Sei anni dopo la fine dell’emergenza Rifiuti a Napoli com’è la situazione?





Com’è la situazione sei anni dopo la fine dell’emergenza rifiuti a Napoli?
Un merito storico innegabile dell’amministrazione comunale di De Magistris è quello di avere risolto l’emergenza dei rifiuti nelle nelle strade però sotto il tappeto si nascondono ancora diversi problemi.
La raccolta differenziata non riesce a decollare. Secondo quando fa sapere Asìa, l’azienda di igiene urbana di proprietà di Palazzo San Giacomo, il 90 per cento della spazzatura solida urbana prodotta viene incenerita nel termovalorizzatore di Acerra. Il rimanente è spedito all’estero, con una residua parte che dovrebbe finire in discarica. Anche se dalla Sapna (la società della Città Metropolitana che gestisce il conferimento del rifiuto indifferenziato) si scopre che (prendendo come anno di riferimento il 2015 ) nell'intera provincia di Napoli sono state prodotte 815.507 tonnellate di rifiuti solidi, al netto della raccolta differenziata. Di queste ben 371.970 tonnellate arrivano da Napoli, che rappresenta la quota più cospicua della produzione di rifiuti della provincia. In pratica a Napoli (900 mila abitanti) si produce il 46 per cento dei rifiuti che arriva negli stir di una provincia abitata da circa 3 milioni e 130 mila persone.
Una percentuale elevata, determinata proprio dal mancato decollo della raccolta differenziata a Napoli. Secondo i dati del Comune, infatti, il livello di differenziata è aumentato, ma si attesta ad un modesto 31 per cento. La percentuale reale di differenziata, sicuramente è quindi di gran lunga inferiore al 70 per cento promesso dalla giunta comunale di De Magistris. Le oltre 371 mila tonnellate annue di rifiuti solidi urbani prodotti dalla città sono spedite negli impianti di tritovagliatura e imballaggio (stir) di Tufino, Giugliano e Caivano, dove si effettuano lavorazione di tipo meccanico-biologica. Gli stir, a valle della lavorazione, producono a loro volta tre differenti tipologie di rifiuti: la fst (frazione secca tritovagliata) per 605.382,600 tonnellate, di cui 453.300 vengono trattate dal termovalorizatore di Acerra, 29.380 spedite all’estero e il residuo nei numerosi impianti di recupero dislocati in ambito regionale e nazionale; la fut (frazione umida tritovagliata) 86.630 tonnellate, di cui 38.606 vengono recuperate all’estero e il residuo in impianti nazionali. E infine la futs (la frazione umida tritovagliata e stabilizzata) con 87.358 tonnellate, smaltite interamente in Italia. Sempre secondo i dati forniti da Sapna, Napoli smaltisce nell’inceneritore di Acerra 208.518 tonnellate, mentre la quota inviata all’estero è pari a 31.274 tonnellate. In pratica 26 milioni si spendono per i rifiuti bruciati ad Acerra e circa 3 milioni e 900 mila per quelli spediti all’estero. Il sindaco de Magistris negli ultimi anni, al di là di alcune e circoscritte criticità, è quindi riuscito a mantenere le strade sgombre dai cumuli di spazzatura grazie alle spedizioni in Olanda (abbastanza costose ma il vero interrogativo è: dovranno dovranno continuare in futuro per anni e anni? ) e soprattutto al termovalorizzatore di Acerra fallendo però l’obiettivo strutturale di “mettere a punto” una reale raccolta differenziata.