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    Canaglia
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    Predefinito Nocività - La complicità di EFSA con le corporation dell'agrobiotech: il glifosato

    Riceviamo la seguente traduzione di Marco Camenisch dalla rivista WOZ n° 47

    GLIFOSATO
    Genuflessione davanti all’industria

    L’AUTORITA’ EUROPEA PER LA SICUREZZA ALIMENTARE (EFSA), AL CONTRARIO DELL’OMS, RITIENE NON CANCEROGENO IL PESTICIDA GLIFOSATO. UNA RICERCA DIMOSTRA CHE MOLTE COSE FANNO PENSARE ALL’OPPORTUNITA’ DI UN DIVIETO PRECAUZIONALE

    In molte zone rurali dell’Argentina, nel primo decennio di questo secolo le insorgenze di tumori si sono moltiplicate anzitutto nei bambini. Abitano nei villaggi nei cui dintorni, a partire dalla fine degli anni ’90, si coltiva in grande scala la soia OGM irrorata dall’aria con i pesticidi. Questi pesticidi si basano soprattutto sul principio attivo glifosato, il cui impiego è massicciamente aumentato in questa zona: dai 3 litri/ettaro ai 13 litri nel 2013. Il pediatra Medardo Avila Vazquez documenta ormai da tanti anni la connessione tra glifosato e cancro, e le cifre più recenti del registro del cancro gli danno ragione: dove si irrora il glifosato sulle monoculture di soia, le insorgenze di cancro sono raddoppiate rispetto ad altre zone.
    La situazione Argentina sarebbe “irrilevante per la decisione nell’UE”, recita l’istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR). Giovedì scorso l’EFSA, basandosi sul proprio esame del glifosato, ha raccomandato di prolungare l’autorizzazione del principio attivo poiché il glifosato non sarebbe cancerogeno.
    Questo contraddice nettamente la valutazione recente dell’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS, che nel marzo 2015 classificava il glifosato come “probabilmente cancerogeno”, classifica alla quale secondo l’ordinamento UE dovrebbe seguire un divieto.

    Il pesticida nell’urina

    L’erbicida a banda larga è a livello mondiale impiegato in prevalenza contro le “erbacce” e regala alle multinazionali tipo Syngenta e Monsanto un fatturato annuo miliardario. Solo negli USA s’impiega su più del 90% di tutti i campi di grano, soia, mais e cotone. Anche l’agricoltura europea punta sul glifosato: in molti paesi, lx contadinx lo utilizzano addirittura anche da una a due settimane prima della raccolta del grano per ottenere una maturazione equa e per favorire il raccolto; anche per i girasoli, la cosiddetta siccagione è applicata su più della metà dei campi e in Britannia quattro campi su cinque subiscono lo stesso trattamento. Addirittura le autorità e i privati puntano sul glifosato: nei parchi pubblici, lungo le strade, i binari e nel proprio giardino. Ovvio che il pesticida spunta anche laddove è indesiderato. Il giornale tedesco “Öko-Test” nel mese di settembre 2012 ha fatto verificare in laboratorio vari prodotti cereali per sapere se ci sono dei residui di glifosato: ne era contaminato quasi il 75%. Pochi mesi fa, uno studio commissionato dalla Radio Germania Ovest ha dato lo stesso risultato. Il glifosato si ritrova negli alimenti di base come il pane, nei fiocchi dei vari composti di cereali e frutta secca e nella pasta.
    Non solo: nel 2014 la federazione tedesca per l’ambiente e la protezione della natura raccolse dei campioni d’urina umana in 18 paesi europei, tra cui la Svizzera. Quasi la metà mostrava delle tracce di glifosato – in Germania e in Britannia erano contaminate addirittura il 70% delle prove. Attualmente l’Istituto per l’ambiente di Monaco insieme ad altre ONG sta organizzando un “Urinale” in varie città tedesche. Già la richiesta online dopo pochi giorni ha oltrepassato le capacità operative dell’iniziativa. Molte persone sono allarmate: da dove viene il glifosato nei loro corpi, e quanto è pericoloso?
    Secondo il tossicologo tedesco Peter Clausing (vedi “Menzogne esplicite”* a pag. 20) [ossia in seguito], “Si sa semplicemente troppo poco sulla contaminazione reale di glifosato dell’ambiente perché il controllo è carente”. Un problema anche della Svizzera dove già tentare di sapere dove e quanto glifosato s’impiega è un’impresa fallimentare. Anche se l’ufficio federale per l’agricoltura a richiesta dice che negli ultimi anni sarebbero state vendute tra le 220 e le 350 tonnellate di glifosato “Non sappiamo quante finiscono negli orti privati, negli impianti pubblici e in agricoltura”. “Queste cifre vorrei saperle pure io”, aggiunge l’addetta Eva Wyss.
    Sui 270.000 ettari di superficie d’aratura in Svizzera si coltivano grano, verdura e frutta. La maggior parte di quella coltivata con l’aratura convenzionale è trattata fino al 100% con i pesticidi. “Il glifosato è solo uno dei tanti erbicidi usati”, dice David Brugger dell’associazione svizzera dex contadinx. “Lo impieghiamo anzitutto contro le ‘erbacce’ difficili da contrastare e nella coltura senza aratura per proteggere il suolo” (vedi WOZ n° 36/15). In realtà, secondo un calcolo approssimativo dell’istituto di ricerca agricola Agroscope del 2013, solo poco meno della metà di glifosato venduto finirebbe nell’agricoltura. Il livello di contaminazione dei frutti da campo è ampiamente sconosciuto. Il Label IP Suisse, il cui marchio di qualità dovrebbe “garantire” un impiego più minimo possibile di pesticidi, dice che nel grano e nella verdura finora non ha trovato nessuna traccia di glifosato. Secondo David Brugger neanche i mangimi di soia d’importazione dovrebbero essere contaminati poiché la Svizzera non autorizza la soia OGM e, di conseguenza, nemmeno la soia trattata con glifosato. “La pasta alimentare d’importazione, invece, quella che lei compra nei negozi, può senz’altro contenere dei residui”. Una causa possibile è la siccagione, che in Svizzera è vietata: dopo questo trattamento poco prima della mietitura, il glifosato nel grano difatti non si riduce più; non come nel terreno, dove sparisce relativamente rapido dato il tempo di dimezzamento di 7 a 21 giorni. Solo con la pioggia forte c’è il rischio che sia slavato. Tuttavia, quando si cercano dei residui di glifosato nei torrenti, fiumi e laghi Svizzeri, si trovano sempre - e spesso in concentrazioni che superano il valore limite di cinquanta microgrammi/litro - anche senza pioggia, come dimostrano tutti i controlli fatti a Wyna nel cantone di Argovia. Le autorità sospettano un “impiego non idoneo” da parte dei privati.
    Come dimostrato da vari studi delle acque di scolo dei binari, il glifosato nell’acqua diminuisce molto lentamente. Ma per le FFSS, che devono mantenere migliaia di Km di rotaie libere dalle “erbacce”, non c’è alternativa all’impiego di circa due tonnellate di glifosato l’anno. In Svizzera una quantità multipla, cioè un litro su quattro, finisce nell’”ambiente non industriale”, come inducono a supporre i calcoli approssimativi di Agroscope. Christian Braun, che su ordine delle FFSS ha verificato le acque di scolo dei binari, ha riscontrato concentrazioni eccessive di glifosato in un torrente vicino che si possono spiegare solo con un “impiego inidoneo da parte dei privati”. “Per l’economia privata il glifosato non ci vuole – no va dato in mano a privati”, pensa il chimico. “Il glifosato non dovrebbe affatto finire nel circuito commerciale libero”.

    Gli studi commissionati dal produttore

    Dopo che l’OMS ha classificato il glifosato come probabilmente cancerogeno, sono sempre di più le persone in Svizzera che condividono questa opinione. Ma da allora solo le catene Migros e Coop hanno tolto dal proprio assortimento i pesticidi con il glifosato. Innumerevoli altri piccoli commercianti e negozi di prodotti agricoli continuano ad offrire un vasto assortimento dei 114 pesticidi autorizzati basati sul glifosato. Nel frattempo una sfilza di petizioni lanciate da ONG e da politicx chiedono un divieto del glifosato. Pochi giorni fa, il Giura come primo cantone ha deciso di togliere dalla vendita i pesticidi basati sul glifosato.
    Inizio novembre perlomeno anche la Commissione Scienza, Formazione e Cultura del consiglio nazionale ha chiesto al consiglio federale uno “studio sugli effetti del glifosato in Svizzera”. Nel suo postulato chiede che sia fatta finalmente chiarezza sull’impiego del glifosato sia industriale sia privato. Inoltre chiede che anche gli alimenti sia d’importazione sia prodotti nel paese siano, come già lo sono i mangimi per gli “animali utili”, esaminati per verificare se ci siano dei residui.
    Il maggior problema in merito è che non si sa tuttora praticamente nulla sugli effetti sull’uomo e sugli animali del glifosato. Gran parte degli studi sulla sicurezza, sui quali si basa il BfR nel suo rapporto per l’EFSA, provengono dagli stessi produttori di pesticidi. Gli studi indipendenti come quelli di Gilles-Éric Séralini non hanno, invece, vita facile. Il biologo molecolare raccoglie da anni le evidenze per la tossicità del grano OGM trattato con il pesticida Roundup Ready di Monsanto, basato sul glifosato. Poco tempo fa, l’associazione scienziati tedeschi gli diede il premio whistleblower per questo lavoro. Il BfR, invece, reputa semplicemente come irrilevanti gli studi a lungo termine di Séralini che hanno dimostrato un chiaro collegamento tra l’assunzione cronica di glifosato e i tumori nei topi, questo perché il biologo lavorerebbe con il pesticida stesso, dove “la tossicità dei principi attivi aggiunti può essere superiore a quella del glifosato”.
    “Il problema è precisamente che l’agenzia per l’autorizzazione non considera l’assunzione cronica”, critica Martin Forter, direttore dei medici per la protezione dell’ambiente e co-iniziatore di una petizione per il divieto del glifosato. Secondo lui esiste solo una spiegazione per la decisione dell’EFSA di non classificare il glifosato come cancerogeno: “E’ un inchino all’industria.”
    La federazione tedesca per l’ambiente e la protezione della natura, in uno studio ha riesaminato la procedura UE per l’autorizzazione del glifosato ed arriva pure alla conclusione, che la legislazione UE sui pesticidi è “fatta completamente su misura delle necessità dei produttori” poiché stabilisce che i produttori non solo forniscano gli “studi regolatori” che dovrebbero dimostrare la sicurezza di un principio attivo, ma addirittura che siano essi stessi a valutarli. Inoltre, questi “studi regolatori” sono classificati come segreto aziendale e perciò sono inaccessibili al pubblico, vale a dire non possono essere verificati dax scienziatx indipendenti. Inoltre, la legislazione sui pesticidi stabilisce che sono quasi del tutto gli stessi produttori a decidere quali studi indipendenti sono, semmai, da prendere in considerazione oltre a quelli dell’industria.

    Applicare il principio precauzionale

    “A chi dovrei credere?”, chiede Forter. “All’OMS che dice che il glifosato è forse cancerogeno? O all’EFSA che nega proprio questo?”. L’EFSA ha una risposta semplice: l’OMS terrebbe conto proprio anche delle sostanze aggiunte senza considerare l’esatta composizione del pesticida, mentre lei, l’EFSA, esaminerebbe esclusivamente la sostanza glifosato. Non dovrebbe valutare i singoli fitofarmaci – poiché competenza dei singoli Stati membro.
    Intende direttamente anche la Svizzera che finora ha sempre seguito decisioni UE in materia di autorizzazioni. L’ufficio federale per l’agricoltura competente vuole, per ora, attendere. Una task force dell’OMS vuole riesaminare il glifosato. Si vorrebbe decidere solo dopo “se per la Svizzera c’è necessità di attivarsi”. “Secondo lo stato attuale della conoscenza, il valore limite autorizzato per i residui è sicuro dal punto di vista della salute”, dicono a richiesta. “Perciò non ci vogliono misure precauzionali.”
    Ma dove esistono grosse lacune di conoscenza per sapere se una sostanza è pericolosa o meno per l’uomo e per l’ambiente, i possibili danni dovrebbero essere evitati in anticipo – ecco quel che richiede il principio precauzionale. Per Martin Forter è perciò chiaro: “Le nostre autorità dovrebbero finalmente darsi una mossa ed applicare il principio precauzionale”.





    Glifosato e cancro *
    “MENZOGNE ESPLICITE”

    Il tossicologo Peter Clausing** accusa l’EFSA di travisare i fatti

    Intervista: Franziska Meister

    WOZ: Sig. Clausing, il glifosato è o non è cancerogeno?
    P.C.: Il glifosato è chiarissimamente cancerogeno. Lo mostrano i dati sui quali si basa l’EFSA stessa. Me li sono guardati molto bene, questi dati - secondo me lo stato delle prove è schiacciante. E’ assolutamente incomprensibile come l’EFSA si lasci indurre a sostenere il contrario di quello che sta scritto. Sono indignato di come l’agenzia falsi la verità e distorca i dati di fatto, arrivando alle menzogne esplicite.

    WOZ: Un’accusa forte. Ha le prove che mente?
    P.C.: Per esempio, l’EFSA nella sua valutazione si riferisce a dei controlli storici per addurre dei motivi per cui il glifosato non sarebbe cancerogeno. Ma i controlli storici che poi enumera in appendice non sono affatto i controlli storici dei laboratori che hanno eseguito gli studi, bensì trattasi di qualsivoglia dati forniti da una grande ditta che alleva gli animali da laboratorio.

    WOZ: Allora, per smascherare l’EFSA si deve andare alle note a piè di pagina.
    P.C.: Lì si scopre perlomeno come l’EFSA costruisce le proprie bugie. Come nel caso di uno studio sui topi Swiss-Albino, classificato dall’EFSA come non rilevante – “causa infezione virale”, come dicono nella motivazione. Se invece si guardano i dati originali, scopriamo che le infezioni virali non sono state nemmeno esaminate e perciò assolutamente non documentate. Nei commentari dell’istituto federale per la ricerca dei rischi si dice che la questione se le infezioni virali potrebbero eventualmente spiegare la più alta rata di tumori fu solamente oggetto di discussione. Ma l’EFSA ne fa un dato di fatto e sostiene che i topi erano infettati con un virus per spiegare la rata maggiore di tumori.

    WOZ: Tanti studi dimostrano un evidente collegamento tra il glifosato somministrato e l’insorgenza del tumore. L’EFSA sostiene che questo collegamento non sarebbe causale.
    P.C.: In tutto ciò ci sono sette studi a lungo termine che dimostrano un’incidenza maggiore di tumori: questi studi sono la prova di un collegamento causa-effetti tra glifosato e lo sviluppo di cancri, e questo vale anche se non si conoscono definitivamente gli esatti meccanismi effettivi. L’EFSA sostiene che i risultati non sarebbero consistenti perché non si sarebbero prodotti sempre gli stessi tipi di tumore, mentre gli studi sui topi dimostrano un incremento significativo dei tumori linfatici. Ma quanta consistenza ci vuole per l’EFSA?

    WOZ: Se l’EFSA parte dal fatto che le formulazioni nei prodotti commercializzati sono cancerogene, come mai allora si rifiuta di tenerne conto nella sua valutazione?
    P.C.: Questo è un trucchetto meschino che più meschino non si può. A livello UE si decide solo sul principio attivo – l‘autorizzazione delle formulazioni riguarda i singoli paesi.

    WOZ: Non è che l’EFSA, da ufficio competente per la sicurezza alimentare di tutta l’UE, agisce in modo semplicemente irresponsabile?
    P.C.: Bene, l’EFSA non è responsabile per le regolamentazioni legislative, ma che autorizzi una sostanza chiaramente cancerogena e sostenga che non lo sia, questo è più che irresponsabile!


    ** Il dott. Petere Clausing (65) è membro della direzione del Pestizid-Aktions-Netzwerk (PAN) Deutschland

  2. #2
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    Predefinito Re: Nocività - La complicità di EFSA con le corporation dell'agrobiotech: il glifosat

    A be... prodotto dalla Monsanto, allora è sicuramente pericoloso! Wikipedia dice che è poco tossico, quindi è tossico e dice che non inquina le falde acquifere, ma l'acqua di superficie viene inquinata!

    Non è proprio un toccasana, la sostanza viene assorbita dalle foglie e finisce poi in tutte le parti della pianta.

    "La Monsanto è il male" da ricordare sempre e da scrivere sui muri
    http://entrainfantasia.blogspot.it/

    "In tempi passati alberi e uomini erano buoni amici" Hayao Miyazaki

  3. #3
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    Predefinito Re: Nocività - La complicità di EFSA con le corporation dell'agrobiotech: il glifosat

    .


    La questione non è demonizzare questa o quell'azienda, ma di informare la gente affinché possa fare scelte più consapevoli, affinché gli errori non vengano ripetuti anche da altre aziende meno famose...


    .
    Corpo sano in ambiente sano.

    Chi avvelena una persona per vendetta viene condannato per veneficio.
    Chi avvelena milioni di esseri umani per profitto viene onorato come capitano d'industria.

  4. #4
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    Predefinito Bayer acquista Monsanto

    Fusione Bayer-Monsanto, un disastro da evitare per l?agricoltura mondiale - Linkiesta.it

    Antitrust cercasi per evitare la creazione di un moloch nel settore agricolo. Non c’è bisogno di essere no global o seguaci di Vandana Shiva per guardare con sospetto alla fusione annunciata tra Bayer e Monsanto. O meglio, alle offerte di acquisto che stanno arrivando da parte del colosso farmaceutico tedesco nei confronti della multinazionale americana leader mondiale nel settore degli Ogm. Basta farsi una domanda: per chi sono i vantaggi? Quelli per gli azionisti sono stati chiariti da tempo dalla stessa Bayer: risparmi a causa delle sinergie per 1,5 miliardi di dollari in tre anni.È però difficile individuare uno solo beneficio per i tanti agricoltori, che negli Usa hanno già visto negli anni diminuire drasticamente il numero di produttori indipendenti di semi e contemporaneamente crescere i prezzi, fino a raddoppiare.Così come per i consumatori: non si vede come potrebbero beneficiare del probabile aumento di prezzi e della possibile riduzione degli investimenti in ricerca e sviluppo.
    Non a caso le notizie sui vari quotidiani finanziari di questo non si stanno occupando. Il tema dibattuto è il prezzo di acquisto. La Bayer ha lanciato lo scorso maggio una prima offerta, di 122 dollari per azione della Monsanto. Una cifra superiore del 37% rispetto alla quotazione del 9 maggio e che valutava la preda 62 miliardi. Offerta respinta. A luglio un nuovo assalto, a 125 dollari e valutazione intorno ai 64 miliardi di dollari. Picche. Poi, dopo qualche indiscrezione rilanciata da Bloomberg all’inizio di agosto circa una apertura parziale da parte di Monsanto per permettere ai tedeschi un’analisi approfondita dei conti (due diligence), è arrivata la bomba. La Bayer, con un comunicato a firma dell’amministratore delegato, Werner Baumann, ha dichiarato di essere «assolutamente determinata a completare questa transazione». Cosa intendesse dire lo ha chiarito il 16 agosto il quotidiano economico Handelsblatt: la società tedesca ha in mente un’Opa ostile. Si tratterebbe di convincere qualche fondo azionista a schierarsi dalla parte di Bayer (come Third Point, guidato da Daniel Loeb), arrivando anche a determinare uno o più cambi di poltrona nel cda di Monsanto. Poi di rivolgersi direttamente agli azionisti nel loro complesso, con un’offerta allettante. Sempre Handelsblatt, dando voce a un fondo azionista di Bayer (lo Union Investment), ha fatto sapere che la cifra potrebbe alzarsi fino ai 135 dollari ad azione, ma non oltre. Si tratterà di vedere se questo riuscirà a convincere il numero uno di Monsanto, Hugh Grant, che è forte di un carisma derivato dalla lunga storia personale nella multinazionale: vi entrò a 22 anni, 35 anni fa, ed è stato protagonista di una serie di acquisizioni che hanno visto la società nella parte del predatore in 40 occasioni.


    È difficile individuare uno solo beneficio dalla fusione Bayer-Monsanto per i tanti agricoltori, che hanno già visto negli anni diminuire drasticamente il numero di produttori indipendenti di semi e contemporaneamente crescere i prezzi, fino a raddoppiare. Così come per i consumatori

    La partita è dunque aperta e nelle ultime ore sembra volgere a favore della Bayer, dato che nuove indiscrezioni hanno parlato di un’apertura parziale verso una due diligence. Ma quando il match entrerà nelle fasi finali è il caso di sperare nell’intervento deciso dell’Antitrust americana e di quella europea. Le argomentazioni per uno stop all’aggregazione le ha messe in fila il Konkurrenz Group, un’associazione guidata da due avvocati che hanno fatto parte dell’autorità antitrust degli Stati Uniti. Ne è emerso un paper di una ventina di pagine pieno zeppo di dati e di riferimenti legislativi, primo tra tutti il Clayton Act, che regola la concorrenza oltreoceano.Quello che ne emerge è il quadro di un settore già altamente concentrato, nei comparti sia dei semi sia degli prodotti fitosanitari. La Bayer negli scorsi mesi ha fatto notare che i due gruppi non sono direttamente troppo concorrenti: la società tedesca si occupa, in campo agricolo, soprattutto di erbicidi, ma anche di anticrittogamici e fertilizzanti, mentre la Monsanto soprattutto dei brevetti sui semi geneticamente modificati e della vendita degli stessi semi. Il gruppo di Leverkusen si concentra su Europa e Asia, quello di St. Louis soprattutto sull’America. Vero, ma non troppo. Prendiamo il cotone: negli Stati Uniti i campi coltivati con i semi della Monsanto occupano oltre il 31% della superficie coltivata, quelli con i semi della Bayer il 38 per cento. Assieme sfiorerebbero il 70 per cento, con un indice di concentrazione (si usa il parametro HHI, da Herfindahl-Hirschman Index) che schizzerebbe da 2.760 al 5.151 post fusione. Non solo: se si guarda agli erbicidi, Monsanto e Bayer sono concorrenti diretti e molto agguerriti. Lo studio considera sempre il mercato americano. Qui dal 1974 la Monsanto ha messo a punto il suo prodotto erbicida a base di glifosato, chiamato Roundup Ready. Il principale concorrente è il Liberty Link della Bayer, a base di glufinosato. Secondo gli autori del Konkurrenz Group si violerebbe quindi uno dei principi del Clayton Act, cioè la necessità di evitare le fusioni tra i due maggiori concorrenti in un determinato settore.
    C‘è da aggiungere qualche particolare, solo apparentemente tecnico. L’utilizzo degli erbicidi come quelli a base di glifosato è schizzato alle stelle da quando, a metà degli anni Novanta, la Monsanto ha cominciato a produrre e a commercializzare una serie di sementi geneticamente modificate per resistere agli erbicidi. L’effetto è che mentre prima gli erbicidi si potevano dare solo prima che spuntassero le piante (per esempio di mais) o solo dopo il raccolto, ora si possono usare anche quando le piante sono spuntate. Se nel 1996 meno del 10% delle coltivazioni di cotone, mais e soia veniva irrorato di glifosato, la percentuale nel 2016 è salita a più del 90 per cento. Il legame tra semi ed erbicidi è quindi evidente e una piattaforma che unisca i due passaggi della filiera sarebbe tutt’altro che innocua dal punto di vista della concorrenza.


    Se si guarda agli erbicidi, Monsanto e Bayer sono concorrenti diretti e molto agguerriti. Dal 1974 la Monsanto ha messo a punto il suo prodotto erbicida a base di glifosato, chiamato Roundup Ready. Negli Usa il principale concorrente è il Liberty Link della Bayer, a base di glufinosato

    A dirlo per prime sono le associazioni degli agricoltori statunitensi, come la National Farmers Union. Ricordano che, mentre i prezzi dei principali cereali si sono dimezzati negli ultimi tre anni, quelli dei semi hanno continuato a salire. La Usda (il Dipartimento di agricoltura statunitense) ha fatto notare come i prezzi dei semi siano l’input agricolo i cui prezzi sono cresciuti maggiormente. Il periodo di incremento maggiore dei prezzi dei semi dei cereali fu tra il 1994 e il 2010, quando i listini raddoppiarono. Nei 20 anni tra il 1988 e il 2008, il peso dei semi sui costi degli agricoltori è salito dal 2,6 al 4,9 per cento. In parte questi rincari sono dovuti al peso della ricerca, che ha permesso di limitare i costi su altri versanti (per esempio le perdite da malattia) ma, denuncia il presidente della National Farmer Union, Roger Johnson, in parte sono stati dovuti alla concentrazione e allo sbilanciamento dei rapporti di forza tra produttori di semi brevettati e agricoltori. È solo il caso di ricordare che una pratica comune alle prime sei grandi società del settore a livello mondiale (le Big Six) impone agli agricoltori che acquistano i semi di utilizzarli solo per una stagione. La Monsanto, per esempio, lo prevede per i semi di soia.
    Monsanto è già uno sviluppatore e licenziatario dominante dei tratti (traits) di sementi biotech geneticamente modificate usate nel mais, nel cotone e nella soia negli Usa. L’American Antitrust Institute ha dichiarato che la società possiede una quota del 97% per i tratti della soia, del 75% per i tratti del mais e del 95% per i tratti del cotone. Per l’istituto queste quote di mercato sono da considerare monopolistiche. I produttori indipendenti di sementi, in forza di questi brevetti, devono fare accordi con la Monsanto. Per esempio, non è in genere possibile mischiare i caratteri genetici dei semi della multinazionale di St. Louis e quelli di altre società. L’Antistrust Usa nel 2007, quando la società stava acquistando la Delta and Pine Land Company, ha imposto che per un decennio, relativamente al cotone, queste restrizioni fossero impossibili. Al contempo ha imposto la vendita di alcuni asset, sempre relativi ai semi di cotone. L’acquirente principale era stata la Bayer. Le società indipendenti nel settore dei semi negli Usa sono scese dalle 600 del 1996 alle 100 del 2009.
    La questione della fusione, secondo associazioni come l’American Antitrust Institute, solleva preoccupazioni anche dal punto di vista della ricerca. Non tanto sul fronte del lavoro, perché la Bayer ha rassicurato sul fatto che lascerà buona parte delle attività di ricerca negli Usa. Quanto su quello della capacità di innovare, che avrebbe meno stimoli dalla diminuzione di concorrenza. Se, inoltre, si riducessero (fino ipoteticamente a uno solo) i prodotti usati (semi ed erbicidi), aumenterebbero i rischi legati alla minore biodiversità. Ossia, in caso di malattia delle piante, gli effetti sarebbero molto più disastrosi.


    La percentuale di semi utilizzati con brevetto Monsanto la configura come monopolista. Se si guarda ai semi con coperti da brevetto utilizzati negli Usa, quelli della Monsanto sono il 97% per la soia, il 75% per il mais e il 95% per il cotone. Parti di questi semi sono venduti da società indipendenti, che però devono fare accordi con la Monsanto

    La questione, peraltro, non è isolata, perché in questi stessi mesi sono in via di definizione altri due enormi operazioni nello stesso settore. C’è il deal in corso tra laDow Chemical e la DuPont, due delle Big Six del settore, il cui valore congiunto sarebbe di 130 miliardi di dollari. E quello tra la ChemChina (quella che in Italia ha comprato la Pirelli) e la svizzera Syngenta, per la quale sono stati offerti 43 miliardi. A fare gli avvocati del diavolo si potrebbe dire che l’annunciata fusione Bayer-Monsanto sarebbe in chiave difensiva. Tanto che si vocifera di una controfferta su Monsanto da parte di un’altra delle Big Six, la Basf. Ma, per gli avvocati del Konkurrenz Group, questa circostanza non è sufficiente a dare un via libera dell’Antitrust, a meno che non emergano benefici per i consumatori.
    La logica difensiva, aggiunge Andrea Di Stefano, direttore del mensile Valori, può essere intesa da Bayer sotto altri due aspetti: si tratta anzituttto di contrattaccare «di fronte ad alcune grosse problematiche, a partire dall’accettabilità degli Ogm a livello internazionale. È vero che queste società sono molto forti - commenta - ma è vero anche che l’opposizione agli Ogm non è assolutamente diminuita. Anzi in alcuni contesti è cresciuta. Bayer è molto interessata come anche Basf al tema degli Ogm. La sua convinzione è che eliminando un’azienda che si porta dietro una reputazione negativa e un forte attivismo contrario, come Monsanto, si possa riportare il dibattito su terreni meno ostici, in particolare i terreni regolatori, in Europa». L’altra parte della strategia difensiva riguarda il glifosato. «Nonostante tutte le pressioni effettuate al riguardo, è apparso evidente che il glifosate andrà in phase out a breve-medio termine. Da questo punto di vista per il comparto, e in particolare per Bayer e Monsanto, si apre la necessità di avere a disposizione qualche sostituto che però sia in grado di passare il vaglio di regolatori sempre più aggressivi, sul fronte della salute umana». La Bayer ha sviluppato un prodotto alternativo al glifosato, chiamato glufinosato. «Si tratta di passare da prodotti esclusivamente di prodotti di sintesi della chimica petrolchimica - aggiunge il direttore di Valori - a prodotti di sintesi di materie prime rinnovabili, che non necessariamente sono più sicure per la salute umana ma che sicuramente possono avere degli effetti di rischio più basso».
    La coltivazione degli Ogm in Europa come noto è vietata, al contrario della vendita, che è permessa. Gli europei hanno tutto il diritto di decidere se cambiare legislazione al riguardo, ma sarebbe meglio se lo facessero su basi scientifiche e senza le pressioni che verrebbero dai lobbisti. A Bruxelles «Bayer ha sicuramente uno staff di public affairs molto più efficace ed efficiente di quanto non abbia oggi Monsanto», sottolinea Andrea Di Stefano. «È molto alto il rischio che questa fusione abbia effetti negativi sul tema specifico Ogm e più in generale sui temi di regolazione delle politiche alimentari», aggiunge.


    «Come noto la Bayer ha uno staff di public affairs a Bruxelles molto più efficiente di quello della Monsanto. C’è un rischio molto alto di influenza forte sui regolatori»
    Andrea Di Stefano

    In Europa l’Antitrust intanto si è perà fatta sentire. La commissaria alla ConcorrenzaMargrethe Vestager, riporta Politico, ha fatto sapere che intende controllare attentamente gli effetti sui prezzi e sulla ricerca che avrebbe la fusione tra Dow Chemical e DuPont. L’Antitrust europeo funziona così: si esaminano i casi uno alla volta, man mano che arrivano, mentre le autorità Usa cercano di vedere gli effetti combinati delle diverse fusioni in corso. «Abbiamo visto che negli ultimi tempi l’Antitrust europeo si è dimostrato molto attivo. Basti pensare al mega contenzioso con Microsoft o all’intervento sulle posizioni dominanti di Facebook - dice Di Stefano -. Sicuramente gli uffici della Vestager saranno aggressivi. Bisogna capire - aggiunge - fino a che punto l’analisi concorrenziale sarà fatta solo sulle quote di mercato o anche sugli effetti sui prezzi. Le autorità di Antitrust si sono dimostrate particolarmente poco efficaci sui prezzi, come nel campo delle telecomunicazioni. Si stanno dimostrando più capaci di intervenire con analisi a tavolino ma meno per bloccare pratiche scorrette che vengono messe in atto». Di certo si va verso una riduzione delle Big Six a soli quattro operatori. Pure in macro-settore come quello della chimica-farmaceutica che ci ha abituato a super-fusioni, la logica vorrebbe che ci fosse una limitazione alla concentrazione.


  5. #5
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    Predefinito Agricoltura. Cosa c'è dietro la partita sul glifosato

    https://www.avvenire.it/economia/pag...to-giro-affari

    Diffusissimo e al centro di una battaglia non solo ambientalista ma anche, e soprattutto, economica. Il glifosato non è nuovo alle cronache anche se di fatto è un "semplice" composto chimico che viene usato come erbicida. Attorno però vi ruota un mercato mondiale che vale miliardi di dollari e che si tinge anche di aspetti che rasentano lo spionaggio industriale.

    Ben 750 prodotti derivati
    Il glifosato è alla base di 750 formulati commerciali tra i quali il famosissimo (per gli agricoltori), Roundup della multinazionale Monsanto (che ne trae circa 5 miliardi di dollari all’anno di fatturato). Questo composto viene assorbito dalle foglie ma riesce a propagarsi in tutta la pianta e colpisce pressoché tutte le piante infestanti. Nel 2014 la produzione mondiale di questo erbicida ha superato le 800mila tonnellate. Un tesoro, insomma, che è però finito nella bufera per effetto dello scontro fra l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro di ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale per la sanità. Per l’Efsa infatti, il glifosato avrebbe una cancerogenicità non verificata dal punto di vista scientifico; al contrario, i ricercatori dell’Oms il 20 marzo 2015 hanno definito il glifosato «probabilmente cancerogeno per l’uomo». Visioni opposte che sembra dipendano dalla strada percorsa per arrivarci. L’Efsa si sarebbe pronunciata sulla molecola (che deve essere autorizzata dall’Ue), lo Iarc dell’Oms avrebbe esaminato la molecola e l’interazione con altri coformulati presenti nei prodotti.

    Il dibattito è però importante non solo dal punto di vista della salute e dell’ambiente, ma anche sul fronte economico. L’autorizzazione all’uso del glifosato in Europa è infatti scaduta alla fine del 2015 ed è stata prorogata per tutto il 2017 in attesa di una nuova autorizzazione Ue per altri 15 anni. Ieri, invece, il Parlamento europeo ha votato per una eliminazione progressiva del glifosato entro fine 2022. In gioco interessi miliardari.

    I rapporti poco trasparenti tra aziende e ricerca
    Una storia che scotta, tanto da avere anche dei lati oscuri. Stando a quanto diffuso dal Guardian e le Monde, il capitolo che Efsa ha dedicato all’azione tossica del glifosato, sarebbe stato copiato pari pari dai rapporti di ricerca Monsanto (i cosiddetti "Monsanto Papers"). Questione da prendere in punta di diritto e di scienza. Parrebbe infatti dimostrata la interconnessione tra agenzie di regolamentazione europee e mondiali e la ricerca condotta dalle multinazionali della chimica. Molti, proprio partendo dalla vicenda glifosato, si chiedono quale sia il limite fra il giusto scambio di informazioni e pareri fra scienziati di enti diversi e l’influenza reciproca che travalica i limiti e che arriva ad essere qualcosa di più.

    Intanto su questo composto chimico e sui suoi derivati i dubbi e le certezze si accavallano. A fine settembre, nel corso delle Giornate italiane mediche dell’ambiente (Gima) di Arezzo, sono stati presentati alcuni risultati di una ricerca sugli effetti di glifosato e Roundup che si sta svolgendo all’Istituto Ramazzini. Le rilevazioni su animali da laboratorio ai quali sono state somministrate dosi equivalenti (cioè uguali a quelle considerate sicure per l’uomo), di glifosato e Roundup hanno avuto risultati più preoccupanti a carico del formulato commerciale (Roundup). Secondo uno dei rapporti Ispra, invece, proprio il glifosato sarebbe una delle sostanze più diffuse nelle acque italiane.

    L'Italia punta ad azzerarlo nei campi
    Il glifosato, in ogni caso, divide e fa discutere ma deve fare i conti con le regole in vigore. È quello che ricorda Agrofarma-Federchimica spiegando che tutti gli agrofarmaci, inclusi i diserbanti, prima di essere messi in commercio vengono sottoposti a studi scientifici e rigorosi controlli, condotti secondo i sistemi di regolamentazione più rigidi e stringenti al mondo. L’Italia comunque lavora, stando alle dichiarazioni del governo, per azzerare la presenza di glifosato nei campi. Una politica appoggiata da una vasta coalizione di ambientalisti e agricoltori (#StopGlifosato) ma che deve fare i conti con la globalizzazione dei mercati sia dei prodotti agricoli che degli agrofarmaci. Per questo Coldiretti insiste sul fatto che il divieto «riguardi coerentemente anche l’ingresso in Italia e in Europa di prodotti stranieri con residui di Glifosato».

  6. #6
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    Predefinito Re: Agricoltura. Cosa c'è dietro la partita sul glifosato

    .


    EFSA, Autorità Europea per la sicurezza alimentare, ha presentato alla Commissione Europea una relazione in parte copiata dal dossier predisposto da MONSANTO, la multinazionale che produce appunto il Glifosato e che è attualmente controllata dal gruppo tedesco BAYER. (...)

    Sono 100 pagine sulla potenziale genotossicità, la cancerogenicità e la tossicità riproduttiva del pesticida. (...)

    Durante l'intero processo di revisione dell'autorizzazione, gli enti responsabili della valutazione dell'EFSA, come l'Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR), hanno affermato che la loro opinione è basata esclusivamente sulla propria valutazione obiettiva delle ricerche scientifiche sul glifosato, ma qualcosa non torna...

    [v. articolo completo:

    EFSA ha copiato il dossier MONSANTO
    .
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    Chi avvelena una persona per vendetta viene condannato per veneficio.
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  7. #7
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    Predefinito Re: Agricoltura. Cosa c'è dietro la partita sul glifosato

    .


    E dopo tante discussioni, alla fine l'Unione Europea ha deciso di consentire l'uso del glifosato per altri cinque anni...

    .
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  8. #8
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    Predefinito Bayer acquista Monsanto

    .

    (...)

    Bayer è riuscita a “convincere” Donald Trump ad appoggiare questa mega-fusione [3] ed ora vi è solo un’organizzazione che ha abbastanza influenza per fermare l’accordo: l’Unione europea. (...)

    «La fusione di Bayer e Monsanto non è la sola mega-fusione nel settore dei prodotti chimici per l’agricoltura. ChemChina ha assorbito la svizzera Syngenta e anche Dow Chemical e Dupont si sono accorpate. Se avvenisse anche la fuzione tra Bayer e Monsanto i tre nuovi giganti agroindustriali controllerebbero il 70% dei prodotti chimici per l’agricoltura del mondo e il 60% del mercato dei semi. Questo sarebbe un colpo devastante anticoncorrenziale per gli agricoltori italiani e di tutto il mondo, vincolandoli a comprare semi e pesticidi da solo tre aziende globali.
    Queste multinazionali hanno dimostrato già in passato di mettere il loro profitto al di sopra della nostra salute e dell’ambiente.

    https://www.terranuova.it/News/Agric...Bayer-Monsanto

    La perdita di potere contrattuale, continua la Coldiretti, si traduce in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori a livello globale, ma l’elevata concentrazione mette a rischio anche la libertà di scelta dei consumatori e gli standard di qualità e sicurezza alimentare, oltre che la stessa sovranità alimentare dei vari Paesi e la biodiversità dei singoli Paesi. Secondo l’organizzazione quindi è evidente la necessità per l’Italia di rafforzare il sistema dei Consorzi Agrari che sono “il riferimento di 300mila aziende diffuse capillarmente su quasi tutto il territorio

    https://www.ilfattoquotidiano.it/201...llari/4402029/


    Bayer sopprimerà il marchio Monsanto dopo l'acquisizione che si concluderà il 7 giugno, per un valore di 66 miliardi di dollari che darà vita al più grande gruppo mondiale nel campo delle sementi e dei fertilizzanti agricoli. Lo comunica Bayer in una nota. Tutte le autorizzazioni necessarie sono state ottenute. Bayer raccoglierà 6 miliardi di euro in contanti tramite emissione di nuove azioni per finanziare l'operazione. L'emissione è sostenuta da un accordo con un consorzio di 20 banche...

    Bayer, cancellato il marchio Monsanto nella fusione da 66 miliardi di dollari - Il Sole 24 ORE
    .
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  9. #9
    (...)
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    Predefinito Re: Agricoltura. Cosa c'è dietro la partita sul glifosato

    la monsanto aveva il brevetto ma non lo rinnovò e scadde nel 2001, che dire
    fuori uso

  10. #10
    calici amari
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    Predefinito Re: Agricoltura. Cosa c'è dietro la partita sul glifosato

    .

    Clamoroso!

    Giudice ordina a Monsanto risarcimento a malato cancro
    L'uomo usò un pesticida, dovrà avere 289 milioni di dollari ma il colosso della chimica farà ricorso (...)

    Esistono tuttavia fino a 5000 denunce negli Usa simili
    Giudice ordina a Monsanto risarcimento a malato cancro - Mondo - ANSA.it

    .
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