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  1. #211
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    Predefinito Re: Umanità Nuova - la voce della libertà su carta stampata



    Ma si porca troia, lasciamoli liberi di stuprare, rapinare, assassinare, truffare e spacciare sostanze tossiche per la nostra salute. Questo si che è un ideale anarchico!

  2. #212
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    Predefinito Re: Umanità Nuova - la voce della libertà su carta stampata













  3. #213
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    Predefinito Re: Umanità Nuova - la voce della libertà su carta stampata












    Riproduzione consentita.

  4. #214
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    Predefinito Re: Umanità Nuova - la voce della libertà su carta stampata

    Come scritto all'interno in questa parte:




    C'è chi associa l'idea costrutta, allegorica e fantasiosa, della purezza ""razziale"" con la purezza della ""natura"", altri, per sembrare meno razzisti si lanciano sulla ""purezza"" della lingua, altri ancora, supportati dei cosiddetti testi sacri abramitici e dai mistificatori di professione, ovvero i teologi, propagandano la ""purezza"" dell'identità di genere e dell'orientamento sessuale, che deve essere per forza (a torto) di tipo etero cisessuale: io credo che alcuni di coloro che lavorano nel campo della psichiatria e della psicanalisi, compreso i padri fondatori, credessero e credano tutt'ora nella purezza della personalità, poichè la personalità comunemente accettata non ha bisogno di essere psicanalizzata e psicofarmacocizzata. E' altrettanto vero che in un mondo dove vige la malvagità e dove la ""natura" stessa (a sua volta imperfetta, impura, non certo meno razzista e selettiva ), tenda a prediligere personalità dispotiche, la presenza di disturbi mentali, ivi associati, è maggioritaria. Basti pensare ai serial killer, agli stupratori e cosi via..

  5. #215
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    Predefinito Re: Umanità Nuova - la voce della libertà su carta stampata

    Citazione Originariamente Scritto da GILANICO Visualizza Messaggio
    E' altrettanto vero che in un mondo dove vige la malvagità


    Citazione Originariamente Scritto da GILANICO Visualizza Messaggio
    e dove la ""natura" stessa (a sua volta imperfetta, impura, non certo meno razzista e selettiva ), tenda a prediligere personalità dispotiche,
    "La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi." Carl von Clausewitz
    "Tanti di loro sono così assuefatti, così dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo." The Matrix
    Cos'è il Socialismo

  6. #216
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    Predefinito Re: Umanità Nuova - la voce della libertà su carta stampata

    Citazione Originariamente Scritto da Gian_Maria Visualizza Messaggio





    Non pretendo che tutti mi possano carpire, difatti non mi stupisco che tu faccia fatica a comprendere quello che ho scritto.

  7. #217
    x il Socialismo Mondiale
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    Predefinito Re: Umanità Nuova - la voce della libertà su carta stampata

    Citazione Originariamente Scritto da GILANICO Visualizza Messaggio
    Non pretendo che tutti mi possano carpire, difatti non mi stupisco che tu faccia fatica a comprendere quello che ho scritto.
    Io se fossi in te, mi farei vedere da uno bravo.
    "La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi." Carl von Clausewitz
    "Tanti di loro sono così assuefatti, così dipendenti dal sistema, che combatterebbero per difenderlo." The Matrix
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  8. #218
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    Predefinito Re: Umanità Nuova - la voce della libertà su carta stampata

    Citazione Originariamente Scritto da Gian_Maria Visualizza Messaggio
    Io se fossi in te, mi farei vedere da uno bravo.
    Se me lo avesse detto uno di estrema destra ci avrei riso sopra, ma proprio da uno che si definisce SOCIALISTA e che vede nell'anarchismo storico le fondamenta (a torto) del socialismo è il massimo. E proprio vero che gli opposti si attraggono, persino nel linguaggio.

    Ora non scasarmi più la minchia con le tue provocazioni di merda, perché sai fare solo quello, provocare e basta.

    P.S.

    Per tua informazione e insensibilità a riguardo, mi sto facendo vedere da una brava, tu invece sei ancora nella fase: "ma io non ne ho bisogno, non ho di questi problemi".
    Dal momento che ho un limite alla mia pazienza, ora finisci nella mia lista ignorati assieme a gente che la pensa come te.

  9. #219
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    Predefinito Re: Umanità Nuova - la voce della libertà su carta stampata

    Su l'ultimo numero di Umanità Nova vi è uno scritto di Malatesta intitolato la lotta economica all'interno del programma anarchico del 1919:

    L'oppressione che, oggi, più direttamente preme sui lavoratori, e che è la causa principale dì tutte le soggezioni morali e materiali cui i lavoratori sottostanno, è l'oppres-sione economica, vale a dire lo sfruttamento che i padroni e i commercianti esercitano su di loro, grazie all'accaparramento di tutti i grandi mezzi di produzione e di scambi.

    Per sopprimere radicalmente e senza pericolo di ritorno questa oppressione, occorre che il popolo tutto sia convinto del diritto che esso ha all'uso dei mezzi di produzione, e che attui questo suo diritto primordiale espropriando i detentori dei suolo e di tutte le ricchezze sociali e mettendo quello e queste a disposizione di tutti.

    Ma si può ora stesso metter mano a questa espropriazione? Si può oggi passare direttamente, senza gradi intermedi, dall'inferno in cui si trova ora il proletariato, al paradiso della proprietà comune?

    I fatti dimostreranno di che cosa i lavoratori sono oggi capaci. Compito nostro è quello di preparare il popolo, moralmente e materialmente, a questa necessaria espropriazione; e di tentarla e ritentarla, ogni volta che una scossa rivoluzionaria ce ne presenta l'occasione fino al trionfo definitivo Ma in che modo possiamo preparare il popolo? In che modo preparare le condizioni che rendano possibile, non solo il fatto materiale dell'espropriazione, ma l'utilizzazione, a vantaggio di tutti, della ricchezza comune?

    Abbiamo detto antecedentemente che la sola propaganda, parlata o scritta, è impotente a conquistare alle nostre idee tutta quanta la grande massa popolare. Occorre una educazione pratica, la quale sia a volta a volta causa ed effetto di una graduale trasformazione dell'ambiente Occorre che a mano a mano che si sviluppati nei lavoratori il senso di ribellione contro le ingiuste e inutili sofferenze di cui son vittime, ed il desiderio di migliorare le loro condizioni, essi, uniti e solidali tra loro, lottino per il conseguimento di quel che desiderano. E noi, e come anarchici e come lavoratori, dobbiamo provocarli ed incoraggiarli alla lotta e lottare con loro.

    Ma sono possibili, in regime capitalistico, questi miglioramenti? Sono essi utili, dal punto di vista della futura emancipazione integrale dei lavoratori?

    Qualunque siano i risultati pratici della lotta per i miglioramenti immediati, l'utilità principale sta nella lotta stessa. Con essa gli operai imparano ad occuparsi dei loro interessi di classe, imparano che il padrone ha interessi opposti al loro e che essi non possono migliorare le loro condizioni ed anche meno emanciparsi, se non unendosi e diventando più forti dei padroni. Se riescono ad ottenere quello che vogliono, staranno meglio: guadagneranno di più, lavoreranno meno, avranno più tempo e più forza per riflettere alle cose che loro interessano, e sentiranno subito desideri maggiori, bisogni maggiori. Se non riescono, saran condotti a studiare le cause dell'insuccesso ed a riconoscere la necessità di maggiore unione, di maggiore energia; e comprenderanno infine che a vincere sicuramente e definitiva niente occorre distruggere il capitalismo. La causa della rivoluzione, la causa dell'elevamento morale del lavoratore e della sua emancipazione non possono che guadagnare dal fatto che i lavoratori si uniscono e lottano per ì loro interessi.

    Ma, ancora una volta, è possibile che i lavoratori riescano, nell'attuale stato di cose, a migliorare realmente le loro condizioni?

    Ciò dipende dal concorso di una infinità di circostanze. Malgrado ciò che dicono alcuni, non esiste una legge naturale (legge dei salari), la quale determina la parte che va al lavoratore sul prodotto del suo lavoro: o, se legge si vuol formulare, essa non potrebbe essere che questa: il salario non può scendere normalmente ai disotto di quel tanto che è necessario alla vita, né può normalmente salire tanto da non lasciare nessun profitto al padrone.

    È chiaro che nel primo caso gli operai morrebbero e quindi non riscuoterebbero più salario, e nel secondo i padroni cesserebbero di far lavorare e quindi non pagherebbero più salari. Ma tra questi i due estremi impossibili vi sono una infinità di gradi, che vanno dalle condizioni miserabili di molti lavoratori agricoli fino a quelle quasi decenti degli operai dei buoni mestieri nelle grandi città.

    Il salario, la lunghezza della giornata e tutte le altre condizioni del lavoro sono il risultato della lotta tra padroni e lavoranti. Quelli cercano di dare ai lavoranti il meno che possono e di farli lavorare fino a esaurimento completo; questi cercano, o dovrebbero cercare, di lavorare il meno e guadagnare il più che possono. Dove i lavoratori si contentano di tutto, o, anche essendo scontenti. non sanno opporre valida resistenza ai padroni, sorto presto ridotti a condizioni animalesche di vita: dove invece essi hanno un concetto alquanto elevato del modo come dovrebbero vivere degli esseri umani, e sanno unirsi e, mediante il rifiuto di lavoro e la minaccia latente o esplicita di rivolta, imporsi rispetto ai padroni, essi sono trattati in modo relativamente sopportabile. In modo che può dirsi che il salario dentro certi limiti, è quello che l'operaio (non come individuo, s'intende, ma come classe) pretende.

    Lottando dunque, resistendo contro i padroni, i lavoratori possono impedire, fino ad un certo punto. che le loro condizioni peggiorino ed anche ottenere dei miglioramenti reali. E la storia del movimento operaio ha già dimostrato questa verità.

    Bisogna però non esagerare la portata di questa lotta combattuta tra operai e padroni sul terreno esclusivamente economico. I padroni possono cedere, e spesso cedono, innanzi alle esigenze operaie energicamente espresse, fino a quando non si tratti di pretese troppo grosse, ma quando gli operai incominciassero (ed è urgente elle incomincino) a pretendere un tale trattamento che assorbirebbe tutto il profitto dei padroni e riuscirebbe così ad una espropriazione indiretta, è certo che i padroni farebbero appello si governo e cercherebbero di costringere gli operai a restare nella loro posizione di schiavi salariati.

    Ed anche prima, ben prima che gli operai possano pretendere di ricevere in compenso del loro lavoro l'equivalente di tutto ciò che han prodotto, la lotta economica diventa impotente a continuare a produrre il miglioramento delle condizioni dei lavoratori.

    Gli operai producono tutto e senza di loro non si può, vivere: quindi sembrerebbe che rifiutando il lavoro essi potessero imporre tutto ciò che vogliono. Ma l'unione di tutti i lavoratori anche di un sol mestiere, anche di un sol paese, è difficile ad ottenere, ed all'unione degli operai si oppone l'unione dei padroni. Gli operai vivono alla giornata e, se non lavorano, presto mancano di pane; mentre i padroni dispongono, mediante il denaro, di tutti i prodotti già accumulati, e quindi possono tranquillamente aspettare che la fame abbia ridotti a discrezione i loro salariati. L'invenzione o l'introduzione di nuove macchine rende inutile l'opera di un gran numero di operai ed accresce il grande esercito dei disoccupati, che la fame costringe a vendersi a qualunque condizione. L'immigrazio-ne apporta subito nei paesi dove gli operai riescono a star meglio, delle folle di lavoratori famelici che, volendo o no, offrono ai padroni il modo di ribassare i salari. E tutti questi fatti, derivanti necessariamente dal sistema capitalistico, riescono a controbilanciare il progresso della coscienza e della solidarietà operaia: spesso camminano più rapidamente di questo progresso e lo arrestano e lo distruggono. Ed in tutti i casi resta sempre il fatto primordiale che la produzione, in sistema capitalistico, è organizzata da ciascun capitalista per il suo profitto individuale e non già per soddisfare come sarebbe naturale, nel miglior modo possibile, i bisogni dei lavoratori. Quindi il disordine, lo sciupio di forze umane, la scarsezza voluta dei prodotti, i lavori inutili e dannosi, la disoccupazione, le terre incolte, il poco uso delle macchine ecc. - tutti mali che non si possono evitare se non levando ai capitalisti il possesso dei mezzi di lavoro e quindi la direzione della produzione.

    Presto dunque si presenta per gli operai, che intendono emanciparsi o anche solo di migliorare seriamente le loro condizioni, la necessità di attaccare il governo, il quale, legittimando il diritto di proprietà e sostenendola colla forza brutale, costituisce una barriera innanzi al progresso, che bisogna abbattere colla forza se non si vuole restare indefinitamente nello stato attuale e peggio.

    Dalla lotta economica bisogna passare alla lotta politica, cioè alla lotta contro il governo; ed invece di opporre ai milioni dei capitalisti gli scarsi centesimi a stento accumulati dagli operai, bisogna opporre ai fucili ed ai cannoni che difendono la proprietà, quei mezzi migliori che il popolo potrà trovare per vincere la forza con la forza.

    http://federazioneanarchica.org/archivio/programma.html
    -------------------------------

    Io trovo che sia anacronistico al giorno d'oggi, nella sua visione operaiocentrica:

    Non si può ricercare la libertà solo attraverso la lotta del proletariato contro i padroni, men che meno sperare che essi esproprino tutti i loro averi per spartirle equamente tra la classe operaia. Sarebbe una sostituzione di classe, visto che il tutto andrebbe in mano agli operai, ma ben lungi da quello che potrebbe essere il percorso atto ad una liberazione anarchica.
    Sappiamo che oggi molti operai sono di destra, di estrema destra, e che si son fatti deliberatamente corrompere dalla visione borghese dei loro datori di lavoro.
    In misura analoga, semmai questo progetto dovesse avvenire, sarebbe come uno schiavo, che dopo aver eliminato (come? con l'uso di mezzi coercitivi e dispotici?) il proprio frustatore, continuasse da solo a frustarsi, ora che la frusta appartiene a lui.

    A parte il fatto che il mondo non è diviso solo tra padroni e lavoratori, tra schiavisti e schiavi, ma è molto più articolato di quanto sembri, e coloro che hanno una visione simile sono persone limitate.
    La vera libertà passa attraverso l'espropriazione diretta del denaro, che da privato passerebbe in mano al popolo, di modo che al padrone continui a possedere i sui mezzi di produzione, mentre il popolo possiederà il denaro e non solo la classe operaia.

    Di questo passo il mondo si dividerà in produttori e consumatori, l'importante è che il consumatore possegga il denaro, a prescindere se esso sia occupato o disoccupato, bianco o nero. Che i produttori continuino a produrre, sia servendosi della manodopera che di robot, a patto che il consumatore sia libero, e tale libertà è strettamente commisurata al possesso del denaro, non certo all'espropriazione dei mezzi di produzione.

  10. #220
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