Perugia. La Corte dei conti rileva una «Situazione di debiti non riscossi dal Comune , a causa dell’evasione fiscale, che risale agli anni precedenti »Per rimediare il Comune pensa di vendere ai privati le azioni del Minimetrò



«Squilibrio di cassa evidenziato dal ricorso all’anticipazione di tesoreria non restituita al termine degli esercizi 2014, 2015 e 2016 e dall’utilizzo di fondi non ricostituiti al termine dei medesimi esercizi»;«criticità relativa alla capacità di riscossione» delle entrate proprie. Sono queste le contestazioni che in 30 pagine la Sezione regionale di controllo della Corte dei conti muove al Comune di Perugia .Il vero problema, antico, arriva «dal non riuscire a incassare le somme» (ovvero il problema deriva dall’evasione fiscale) con cui poi si costruiscono i bilanci; insomma, le entrate sono presunte ma poi le uscite sono reali. E questa mancata capacità di incassare ha generato interessi passivi dal 2013 al 2016 per altri 3,5 milioni di euro. Stando alle tabelle della Corte la riscossione oscilla tra il 53 e il 77 per cento, percentuale che si abbassa dal 21 al 38 per cento quando si parla dei crediti residui. Qualche esempio: per Ici e Imu si è recuperato l’8,6 per cento dell’evasione nel 2014 e il 5 per cento nel 2015; numeri simili per le multe mentre per la tassa rifiuti si va dal 14,8 al 29,2 per cento, senza miglioramenti nel 2016.
Visti i rilievi della magistratura contabile, l’intenzione del Comune, guidato dal centrodestra del giovane sindaco, Andrea Romizi è quella di dare vita a «misure straordinarie per generare flussi di cassa in grado di azzerare le anticipazioni», e poi di attivare «misure e politiche di bilancio strutturali» così da normalizzare la liquidità. In primis si parla di Minimetrò, e per Perugia potrebbe trattarsi di una svolta molto rilevante: «allo studio da tempo» infatti c’è la possibilità di di vendere, le azioni della Minimetrò. Il Comune detiene il 70 per cento del pacchetto azionario (l’altro 30 per cento è in mano alla Minimetrò Scarl), e quindi se la mossa andasse in porto il controllo della strategica infrastruttura di trasporto passerebbe di mano. A quel punto, a Palazzo dei Priori rimarrebbe in capo ‘solo’ l’ammortamento dei costi di costruzione, con la proprietà della società e la gestione che passerebbe in capo ad altri. Altro punto, la «monetizzazione e valorizzazione di alcuni beni immobiliari», in primis una vendita di fabbricati e terreni considerati non più funzionali alle attività del Comune, capace di generare 5 milioni di euro in un anno mentre il valore stimato, sempre che si trovino acquirenti interessati, è di 10 milioni di euro. Terza misura, la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà su quei terreni sui quali sono state costruite le case popolari: valore stimato, in termini di cassa, due milioni di euro.
Ben più impattante (in positivo) per i conti del Comune l’altra opzione al vaglio della giunta, cioè la cancellazione delle sanzioni relative alla tassa sui rifiuti, che da qualche tempo l’Amministrazione ha deciso di riscuotere in proprio, senza più passare da Gesenu. La mole dei crediti da riscuotere, come emerso in più occasioni, è enorme: dal 2010 al 2016 53,9 milioni di tributi sui rifiuti mai pagati; in particolare 3,8 milioni sono relativi al 2010, 5,4 al 2011, 5,7 al 2012, ben 12,1 al 2013, 6,5 al 2014, 9,4 al 2015 e 10,9 al 2016. «Se non affrontato – spiegavano gli uffici mesi fa – il problema della morosità Tari può minare l’equilibrio dei conti del Comune». Ecco perché Palazzo dei Priori punta a incassare il più possibile attraverso «una definizione agevolata della morosità», attraverso un nuovo regolamento Tari che entrerà in vigore il 10 gennaio prossimo. Secondo gli uffici del Comune una mossa del genere potrebbe far entrare nelle casse dell’Amministrazione 15 milioni di euro nel biennio 2018-2019.