Usa, il 13,7% degli americani è nato all’estero, record da 1910
New York, 13 set. (askanews) – La popolazione statunitense nata all’estero ha raggiunto il suo massimo livello percentuale dal 1910, secondo i dati governativi resi pubblici oggi. Rispetto al recente passato, le persone vengono di più dall’Asia e hanno una laurea. La popolazione nata all’estero, nel 2017, era il 13,7%, ovvero 44,5 milioni di persone, contro il 13,5% del 2016.
I dati del Census Bureau per il 2017 confermano il grande cambiamento relativo alla nazionalità di chi arriva negli Stati Uniti. Per anni, i nuovi arrivati sono stati soprattutto uomini e donne da Paesi latinoamericani; dal 2010 in poi, invece, il 41% è arrivato dall’Asia, secondo i dati del Brookings Institution, e solo il 39% dall’America Latina. Circa il 45% ha una laurea, mentre solo il 30% tra quelli arrivati nel primo decennio di questo secolo ce l’aveva.
In questi cento anni, la popolazione straniera negli Stati Uniti è molto cambiata nella sua composizione, anche a causa di due decisioni politiche: nel 1924 fu introdotta una quota per le nazioni di origine, che sfavorì i non europei; le quote furono tolte nel 1965, con l’Immigration and Naturalization Act.
Per la maggior parte del 19esimo e 20esimo secolo, la vasta maggioranza degli stranieri arrivava dall’Europa settentrionale e occidentale; in particolare, ci fu un notevole afflusso di immigrati irlandesi, tedeschi e italiani. Nel 1920, per esempio, gli italiani erano 1,6 milioni, pari all’1,5% della popolazione; dieci anni dopo, erano 1,8 milioni, restando l’1,5% della popolazione. Nel 2000, invece, soltanto 538.000, lo 0,2 per cento; nel 2015, vivevano negli Stati Uniti solo 435.000 italiani, ovvero lo 0,1 per cento, secondo un’infografica di Axios, in base ai dati dell’Ipums-Usa, Università del Minnesota.
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