E infatti durante la guerra civile spagnola molto lo fecero. Ma i militari sono per natura mercenari gregari. Amano i soldi, combattere per mestiere e avere gerarchie. Quando cambiò nuovamente il vento girarono nuovamente i fucili.
Non era così. Il contesto storico e il consenso delle masse avrebbero permesso anche la vittoria della rivoluzione.Nessuna possibilità, solo inutile spargimento di sangue rivoluzionario (questo i socialisti della Prima Internazionale l’avevano capito, gli ottusi anarchici invece no).
Sempre nella guerra civile spagnola gli anarchici rappresentavano più dell'80% della popolazione, i socialisti/comunisti meno del 10% eppure vollero tenere in piedi la Repubblica. Nonostante le difficoltà nel reperire armi contro i franchisti gli anarchici vinsero anche grazie alle armi che forniva la Russia. A breve costarono però carissime sia economicamente che socialmente. Infatti la Russia voleva che il potere fosse dato in mano ai comunisti spagnoli. I patti si ruppero e i franchisti vinsero.
Il marxismo vuole una avanguardia(un parlamento)ma questa avanguardia rischia come dimostra la storia ,di diventare dispotica.Gli anarchici non vogliono governo , ma governare agglomerati di milioni o migliaia di uomini necessita di delegati (cosa che è avvenuta in tutte le esperienze anarchiche ). Sia in Spagna sia nella Comune di Parigi avevamo un comitato di delegati che prendeva decisioni.La differenza è che con gli anarchici abbiamo Città-Stato mentre con i marxisti abbiamo lo Stato nazionale centralizzato. Io credo che una avanguardia (un parlamento) sia necessario , ma occorre disciplinare il potere di questo parlamento.In primis riguardo i compensi , i parlamentari dovrebbero guadagnare quanto gli altri lavoratori . . . La penso come Gian Maria , una società egualitaria autogestionaria la si può raggiungere attraverso gli strumenti politici che esistono , e cioè ,attraverso la presa della maggioranza in un contesto democratico . . .
Ma rimane la sostanza che il marxismo ha, comunque, come fine l'anarchia. Il superamento delle classi e dello stato, cosa sarebbe altrimenti?
Le differenze stanno nel fatto che gli anarchici rifiutano l'idea della dittatura del proletariato (e a ragione!), perché dubitano del fatto che un'èlite rivoluzionaria, una volta costruito lo stato rivoluzionario, poi abbia intenzione di auto-estinguersi quando non sarebbe più necessaria la sua presenza. E questo è ovvio, considerando l'avidità e l'ingordigia degli esseri umani.
E' anche vero, però, che Bakunin errava nel ritenere possibile il superamento dello stato, non solo in termini burocratici, ma anche nella psicologia di massa, e tutto ciò che ne deriva, semplicemente facendo una rivoluzione. Ergo, la verità sta in mezzo.
La Comune di Parigi (così come Fiume) dimostrano come si possa creare comunita'-stato, dove gradualmente si arrivi a un partecipazionismo di cittadini e lavoratori che rappresentino da se stessi lo stato.
Molti anarchici hanno a modello le società primitive come forme di superamento dello stato e del lavoro, ma ciò non è realizzabile in una civiltà come questa, che da secoli eredità una visione urbanistica, industriale e costruttiva che non consente più una cosa del genere.
"Sono contro tutti i sistemi, il più accettabile è quello di non averne nessuno"
Tristan Tzara
Je m'exalte, je degresse encore... Je vous ai reperdu mon histoire... Non! Non!
(L.F. Céline, Maudits soupirs pour une autre fois)
Si, però, c'è da dire una cosa . L'idea di dittatura proletaria di Marx, e soprattutto Engels, non c'azzecca niente con quella costruita dai paesi a socialismo reale e soprattutto dalla dottrina leninista. Per Marx, e anche Engels, "dittatura" è un termine preso in prestito dalla Comune di Parigi, e significava presa del potere da parte dei lavoratori e messa in atto di leggi di esproprio e confisca dei beni della borghesia, nonché socializzazione del lavoro. Non voleva dire divise, parate militari, esibire bombe atomiche e perpetuazine di un potere parassitario e burocratico come in quei regimi.
"Sono contro tutti i sistemi, il più accettabile è quello di non averne nessuno"
Tristan Tzara
Je m'exalte, je degresse encore... Je vous ai reperdu mon histoire... Non! Non!
(L.F. Céline, Maudits soupirs pour une autre fois)
"Sono contro tutti i sistemi, il più accettabile è quello di non averne nessuno"
Tristan Tzara
Je m'exalte, je degresse encore... Je vous ai reperdu mon histoire... Non! Non!
(L.F. Céline, Maudits soupirs pour une autre fois)
No. L'anarchismo non è un'attitudine (o almeno, non per tutti), è un modo di vedere l'organizzazione della società. Così, come il marxismo .
Non ci prendiamo in giro, una persona che fa una determinata scelta di vita, non può divenire anarchica o, per magia, pensare che forse è meglio diventare anarchici per 'salvare capre e cavoli' ed essere liberi.
Ecco perché ha ragione Wu Wei.
Io, le persone più convintamente felici di vivere in questo sistema, che ho conosciuto, sono sempre state persone che hanno fatto certe scelte di vita, fra cui non disprezzare il lavoro salariato o la gerarchia socio-famigliare. L'anarchismo non è una cosa che si può insegnare, tipo messianesimo ideologico, o ce l'hai o non ce l'hai il desiderio di libertà, creatività, alternativa.
E questo rendere utopistico creare società simili.
Ecco perché, il marxismo, ripulito dalle scorie leniniste, può essere l'unica soluzione per progettare un mondo più egualitario e libero.
"Sono contro tutti i sistemi, il più accettabile è quello di non averne nessuno"
Tristan Tzara
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(L.F. Céline, Maudits soupirs pour une autre fois)
Lo dici da marxista ovviamente. Concordo sul fatto che certe persone siano predisposte ad accettare la gerarchia e l'autoritarimo, e la vedono come un qualcosa di normale, altrimenti certi totalitarismi non sarebbero mai esistiti.
Non conosco e non trovo nulla sull'organizzazione di fiume come città stato negli anni dell'indipendenza (1921-1922).
Avete link o libri a riguardo?
Chi non vuole la rivoluzione se non è reazionario non la vuole per interessi personali di posizione sociale e/o economica.
Rispondo con l'esproprio. Nella rivoluzione spagnola le industrie vennero requisite, gli imprenditori palesemente sfruttatori e schiavisti giustiziati (sbagliando secondo me) erano il 40% ma bisogna tenere conto della situazione medievale in cui viveva la Spagna. Agli altri venne data la possibilità di scegliere il 40% se ne andò e il 10% accettò le nuove condizioni sociali, si rivelarono anche buoni amministratori. Bisogna sempre tenere in conto che in quella situazione gli anarchici erano la quasi totalità dei catalani. Oggi, in Italia, sono pochi. Quindi non ha senso una rivoluzione.