horizon 2020, n.d.r) e che non vengano adottate altre misure discriminatorie da parte dell'Ue nei confronti della Confederazione.
    Durante la sessione invernale del Parlamento nel dicembre scorso, gli Stati avevano accolto l'idea di un nuovo contributo di coesione, giudicandolo nell'interesse della Confederazione. Il versamento di tale somma, destinata a ridurre le disparità economiche e sociali in seno all'Ue, è però condizionata: Bruxelles non deve adottare, mettendole in pratica, misure discriminatore nei confronti della Svizzera. La versione uscita dalle deliberazioni della Camera dei Cantoni è più generica rispetto alla versione adottata dalla CPE-N.

    Stando ai piani del Consiglio federale, una parte consistente dell'importo di 1,302 miliardi di franchi diluito su 10 anni (circa 130 milioni l'anno) dovrebbe andare a Paesi dell'Europa dell'Est quali Polonia e Romania, seguite da Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria e Bulgaria.
    Più nei particolari, 1,0469 miliardi sono destinati ai Paesi dell'Ue 13 quale contributo di coesione. Per quanto riguarda la somma destinata alla coesione, fino a 200 milioni sono previsti per la formazione professionale, un settore nel quale la Confederazione può vantare una lunga esperienza.
    190 milioni sono attribuiti alla migrazione (per l'integrazione dei migranti nella società e nel mondo del lavoro, e anche per rispondere a situazioni di urgenza, come ad esempio un forte afflusso di migranti) e i rimanenti 65,1 milioni concernono le spese a carico dell'amministrazione federale (costi salariali in Svizzera e in loco, spese legate all'uso di esperti, comunicazione, ecc). Il Consiglio federale calcola in 40 unità i posti di lavoro necessari per la realizzazione di questo programma decennale.
    https://www.tio.ch/svizzera/politica...ate-condizioni

  4. #24
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    Predefinito Re: Borsa Svizzera: le azioni svizzere non potranno più essere negoziate nell'UE

    E intanto la tragicommedia prosegue...

    Unione europea e Svizzera: inconciliabili

    Un accordo tra l’UE e la Svizzera che riguardi aspetti istituzionali è impossibile per l’inconciliabilità tra le istanze dei due contraenti, a meno che uno dei due rinunci ad essere se stesso. L’UE è una potenza egemone che raggruppa quasi tutti i Paesi europei con una sua comprensibile logica di potere. Mira ad una sempre maggiore coesione tra i Paesi membri, con conseguente continua cessione di sovranità dai singoli Stati a Bruxelles, una visione centralistica con sempre maggior uniformità e annullamento della competizione dei sistemi. Nell’ambito di questo quadro è evidente che l’esistenza di un piccolo Paese di otto milioni di abitanti al centro dell’Europa stessa sia per Bruxelles un’anomalia, ancora più difficile da tollerare da un’UE incattivita dai propri insuccessi, divisioni e dalla decisione del popolo inglese di uscirne. Dal suo punto di vista vi sono solo due possibili soluzioni: o la Svizzera aderisce all’UE, oppure, se non vuole diventarne membro, nei campi di comune interesse deve accettarne comunque le leggi come pure la giurisdizione del tribunale europeo. Per noi svizzeri, al contrario, l’ideale sarebbe poter godere dei vantaggi di partecipare al mercato comune senza – come si suol dire – pagare pegno. Le negoziazioni si sono protratte sulla base di (voluti?) malintesi ma alla fine il risultato è chiaro. L’accordo con l’UE lede la nostra sovranità, è di chiaro vassallaggio. All’art. 1 fissa gli obiettivi, si parla di pari trattamento nel mercato interno per la Svizzera nel quadro istituzionale dell’Accordo e della procedura di recepimento da parte nostra degli atti giuridici dell’UE e della loro interpretazione e applicazione uniforme. In buona sostanza, come precisato dall’art. 5, la Svizzera si obbliga ad integrare nella propria legislazione dinamicamente e automaticamente le disposizioni emanate dall’UE. Ciò equivale a perdere la sovranità di legiferare. Ma la Svizzera non può ricorrere contro le leggi che non volesse accettare? Certo, lo prevede l’art. 10. Vi è un tribunale arbitrale il quale però nei casi in cui vi è di mezzo il diritto europeo (cioè tutti o quasi) deve attenersi (come previsto dagli artt. 4 e 10 dell’Accordo proposto) al giudizio interpretativo della Corte europea. Siamo da capo, perdita di sovranità non solo nell’emanazione delle leggi e nell’obbligo praticamente di accettare le leggi straniere, ma anche perché sostanzialmente soggetti a un tribunale straniero. Come se ciò non bastasse sembra chiara l’intenzione dell’UE per le vie dell’accordo proposto di imporci successivamente la Direttiva del Parlamento europeo (29.04.2004) sulla cittadinanza dell’Unione. Ciò comporterebbe obblighi oggi non esistenti per la Svizzera relativamente alla più celere concessione del domicilio ai cittadini UE, restrizioni alle condizioni per eventuali espulsioni e obbligo di sostituirci al Paese di origine nelle prestazioni per l’assistenza pubblica nel caso di inabilità al lavoro o disoccupazione di lungo periodo. Vale a dire ingenti costi che dobbiamo sopportare noi al posto dei singoli Paesi dell’UE. Infine, anche i Cantoni sono preoccupati, ritengono che partendo dall’accordo proposto e in considerazione dell’intenzione da parte di Bruxelles di aggiornare l’accordo di libero scambio (1972) l’UE potrebbe ottenere il diritto di interferire nelle politiche cantonali relative a certe misure fiscali, agli aiuti all’insediamento di aziende, agli aiuti regionali e pure relativamente alla garanzia statale per le banche cantonali. Tutte misure inaccettabili dall’UE perché considerate alla stregua di aiuti statali. Oltre che la sovranità si aboliscono parti di federalismo.
    Vi è un prezzo che giustifichi la rinuncia alla sovranità legislativa, l’accettazione di giudici stranieri, limitazioni del nostro federalismo, vale a dire il passaggio a condizioni decisamente di vassallaggio? Le mie convinzioni mi portano a dire di no, ma democraticamente è doveroso valutare gli argomenti specie di una parte del mondo dell’economia estremamente preoccupata e che raccomanda con insistenza l’accettazione, terrorizzata dai presunti costi di un mancato accordo. Li analizzeremo in dettaglio in un prossimo commento.
    https://www.cdt.ch/commenti/unione-e...abili-CL863646

    "Smascherati i tentativi di Cassis di abbellire l'accordo Svizzera - UE"
    Lo afferma l'Unione sindacale svizzera: "No a tentativi di smantellare le misure accompagnamento"

    L'accordo quadro istituzionale tra Berna e Bruxelles smantellerà la protezione salariale in Svizzera. E il fatto che la stessa UE lo sostenga smaschera i tentativi del ministro Ignazio Cassis e della SECO di abbellire l'accordo. Lo afferma l'Unione sindacale svizzera (USS) in una nota odierna.
    I ministri degli affari europei dei Paesi dell'Ue oggi hanno elogiato i rapporti con la Confederazione sostenendo chiaramente l'accordo quadro negoziato con Berna, ancora in fase di consultazione in Svizzera.
    I ministri dell'UE - si legge nella nota - esigono chiaramente una minore tutela dei salari in Svizzera: vogliono che le misure di accompagnamento siano eliminate o adattate in modo de essere conformi "ai principi dell'UE in materia di proporzionalità della non discriminazione".
    Secondo l'USS, l'adozione delle basi giuridiche dell'UE previste dall'accordo e il fatto che le misure di accompagnamento sottostiano alla giurisprudenza della Corte di giustizia europea significa che la Svizzera deve abolire alcune delle misure di accompagnamento. Inoltre le imprese o le autorità dell'UE possono inoltrare ricorso con successo contro parte di tali misure, mettendo in pericolo il dispositivo elvetico di controllo e sanzione.
    "Questa cruda verità è in chiara contraddizione con gli ingannevoli abbellimenti del dipartimento di Cassis e della SECO, che cercato di spacciare come un 'pari livello di protezione' la minaccia di smantellamento delle misure di accompagnamento", scrive l'USS.
    https://www.ticinonews.ch/svizzera/4...do-svizzera-ue

    Facendo un po' una somma il cosiddetto accordo-quadro, che l'UE dice essere assolutamente nell'interesse della Svizzera ma che per farglielo firmare minaccia varie ritorsioni, porterà o potrebbe portare a:

    - Ripresa automatica del diritto UE presente e futuro, inaccettabile per il centro-destra conservatore e per buona parte dei cittadini.
    - Abolizione o allentamento delle protezioni dei salari e delle altre misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone, inaccettabile per i sindacati, la sinistra e i loro aderenti ed elettori.
    - Ampliamento della libera circolazione, contrario alla Costituzione Federale che afferma che la Svizzera gestisce autonomamente l'immigrazione.
    - Accettazione da parte della Svizzera della cittadinanza europea e presa a carico dei cittadini UE al posto dei rispettivi Paesi, cosa inaccettabile per il centro-destra.
    - Sottomissione della Svizzera alla Corte di Giustizia dell'UE, inaccettabile per il centro-destra, contrario alla Costituzione Federale e a tutti i patti confederali dal Patto dei Rütli del 1291 in poi.
    - Indebolimento fino alla distruzione della democrazia diretta, inaccettabile per la maggioranza degli svizzeri.
    - Indebolimento del federalismo svizzero, inaccettabile per la popolazione, il centro-destra e per i Cantoni.
    - Sottomissione degli accordi economici svizzeri a quelli dell'UE, inaccettabile per il centro-destra, in particolare liberale.
    - Abolizione degli aiuti pubblici ai settori economici strategici, inaccettabile per il centro-destra e in generale per i governi cantonali.
    - Raddoppio dell'IVA per "armonizzarla" alla media UE, inaccettabile per qualunque cittadino svizzero e residente in Svizzera con un po' di sale in zucca.

    Insomma, non ho idea di chi abbia negoziato questi accordi e soprattutto di chi li abbia scritti, ma di certo costoro non sono svizzeri o pur essendolo non hanno capito nulla della Svizzera; infatti, in maniera del tutto contraria alla tradizione svizzera, in cui si cerca di accontentare un po' tutti con un buon compromesso, sono riusciti nell'epica impresa di stilare un accordo che sia nelle sue parti singole sia preso per intero non va bene a nessuno.
    E l'UE, incapace di capire la situazione a causa dell'idrofobia causatale dalla partenza di Londra, vuole che venga approvato così com'è e anche subito, e a margine pure che la Svizzera le regali senza alcuna contropartita 1,3 miliardi di franchi...

  5. #25
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    Predefinito Re: Borsa Svizzera: le azioni svizzere non potranno più essere negoziate nell'UE

    ancora nessuno ha profetizzato alla svizzera future catastrofi economico sociali per il mancato accordo?
    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
    Gratteri: "L'Ue è una prateria per le mafie"

  6. #26
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    Predefinito Re: Borsa Svizzera: le azioni svizzere non potranno più essere negoziate nell'UE

    Citazione Originariamente Scritto da Lawrence d'Arabia Visualizza Messaggio
    ancora nessuno ha profetizzato alla svizzera future catastrofi economico sociali per il mancato accordo?
    Ma certo che qualcuno l'ha fatto!
    Grossomodo gli stessi (o quantomeno, la stessa categoria di persone) che avevano fatto le stesse profezie catastrofiste in caso di mancata adesione al SEE nel 1992...

    Te ne lascio qualcuno di quelli di allora (dopo la bocciatura del SEE), giusto per capire il livello e perché certi profeti non sono proprio ascoltati...

    « Questa è una domenica nera per la Svizzera, per l’economia, per l’occupazione e per i giovani, che si ritrovano privati di un progetto e senza un futuro. »
    Jean Pascal Delamuraz, consigliere federale

    « La Svizzera senza SEE non può sopravvivere. »
    Kurt Illi, direttore dell’Ufficio del turismo della città di Lucerna

    « Entro 5 anni gli svizzeri si recheranno in ginocchio a Bruxelles per mendicare l’accettazione nell’UE »
    Franz Blankart

  7. #27
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    Predefinito Re: Borsa Svizzera: le azioni svizzere non potranno più essere negoziate nell'UE

    l'unica cosa che hanno azzeccato è l'immutato stile.
    "Non abbiamo l'unione sociale ma solo quella economica e finanziaria. Finchè non capiamo questo, non capiremo perché i populisti hanno tanto successo!". Gabriele Zimmer
    Gratteri: "L'Ue è una prateria per le mafie"

  8. #28
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    Predefinito Re: Borsa Svizzera: le azioni svizzere non potranno più essere negoziate nell'UE

    Citazione Originariamente Scritto da Lawrence d'Arabia Visualizza Messaggio
    l'unica cosa che hanno azzeccato è l'immutato stile.
    Già.
    Bon, bisogna dire che con i tempi che corrono, causa difficoltà interne l'UE potrebbe essere più portata a mostrare il suo vero volto e a violare un po' di leggi internazionali. Ma sinceramente i miei nonni hanno visto di peggio, per cui...

  9. #29
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    Predefinito Re: Borsa Svizzera: le azioni svizzere non potranno più essere negoziate nell'UE

    Accordo quadro Svizzera-UE: necessario, ma ora impraticabile!
    Marco Romano, consigliere nazionale PPD
    Redazione

    Le relazioni istituzionali tra la Svizzera e l’Unione Europea sono in sostanziale stallo da parecchio tempo. A livello diplomatico il prodigarsi è notevole. Gli sviluppi politici languono. I fronti sono politicamente distanti; tanto quanto sono differenti i sistemi e i valori di riferimento.

    Da un lato una Svizzera che globalmente crede nella via bilaterale, difende la propria sovranità e respinge (giustamente!) ogni discorso d’adesione. Berna e i Cantoni guardano con scetticismo alla tecnocrazia di Bruxelles e seguono con occhio attento le preoccupanti dinamiche interne ai singoli Paesi europei. Sul fronte comunitario la Svizzera non è certamente in cima all’agenda politica; le preoccupazioni e i conflitti per gli Stati membri sono altri. Si guarda alla Confederazione con irritazione per il costrutto bilaterale che garantisce una significativa e semplificata partecipazione al mercato europeo senza particolari obblighi nella ripresa del diritto. La democrazia diretta e il federalismo elvetico poi, con le loro regole e i loro tempi, sono totalmente misconosciuti. Nel quadro complessivo occorre infine aggiungere che entrambe le realtà sono prossime alle elezioni e la questione Brexit rappresenta per l’Europa una sfida cruciale per la coesione interna.

    Difficile in questo contesto generale immaginare uno sviluppo collaborativo dei rapporti bilaterali. Di fatto già da alcuni anni, l’UE desidera porre fine alla via bilaterale mentre per la Svizzera non vi sono reali alternative pratiche.

    L’Accordo quadro istituzionale attualmente in consultazione è maturato in questo contesto. L’assenza di una posizione predefinita del Governo è inusuale ma tatticamente comprensibile.

    Il fine e la necessità di un accordo mantello sono condivisibili. È nell’interesse di entrambe le parti definire un quadro generale che regoli lo sviluppo futuro degli accordi bilaterali vigenti, le regole per dirimere conflitti tra legislazioni e le basi su cui costruire nuovi accordi settoriali. La via bilaterale va sviluppata e consolidata; alternative autarchiche sono utopia, l’economia svizzera poggia su un quadro normativo e relazioni stabili con i Paesi circostanti.

    L’accordo nella forma odierna non è tuttavia accettabile. L’approccio stride con la sovranità e il federalismo svizzeri. I margini di manovra per la Confederazione e i Cantoni in ambiti politici rilevanti come il controllo del mercato del lavoro, la fiscalità e il settore pubblico sono oggettivamente sottoposti a restrizioni inaccettabili. La soluzione proposta per dirimere conflitti tra diritto elvetico e diritto comunitario non è equa. Il recepimento della direttiva europea sulla cittadinanza, non citata nell’accordo e negli allegati e per l’UE parte della Libera circolazione, va escluso in maniera esplicita. Le previste dinamiche di internalizzazione del diritto hanno effetti sulla democrazia diretta e sulle regole istituzionali vigenti, indeboliscono il federalismo e rafforzano una centralizzazione tecnocratica che stride con il modello di successo elvetico.

    Personalmente nel clima generale descritto e nei primi riscontri di peso leggo una sostanziale necessità di evitare passi affrettati. Meglio continuare le discussioni con Bruxelles dopo l’anno elettorale, coscienti che non sarà più facile e che nel frattempo la tensione potrebbe salire, ma fermi su regole e valori cardine del sistema svizzero. Occorre fondamentalmente trovare una forma comune di sviluppo della via bilaterale soprattutto con i nostri Paesi limitrofi; di fatto, malgrado le grandi crisi che vivono, i veri motori dell’UE e interessati a una soluzione con la Svizzera.
    https://www.tio.ch/rubriche/ospite/1...-impraticabile

  10. #30
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    Predefinito Re: Borsa Svizzera: le azioni svizzere non potranno più essere negoziate nell'UE

    Ue minaccia di togliere a Svizzera accesso al mercato comune
    20 Febbraio 2019, di Daniele Chicca

    I ministri degli Affari europei degli stati membri dell’UE stanno mettendo pressione sulle autorità svizzere perché firmino l’accordo quadro sui rapporti commerciali. Altrimenti minacciano di privare la Svizzera dell’accesso al mercato comune.
    Alcuni stati come la Germania, per la verità, sperano che non si debba arrivare fino a quel punto. E che prevalga il buon senso. Anche perché i due blocchi sono partner economici privilegiati, con un’elevata interdipendenza sia sotto il piano commerciale sia in termini di investimenti.
    I toni Ue non sono troppo concilianti, tuttavia. Privare Berna dell’accesso al mercato europeo e lasciare alla Commissione libertà di decidere sulle tappe da seguire. Sono le minacce lanciate con la decisione adottata ieri a Bruxelles dai ministri degli Affari europei nelle loro “conclusioni sui rapporti con la Svizzera“.
    È un esercizio diplomatico già visto. Conclusioni di questo genere vengono adottate ogni due anni. In questo caso il rapporto doveva essere terminato a dicembre, ma è stato rinviato a ieri per via di negoziati più lunghi del previsto. Il messaggio che viene mandato alla Svizzera è chiaro e non è completamente negativo.

    Ultimatum e condizioni UE alla Svizzera

    In tutta una serie di settori come l’immigrazione e la cooperazione internazionale, ma persino sulla tanto discussa fiscalità, l’Unione Europea tende una mano alla Svizzera. Ma la strategia è quella del bastone e della carota. In caso di rifiuto a firmare l’accordo quadro, le conseguenze saranno pesanti.
    Sottolineando che i colloqui hanno portato a soluzioni “eque ed equilibrate”, i paesi del blocco a 28 si dicono “vivamente delusi” per il fatto che il Consiglio federale elvetico non abbia difeso il progetto. E ricordano a tal proposito che senza accordo quadro, sulla base del testo attuale “l’accesso al mercato verrà negato”.
    Insomma, quello dell’UE è il più classico degli ultimatum. Viene chiesto di abrogare alcune misure svizzere riguardanti il mondo del lavoro. Come per esempio quella sull’accompagnamento per i lavoratori europei e il ritorno della direttiva comunitaria sui diritti e i contributi per i cosiddetti “lavoratori distaccati”.
    Per lavoratore distaccato si intende un qualsiasi lavoratore Ue che lavori abitualmente all’estero e che fornisca le proprie prestazioni di lavoro, per un periodo limitato, nel territorio della Svizzera.

    Divisioni su lavoratori distaccati e libera circolazione persone

    Al punto 13 si dice espressamente che la Svizzera è chiamata a “recepire il pertinente acquis dell’UE, in particolare nel settore del distacco dei lavoratori, e ad abrogare o adattare le misure di accompagnamento che la Svizzera applica agli operatori economici dell’UE che forniscono servizi sul suo territorio, in linea con i principi di proporzionalità e di non discriminazione dell’UE”.

    Nello specifico, il Consiglio si dice rammaricato “della decisione presa dalla Svizzera il 7 dicembre 2018 di prorogare, oltre il periodo iniziale di due anni, le misure transitorie per i lavoratori dipendenti e autonomi croati e, di conseguenza, invita la Svizzera a valutare la riduzione del periodo di applicazione di dette misure transitorie”.

    Il Consiglio esprime inoltre ancora una volta la sua preoccupazione per “l’attuazione incoerente di taluni accordi” e “per l’applicazione da parte della Svizzera di successive misure e prassi legislative incompatibili con tali accordi, in particolare con l’accordo sulla libera circolazione delle persone“.
    https://www.wallstreetitalia.com/ue-...ercato-comune/

 

 
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