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  1. #1
    INVICTIS VICTI VICTURI
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    Predefinito La civiltà dell'Onore contro la civiltà del Peccato

    Sono riuscito a recuperare due articoli scritti sulla vecchia POL dal Gentile Frumentarius.
    I link sono morti quindi riporto solo i testi.




    Crollo del Mondo Antico: l'uccisione del CAESAR IVLIANVS
    Anno 363 d.C. - E' la vera data della Fine dell'Impero Romano e dell'Antichità.

    Nonostante i devastanti effetti della sua politica violenta opportunista e dissolutrice, il soldataccio illirico conosciuto come imperatore Kostantino ( "il Grande") non aveva tecnicamente rinunciato alla carica di Pontefice Massimo, e quindi di massimo Ierofante pagano e garante della Pax Deorum su cui si poggiava senza eccezione alcuna lo stato Romano, ed incaricato della tutela della Molteplicità delle Tradizioni Religiose del mondo antico.

    E cosi' per tutta la Dinastia Kostantiniana fino all'avvento di Giuliano l'Illuminato denominato 'Apostata' dai cristiani.

    Giuliano fu l'ultimo imperatore 'pagano'. Quindi l'ultimo imperatore nel vero senso della parola.

    Dopo di lui, tale Gioviano acquisiva la carica di imperatore, RINUNCIANDO ALLA CARICA DI PONTEFICE MASSIMO e di fatto rimettendo ogni Connessione con gli Dei al Senato della Città di Roma ( Kostantinopoli di fatto era già la vera capitale) che non aveva ormai nessun potere politico o legislativo.

    Non poteva esistere nessuno Stato Romano senza gli Dei, e quindi lo Stato Romano Legittimo è sparito CARSICAMENTE assieme a Giuliano.

    Giuliano, acclamato Imperatore pochi anni prima dalle truppe Galliche pagane stabilite in Germania e vittoriose a protezione del Limes reniano.

    Morì durante una formidabile campagna contro i Persiani Sassanidi.

    Verso la fine dell'ennesima battaglia vincente sotto Ctesifonte, dopo ripetute vittorie, una lancia lo colpì mentre combatteva senza corazza.

    Non si seppe mai 'ufficialmente' chi fu a lanciare il ferro mortale.

    Sicuramente non furono i Persiani, che non rivendicarono mai la sua morte. Il successore di Giuliano fu un cristiano...

    In effetti, dopo la cancellazione delle ultime resistenze pagane, qualcuno la sua morte la rivendicò : A titolo di santità veniva elevato tale (ironia dell'appropriazione) Mercurio di Cappadocia, il quale, soldato 'romano' aveva avuto il merito di Tradire il suo Comandante ( e massimo sacerdote della Paganità nonchè devoto di Elios-Belenos) che combatteva in prima linea ed ucciderlo a tradimento.



    Era stato proprio "San Mercurio", che nelle raffigurazioni appariva in veste di soldato, a usare la sua lancia, per ordine divino, contro l'Imperatore gentile!

    Evidentemente l'Onore e la lealtà ormai non avevano più posto nel mondo, se una persona veniva elevata agli altari per aver ucciso a tradimento il proprio coraggioso condottiero.

    Ma del resto non ci vuole molto, basta eleggere ad ANTICRISTO qualcuno.. per giustificare qualsiasi cosa contro di lui..

    Il Terrore per il Disonore, per la vergogna ha ormai ceduto il posto alla Cultura della Colpa e del Peccato in senso univoco e partigiano.

    Se uccidi il pagano ogni preteso peccato di assassinio e tradimento diviene sinonimo di santità.. :

    La felice distinzione fu introdotta alla fine degli anni Trenta dall’antropologa americana Margaret Mead.

    Come il termine stesso indica, nel primo tipo di civiltà il valore fondamentale è quello di ‘Onore’, che implica un nesso intimo, diretto con l’ambiente sociale in cui la persona si situa.

    L’Onore comporta un modo particolare di rapportarsi alla comunità cui si appartiene, una relazione qualitativa che investe tutto il ceppo familiare del membro, e addirittura la cerchia di chi gli è vincolato da legami di amicizia, affetto e simili.

    Ne deriva che è sufficiente una mancanza nei riguardi del gruppo, perché il trasgressore possa disonorare il proprio Nome e di conseguenza quello del proprio gruppo familiare, coinvolgendo così negativamente anche ‘estranei’ , per vari motivi vincolati al soggetto della trasgressione e al suo gruppo di appartenenza.

    In questo tipo di Civiltà, dunque, la massima pena per il membro consiste nel venire estromesso dalla vita della comunità, nella perdita di reputazione: parafrasando il Nietzsche di Al di là del bene e del male («Sentenze e intermezzi», 183), la comunità è scossa non tanto dal fatto che uno dei suoi membri abbia potuto ingannarla, quanto dal fatto che ora essa non potrà più credergli.

    La cultura così contrassegnata è propria dei Greci, dei Latini, dei Celti, degli Scandinavi, degli Ario-Indù — ovvero del complesso delle genti indoeuropee. (Propria, ma non esclusiva: si pensi, nell’area estremo-orientale, alla civiltà giapponese e al valore sommo che in questa rivela la polarità ‘onore-vergogna’).

    Le «culture della vergogna» si contrappongono radicalmente alle «culture della colpa», nelle quali l’‘impressione’, il sentimento basilare sotteso alla struttura della società è appunto quello di ‘colpa o peccato’.

    Ma si badi: colpa non tanto nei confronti della Comunità, bensì nei confronti di una entità suprema ( o Ideologia Politica n.d.Arcanus) da cui si suppone discendano norme rigidamente Dogmatiche, tradotte in precetti "morali".

    Da questa ‘emozione della colpa’ nasce la categoria mentale-morale di ‘Peccato’, connessa al convincimento dell’ineluttabilità di sanzioni, eseguibili sia nel presente che in una vita ultraterrena.

    Com’è noto, questa interiorizzazione della mancanza viene istituzionalizzata (dopo essere stata, in un certo senso, ipostatizzata) nelle religioni monoteistiche e nelle ideologie politiche totalitarie e materialistiche.

    Quindi non importa più il rispetto dell'etica intesa come il rispetto del proprio posto in un Clan, in un Popolo, in un 'Impero', in una Natura, in un Universo, ma l'obbedienza cieca ai dettami di un qualcosa di esterno che determina ciò che è assolutamente Bene (gli interessi dell'ideologia o della religione)e ciò che è il "Male Assoluto" ( le altre religioni ed ideologie).

    Per i nostri Padri e le nostre Madri originari, il Disonore era massimamente da fuggire.

    "interdicono i sacrifici: pena presso i Galli rarissima; ché coloro che sono interdetti sono considerati empi o scellerati: tutti li fuggono, evitando di incontrarli e di parlare loro, per non partecipare del loro disonore; né si rende loro giustizia, né essi sono fatti partecipi di alcun Onore."
    C.Giulio Cesare : De bello Gallico - I costumi dei Galli.

  2. #2
    INVICTIS VICTI VICTURI
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    Predefinito Riferimento: La civiltà dell'Onore contro la civiltà del Peccato

    Identikit di questo Imperatore definito "Anticristo"
    Flavius Claudius Julianus nacque nel 332 a Costantinopoli.



    Il padre era Giulio Costanzo, fratellastro dell'imperatore Kostantino. Giulio Costanzo e suo fratello Dalmazio erano figli di Costanzo Cloro, prefetto del pretorio dell'Augusto dell'Occidente Massimiano, e di Flavia Massima Teodora, la figlia di Massimiano. Kostantino era invece figlio di Costanzo Cloro e di Elena, figlia dei proprietari di una stazione di cambio. Elena era stata ripudiata quando Kostantino aveva deciso di sposare Teodora.

    Alla morte di Kostantino I, il 22 maggio del 337, i suoi figli Kostantino II, Kostanzo II e Kostante divennero i primi imperatori ufficialmente 'cristiani' .

    Immediatamente procedettero al massacro dei parenti discendenti da Teodora. I cugini Dalmazio il Giovane e Annibaliano, figli di Dalmazio, furono messi a morte. Anche gli zii Dalmazio e Giulio Costante furono uccisi. Si salvarono i cugini Giuliano e Gallo, a causa della loro giovane età.

    A Nicomedia

    Nel 337 Giuliano, un bimbo di cinque anni, fu inviato in esilio a Nicomedia, in Anatolia, e venne affidato al vescovo Eusebio (?-342). A Nicomedia Giuliano conobbe Mardonio, di origine gota, che era stato tutore di sua madre Basilina. Mardonio era un cristiano che amava la letteratura classica.

    In Cappadocia

    Nel 342 Giuliano, un ragazzo di dieci anni, fu inviato a Macellum, una località nelle montagne della Cappadocia, sotto il controllo di Giorgio, vescovo di Cesarea, che aveva una ricca biblioteca con le opere dei filosofi neoplatonici. Anche il fratello Gallo venne inviato a Macellum.

    A Costantinopoli

    Nel 348 l'esilio ebbe termine. Gallo venne nominato Cesare dell'Oriente. Giuliano, sedicenne, potè trasferirsi a Costantinopoli per continuare i suoi studi con Nicola, un pagano, ed Ecebolio, un cristiano che finì per aderire al paganesimo, ma alla morte di Giuliano preferì ritornare al cristianesimo.

    Nei circoli neo-platonici

    Ma il comportamento di Giuliano diede adito a sospetti e venne rinviato in esilio a Nicomedia, dove insegnava il filosofo neoplatonico Libanio. Ecebolio tentò inutilmente di proibire a Giuliano lo studio della Filosofia e delle dottrine Iniziatiche.


    Giuliano si trasferì a Pergamo per studiare con il filosofo Edesio, il successore di Giamblico a capo della scuola neoplatonica. Conobbe Eusebio e Crisanzio, allievi di Edesio. Poì andò a Efeso per studiare con il filosofo e teurgo Massimo, che lo iniziò ai misteri del Dio Mitras.

    Giuliano cominciò a ricevere filosofi e poeti nella sua villa in Bitinia, ereditata dalla nonna materna. Il suo comportamento divenne nuovamente sospetto e il vescovo Ezio fu inviato a controllare la situazione.

    La morte di Gallo

    Nel 354 Gallo fu accusato di cospirazione e fu giustiziato a Milano nel novembre dello stesso anno.

    A Como

    L'imperatore Costanzo II sospettò anche di Giuliano, 22 anni, che venne imprigionato a Como. Liberato per intervento dell'imperatrice Eusebia, fu nuovamente arrestato sotto l'accusa di complotto con Silvano, comandante della Gallia.

    Ad Atene

    Di nuovo liberato per intervento di Eusebia fu confinato ad Atene, dove giunse nell'estate del 355. Venne accolto nella casa del filosofo Prisco. Ascoltò il cristiano Proaresio e il pagano Imerio. Ebbe come compagno di studi Gregorio di Nazianzo, futuro vescovo.

    Cesare

    Nell'autunno del 355 Eusebia convinse Costante II a conferire a Giuliano il titolo di Cesare (6 novembre 355) per intervenire in Gallia, sottoposta a frequenti attacchi da parte degli Alamanni, che ne avevano invaso parte del territorio.

    Costanzo diede in moglie a Giuliano sua sorella Elena.

    In Gallia

    In Gallia Giuliano potè portare con sé solo quattro collaboratori, tra cui il medico Oribasio, che scrisse una Enciclopedia di Medicina. Tutti gli altri accompagnatori erano spie di Costanzo II.

    Nel 356 Marcello, il comandante militare della Gallia fedele a Costanzo, iniziò la campagna per la riconquista di Colonia informando Giuliano solo dopo che le truppe si erano messe in marcia.

    Giuliano, con poche centinaia di cavalieri galloromani, attaccò e vinse i Germani nei pressi di Augustodunum (odierna Autun). Allora Marcello concesse a Giuliano di entrare a far parte del suo comando.

    Durante l'assedio di Senonae (odierna Sens) Giuliano riuscì a respingere l'assalto dei Germani, sebbene fosse in grave inferiorità numerica. Marcello era nei pressi, ma non intervenne, forse sperando che Giuliano venisse sconfitto. Il mancato intervento gli costò il posto. Venne sostituito da Severo.

    Nel 357 Giuliano sconfisse pesantemente ad Argentoratum (odierna Strasburgo) gli Alamanni. L'esercito romano era composto solo da 13.000 uomini. Gli Alamanni erano molte decine di migliaia. Al termine della battaglia l'esercito nemico era distrutto e il re degli Alamanni era stato fatto prigioniero.

    La Gallia poteva finalmente vivere in pace.

    Tra il 358 e il 360 Giuliano visse a Lutetia Parisiorum (odierna Parigi) interessandosi della amministrazione del paese. Ridusse le tasse, malgrado le proteste del prefetto del pretorio Florenzio.

    Perseguì duramente la corruzione dei funzionari imperiali.

    Nel governo della Gallia, Giuliano ebbe un collaboratore prezioso in Saturninio Secondo Saluzio, un Gallo, da molti identificato con il Salustio autore del trattato "Sugli dei e sul mondo".

    AVGVSTO

    Nel gennaio del 360 arrivò l'ordine, emanato da Costanzo, di trasferire metà della armate, che erano a protezione del confine con i Germani, in Siria per iniziare la campagna contro i Persiani. Le truppe Galliche si rifiutarono di obbedire e proclamarono Giuliano Augusto Imperatore.

    Iniziarono delle trattative che durarono molti mesi. In questo periodo morì Eusebia. Gli Alamanni attraversarono il Reno, furono completamente sconfitti e il loro re venne catturato. Rivelò che era stato Costanzo ad incitarlo ad attaccare la Gallia.(!!)

    Allora Giuliano iniziò la marcia verso Costantinopoli con solo 3.000 Legionari Gallici.

    Sconfisse Luciliano ed entrò da trionfatore a Sirmio (odierna Sremska Mitrovica). Giunse a Naisso (odierna Nis), la città di Kostantino. Occupò il passo di Succi per bloccare la strada verso Costantinopoli. Inviò lettere a Roma, Atene e Corinto per assicurarsene l'appoggio. Stava per iniziare la guerra civile.

    Ma il 5 novembre Costanzo II morì di malattia a Mopsucrene, nei pressi di Tarso in Cilicia. Sul letto di morte nominò suo erede proprio Giuliano, l'ultimo parente rimasto.

    L'11 dicembre 360 Giuliano entrò in Costantinopoli. Aveva 28 anni.

    I processi

    Venne costituito un tribunale speciale per giudicare coloro che avevano commesso crimini durante il regno di Costanzo. A presiederlo fu chiamato il Celta Saturninio Saluzio. Ma l'uomo più potente si rivelò l'intrigante generale Arbizione. I processi terminarono nel gennaio del 362.

    Poche furono le condanne a morte: Apodemio, Paolo ed il ministro Eusebio. Il prefetto del pretorio Florenzio venne condannato in contumacia. La condanna di Ursulo, un ufficiale addetto alla cassa ed inviso alla truppa, venne contestata da molti. Furono anche condannati a morte Gaudenzio, antico oppositore di Giuliano, ed Artemio, ex governatore dell'Egitto reo di gravi reati.

    Riforme della corte

    Venne eliminato ogni lusso dalla Corte Imperiale. Gran parte del personale venne licenziato. Giuliano rimase con 17 collaboratori.

    Ridusse il corpo di guardia.

    Venne ridotto anche il personale addetto alla polizia segreta ( Frumentarii) .

    Furono banditi gli spettacoli a corte, ad eccezione per il primo dell'anno. Giuliano non amava il teatro né i giochi del circo.

    Consoli e senato

    Nominò Consoli per il 362 Mamertino e Nevitta (Gallo).

    Avendo, per errore, svolto una delle funzioni Consolari, si auto-inflisse una ammenda di 10 libbre d'oro.

    Restituì molti poteri al senato di Costantinopoli.

    l'Autonomia alle città, restaurazione del 'federalismo municipale' del primo impero:


    Giuliano emise un editto per restituire alle Città potere civile e religioso.

    Vennero restituiti alle autorità cittadine le terre che Stato e Chiesa avevano sottratto.

    Fu eliminato il privilegio del clero cristiano, che era esentato dal contribuire alla gestione delle città
    .


    Trasporti gratuiti

    Ridusse il diritto di usufruire gratuitamente del servizio di trasporto di stato. I vescovi smisero di viaggiare a spese dei contribuenti.

    Tasse

    Giuliano stabilì che le tasse non dovessero essere riscosse con la forza, ma ci si dovesse affidare alla buona volontà dei cittadini.

    Dispose una dilazione delle tasse arretrate.

    Stabilì che gli esattori delle tasse ogni cinque anni avrebbero avuto un anno di esenzione dal lavoro. In tal modo avrebbero potuto essere processati per le loro eventuali malversazioni. I colpevoli di peculato sarebbero stati sottoposti a tortura.

    Libertà di religione

    Con l'editto del 4 febbraio 362 venne proclamata la libertà di religione, negata dai precedenti imperatori cristiani (in particolare gli editti del 353 e 356) e che sarebbe stata negata anche dai successivi imperatori cristiani fino alla dichiarazione del cristianesimo come religione di stato di Teodosio e alla definitiva soppressione del paganesimo dopo la battaglia sul fiume Frigido. Dovranno passare più di mille anni prima che nell'Occidente si torni a parlare di libertà di religione
    .

    Verso i pagani

    Giuliano chiamò a collaborare i suoi maestri neo-platonici Massimo e Prisco.

    Salustio scrisse un trattato di filosofia della religione: De diis et mundo.
    (essendo scritto da un Gallo, io ci darei un occhiata.. forse tra le righe emergono dettagli interessanti sul pensiero druidico)

    I templi pagani vennero riaperti. Furono loro restituite le proprietà confiscate dagli imperatori cristiani.

    Sussidi furono concessi per la ricostruzione dei templi distrutti.

    Furono costituiti monasteri pagani ed un clero pagano.

    Giuliano indicò le letture adatte per il clero: Pitagora, Platone, Aristotile, la scuola di Crisippo e di Zenone.

    Sconsigliò i poeti indecenti come Archiloco ed Ipponatte, la commedia antica, gli scrittori erotici, le opere di Epicuro e di Pirrone.

    I due elenchi coincidono con quelli di Basilio, vescovo cristiano di Cesarea di Cappadocia.

    Verso i cristiani

    Esortò i cristiani a cessare le loro discordie interne. Permise il rientro di coloro che erano stati dichiarati eretici e costretti all'esilio. ( libertà di religione, ovvio)

    Le sovvenzioni concesse alle chiese cristiane furono eliminate.

    Obbligò coloro che avevano distrutto una chiesa appartenente ad una setta avversaria a ricostruirla a proprie spese.

    Il 17 giugno del 362 un editto (Codex Theodosianus, XIII, 3, 5) proibì ai professori cristiani di insegnare la retorica.

    La retorica faceva parte della tradizione classica e Giuliano riteneva eticamente inaccettabile propagandare valori a cui non si aderiva.

    "Magistros studiorum doctoresque excellere oportet moribus primum, deinde facundia". "I maestri negli studi e i dottori bisogna che eccellano prima nei costumi e poi nella eloquenza".

    "Penso che sia assurdo che coloro che devono commentare gli autori classici disprezzino gli Dei da loro onorati".

    Scrive Libanio: "Egli riteneva infatti che le lettere e il Culto degli Dei fossero come fratelli".

    QUESTO FU L'UNICO ATTO DI GIULIANO CHE LIMITO' IN QUALCHE MODO LA LIBERTA' DEI CRISTIANI.

    Dopo la morte di Giuliano, i cristiani si appropriarono della letteratura classica, ma separarono la lettera dallo spirito, il discorso retorico dal modo di vivere, la forma dal contenuto umano e religioso.

    Verso gli ebrei

    Iniziò la ricostruzione del tempio ebraico di Gerusalemme.

    Cristiani e pagani

    Sporadicamente si ebbero episodi locali di violenza tra cristiani e pagani.

    Ad Alessandria il vescovo ariano Giorgio, alla notizia della condanna di Artemio con il quale aveva strettamente collaborato, venne ucciso dalla folla sia per motivi politici che religiosi. Giuliano indirizzò una lettera durissima di biasimo ed avvertimento agli alessandrini.

    Ad Aretusa, in Fenicia, il vescovo cristiano Marco distrusse un tempio pagano e inflisse molti danni ai pagani. Giuliano lo condannò a ricostruire il tempio.
    Il vescovo si rifiutò, ed asserì che lo avrebbe rifatto e che lo rifarà. Fu perseguito dalla folla durante gli ennesimi tumulti cristiani.

    Contro i cinici

    Contro i filosofi cinici che, pur appartenendo allo stesso ambiente pagano di Giuliano, avevano criticato la sua politica, per rappresaglia.. semplicemente scrisse un trattato.

    Ad Antiochia

    Giuliano si recò ad Antiochia per organizzare la spedizione contro i Persiani.

    Seppe che il Dio Apollo, nel suo tempio di Dafne, non pronunciava più profezie da quando Gallo aveva fatto costruire la chiesa cristiana di S. Babila di fronte al Tempio.
    Non toccò la chiesa, ma ordinò che le spoglie di Babila ne venissero rimosse da li' e portate in altro santuario ( nel paganesimo era normale consultare gli auspici prima di mettere un tempio vicino ad un altro).

    I cristiani organizzarono una dimostrazione di massa. I dimostranti furono arrestati e poco dopo rilasciati.

    Ma il 22 ottobre del 362 il tempio di Apollo fu incendiato.

    Non fu mai provato che fossero stati i cristiani..

    Non fu avviata alcuna persecuzione contro i cristiani. ( che invece sicuramente ne erano gli autori.. ma in mancanza di prove, anche l'Imperatore deve adeguarsi alla Legge)

    La campagna di Persia

    Giuliano ereditò uno stato di ostilità con la Persia. Costanzo II aveva perso molte fortezze ed era morto mentre stava preparando una nuova guerra.

    Giuliano riprese l'antico ideale di Alessandro Magno: l'unione dell'Occidente con l'Oriente.

    Il 5 marzo del 363 l'esercito di Giuliano partì da Antiochia diretto all'Eufrate. Un altro esercito con 30.000 uomini, diretto da Procopio, venne inviato in direzione del Tigri. Purtroppo i due eserciti non si incontreranno mai.

    Il 27 marzo Giuliano giunse a Callinico dove si incontrò con la flotta partita da Samosata.

    Il 1° aprile superò l'Eufrate e fece tagliare il ponte. Poi tramite un canale artificiale fece passare la flotta dall'Eufrate al Tigri.

    Il 29 maggio Giuliano inflisse una tremenda sconfitta ai Persiani nei pressi di Ctesifonte, la loro capitale.

    In un consiglio di guerra venne deciso di non assediare Ctesifonte e di puntare ad una battaglia campale con Sapore, re dei Persiani, andando incontro all'esercito nemico. Le navi vennero incendiate.

    I Persiani si diedero ad incendiare le messi per affamare l'esercito romano. Iniziarono a fare anche rapide incursioni per disturbare l'avanzata dei Romani.

    Giuliano fu costretto a risalire il Tigri. L'avanzata si stava trasformando in una ritirata.

    Ma a Manrosa i Romani sconfissero largamente nuovamente i Persiani. Ma i rifornimenti scarseggiavano.

    La morte

    Il 26 giugno, verso mezzogiorno, l'esercito romano in marcia venne attaccato dai Persiani.

    Giuliano scese in campo a combattere in mezzo ai suoi soldati. Nella fretta non mise la corazza. I Persiani furono messi in fuga. Giuliano si lanciò all'inseguimento.

    Improvvisamente fu colpito da una lancia al fegato. Portato nella sua tenda venne assistito nelle sue ultime ore dai filosofi Massimo e Prisco con i quali si intrattenne in conversazioni nobili ed elevate. Nella notte Giuliano morì serenamente.

    Il suo corpo fu portato a Tarso dove venne bruciato e sepolto di fronte alla tomba dell'imperatore Massimino Daia. Secondo Libanio venne sepolto ad Atene accanto a Platone.
    Cosi' finisce la storia dell'Ultimo Ierofante pagano, vero Pontefice Massimo.

    L'assassino di Giuliano

    Non è mai stato identificato il nome dell'assassino di Giuliano.

    I Persiani non diedero alcuna ricompensa a qualcuno dei loro soldati per l'uccisione dell'imperatore nemico.

    Lo storico ecclesiastico Filostorgio afferma che fu un saraceno che combatteva a fianco dei Persiani. (???!! ridicolo )

    Il vescovo Gregorio di Nazianzo non esclude la possibilità che si sia trattato di un soldato romano.

    Il filosofo Libanio si domanda se non sia stata una lancia cristiana.

    Tempo dopo, la Chiesa di Cappadocia ergeva alla santità degli altari "San Mercurio", il soldato che colpi a tradimento il suo stesso sovrano e condottiero.

    Cosi' fu che questo bravo soldato uccise questo tremendo "Anticristo".

    Giuliano aveva 32 anni. Regnò solo 3 anni. Era religiosissimo e virtuoso, oltrechè sempre vittorioso. Fu tradito da uno dei suoi commilitoni. In effetti come Cristo, anche se forse quest'ultimo mai si sarebbe immaginato che suoi fedeli si sarebbero apparecchiati ad imitare Giuda Iscariota, invece che Lui stesso.

    Alcune delle sue preghiere più mirabili ci sono rimaste : Inno al Sole, e l'Inno alla Grande Madre degli Dei.

    Cosi' fu che il Mondo Antico crollò, ed il mondo 'nuovo' sorse : all'insegna della gloria di un "ambacto che uccide il suo Rix", all'insegna del Disonore.


    Ma ancora oggi, qualcuno si azzarda a volgere il Pensiero ed il Cuore in Alto, verso quelle Altezze incommensurabili che lo Spirito di Giuliano sapeva scrutare ed ambire.

    AVE CLAUDIE IVLIANE IMPERATOR!
    AVE IVLIANE CAESAR !
    AVE IVLIANE, AVGVSTE ET VERE PONTIFEX MAXIME!

  3. #3
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    Predefinito Riferimento: La civiltà dell'Onore contro la civiltà del Peccato

    Alla grandezza di GIULIANO IMPERATORE morto a 33 anni ucciso a tradimento su istigazione degli adoratori del cristo.

  4. #4
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    Predefinito Rif: La civiltà dell'Onore contro la civiltà del Peccato

    Anche questa discussione merita a mio parere di stare in rilievo.
    "C'era un Tempo in cui l'uomo viveva accanto agli Dei..poi la predicazione galilea ci porto' il deserto del nulla...e infine caddero le tenebre della modernità"



  5. #5
    mai, eh...
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    Predefinito Rif: La civiltà dell'Onore contro la civiltà del Peccato

    La storia di Giuliano, detto l'Apostata, è raccontata magistralmente da Gore Vidal nel romanzo storico "Giuliano". L'ho letto tanti anni fa e mi piacque molto.

    Giuliano - Vidal Gore - Libro - IBS

    "I don't make any rules, Nick, I go with the flow."

  6. #6
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    Predefinito Rif: La civiltà dell'Onore contro la civiltà del Peccato

    Citazione Originariamente Scritto da Melusine Visualizza Messaggio
    detto l'Apostata
    l'Illuminato.

  7. #7
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    Predefinito Rif: La civiltà dell'Onore contro la civiltà del Peccato

    Giuliano, l'imperatore che restaurò il paganesimo
    di Sergio Romano - 04/04/2007

    Fonte: Corriere della Sera


    Ho letto commenti secondo cui Ratzinger avrebbe paragonato l'Europa a Giuliano l'Apostata.
    Sarebbe un bel complimento. Quel nipote di Costantino era un sovrano mite e tollerante verso tutte le credenze, che morì in battaglia.
    Certamente diffidò della nuova religione che arrivava dalla Galilea con seguaci che si abbandonavano al fanatismo e fece di tutto per restituire alla fede pagana i fasti di un tempo senza riuscirci. Non perseguitò i cristiani, cosa che non impedì ai suoi detrattori di calunniarlo sino ai giorni nostri. La nuova Europa lo ha tra i suoi ispiratori: di questo potremmo solo essere fieri.


    Filippo Testa


    Caro Testa, la definizione di «apostata», che il cristianesimo ha incollato al nome di Giuliano, è certamente ingiusta. Fu un filosofo, un generale, un tenace riformatore, un restauratore della paganità e per molti aspetti una delle personalità più affascinanti del mondo antico. Fu anche un personaggio drammatico, segnato dall'ambiguità della sua vita e dall'ambivalenza della sua carriera politica e militare. Era figlio del fratellastro di Costantino, l'imperatore che riconobbe il primato del cristianesimo sugli altri culti dell'impero, ma ne rovesciò la politica religiosa. Perdette il padre in una sorta di epurazione diretta dall'imperatore Costanzo II, ma dovette a quest'ultimo la vita, un tranquillo esilio in Cappadocia e più tardi una brillante carriera politico-militare. Fu educato secondo i principi della religione cristiana e fu ordinato «lettore» delle Sacre Scritture. Ma si «convertì» al paganesimo e dedicò buona parte della sua vita alla restaurazione degli antichi culti. Fu condottiero di eserciti e vincitore di memorabili battaglie, soprattutto contro le tribù franche e germaniche, ma preferì considerarsi filosofo e coltivò l'amicizia dei più intelligenti pensatori neoplatonici del suo tempo. Gli inizi della sua politica pagana coincidono con la conquista del trono imperiale. Giuliano era sul Reno con il suo esercito quando Costanzo, geloso dei suoi successi e della sua popolarità, gli ordinò di mandare in Oriente una parte delle sue truppe. Ma i soldati si ammutinarono e lo proclamarono Augusto. Pochi mesi dopo, mentre Giuliano marciava verso Costantinopoli, la morte di Costanzo gli spianò la strada e gli dette il potere. Come lei osserva, caro Testa, la restaurazione del paganesimo avvenne senza persecuzioni nell'ambito di una politica che garantiva tolleranza per tutti i culti dell'impero. Ma Giuliano privò le chiese dei sussidi statali, restituì la terra confiscata ai templi pagani, nominò sacerdoti pagani nelle province imperiali, antepose i pagani ai cristiani nella distribuzione delle cariche pubbliche. Gli aspetti più visibilmente partigiani della sua politica furono due: la maggiore severità di cui dette prova verso i cristiani in occasione di qualsiasi disordine confessionale, e l'ordine con cui vietò ai maestri cristiani l'insegnamento dei classici. Morì nel marzo 363. Era ad Antiochia in Siria quando decise di marciare contro i persiani. Vi furono battaglie fortunate nelle quali Giuliano dette prova del suo coraggio. Ma nei pressi di Ctesifone, la città babilonese sul Tigri che era allora capitale dell'impero persiano, fu ferito a morte durante un piccolo scontro e morì. Si racconta che abbia trascorso gli ultimi momenti della sua vita parlando di filosofia con i pensatori neoplatonici che portava con sé durante le sue spedizioni. Aveva 32 anni. Non so se possa essere considerato, come lei scrive, «ispiratore della nuova Europa». Ma la sua vita, le sue passioni e le sue contraddizioni appartengono alla nostra storia e dimostrano quanto numerose e intrecciate siano le radici dell'Europa.

    Sergio Romano

  8. #8
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    Predefinito Rif: La civiltà dell'Onore contro la civiltà del Peccato

    Lettera dell'imperatore Giuliano ad Arsacio, sommo sacerdote di Galazia.

    Antiochia, inverno 362-363.

    "L'Ellenismo non progredisce ancora secondo i programmi, e noi che lo professiamo ne siamo la causa. Infatti l'opera degli dèi è stata splendida, grandiosa, superiore ad ogni desiderio e ad ogni aspettativa (Adrastia sia benigna a queste nostre parole!): infatti, in breve tempo si è verificato un cosi grande e sostanziale mutamento che nessuno prima avrebbe osato neppure augurarsi. E che? Crediamo forse che questo sia sufficiente e non vediamo che soprattutto hanno accresciuto l'ateismo [con questo nome Giuliano designa il Cristianesimo] la filantropia verso gli stranieri, la cura nel seppellire i morti e la simulata austerità della vita? Io credo che ognuno di questi aspetti debba essere curato sinceramente da noi. E non basta che abbia queste qualità solo tu, ma assolutamente tutti i sacerdoti che sono in Galazia: o svergognali, o persuadili ad essere virtuosi, o allontanali dalla funzione sacerdotale se essi insieme a mogli, figli e servi non prestano culto agli dèi ma tollerano che servi, figli e mogli galilei siano empì verso gli dèi e preferiscano l'ateismo alla religiosità. Quindi esorta i sacerdoti a non andare a teatro, a non bere nelle osterie, a non dirigere un'attività o un mestiere sconveniente e vituperevole. Onora quelli che ti obbediscono ed espelli quelli che ti disobbediscono.

    Istituisci in ciascuna città numerosi alloggi, affinchè gli stranieri godano della nostra filantropia, e non solo i forestieri che sono dei nostri, ma chiunque altro abbia bisogno. Ho già pensato donde potrai procurarti i mezzi: ho ordinato, infatti, che siano assegnati ogni anno per l'intera Galazia trentamila moggi di grano e sessantamila sestieri di vino. Io dico che di questi bisogna distribuirne la quinta parte ai poveri che prestano la loro opera presso i sacerdoti, il resto lo dobbiamo assegnare agli stranieri e a coloro che vengono a mendicare da noi. Infatti, sarebbe vergognoso che mentre i Giudei non hanno nessun mendicante e gli empì Galilei nutrono oltre ai loro anche i nostri, risultasse che i nostri manchino di assistenza da parte nostra. Insegna ai seguaci dell'Ellenismo a pagare il contributo per tali compiti pubblici e ai villaggi ellenici ad offrire le primizie dei loro frutti agli dèi ed abitua gli Elleni a tali opere di beneficenza, insegnando loro che tale era una volta il nostro comportamento. Omero fa dire ad Eumeo proprio questo: « O straniero, non mi è permesso, anche se venisse uno più umile di te, trattare con disprezzo un ospite. Infatti vengono tutti da parte di Zeus gli stranieri ed i mendicanti; ed un dono, anche se piccolo, è gradito » .

    Non sviliamo noi stessi per leggerezza e le nostre buone azioni, permettendo ad altri di emularle, e noi stessi piuttosto non trascuriamo la pietà verso gli dèi. Se io apprenderò che ti comporti cosi, sarò pieno di gioia.

    Quanto ai governatori, va' raramente a visitarli a casa loro; per lo più manda loro i tuoi messaggi. Nessuno dei sacerdoti vada loro incontro quando entrano nella città, ma solo entro il portico quando visitano i templi degli dèi. Dentro nessun soldato li preceda, chi vuole li segua. Infatti, nel momento in cui oltrepassa la soglia del recinto sacro, è diventato privato cittadino. Sei tu, infatti, che comandi all'interno, come sai; anche la legge divina esige questo. Quelli che obbediscono sono veramente pii; quelli che persistono nella loro alterigia sono ambiziosi e pieni di vanagloria.

    Sono pronto ad aiutare gli abitanti di Pessinunte, se si renderanno propizia la Madre degli dèi. Se invece la trascureranno, non soltanto saranno degni di biasimo, ma, per non parlare severamente, temano di sentire il sapore della mia inimicizia.

    « Non mi è infatti concesso ne di assistere, ne di avere compassione per uomini che siano in odio agli dèi immortali ».

    Persuadili, dunque, che se ci tengono alle mie cure, tutto il popolo diventi supplice della Madre degli dèi".

    (M. Caltabiano: L’EPISTOLARIO DI GIULIANO IMPERATORE. D’Auria, Napoli 1991)

  9. #9
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    Predefinito Rif: La civiltà dell'Onore contro la civiltà del Peccato

    Libanio - COMPIANTO FUNEBRE PER GIULIANO IMPERATORE

    dalle Orazioni (1) (XVII, 1-4; 9-11; 36)

    " Ahimè ! Che gran dolore " non solo " sulla terra achea " (2) si è abbattuto, ma su tutto l'orbe governato dal diritto di Roma ! Forse più sulla regione abitata dagli Elleni, come quella che anche di più ha avvertito il cordoglio, ma anche sul resto del mondo s'è diffuso il dolore che ha colpito e straziato l'anima nostra, perché è morto l'uomo migliore, colui che aveva ansia di vita perfetta.

    È morto con lui l'onore degli uomini buoni : ed ecco scatenarsi le bande insolenti dei malvagi e dei dissoluti. Sono già a terra in parte le leggi che impedivano il delitto e in parte subiranno la stessa sorte; e quelle che rimarranno, resteranno senza effetto. Grave iattura per il genere umano, come quando di una città siano smantellate le mura ! Poiché, quando cade la cinta che protegge la città, i beni degli onesti passano nelle mani dei violenti, che, piombando su tutto, arraffano, uccidono, oltraggiano le donne catturate e i giovinetti. Così ora, contro gli uomini giusti è data via libera agli empi, sono spalancate, per così dire, le grandi porte (3) della città, perché non c'è più il muro che la difendeva. Ettore già fu chiamato dal poeta " colonna diritta " (4) di Troia.

    E disse bene, che, lui morto. Ilio poggiava su un terreno incrinato; e di lì a poco doveva giacere insieme con Ettore. Ma ora è caduta non la colonna di una sola città che si affaccia sull'Ellesponto, non di un popolo solo, ora vacilla l'impero dei discendenti di Enea, quanto di più bello c'è oggi di terre e di mari. Purtroppo, anche un vento non molto violento può determinare il crollo, perché all'interno domina la corruzione dei malvagi e dall'esterno avanzano i nemici in armi, conquistatori.

    Qual dunque degli dèi, quale incolpare ? O non bisogna incolparli tutti, perché tutti abbandonarono la protezione che dovevano a quel nobile cuore, in cambio delle vittime offerte, delle tante preghiere fatte, degli infiniti aromi e incensi bruciati, di tanto sangue versato notte e giorno nei sacrifici ? E non che alcuni ne onorasse, ne trascurasse altri, come quell'Etolo che neglesse Artemide nella raccolta delle primizie ; ma quanti i poeti tramandarono, padri e figli, dei e dee, dominatori e dominati, in onore di tutti egli libava, di tutti riempiva gli altari di vittime, piccole e grandi.

    (…)

    Colui che rinnovò le leggi sacre, che diede ordine a quanto vi è bello in luogo del brutto, che ridestò a vita i vostri templi, vi innalzò altari, che riunì legioni di sacerdoti prima nascosti nell'ombra, che rimise in piedi le statue ridotte in frantumi, sacrificò intere mandrie e armenti, sia all'aperto che al chiuso, sia di notte che sotto il sole, che legò tutta la sua esistenza alle vostre mani, per breve tempo nella minore dignità Imperlale, ancora di meno nella maggiore , è morto dopo di aver fatto appena gustare il bene che poteva fare al mondo, senza avere il tempo di saziarlo.

    E stato per noi come l'uccello fenice che volava su tutte le terre, ma non si fermava mai ne sui campi, ne sulle città, sicché gli uomini non potevano vederlo se non confusamente. E ora quella felicità che egli ci concesse è come volata via, non sopportando di metter qui radici, perché, come penso, il male ha riparato alla sua sconfitta prendendo di nuovo il sopravvento sul bene.

    Sicché sarebbe stato molto meglio per noi continuare a vivere nell'oscurità, senza conoscere l'armonia che sprigionava dalla sua regalità piuttosto che, dopo d'esser entrati in un alone luminoso di vita, ripiombare nell'oscurità di prima : come una nave che, riuscita a prendere il largo da un terra importuosa, di nuovo dai venti contrari è sbattuta sugli scogli per rimanerne infranta. Oh, che amarezza, in nome degli dèi ! Che triste destino, dover assistere dopo poco tempo al ritorno dei mali che pare abbiano spiato il momento opportuno per venire di corsa ! Come un prato che, dopo breve fioritura, subito s'inaridisce !

    (…)

    Ahimè, lasciasti orfano il mondo! Lo avevi sollevato dolente, come un buon medico, lo hai di nuovo abbandonato alla sua febbre, alle sue plaghe di un tempo! O mia infelice vecchiaia ! O mio duplice dolore, che cogli altri piango il re, da solo il compagno e l'amico !


    Note:

    1 Nel 363, Giuliano invase la Persia, raggiungendo trionfalmente Ctesifonte, sul Tign, la nuova capitale dei Sassanidi. Ma, attaccato improvvisamente dai Persiani, fu ucciso da un colpo di lancia (giugno 363). Così, Ammiano Marcellino, XXV, 3.

    2 omero. Iliade, I, 254.

    3 Espressione già usata da erodoto (IX, 9) per significare che, presso l'istmo di Corinto, erano ai Persiani spalancate le porte per l'invasione del Peloponneso. 4 pindaro, Olimpica II, 89 sgg.

    4 Pindaro, Olimpica II, 89 sgg.

    5 Eneo, padre di Meleagro : cfr. omero, Iliade, IX, 533 sgg. ^ Nominato Cesare da Costanze nel 355 d. C., fu imperatore dal 361 al 363 d. C. ^ V. il romanzo di Achille Tazio, pag. 231.

  10. #10
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    Predefinito Rif: La civiltà dell'Onore contro la civiltà del Peccato

    Giuliano aveva effettivamente grandi qualità personali.
    Era onesto,retto,colto,profondamente convinto della validità spirituale e politica del suo operare. Questo non si poteva dire di molti, forse di tutti i membri della sua dinastia, fondatore compreso.
    Se come comandante e amministratore Costantino dimostrò di essere abile non credo comunque che abbia meritato le stesse lodi come uomo, nel privato e nella vita pubblica. Era Avaro, Lussurioso, Crudele persino troppo in un periodo in cui non si andava tanto per il sottile. I suoi figli erano persino peggio di lui. Giuliano sconta molto il livore con cui il suo ex compagno di scuola, Gregorio di Nazianzo lo investe di ogni tipo di contumelie, ma fallì nel suo tentativo. Forse perchè troppo rigido e dogmatico e allo stesso tempo indeciso. era sempre intento a cercare segni degli dei, invece di agire concretamente. Non si salva un Impero così figuriamoci una religione.

 

 
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