Originariamente Scritto da
primahyadum
Visto che nessuno qui è in grado di essere serio, propongo altri scritti sufi...
"Dovunque ti trovi, in adorazione
o nella vita ordinaria, contempla Dio
in ciò che mangi,
ciò che bevi, in colei che sposi,
sii sempre consapevole che
Lui è sia il Contemplato sia il Contemplatore."
- Abd Al-Kader
Qui risalta nettissima l'identità suprema dell'UNO metafisico. Egli è in tutto. Egli E' tutto. E' soggetto e oggetto al tempo stesso. Egli contempla sè stesso, e così tu non puoi uscire dalla contemplazione del divino, sia che tu osservi l'oggetto che te stesso, poichè tu e Lui siete la stessa cosa, nell'annullamento di ogni ipostasi creativa.
Queste sono vette metafisiche. Sia nella teoria che nell'esperienza.
Esperienza che Jalaluddin Rumi descrive in questi termini:
"Che cosa farò, musulmani?
Non mi riconosco più.....
Io non sono né cristiano né ebreo,
né magio né musulmano.
Io non sono dell'Est né dell'Ovest,
né della terra né del mare.
Io non provengo dalla miniera della natura
né dalle stelle orbitanti.
Io non sono della terra o dell'acqua,
del vento o del fuoco.
Io non sono dell'empireo
né della polvere su questo tappeto.
Io non sono del profondo né dell'oltre.
io non sono dell'India o della Cina,
di Bulghar o di Saqsin.
Io non sono del regno dell'Iraq
né della terra del Khorasan.
Io non sono di questo mondo né dell'altro,
non del cielo né del purgatorio.
Il mio luogo è il senza luogo,
la mia traccia è la non traccia.
Non è il corpo e non è l'anima,
perché appartengo all'anima del mio amore.
Ho riposto la dualità
e visto i due mondi come uno.
Uno io cerco, Uno conosco.
Uno io vedo, Uno chiamo.
Egli è il primo, egli è l'ultimo.
Egli è l'esterno, egli è l'interno.
Non conosco che Hu, nient'altro che lui.
Ebbro della coppa d'amore,
i due mondi mi scivolano dalle mani...."
Che altro dire per verbalizzare in qualche modo l'ebrezza divina appena toccata? Ogni appartenenza è svanita, ogni dualismo oltrepassato. No0n esiste nient'altro che l'UNO e la sua scoperta, la sua esperienza è semplicemente ubriacatura di gioia totale. Il mondo ha perduto la sua consistenza, ogni apparenza fallace, lasciando il posto a ciò che SOLO ha realtà.
A questo punto il sufi ammonisce:
"Nel mondo,
ma non del mondo."
Parole che leggiamo anche nell'evangelo cristiiano e che sono del tutto sottovalutate nel loro profondo significato. Poichè lasciarsi coinvolgere dal mondo con le sue dinamiche inesorabili è un attimo. Ed è quell'attimo, esattamente quell'attimo lunghissimo che crea la separazione dell'asceta dall'Amato metafisico, che nella molteplicità di ciò che non è reale si nasconde alla vista divenendo inaccessibile.
Ora ditemi: Dov'è il Corano in queste eccelse dimensioni? Cosa conta?
E così:
"Questi stolti eruditi, questi ladri e borsaioli:
usano ciò che hanno imparato per brigantaggio!!!
Ascoltatemi, signori del linguaggio:
è meglio colmare il vostro cuore di luce
piuttosto che di centomila parole;
quando tacete, siete l'eloquenza stessa;
quando aprite bocca, farfugliate sol bugie."
Hakim Sanai