D?Alema adesso rischia di perdere la guida delle fondazioni socialiste - La Stampa

Mentre gli altri leader litigano sulla legge elettorale, Massimo D’Alema è già in piena campagna elettorale. Non si tratta della sua pur probabile corsa alle prossime politiche, e neppure delle imminenti amministrative. D’Alema è in corsa per il rinnovo della presidenza della Feps, Foundation for European Progessive Studies, l’organizzazione che riunisce le fondazioni vicine ai partiti socialisti di tutta Europa. D’Alema è al timone dal 2010, in molte interviste lo definisce «il mio lavoro». Nel giugno 2016 è stato riconfermato alla guida all’unanimità da una platea che comprende i presidenti di tutte le fondazioni più alcuni esponenti del Pse e dei partiti collegati. Il 29 giugno a Bruxelles ci sarà l’assemblea generale che dovrà indicare il nuovo presidente. E per la prima volta da 7 anni la riconferma non è scontata. In cima alla lista delle criticità ci sono gli scontri dell’ultimo anno con il Pd, che è il riferimento italiano ufficiale del Pse: dal No al referendum fino alla scissione, la posizione di D’Alema, raccontano fonti Pd, «si è progressivamente indebolita». Il Pse infatti si era ufficialmente schierato per il Sì, e le scintille non sono mancate: «Il Pse dovrebbe farsi i fatti propri come Merkel e Jp Morgan», spiegò D’Alema lo scorso ottobre. Dopo la scissione il giudizio tranchant del segretario del Pse, il bulgaro Sergei Stanishev: «Totale slealtà, un errore storico». Poi sono seguite le frizioni con i socialisti francesi per un altro colloquio in cui l’ex premier ha lodato la performance di Jean-Luc Melenchon alle presidenziali.

Il presidente di Italianieuropei, una delle fondazioni aderenti alla Feps, in queste settimane è in giro per l’Europa per rinsaldare rapporti e, come spiegano alcuni suoi amici, «fare campagna in vista del voto del 29 giugno». Repubblica Ceca, Grecia, Germania: l’agenda è fitta. Il Pd è rappresentato nella Feps da Eyu, fondazione che fa capo al renzianissimo Francesco Bonifazi, iscritta da alcuni mesi nonostante i dubbi del presidente D’Alema che l’ha bollata come «la fondazione di Renzi». Il gelo del Pd sulla ricandidatura di D’Alema è palpabile, ma nessuno ha preso ufficialmente posizione contro. Il capogruppo socialista all’Europarlamento Gianni Pittella ha confidato di voler restare fuori dalla partita. Neutrale. Altre fonti dem però spiegano che «dopo vari anni è naturale che quella posizioni tocchi a un altro Paese». Forse alla Svezia. Per ora, nomi di potenziali competitor di uguale esperienza non ne sono emersi. E questo è un punto a vantaggio di D’Alema. Ma anche tra i suoi amici il dubbio si è fatto certezza: «Renzi farà di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote».