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Discussione: Osservatorio Iran

  1. #11
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    Terremoto in Iran nato dalla collisione tra le placche araba e asiatica


    Si avvicinando al ritmo di circa 2 centimetri l'anno



    E' stata generata dalla collisione fra la placca araba e quella asiatica il terremoto di magnitudo 7,2 avvenuto in Iran. "Le due placche continentali si avvicinano alla velocità compresa fra 1,5 e 2 centimetri l'anno, pari a 1,5 e 2 metri al secolo", ha detto il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni.

    "Questa velocità - ha spiegato - comporta un progressivo accumulo di energia, che viene poi rilasciata nella parte superiore della crosta terrestre".

    Per avere un termine di confronto, basti pensare che in Italia il ritmo delle velocità delle placche è compreso fra 2 e 5-6 millimetri l'anno e che in Giappone è decisamente più elevata, compresa fra 8 e 9 centimetri l'anno, ossia fra 8 e 9 metri al secolo.

    Terremoto in Iran nato dalla collisione tra le placche araba e asiatica - Terra & Poli - ANSA.it
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  2. #12
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    Solidarieta'!
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  3. #13
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    Gary Sick, Professore della Columbia University: "Senza l'Iran, l'Isis sarebbe giunto fino a Baghdad".



    Secondo quello che riporta l’Ansa, Gary Sick, il noto esperto di Medio Oriente e professore alla Columbia University - “in questi giorni in visita in Italia” e “che ha tenuto in questi giorni una conferenza alla Stampa estera di Roma” – ha dichiarato che ora “possiamo dire con qualche certezza che Assad ha vinto, anche se la guerra civile dovesse continuare ancora per anni".

    E con lui la Russia e l'Iran. Ed è sull’Iran che il professore della Columbia, dopo aver definito l'Arabia Saudita la potenza più destabilizzante, regala il commento più interessante: “Quanto all'Iran, il suo rafforzamento come potenza regionale in questi anni è stato anche il frutto degli interventi militari degli Usa in Afghanistan e in Iraq.” E ancora, sempre secondo la ricostruzione dell’Ansa: Senza Teheran "l'Isis sarebbe giunto fino a Baghdad".

    Gary Sick, Professore della Columbia University: "Senza l'Iran, l'Isis sarebbe giunto fino a Baghdad". - Siria e dintorni - L'Antidiplomatico
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  4. #14
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    L’Iran non negozia la propria Difesa: Comandante dell’IRGC




    Il Comandante in capo del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), Generale Mohammad Ali Jafari, afferma che l’Iran colloquia sul suo programma elettronucleare perché non aveva scopi difensivi. Il presidente francese Emmanuel Macron ha recentemente affermato che una nuova serie di criteri e un nuovo trattato dovrebbero essere negoziati con l’Iran per fermarne le attività balistiche. Parlando a una conferenza stampa sugli ultimi sviluppi in Medio Oriente, il Comandante in capo dell’IRGC ha respinto le dichiarazioni di Macron, affermando che tali osservazioni sono profondamente radicate nella sua ingenuità ed immaturità. Il Generale Jafari ha osservato che Macron presto capirà che i suoi tentativi di frenare il programma missilistico iraniano falliranno. “La Repubblica Islamica dell’Iran non siederà mai per negoziare sul suo programma missilistico. Il nostro governo è contrario a qualsiasi discussione sul programma missilistico e gli occidentali capiranno presto che i loro sforzi per intrattenere colloqui con l’Iran su questo tema non potranno mai realizzarsi“, dichiarava alla Fars News Agency. Il massimo comandante iraniano ha continuato dicendo che l’Iran distingue tra programma nucleare e missilistico. “L’Iran ha accettato di sostenere colloqui sul programma nucleare perché non fa parte della difesa del Paese, ma il programma missilistico è direttamente connesso con la nostra sicurezza e lo consideriamo non negoziabile“.
    Il dominio dello SIIL
    Faceva anche riferimento al completo sradicamento dello SIIL in Iraq e Siria dichiarando: “Oggi il dominio dello SIIL è finito e i terroristi hanno perso il controllo su un qualsiasi territorio, città o villaggio nella regione“. “Questo, tuttavia, non significa che il gruppo terroristico sia stato completamente distrutto“. Secondo il Generale Jafari, la sporadica presenza ideologica del gruppo raggiungerà diverse parti della regione e i terroristi appoggiati da Stati Uniti, Israele e i loro stessi capi si recheranno in vari Paesi. “Ciò significa che gli Stati regionali devono prepararsi ad insicurezza, attacchi suicidi e guerriglia in futuro“. Jafari dichiarava che i terroristi dello SIIL potrebbero riorganizzarsi in alcune parti della regione per riconquistare una città, ma “i loro tentativi sono disperati e inutili“. Altrove, il comandante iraniano affermava che nessuno può affermare che non ci sia più insicurezza nella regione, “perché la destabilizzazione è tra i compiti più facili per i terroristi e dovremmo prepararci a misure destabilizzanti del nemico“.
    Libano, il primo obiettivo di Israele
    Il Comandante in capo dell’IRGC si riferiva anche ad Hezbollah in Libano affermando che l’identità del movimento di Resistenza è profondamente radicata nelle sue armi. “L’identità di Hezbollah si è armata contro il nemico giurato della nazione libanese Israele, perché il Libano ne è il primo obiettivo“. Dichiarava ancora una volta che ogni nuova guerra nella regione spazzerà via Israele dalla mappa politica della regione e aggiungeva che gli israeliani hanno visto solo parte delle capacità militari di Hezbollah nelle guerre dei 33 giorni e dei 22 giorni, e “la creazione dell’enorme Fronte della Resistenza negli anni passati autentica le nostre affermazioni sul futuro d’Israele“. Secondo Jafari, oggi tutti i membri del Fronte della Resistenza sono uniti e se un aderente viene coinvolto in una guerra con Israele, gli altri vi entreranno infliggendo una pesante sconfitta ad Israele.
    Speranza per un cessate il fuoco duraturo in Siria
    Il Comandante in Capo del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica ha anche espresso la speranza che il recente incontro trilaterale tra i presidenti di Iran, Russia e Turchia possa portare a un cessate il fuoco stabile in Siria. Ed ha anche detto che l’IRGC e la nazione iraniana sono pronti a contribuire alla ricostruzione della Siria e che al governo siriano spetta decidere quali Stati parteciperanno alla ricostruzione. “Abbiamo già avuto colloqui preliminari con il governo siriano in questo campo e sono in corso accordi per la partecipazione dell’Iran“.
    Forza di mobilitazione, elemento chiave degli ultimi successi regionali
    Congratulandosi con la nazione iraniana sull’avvio della forza Basij (forza di mobilitazione) dell’Iran, Jafari affermava che le forze volontarie hanno svolto un ruolo chiave nelle recenti vittorie nella regione. “Molti Paesi regionali si sono ispirati alla Basij e agli 8 anni di resistenza della nazione iraniana durante la Guerra Imposta“, affermava. La Basij fu fondata nei primi anni della rivoluzione islamica per ordine del defunto fondatore della Repubblica Islamica Ayatollah Khomeini. “Oggi vediamo che il movimento libanese Hezbollah che difende il Paese contro Israele, è la Basij del Libano“, affermava. Il comandante iraniano continuava che se non fosse stato per la Basij della Siria, il Paese sarebbe stato disintegrato e non ci sarebbe stata una Siria. Fece anche riferimento all’esperienza irachena affermando che le unità di mobilitazione popolari, costituite in seguito all’appello del massimo religioso sciita, Ayatollah Sistani, alla difesa nazionale contro lo SIIL, hanno svolto un ruolo chiave nelle grandi vittorie dell’Esercito iracheno nella lotta ai terroristi.
    Lo SIIL minaccia l’Islam
    Altrove il Comandante in capo dell’IRGC osservava l’avvertimento del leader della rivoluzione islamica, Ayatollah Seyyed Ali Khamenei, a non trascurare i nuovi complotti dei nemici dichiarando “come ha detto il leader l’ultima vittoria ha messo fine al dominio dello SIIL”. Osservando che ciò non significa che il gruppo sia stato completamente sradicato. “Lo SIIL rimane attivo in piccoli gruppi clandestini in vari Paesi, come l’Afghanistan. È una minaccia per l’Islam. Quindi, dobbiamo mettere la lotta al gruppo in cima alle nostre priorità“. Jafari affermava che la sconfitta dello SIIL nella regione non significa che la minaccia al Fronte della Resistenza sia finita perché, “la lotta contro i burattini delle potenze arroganti continua“, aggiungendo che alcuni complotti dei nemici, come la secessione della Regione del Kurdistan iracheno, sono stati sventati, ma non resteranno inoperosi e “dobbiamo prepararci ad ulteriori cospirazioni“.
    L’Iran non cerca il confronto con l’Arabia Saudita
    Jafari osservava che l’Iran non cerca lo scontro con l’Arabia Saudita. “Consideriamo Stati Uniti ed Israele nostri principali nemici e non cerchiamo di essere coinvolti in alcuna guerra con i loro burattini“. Il comandante iraniano continuava affermando che le politiche di auto-limitazione dell’Iran verso l’Arabia Saudita dovrebbero essere viste in questo contesto. “Non ci piace essere coinvolti in uno scontro diretto con l’Arabia Saudita e raccomandiamo a non ostacolare il Fronte della Resistenza della rivoluzione islamica, altrimenti sarà colpiti dalle nostre faretre di guerra“.
    I nemici devono riprendere i loro sensi
    Il Comandante dell’IRGC prometteva che la Repubblica islamica dell’Iran schiaccerà i nemici. “Quindi, devono finirla con la loro animosità verso i musulmani e riprendere i propri sensi“. Ancir volta si congratulava con la nazione iraniana per la sconfitta dell’erede dello SIIL in Iraq e in Siria, affermando che la Basij sostiene sempre la nazione iraniana nella lotta ai complotti contro la sicurezza, nonché calunnie naturali e innaturali. Jafari si riferiva anche alle dichiarazioni del leader iraniano sull’appello agli iraniani di tutti i ceti sociali ad aderire alla Basiji e affermava che oltre un terzo del popolo iraniano aderisce alla Basij e chi non è ufficialmente registrato “può svolgere il proprio ruolo in vari campi perché la Basij è stata creata per prestare servizio al popolo“.

    https://aurorasito.wordpress.com/201...ante-dellirgc/
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  5. #15
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    Nuove mosse USA: la guerra con l’Iran potrebbe essere molto più vicina di quanto pensiamo

    Gli Stati Uniti non intendono terminare o addirittura ridurre la propria presenza militare in Iraq (così come la Siria) dopo la sconfitta dello Stato islamico. Washington sta progettando di trasformare l’Iraq in un grande teatro di confronto con l’Iran. Ci sono segnali che una guerra con l’Iran potrebbe essere molto più vicina di quanto pensiamo.

    Il direttore della CIA, Mike Pompeo, un funzionario noto per la sua strenua opposizione all'Iran, ha avvertito Teheran che gli Stati Uniti lo ritengono responsabile di ogni attacco che dovesse condurre contro gli interessi americani. Sabato, 2 dicembre, in una tribuna della difesa presso la Fondazione presidenziale e l'Istituto di Ronald Reagan a Simi Valley, in California, Pompeo ha riferito di aver inviato la lettera al generale Qassem Suleimani, un leader di Corpi della Guardia rivoluzionaria islamica dell'Iran e Quds d'élite.

    "Quello che gli stavamo comunicando in quella lettera era che terremo conto di lui e dell'Iran… e che volevamo assicurarci che lui e la leadership dell'Iran lo capissero in un modo che fosse ben chiaro", ha spiegato il direttore della CIA.

    Secondo Pompeo, il messaggio è stato inviato dopo che l'alto comandante militare iraniano aveva indicato che le forze sotto il suo controllo potevano attaccare le forze statunitensi in Iraq. Non ha specificato la data.

    "Devi solo guardare alle ultime settimane e agli sforzi degli iraniani di esercitare influenza ora nel nord dell'Iraq, oltre ad altri luoghi in Iraq, per vedere che gli sforzi iraniani per essere il potere egemonico in tutto il Medio Oriente continuano ad aumentare", ha notato.

    Pompeo ha anche affermato che l'Arabia Saudita è cresciuta sempre più disposta a condividere l'intelligence con altre nazioni del Medio Oriente riguardo all'Iran e all'estremismo sciita.

    Secondo il Basnews curdo, le forze statunitensi su larga scala arrivarono alla base Kaywan-K1 ad ovest di Kirkuk il 28 novembre per dividersi in due contingenti. Diverse centinaia di militari rimasero sulla base. Un altro contingente si diresse verso est il 1 dicembre verso Tuz Khumatu nell'Iraq orientale e prese il controllo dell'aeroporto militare di Siddiq a 35 km ad ovest. Tuz Khumatu si trova 100 km a ovest del confine iracheno-iraniano e 163 km a nord di Baghdad. Le forze americane non sono mai state schierate così vicino al confine iraniano dall'invasione statunitense dell'Iraq del 2003.

    A metà novembre, diverse centinaia di Marines degli Stati Uniti sono stati segnalati per dedicarsi alla costruzione di una nuova base nell'Iraq occidentale, a circa 20 km dalla città strategica Anbar provincia di Al Qaim, che era stata catturata dallo Stato islamico. Evidentemente, la mossa fa parte del piano statunitense per impedire la creazione di un corridoio siriano-iracheno dall'Iran.

    A metà ottobre, il governo iracheno ha permesso alle forze sciite filo-iraniane di catturare Kirkuk e i suoi giacimenti petroliferi dai curdi. Gli Stati Uniti non sono contenti delle prospettive di un controllo iraniano stabilito sul petrolio dell'Iraq settentrionale. Il 22 ottobre il segretario di Stato Rex Tillerson ha detto che era tempo che i consiglieri militari e combattenti iraniani "tornassero a casa e consentissero al popolo iracheno di riprendere il controllo". Teheran supporta ampie parti delle Unità di mobilitazione popolare (PMU), composte principalmente da milizie sciite, sia militarmente che finanziariamente. Ma queste forze hanno attraversato un processo di legittimazione dallo stato, diventando parte delle forze di sicurezza irachene. Il loro status e attività sono un affare interno iracheno.
    La dichiarazione di Tillerson è stata seguita dal Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, HR McMaster, che in un'intervista del 25 ottobre ha affermato che è possibile contenere l'influenza dell'Iran in Medio Oriente e che un Iraq forte farà parte di questo contenimento. (Gli USA non comprendono i profondi legami religiosi, storici e culturali che legano l'Iraq con l'Iran).

    Coincidenza o no, le forze americane sono state dispiegate vicino al confine iraniano e, quasi allo stesso tempo, Israele ha attuato un attacco aereo (Dec.2) al dell'esercito siriano 91 st Brigata HQ, al di fuori di al-Kiswah — 14 km a sud ovest di Damasco, dove un presunto incontro dei capi della milizia sciita filo-iraniana stavano avendo luogo. Il 10 novembre, la BBC ha diffuso un rapporto secondo cui l'Iran stava "costruendo una base militare permanente in Siria". I leader israeliani hanno giurato di impedire all'Iran di stabilire basi permanenti.
    43 membri del Congresso hanno inviato una lettera datata 14 novembre al Segretario di Stato Rex Tillerson per chiedere un cambio di strategia in Siria. Secondo i legislatori, "Una strategia per la Siria che include come gli Stati Uniti pianificano di impedire all'Iran di prendere piede su Israele e Giordania e di bloccare le esportazioni di armi iraniane verso Hezbollah".

    Un altro componente essenziale della strategia anti-Iran degli Stati Uniti è la promozione dei legami saudita-iracheni. Un incontro tra il primo ministro iracheno Haider al-Abadi e il re saudita Salman bin Abdul-Aziz Al Saud ha avuto luogo con la benedizione degli Stati Uniti quando il segretario di Stato americano Rex Tillerson ha partecipato al lancio del Consiglio di coordinamento. La summenzionata dichiarazione di Tillerson (22 ottobre) è stata fatta durante l'incontro con il ministro degli esteri dell'Arabia Saudita, Adel al-Jubeir. Il ritorno degli Stati Uniti al centro della scena irachena per sfidare l'influenza regionale dell'Iran darà molto vigore all'alleanza degli Stati Uniti con l'Arabia Saudita.

    L'Arabia Saudita sta cercando alleanze che possano consolidare la sua presenza in Iraq. Le visite ad alto livello degli iracheni a Jeddah e Riyadh sono aumentate negli ultimi tempi a livello diplomatico, economico e militare. Riyadh ha anche aumentato la sua partecipazione a forum economici internazionali a Baghdad, contando 60 aziende che parteciparono alla Fiera Internazionale di Baghdad. Quest'estate, Moktada al-Sadr, leader del movimento sadico, che rappresenta milioni di poveri musulmani sciiti a Baghdad e in tutto il sud dell'Iraq, ha fatto visita in Arabia Saudita. Ha anche visitato gli Emirati Arabi Uniti, un altro stato sunnita che si oppone all'Iran.
    La presenza militare statunitense in Iran è diretta a impedire l'insediamento da parte dell'Iran di un collegamento terrestre con il Mediterraneo attraverso Iraq, Siria e Libano, a rafforzare il suo ruolo nell'insediamento siriano, condurre operazioni segrete transfrontaliere per destabilizzare il governo di Teheran e mantenere in scena aree per schierare rinforzi in caso di guerra. Ci sono segnali che una campagna coordinata per il ritiro dell'Iran è in corso. La possibilità di una guerra contro l'Iran è cresciuta immensamente negli ultimi giorni.

    Fonte: https://www.controinformazione.info

    L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.

    https://it.sputniknews.com/punti_di_...Iran-USA-Iraq/
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  6. #16
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    NYT: Gli Stati Uniti accusano l'Iran di violazioni sullo Yemen ma le prove non sono sufficienti



    Gli Stati Uniti non hanno mai presentato prove sufficienti sul presunto sostegno dell'Iran al movimento popolare yemenita Ansarollah, dicono gli esperti militari statunitensi, citati da quotidiano, 'The New York Times.

    "L'amministrazione (del presidente degli Stati Uniti) Donald Trump ha tentato oggi di afffermare che l'Iran abbia violato un accordo internazionale per limitare il commercio di armi, ma i funzionari statunitensi non hanno portato la prova che dimostri le accuse", si legge sul quotidiano statunitense 'The New York Times'.

    Il quotidiano statunitense, in particolare, si riferiva alla scena dell'ambasciatrice degli Stati Uniti allONU, Nikki Haley, che ha lanciato invettive contro il paese persiano, "di fronte a parti di quello che i funzionari della difesa hanno riferito essere i missili di fabbricazione iraniana Qiam", tra cui uno che è stato lanciato dallo Yemen contro Arabia Saudita il 4 novembre scorso.

    Alla domanda sull'accordo che ha violato l'Iran, Haley ha risposto citando la risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) adottata nel 2015, che vieta il paese persiano di esportare armi in grado di trasportare una testata nucleare.

    Tuttavia, il quotidiano osserva che Jeffrey Lewis, direttore del programma di non proliferazione dell'Asia orientale del Middlebury Institute of International Studies in California, ha affermato che "nessuna" delle armi mostrate è in grado di trasportare testate nucleari.

    Il New York Times mette in risalto quindi come le prove che Haley ha mostrato alla base congiunta di Anacostia-Bolling (JBAB) a Washington - quattro armi consegnate agli Stati Uniti dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti (EAU) - "sono venute meno" per sostenere l'argomentazione.

    Il quotidiano, citando Haley, sostiene che le armi esposte erano state "declassificate" dal Dipartimento della Difesa del paese (il Pentagono) in modo che l'amministrazione Trump potesse allineare altri paesi contro l'Iran. Senza specificare ciò che veramente cercano alla Casa Bianca, la diplomatica ha promesso la formazione di una coalizione contro l'Iran per "quello che stanno facendo".

    Questo accade mentre le autorità della Difesa degli Stati Uniti "non possono" dire quando le armi in questione sono state consegnate ai combattenti yemeniti, conclude il NYT.

    NYT: Gli Stati Uniti accusano l'Iran di violazioni sullo Yemen ma le prove non sono sufficienti - World Affairs - L'Antidiplomatico
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  7. #17
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    L'Analisi di Alberto Negri - "Iran e Arabia Saudita arriveranno allo scontro?"



    di Alberto Negri* - Ispionline



    Iran e Arabia Saudita arriveranno allo scontro? Sì, ma ancora per procura. L’Arabia Saudita non è in grado di condurre direttamente una guerra contro l’Iran e nel caso accadesse può farlo soltanto con il decisivo sostegno americano. E questo nonostante le spese di Riad per la difesa siano state nel 2016 di circa 64 miliardi di dollari e quelle iraniane di 12. Anche i dati dell’economia sono nettamente a favore dei sauditi che vantano un Pil di 650 miliardi di dollari mentre gli iraniani intorno ai 400 miliardi di dollari. Per non parlare della produzione petrolifera: quella saudita è più che doppia rispetto a quella iraniana. Il confronto tra le due economie può diventare ulteriormente penalizzante per l’Iran se gli americani decidessero di imporre nuove sanzioni a Teheran.


    I dati sulla potenza militare pendono dal lato iraniano per numero di soldati e in alcuni settori, ma i sauditi possono contare su un arsenale tecnologicamente più avanzato. Eppure i sauditi, che pure godono dell’appoggio aereo degli americani, non riescono neppure a battere la resistenza degli Houthi sciiti zayditi dello Yemen che di recente non solo hanno lanciato un missile vicino a Riad, con il probabile aiuto degli Hezbollah libanesi come addestratori, ma hanno sanguinosamente sfidato Riyadh facendo fuori immediatamente l’ex alleato ed ex presidente Abdullah Saleh quando ha annunciato di volere aprire negoziati con l’Arabia Saudita.






    La guerra tra Riad e Teheran resta quindi sempre una guerra per procura e si potrebbe dire anche per fortuna: basti pensare a cosa potrebbe significare in termini di rifornimenti petroliferi sui mercati vedere in fiamme i terminal del Golfo.

    Lo scontro, cominciato con lo scisma tra sciiti e sunniti originato della battaglia di Kerbala nel 680, risale in tempi più recenti al 1979, anno della rivoluzione iraniana che con l’Imam Khomeini non solo spazzò via l'effimero impero dello Shah ma fece tremare anche le monarchie assolute del Golfo. Per contrastare la repubblica islamica, l’Arabia Saudita e gli emiri del Golfo finanziarono la guerra di Saddam Hussein contro l’Iran: 50-60 miliardi di dollari vennero inutilmente bruciati nelle paludi dello Shatt el Arab insieme a un milione di morti. Teheran per quella guerra durata otto anni non ha mai perdonato i sauditi: era questa un’altra puntata del secolare conflitto tra arabi e persiani.


    Lo scontro è una rivalità di potenza per il controllo del Golfo ma è anche ideologico-religioso per l’influenza nel mondo musulmano. Con la sua teocrazia Khomeini ha realizzato una repubblica dove sia pure in modo assai controllato e manovrato dall’alto si svolgono elezioni da 37 anni mentre l’Arabia Saudita è una monarchia assoluta in pugno a una dinastia familiare con cinquemila prìncipi del sangue che rivendica il titolo di Custode della Mecca e della Medina.


    I due sistemi sono antitetici e per gli sciiti il fondamentalismo wahabita è diventato un termine usato come insulto: “takfiri” per Teheran sono i sauditi ma anche i jihadisti dell'Isis. A loro volta i sauditi sono soliti denigrare gli sciiti come miscredenti. La scontro ha quindi assunto una connotazione marcatamente settaria che ovviamente non facilita gli accordi.


    Dopo la guerra irachena nel Golfo per l’occupazione del Kuwait, i rapporti tra i due paesi erano migliorati durante la presidenza di Hashemi Rafsanjani ma le tensioni sono riesplose con la caduta di Saddam nel 2003 e l’occupazione americana dell’Iraq. Questo è stato vissuto dai sauditi come un tradimento degli americani che hanno assegnato il potere alla maggioranza sciita emarginando i sunniti che prima controllavano la Mesopotamia ed enormi risorse energetiche. È stato così che l’Iran ha esteso la sua influenza tra gli sciiti dell’Iraq mettendo in agitazione il fronte sunnita e i sauditi che hanno sostenuto al Qaeda, il Califfato, Jabhat al-Nusra e altri gruppi jihadisti in funzione anti-iraniana e anti-Assad.


    L’idea dei sauditi era quella di spezzare la cosiddetta Mezzaluna sciita tra Teheran-Baghdad-Damasco e gli Hezbollah libanesi: un asse strategico che dall’arco del Golfo, attraverso la Mesopotamia, arriva fino al Mediterraneo.


    Questo è il motivo strategico per cui gli iraniani considerano le loro frontiere reali mille chilometri più avanti rispetto a quelle ufficiali sullo Shatt el-Arab, come ha del resto dichiarato pubblicamente il generale Qassem Soleimani


    La guerra in Siria e la campagna saudita in Yemen contro gli Houthi sciiti sono gli ultimi due capitoli del faccia a faccia tra iraniani e sauditi. In Siria l’Iran vuole mantenere al potere Assad e ora, dopo l’intervento militare della Russia, ha accentuato la sua presenza con l’esercito regolare e i Pasdaran, le Guardie della Rivoluzione. Riad continua a insistere perché Assad venga sbalzato dal potere ma di fatto, insieme alla Turchia e al fronte sunnita, ha perso questa guerra mentre non riesce a vincere neppure quella nel “cortile di casa”, in Yemen, una sorta di Vietnam arabo.


    Per questo lo scontro si è fatto ancora più acceso: vincerà non solo chi ha più risorse, tenuta e alleati ma chi saprà attuare la strategia più sofisticata e lungimirante.


    *Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore

    L'Analisi di Alberto Negri - "Iran e Arabia Saudita arriveranno allo scontro?" - World Affairs - L'Antidiplomatico
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    Predefinito Re: Osservatorio Iran

    Almeno tre persone sono state uccise e diverse altre ferite quando agenti della Guardia Rivoluzionaria hanno sparato per disperdere una manifestazione di protesta nella città di Doraud, nella provincia di Loerstan, nell'Iran centrale. Lo riferisce al Arabiya online, mentre altre fonti locali parlano di sei morti. Siti web dell'opposizione, scrive ancora al Arabiya, stanno pubblicando online filmati in cui si vedono migliaia di persone che partecipano a manifestazioni di protesta notturne.

    "Il governo iraniano dovrebbe rispettare i diritti del suo popolo, incluso quello di espressione. Il mondo sta guardando". Lo scrive in tweet la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, in merito alle manifestazioni degli ultimi giorni in Iran. Tweet poi ripostato dal presidente Donald Trump. Ci sono notizie di "proteste pacifiche dei cittadini iraniani stufi della corruzione del regime e dello sperpero di ricchezze nazionali per finanziare il terrorismo all'estero", aggiunge la portavoce.


    In Iran la Guardia Rivoluzionaria spara sui manifestanti, tre morti - Medio Oriente - ANSA.it

    Adesso gli americani fanno lezioni agli altri su cortei, scontri e polizia che ferisce, ROBA DA NON CREDERE!
    TIOCFAIDH ÁR LÁ
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    革命无罪,造反有理

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    Predefinito tentativo di rivoluzione colorata in Iran ?

    Iran, nuovi scontri con vittime. Prese d'assalto stazioni polizia e basi militari. Rouhani: "Nemici ispirano proteste" - Repubblica.it

    TEHERAN - Non si placano le violenze in Iran neppure dopo l'appello alla calma lanciato domenica dal presidente Hassan Rouhani: la repressione del governo, che ha già arrestato centinaia di manifestanti e oscurato i social network, continua con il "pugno di ferro". Le vittime dall'inizio delle proteste sono dodici e gli arresti centinaia. I manifestanti hanno assaltato stazioni di polizia e basi militari. L'escalation della tensione nella regione è seguita da Donald Trump che coglie l'occasione per attaccare.

    • TRUMP: "IRAN STA FALLENDO A TUTTI I LIVELLI"
    L'Iran "sta fallendo a tutti i livelli nonostante il terribile accordo fatto con l'amministrazione Obama. Il grande popolo iraniano è represso da molti anni. Sono affamati di cibo e di libertà. Insieme ai diritti umani, la ricchezza dell'Iran viene saccheggiata. Tempo di cambiare!". Lo scrive su Twitter il presidente Usa Donald Trump. In un altro tweet, il presidente Usa aveva attaccato l'Iran per aver oscurato alcuni social network. "Lo Stato numero uno del terrore che sponsorizza numerose violazioni dei diritti umani, ha ora chiuso Internet in modo che i manifestanti pacifici non possano comunicare".

    18h

    Donald J. Trump

    @realDonaldTrump
    What a year it’s been, and we're just getting started. Together, we are MAKING AMERICA GREAT AGAIN! Happy New Year!! pic.twitter.com/qsMNyN1UJG


    Donald J. Trump

    @realDonaldTrump
    Iran is failing at every level despite the terrible deal made with them by the Obama Administration. The great Iranian people have been repressed for many years. They are hungry for food & for freedom. Along with human rights, the wealth of Iran is being looted. TIME FOR CHANGE!

    13:44 - 1 gen 2018
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    • L'ESCALATION DELLA VIOLENZA, ANCORA VITTIME E ARRESTI
    Dopo le vittime registrate negli ultimi giorni, domenica sera - per la quarta notte consecutiva - ci sono stati nuovi disordini: altre quattro persone sono rimaste uccise e decine ferite durante le proteste antigovernative a Izeh, una città nella provincia di Khuzestan nel sudovest dell'Iran. Il bilancio degli incidenti di domenica nelle varie manifestazioni era stato di due morti nella città di Dorud e di cento arresti e di 12 feriti tra gli agenti di polizia ad Arak, a sud di Teheran.

    • ROUHANI: "DISORDINI ISPIRATI DA NOSTRI NEMICI"
    Dopo gli ultimi disordini, Rouhani è tornato a parlare sulle proteste anti-governative degli ultimi giorni in Iran nel corso di un incontro con i responsabili delle commissioni parlamentari. Se domenica aveva giustificato il diritto della gente alla protesta, questa volta se l'è presa con chi a suo dire fomenta i disordini. Il presidente iraniano ha detto che sono i nemici di Teheran, i Paesi che non hanno tollerato il successo dell'Iran nell'accordo nucleare e nella regione, a incoraggiare e spingere le persone a protestare. "Il nostro progresso per loro era intollerabile, il nostro successo nel mondo della politica rispetto agli Stati Uniti e al regime sionista (Israele), era per loro intollerabile".

    "Le critiche e le proteste sono un'opportunità, non una minaccia" ha dichiarato Rouhani che poi ha minimizzato la portata delle manifestazioni, definendole "niente". "La nazione stessa - ha aggiunto - risponderà a rivoltosi e delinquenti affrontando questa minoranza che urla slogan contro la legge e insulta la santità ed i valori della rivoluzione".

    • CASA BIANCA: "GOVERNO ASCOLTI VOCE DEL POPOLO"
    Su quanto sta avvenendo in Iran si è espressa anche la Casa Bianca che ha invitato il governo ad ascoltare le voci del popolo iraniano. Nel Paese, da quattro giorni, migliaia di persone scendono in piazza in molte città per protestare contro la corruzione, l'aumento del costo della vita, la disoccupazione, e la mancanza di trasparenza del governo. Presa di mira in particolare la casta religiosa accusata di arricchirsi mentre la popolazione vive di stenti.

    "Sosteniamo il diritto del popolo ad esprimersi pacificamente", si legge in una nota della Casa Bianca, che già due giorni fa aveva esortato il governo di Teheran "a rispettare i diritti" dei manifestanti ("Il mondo vi guarda", aveva twittato Donald Trump). "Incoraggiamo tutte le parti - dice ancora la nota di Washington - a proteggere questo diritto fondamentale all'espressione pacifica e ad evitare qualsiasi azione che contribuisca alla censura".

  10. #20
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    Predefinito Re: tentativo di rivoluzione colorata in Iran ?

    Concordo con Rohuani.
    La Casa Bianca dovrebbe solo tacere, e farebbe migliore figura.
    Comunque ancora nulla in confronto al tentativo color Soros del 2009.
    "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli"- Lenin
    "Solo i ricchi possono permettersi il lusso di non avere Patria."- Ledesma Ramos
    "O siamo un Popolo rivoluzionario o cesseremo di essere un popolo libero" - Niekisch

 

 
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