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  1. #21
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    Predefinito re: Osservatorio Palestina e Israele

    Civili inermi torturati e assassinati: Deir Yassin, il preludio alla Nakba e il diritto al ritorno dei profughi palestinesi. Noi non dimentichiamo



    Il Massacro di Deir Yassin fu consumato il 9 aprile 1948, nella Palestina sotto Mandato britannico, sei settimane prima della proclamazione dello Stato di Israele.


    di Paola Di Lullo


    Sin dall'arrivo del primo sionista in Palestina, centinaia di massacri sono stati commessi contro i civili palestinesi disarmati in nome di "Israele", rendendo questa entità sinonimo di morte e distruzione. Ma uno dei peggiori massacri sionisti commessi contro i palestinesi è il massacro di Deir Yassin.

    Inermi civili palestinesi furono torturati prima di essere assassinati e i loro corpi mutilati. La memoria fisica del villaggio fu quindi cancellata, radendo al suolo gran parte delle case e persino molte delle lapidi del cimitero, ai resti del quale non è ancor oggi consentito l'accesso ai parenti dei defunti.

    Nelle prime ore del mattino del 9 aprile 1948, un commando dell'Irgun e la Banda Stern attaccarono Deir Yassin, un villaggio con circa 750 residenti palestinesi. Il villaggio, che aveva una reputazione pacifica, si trovava su un'altura nel corridoio tra Tel Aviv e Gerusalemme e, per i sionisti, la sua conquista era indispensabile per arrivare a Gerusalemme, che la Risoluzione ONU n. 181, aveva posto sotto l'autorità di un Mandato internazionale, al di fuori dei due stati previsti, uno arabo, l'altro ebraico. Alle 040 del 4 aprile, mentre gli abitanti dormivano, le bande terroriste sioniste circondarono Deir Yassin.

    I palestinesi furono svegliati dagli altoparlanti che ordinavano loro di lasciare il paese, e così, ignari, uscirono dalle loro case per rendersi conto della situazione. Fu allora che cominciò il massacro. Il villaggio fu attaccato dal commando israeliano da sud est e bombardato con mortai.







    La guardia di villaggio palestinese cercò di proteggere i residenti e di fermare le bande sioniste, combatterono eroicamente, ma con le loro armi ebbero poche possibilità contro tre bande terroristiche. I sionisti spararono contro chiunque tentasse di fuggire dal villaggio, per poi ripulirlo di casa in casa. Intere famiglie furono allineate contro il muro e giustiziate. Delle 144 case di Deir Yassin, almeno 15 furono fatte saltare in aria sopra le teste dei loro abitanti dalle bande terroristiche sioniste.

    Durante il massacro uomini, donne, bambini e anziani furono uccisi a sangue freddo, alcuni spinti in mare. Il numero delle vittime è contrastato. La maggior parte delle fonti dell'epoca parlano di 254 morti, di cui 25 donne incinte e 52 bambini, mutilati e poi decapitati davanti agli occhi delle loro madri, assassinate a loro volta.

    L'ONU e la Croce Rossa, i cui rappresentanti furono tra i primi a entrare nel villaggio dopo la strage, confermano che il numero delle vittime sia stato di circa 250 persone. Fonti più recenti attestano 120 morti, di cui 107 identificati. La pulizia etnica era uno degli obiettivi dichiarati della strage, e le atrocità commesse a Deir Yassin furono usate per costringere i residenti di altri villaggi palestinesi a fuggire per salvarsi la vita per paura di un destino simile. Dopo il massacro, le bande terroristiche sioniste infatti, andavano da un villaggio palestinese a un altro, ordinando ai palestinesi di andar via "o di andare incontro ad un altro Dair Yassin".

    CON IL MASSACRO DI DEIR YASSIN HA UFFICIALMENTE INIZIO AL NAKBA IN PALESTINA.
    Notizia del: 09/04/2018

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...o/13944_23632/

  2. #22
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito re: Osservatorio Palestina e Israele

    885 feriti e 3 martiri. Oggi, l'ennesima strage (censurata) del regime d'Israele contro il popolo palestinese



    Ennesimo venerdì della Great Return March a Gaza. Ennesimo venerdì di sangue


    di Paola di Lullo


    Per il quinto venerdì di seguito, i palestinesi della Striscia di Gaza, hanno dato vita alla Great Return March, una serie di marce, sit in e veglie, che andranno avanti fino al 15 maggio, volte a ricordare ad Israele ed al mondo intero che esistono. E resistono. E chiedono, pacificamente, e dopo 70 anni, l'applicazione della Risoluzione ONU 194 che prevede il diritto al ritorno di ogni palestinese espulso da Israele, nella propria terra. Mi preme ricordare, come ogni venerdì, che non c'è nessuna fazione politica, dietro queste iniziative. Che nascono invece da una spinta solo e tutta popolare, indipendentemente dall'appartenenza politica. Più precisamente, le iniziative sono state messe in campo dal Coordinating Committee of the March of Return (Comitato di Coordinamento della Marcia di Ritorno) che, in una dichiarazione, ha affermato che i profughi palestinesi sono pronti ad intraprendere delle marce pacifiche verso Israele per tornare alle loro case in conformità con le risoluzioni internazionali, come già riportato https://www.lantidiplomatico.it/dett...e/13944_23509/


    Oggi, giornata dei giovani, protagonisti ed autori della maggior parte delle iniziative. Vittime anche della maggior parte dei proiettili sparati dai cecchini israeliani. Alcuni di loro sarebbero riusciti ad attraversare la barriera di filo spinato che separa la Striscia di Gaza dai Territori Occupati del '48, a Jabalya, nord della Striscia. Israele ha fatto fuoco senza pietà.


    Feriti ancora i giornalisti, a dimostrazione che la scritta Press sul giubbino non solo non protegge, ma anzi attira i cecchini.
    Dopo la morte di Yasser Murtaya e quella di Mohammed Abu Hussein, deceduto ieri per le ferite riportate il 13 aprile scorso, oggi sono stati feriti, in incidenti separati, almeno sette giornalisti mentre lavoravano per documentare le proteste.


    Il fotoreporter Nabil Derbeih è stato colpito alla testa ad est di Jabaliya, nel nord di Gaza; il fotografo Hashem Hamada è stato colpito alla testa con una bomboletta di gas lacrimogeno a est di Gaza City, mentre Abd al-Rahman al-Kahlout è stato colpito nel piede nella stessa area.


    Il fotografo Mohammed al-Masri ha sofferto per l'eccessiva inalazione di gas lacrimogeno nell'area di Jabalya, mentre i giornalisti Iyad Abu Ghaza e Hassan Youssef sarebbero stati feriti dopo essere stati presi di mira direttamente con bombolette di lacrimogeni ad est del campo profughi di al-Bureij.


    Nel frattempo, la corrispondente del canale di notizie Al Mayadeen, Lana Shaheen, è svenuta dopo aver inalato gas lacrimogeni a est di Gaza City.

    Un gruppo di giornalisti di Palestine TV è stato colpito con bombolette di lacrimogeni, causando l'eccessiva inalazione degli stessi da parte del team di giornalisti.
    Sono circa 66 i giornalisti feriti dall'inizio della marcia.


    Il ministero della Sanità di Gaza ha anche riferito che un ospedale da campo ad est di al-Bureij è stato preso di mira con i lacrimogeni, colpendo gravemente quattro paramedici.


    I feriti, da proiettili veri, proiettili ad espansione, rubber bullet e lacrimogeni, sono 883, alcuni dei quali in gravi condizioni.



    Purtroppo, non sono mancati i martiri. Almeno tre, mentre scrivo. Solo due i nomi finora rilasciati da Ashraf Al-Qudra, portavoce del ministero della Sanità. Si tratta di Abdul Salam Baker, 29 anni, colpito al petto a Khuza'a, Khan Younis, sud di Gaza Strip, e di Mohammed Amin al-Maqid, 21 anni.


    Secondo dati dell’Organizzazione per i diritti umani dell’Onu, che ha definito eccessivo l’uso della forza da parte di Israele, nelle quattro dimostrazioni precedenti sono stati uccisi 41 manifestanti e 5.511 sono rimasti feriti. Particolare preoccupazione destano 1.700 feriti, colpiti con proiettili veri, che presentano ferite di gravità tale che i medici di Gaza affermano di non aver più visto dopo Protective Edge dell'estate 2014.


    Quindi, con oggi, siamo a 44 morti e 6.396 feriti. Persone, non numeri. Vite, alcune troncate, altre spezzate dalle numerose amputazioni, altre ancora devastate per sempre dai traumi psicologici. Persone che chiedono che sia rispettato un loro semplice, basilare diritto, quello ad una vita decorosa. Persone che chiedono che la cosiddetta comunità internazionale ricordi che esistono, ricordi che sono morti che vivono, sotto occupazione e sotto assedio. Persone che chiedono gli sia riconosciuto di tornare nelle loro terra, villaggi, città, come sancito dall'ONU. Già...l'ONU



    FONTI : Palinfo
    Paltodays
    Ma'an News Arabic
    Middle East Monitor
    Middle East Eye

    https://www.lantidiplomatico.it/dett...e/13944_23830/
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  3. #23
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    Predefinito re: Osservatorio Palestina e Israele

    L'unica demograzzia del medioriente e il modello Bava Beccaris.
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  4. #24
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    Predefinito re: Osservatorio Palestina e Israele

    Gaza, le violazioni israeliane non piegano i palestinesi. La Great Return March continuerà fino al 15 maggio



    Dopo l'onda emotiva dello scorso venerdì, quinto venerdì di sangue, a Gaza, è bene soffermarsi su qualche concetto fondamentale, nonché fornire qualche dato numerico. Non una mera statistica, ma dati oggettivi da tenere in considerazione quando ci si appresta a valutare la condotta israeliana e quella palestinese.
    Intanto, corre l'obbligo di sfatare il mito di "battaglie" e "scontri" tra esercito israeliano e palestinesi al confine con Gaza. Battaglie e scontri presuppongono due eserciti che si fronteggiano. Nel caso Israele-Gaza abbiamo, da un lato, il terzo esercito meglio armato al mondo, che usa armi non convenzionali, dall'altro, gruppi di persone che manifestano pacificamente, armati solo della loro volontà di resistere e di veder riconosciuti i loro diritti. E però, ci tocca continuare a leggere o ad ascoltare baggianate scritte e dette in totale malefede, motivate sempre dalla falsa quanto ossessiva litania israeliana della propria sicurezza minacciata dai palestinesi. Come? Con qualche copertone incendiario, usato per lo più per innalzare una cortina fumogena, densa al punto da confondere i cecchini? Con qualche fionda? Con qualche molotov? Andiamo, siamo seri. Se i cecchini israeliani si sentissero minacciati, potrebbero sparare alle gambe, cosa che è avvenuta di sovente, ma con i su citati proiettili, causando un numero impressionante di amputazioni, soprattutto degli arti inferiori. Ma sparare al torace? Alla testa? Alle spalle? Lanciare lacrimogeni in pieno volto? Questo significa difendersi o avere intenzione di uccidere? E, se anche tra coloro che mi vorranno leggere, ci fosse qualcuno che ritenesse fionde, copertoni e molotov armi al pari di quelle israeliane, ricordo che ben due Risoluzioni ONU, la 3246 e la 3070, riconoscono il diritto di ogni popolo sotto occupazione alla resistenza, inclusa quella armata, come diritto inalienabile.
    Di seguito, qualche video più esplicativo di mille parole, in cui si potrà vedere anche che i giovani di Gaza hanno divelto parte della recinzione che li separa dalla loro terra, in pieno rispetto, loro, della Risoluzione ONU 194, approvata l'11 dicembre 1948, che, all'art. 11, sancisce il diritto al ritorno dei profughi palestinesi nelle terre da cui furono cacciati.

    per proseguire nella lettura dell'articolo https://www.lantidiplomatico.it/dett...o/13944_23844/
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  5. #25
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito re: Osservatorio Palestina e Israele

    Il Giro d'Italia da Gerusalemme occupata e Gino Bartoli. Anche il Manifesto megafono di falsi storici e bassa propaganda



    “(…) L’omaggio che la Gazzetta dello Sport, quale organizzatrice della corsa rosea, ha voluto dedicare a Gino Bartali in occasione del Giro d’Italia 2018 e degli ottanta anni delle leggi razziali, facendo partire la corsa da Gerusalemme e includendo altre due tappe in terra israeliana, rappresentano una scelta condivisibile e confermano quanto sosteniamo da tempo, che la storia dello sport è parte integrante della storia politica. (…)” Questa considerazione la trovate nell’articolo “Un Giro dedicato a Gino Bartali” pubblicato, il 5 maggio, da “Il Manifesto” (qui lo screenshoot) che - ad onta del suo dichiararsi “quotidiano comunista” e di qualche suo buon articolo sul Giro d’Italia - non esita a fare propria l’operazione di maquillage messa su da Israele contro la quale hanno già protestato anche decine di personalità del mondo ebraico.


    Operazione di maquillage , tra l’altro, basata su indubbi falsi storici.


    Soffermiamoci, a tal proposito, su quanto segnalato in un articolo di Alberto Negri.


    Come è noto, l’inizio del Giro d’Italia in Israele è stato giustificato con la commemorazione di Gino Bartali (ora cittadino onorario di Israele) per il suo salvataggio di ebrei, per i quali, tra il 1943 e 1944, avrebbe trasportato, nel telaio della sua bicicletta, carte di identità false.

    Una storia - nata dal romanzo pubblicato nel 1978 “Assisi clandestina” di Alexander Ramati - secondo lo storico Michel Sarfatti - fino al 2016 direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea – completamente inventata. Sarfatti, in un dettagliato articolo, evidenzia, infatti, che questo salvataggio non è menzionato né nelle testimonianze degli organizzatori del Soccorso Fiorentino, né in scritti privati o dichiarazioni pubbliche di Bartali (morto nel 2000) ed è categoricamente smentita da don Aldo Brunacci - canonico della cattedrale di Assisi, incaricato dal suo vescovo di organizzare il soccorso agli ebrei – che così si esprime a riguardo: “Si tratta di un vero romanzo. L’autore di “Assisi clandestina” aveva certamente in mente un copione per un film e non poteva trovare personaggio più adatto di Bartali, l’eroe sportivo per antonomasia di quell’epoca”.

    Si, ma allora perché, nonostante una storia basata su un romanzo, è stato deciso di far partire Il Giro d’Italia da Israele? Vuoi vedere che c’entrano qualcosa i 16 milioni di euro versati a Rcs e Gazzetta dello Sport dal miliardario israelo-canadese Sylvan Adams? Chissà. Comunque, Pecunia non olet. E magari, l’anno prossimo, con uno sponsor altrettanto generoso e qualche altra leggenda Il Giro d’Italia lo vedremo partire da Guantánamo.



    Francesco Santoianni


    https://www.lantidiplomatico.it/dett...da/6119_23890/

    Per leggere l'intero articolo (link compresi) https://www.lantidiplomatico.it/dett...da/6119_23890/
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  6. #26
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    Predefinito re: Osservatorio Palestina e Israele

    Figurarsi se il Manifesto fa le pulci su Israele, se invece si tratta di tibetani, curdi e abitanti del Darfur allora va bene.

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  7. #27
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    Predefinito re: Osservatorio Palestina e Israele

    Citazione Originariamente Scritto da Lord Attilio Visualizza Messaggio
    Figurarsi se il Manifesto fa le pulci su Israele, se invece si tratta di tibetani, curdi e abitanti del Darfur allora va bene.

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  8. #28
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    Predefinito re: Osservatorio Palestina e Israele

    "La dedica del Giro d'Italia a Gino Bartali". Anche il Manifesto si abbassa alla propaganda filo Israele



    “(…) L’omaggio che la Gazzetta dello Sport, quale organizzatrice della corsa rosea, ha voluto dedicare a Gino Bartali in occasione del Giro d’Italia 2018 e degli ottanta anni delle leggi razziali, facendo partire la corsa da Gerusalemme e includendo altre due tappe in terra israeliana, rappresentano una scelta condivisibile e confermano quanto sosteniamo da tempo, che la storia dello sport è parte integrante della storia politica. (…)” Questa considerazione la trovate nell’articolo “Un Giro dedicato a Gino Bartali” pubblicato, il 5 maggio, da “Il Manifesto” (qui lo screenshoot https://drive.google.com/file/d/1ivX...vG5A8ZJLc/view) che - ad onta del suo dichiararsi “quotidiano comunista” e di qualche suo buon articolo sul Giro d’Italia - non esita a fare propria l’operazione di maquillage (Fermiamo le ruote dell?occupazione sionista. Israele maglia nera! | Contropiano) messa su da Israele contro la quale hanno già protestato anche decine di personalità del mondo ebraico (https://www.lantidiplomatico.it/dett...emme/82_23873/).

    Operazione di maquillage , tra l’altro, basata su indubbi falsi storici.


    Soffermiamoci, a tal proposito, su quanto segnalato in un articolo di Alberto Negri (La partenza del giro d?Italia comprata da Israele in guerra - Tiscali Notizie).


    Come è noto, l’inizio del Giro d’Italia in Israele è stato giustificato con la commemorazione di Gino Bartali (ora cittadino onorario di Israele) per il suo salvataggio di ebrei, per i quali, tra il 1943 e 1944, avrebbe trasportato, nel telaio della sua bicicletta, carte di identità false.

    Una storia - nata dal romanzo pubblicato nel 1978 “Assisi clandestina” di Alexander Ramati - secondo lo storico Michel Sarfatti - fino al 2016 direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea – completamente inventata. Sarfatti, in un dettagliato articolo (Michele Sarfatti ? Gino Bartali e la fabbricazione di carte di identità per gli ebrei nascosti a Firenze), evidenzia, infatti, che questo salvataggio non è menzionato né nelle testimonianze degli organizzatori del Soccorso Fiorentino, né in scritti privati o dichiarazioni pubbliche di Bartali (morto nel 2000) ed è categoricamente smentita da don Aldo Brunacci - canonico della cattedrale di Assisi, incaricato dal suo vescovo di organizzare il soccorso agli ebrei – che così si esprime a riguardo: “Si tratta di un vero romanzo. L’autore di “Assisi clandestina” aveva certamente in mente un copione per un film e non poteva trovare personaggio più adatto di Bartali, l’eroe sportivo per antonomasia di quell’epoca”.

    Si, ma allora perché, nonostante una storia basata su un romanzo, è stato deciso di far partire Il Giro d’Italia da Israele? Vuoi vedere che c’entrano qualcosa i 16 milioni di euro versati a Rcs e Gazzetta dello Sport dal miliardario israelo-canadese Sylvan Adams? Chissà. Comunque, Pecunia non olet. E magari, l’anno prossimo, con uno sponsor altrettanto generoso e qualche altra leggenda Il Giro d’Italia lo vedremo partire da Guantánamo.



    Francesco Santoianni

    Notizia del: 06/05/2018


    https://www.lantidiplomatico.it/dett...le/6119_23896/
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  9. #29
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    Predefinito re: Osservatorio Palestina e Israele

    C'è davvero ancora qualche idiota che legge il Manicesso?
    TIOCFAIDH ÁR LÁ
    ╾━╤デ╦︻

    革命无罪,造反有理

  10. #30
    Rossobruno cattivone
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    Citazione Originariamente Scritto da RibelleInEsilio Visualizza Messaggio
    C'è davvero ancora qualche idiota che legge il Manicesso?
    Io no e ovviamente disapprovo la sua linea libertaria, social-mutualista e centrosocialoide. Però, a quanto pare, ogni tanto riescono a scrivere qualche articolo decente. Ma non preoccuparti: non compro il "quotidiano comunista", mi capita di leggere questi articoli su L'Antidiplomatico (che , come avrai notato, non risparmia critiche al giornale fondato da Rossanda e Pintor).
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