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    Predefinito Libero arbitrio: cosa dicono le neuroscienze

    Siamo convinti che il libero arbitrio esista, ma una nuova ricerca suggerisce che sia solamente il frutto di un autoinganno del nostro cervello
    di Adam Bear



    Lo facciamo centinaia di volte al giorno: spegniamo la sveglia, prendiamo una camicia dall'armadio, andiamo a prendere una birra in frigo. In tutti questi casi, concepiamo noi stessi come agenti liberi, che controllano consapevolmente il proprio corpo per raggiungere uno scopo. Ma che cosa può dire la scienza sulla vera fonte di questa esperienza?


    In un classico articolo pubblicato quasi vent'anni fa, gli psicologi Dan Wegner e Thalia Wheatley hanno avanzato un'ipotesi rivoluzionaria: l'esperienza di compiere intenzionalmente un'azione spesso non è altro che l'inferenza causale post hoc del fatto che i nostri pensieri abbiano causato alcuni comportamenti. La sensazione in sé, tuttavia, non ha alcun ruolo causale nella produzione di quel comportamento. Questo a volte può indurci a pensare di aver fatto una scelta quando in realtà non l'abbiamo fatta, o di aver fatto una scelta diversa da quella che abbiamo fattomin realtà.

    Ma qui c'è un mistero. Supponiamo, come propongono Wegner e Wheatley, di osservare (inconsciamente) noi stessi che effettuiamo qualche azione, come prendere una scatola di cereali al supermercato, e di arrivare solo dopo a dedurre che lo abbiamo fatto intenzionalmente. Se questa è la vera sequenza degli eventi, come potremmo essere ingannevolmente indotti a credere di aver voluto fare quella scelta prima di avere osservato le conseguenze di quell'azione? Questa spiegazione del modo in cui pensiamo il nostro agire sembrerebbe richiedere una sorta di soprannaturale causalità a ritroso, in cui la nostra esperienza di volontà cosciente sarebbe sia un prodotto sia una causa apparente del comportamento.

    In
    uno studio appena pubblicato su "Psychological Science", Paul Bloom e io abbiamo esplorato una soluzione radicale, ma non magica, a questo enigma. Forse, nel preciso momento in cui sperimentiamo una scelta, la nostra mente sta riscrivendo la storia, inducendoci a pensare che questa scelta - che è stata effettivamente completata dopo che le sue conseguenze sono state percepite inconsciamente - sia stata una scelta che avevamo fatto fin dall'inizio.

    Anche se il modo esatto in cui la mente potrebbe farlo non è ancora pienamente compreso, fenomeni simili sono già stati documentati. Per esempio, vediamo il moto apparente di un punto prima di vedere quel punto raggiungere la sua destinazione, e sentiamo un tocco fantasmache si sposta lungo il braccio prima di percepire un tocco reale in un punto più in là su di esso.

    Le illusioni "postdittive" di questo tipo in genere sono spiegate notando che c'è un ritardo nel tempo impiegato dalle informazioni per raggiungere la consapevolezza cosciente: essendo leggermente in ritardo rispetto alla realtà, la coscienza può "prevedere" eventi futuri che non sono ancora entrati nella nostra coscienza, ma che inconsciamente sono stati già codificati, creando così l'illusione che un evento futuro alteri un'esperienza passata.

    CC0 Public DomainIn uno dei nostri studi, ai partecipanti sono stati più volte mostrati sul monitor di un computer cinque cerchi bianchi in posizioni casuali e sono stati invitati a scegliere mentalmente, e in fretta, uno dei cerchi prima che uno di essi si illuminasse di rosso.

    Se il cerchio diventava rosso così velocemente che i soggetti avevano la sensazione di non essere stati in grado di completare la loro scelta, potevano segnalare di non aver finito in tempo. In caso contrario, indicavano se avevano scelto il cerchio rosso (prima che diventasse rosso) o un cerchio diverso.

    Abbiamo quindi analizzato la probabilità che le persone indicassero una previsione riuscita tra i casi in cui esse pensavano di aver avuto il tempo di compiere una scelta.

    All'insaputa dei partecipanti, il cerchio che si illuminava di rosso in ogni prova dell'esperimento era scelto in modo del tutto casuale dal computer. Quindi, se i partecipanti avessero veramente completato le loro scelte quando affermavano di averlo fatto prima che uno dei cerchi diventasse rosso, avrebbero dovuto indicare il cerchio rosso in media una volta su 5.

    Ma le prestazioni dei partecipanti deviavano di un irrealistico 20 per cento da questa probabilità, superando addirittura il 30 per cento quando un cerchio diventava rosso in modo particolarmente rapido. Questo modello di risposta suggerisce che la mente cosciente dei partecipanti a volte aveva scambiato l'ordine degli eventi, creando l'illusione che una scelta avesse preceduto il cambiamento di colore quando, in realtà, era stata distorta da quel cambiamento.

    È importante sottolineare che la scelta del cerchio rosso segnalata dai partecipanti scendeva a valori vicini al 20 per cento quando il ritardo del cerchio nell'illuminarsi di rosso era abbastanza a lungo da impedire alla mente subconscia di ingannare la coscienza e sussurrare il cambiamento di colore prima che venisse completata una scelta consapevole. Questo risultato ci ha garantito che i partecipanti non stavano semplicemente cercando di ingannarci (o di autoingannarsi) sulle loro capacità di previsione o semplicemente che gli piaceva farci sapere che erano stati corretti.

    Infatti, le persone che hanno manifestato l'illusione dipendente dal tempo erano spesso completamente inconsapevoli della loro prestazione superiore alle probabilità quando, nel breve colloquio che seguiva l'esperimento, si informavano su di essa. Inoltre, in un esperimento correlato abbiamo scoperto che il bias della scelta corretta non era stato indotto da confusione o incertezza su ciò che era stato scelto: anche quando i partecipanti erano molto fiduciosi nella loro scelta, hanno mostrato una tendenza a fare la "scelta" corretta un numero impossibile di volte.

    Complessivamente, questi risultati suggeriscono che possiamo ingannarci sistematicamente sul modo in cui operiamo una scelta, anche quando abbiamo una forte intuizione del contrario. Ma perché la nostra mente ci ingannerebbe in modo apparentemente così stupido? Questa illusione non dovrebbe essere devastante per la nostra vita mentale e il nostro comportamento?

    Forse no. Forse l'illusione può essere spiegata semplicemente con i limiti dell'elaborazione cerebrale delle percezioni, che inducono confusione solo alle scale temporali brevissime dei nostri esperimenti (o di esperimenti simili), ma che difficilmente riguardano il mondo reale.

    Una possibilità più speculativa è che le nostre menti siano progettate per distorcere la nostra percezione delle scelte e che questa distorsione sia una caratteristica importante (e non semplicemente un "baco") del nostro apparato cognitivo. Per esempio, se l'esperienza della scelta è un tipo di inferenza causale, come suggeriscono Wegner e Wheatley, scambiare l'ordine di scelta e azione nella coscienza può aiutarci a comprendere che siamo esseri fisici che possono produrre effetti nel mondo. Più in generale, questa illusione può essere fondamentale per lo sviluppo di una fede nel libero arbitrio che, a sua volta, giustifica la punizione.

    Eppure, che ci siano o meno dei vantaggi nel credere che abbiamo più controllo sulla nostra vita di quanto ne abbiamo, è chiaro che l'illusione può andare troppo oltre. Se una distorsione da un quarto di secondo nella nostra esperienza temporale può non essere un grosso problema, distorsioni su tempi più lunghi - come quelle che possono affliggere le persone con problemi mentali come la schizofrenia e disturbo bipolare - potrebbero deformare in modo sostanziale e negativo la prospettiva di fondo di una persona sul mondo. Le persone con queste malattie possono cominciare a credere di poter controllare il tempo o di avere una straordinaria capacità di prevedere il comportamento delle altre persone. In casi estremi, possono anche convincersi di avere poteri divini.

    Resta da vedere fino a che punto l'illusione postdittiva della scelta che osserviamo nei nostri esperimenti sia collegata a questi aspetti più preoccupanti della vita quotidiana e della malattia mentale. L'illusione può riguardare solo a un piccolo insieme delle nostre scelte, fatte in fretta e senza pensarci su troppo. O può essere pervasiva e onnipresente, così da governare tutti gli aspetti del nostro comportamento, dalla nostre decisioni più insignificanti a quelle più importanti. Molto probabilmente, la verità sta nel mezzo. Comunque stiano le cose, i nostri studi si aggiungono a un crescente corpo di ricerche che suggeriscono che anche le nostre convinzioni apparentemente più ferree relative al nostro operato e alla nostra esperienza cosciente possono essere del tutto sbagliate.

    (La versione originale di questo articolo è apparsa su www.scientificamerican.com il 28 aprile 2016. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati)
    Libero arbitrio: cosa dicono le neuroscienze - Le Scienze

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    Predefinito Re: Libero arbitrio: cosa dicono le neuroscienze

    Muhm, Myriam: Abolito il libero arbitrio - Colloquio con Wolf Singer, in: L'Espresso, 19.08.2004, p. 140-143


    CERVELLO / LA PROVOCAZIONE DI UNO SCIENZIATO
    Abolito il libero arbitrio

    Avere fede. Portare la minigonna. Fare sport... Sono scelte condizionate Imposte da ormoni e neuroni. Un celebre studioso spiega perché

    colloquio con Wolf Singer
    di Myriam Muhm

    Uccidere, avere fede in Dio, preferire la minigonna ai pantaloni, tradire un amico, scegliere un cibo o un programma televisivo. Insomma, la nostra vita, come espressione, ci spiegano millenni di filosofia, dell'umano libero arbitrio. E invece no: secondo le più recenti ricerche scientifiche sul cervello, secondo cui ogni essere umano sarebbe il contenitore di un codice genetico, di una programmazione cerebrale e ormonale di base, su cui si andrebbero a incastonare le esperienze vissute. Il risultato è un mix chimico che ordina e regola ogni nostra azione. Al punto da trasformarci in una sorta di marionette. Ne abbiamo parlato con il paladino di questa nuova teoria, il guru europeo della neurofisiologia Wolf Singer, direttore dell'istituto Max Planck a Francoforte.
    In base a cosa i neurofisiologi affermano che noi esseri umani siamo privi del libero arbitrio?
    "I neurobiologi e i neurofisiologi hanno dimostrato, con una quantità di prove scientifiche, che comportamenti, sentimenti ed emozioni umane sono indotti da processi neuronali. E questo ci permette persino di prevedere, quando osserviamo il cervello degli animali, il comportamento che essi adotteranno. Nel cervello dell'essere umano ci sono gli stessi neuroni e le stesse sostanze presenti negli animali. L'unica diversità è che nel cervello umano aumenta il numero di cellule e la complessità delle connessioni neuronali. Tutto quel che pensiamo è il risultato di processi che vengono condizionati da moltissimi fattori: ormoni, neurotrasmettitori, connessioni sinaptiche per citarne solo alcuni, e proprio questi fattori determinano il comportamento di una persona".

    Cosa può modificare, allora, il comportamento di una persona?
    "È ovvio che un minimo mutamento della composizione delle sostanze nel cervello, indotto da uno stress o da uno squilibrio ormonale, possa spingere l'individuo, in modo inconsapevole, ad adottare l'una oppure l'altra decisione".

    Karl Grammer, dell'Università di Vienna, sostiene che per una donna scegliere di indossare una minigonna piuttosto che un pantalone dipende in larga misura dal ciclo ormonale. Lo ritiene possibile?
    "Certamente. Questo presunto atto di libera volontà segnala che la donna vuole attirare l'attenzione proprio nel momento in cui è fertile. Ossia, il cervello le impone di mostrarsi più disponibile per avere maggiori opportunità di scambio sessuale e dunque di occasioni riproduttive. Tutto questo con la convinzione di aver compiuto un atto di libera scelta ".

    Quando si dispone di diverse alternative, spesso si sceglie quella che ci appaga di più. Secondo lei anche questo indica che siamo governati da una volontà aliena?
    "Nel cervello ci sono dei sistemi di ricompensa che influenzano il comportamento e inducono il soggetto ad adottare quelle azioni che possono garantire la migliore sopravvivenza dell'organismo e della specie. Questi sistemi producono sostanze, simili agli oppiacei, che danno piacere e che vengono immesse nell'organismo quando l'individuo compie un'azione conveniente alla sopravvivenza sua o della specie. Il sistema è calibrato a tal punto che la quantità di soddisfazione emozionale che si prova, una volta placato il senso di fame e di sete o il desiderio sessuale, è regolata secondo l'intensità del bisogno accumulato. Non ci sforzeremmo di trovare del cibo o di fare l'amore se non provassimo piacere per le attività che ci assicurano la sopravvivenza. L'evoluzione è stata eccezionale nell'instaurare il piacere come sistema di ricompensa, per spingerci ad appagare i bisogni fisici e mentali e a prendere certe decisioni".

    L'essere umano ha la possibilità di scegliere tra due o più opzioni: non crede che questa sia già una forma di libero arbitrio?
    "Io non chiamerei questa possibilità di scegliere "libertà". La definirei, piuttosto, uno "spazio di possibilità". Ma ciò che ci induce a scegliere quale delle possibili opzioni mettere in essere, dipende dall'organizzazione del cervello, delle sue varie parti, da fattori come gli ormoni e altre sostanze".

    Non pensa che sia riduttivo per la dignità umana azzerare il libero arbitrio?
    "Possiamo continuare a parlarne, purché siamo consapevoli che è un illusione. Ma non è così, perché la maggior parte delle persone segna una netta linea di demarcazione tra lo spirito e il corpo. Eppure, gli esperimenti di Benjamin Libet, ad esempio, riprodotti recentemente con tecniche più raffinate, mostrano chiaramente che la preparazione di tutti i processi mentali inizia in una fase precedente al nostro esserne consapevoli".

    Allora siamo automi inconsapevoli?
    "Inconsapevoli lo siamo a tal punto che, come ha scoperto Charles Winick della City University di New York, l'uomo ha un rapporto con la televisione simile a quello di un tossicodipendente con la droga o l'alcol. La televisione ha conseguenze assai gravi: oltre a portare lo spettatore verso uno specifico punto di vista, lo induce ad accettare l'immagine che sta guardando, in tutta la sua interezza. Poiché l'ambiente e gli oggetti mostrati sono stati selezionati da altri, lo spettatore è spinto a una percezione passiva. E questo è dannoso. È stato poi osservato che i bambini sono magnetizzati dalle immagini montate in rapida successione, una velocità devastante per il cervello che disimpara ad allungare nel tempo la propria capacità di attenzione e concentrazione. Nelle giovani generazioni viene a mancare persino quella minima concentrazione necessaria a seguire discorsi".

    È addirittura in pericolo lo sviluppo cognitivo delle future generazioni?
    "Il compito della neurobiologia è quello di far comprendere, a chi è responsabile dell'educazione e della formazione dei bambini, che il cervello, fino alla pubertà, ha un immenso potenziale di sviluppo. Scienziati ed educatori devono cooperare, nel porre la massima attenzione ai primi anni di vita, affinché quelle connessioni, quelle strutture pronte per porre domande all'ambiente, ricevano risposte adeguate. Per questo la Pontificia Accademia delle Scienze ha voluto fare un convegno sulla "neuroeducazione"".

    I professori Persinger, Newberg e D'Aquili hanno scoperto che vi sono delle aree specifiche nel cervello deputate alla percezione di stati mistico-religiosi, aree che il neurobiologo V. S. Ramachandran ha definito "il modulo di Dio". Ci crede?
    "Sia il fascio mediano del prosencefalo, l'area del cervello che ci fa sentire in completa armonia, sia altre aree come il lobo temporale sinistro, permettono di avere sensazioni metafìsiche, sono le aree del cervello che ci fanno sentire un tutt'uno con l'universo. Stimolando quest'area in alcuni volontari, come ha fatto Persinger con uno stimolatore magnetico, si ha la sensazione di essere parte dell'immensità, sensazione che viene percepita come dono divino, ma che in realtà è solo un'induzione dei neuroni del nostro cervello".

    E Dio?
    "Quando noi sovrapponiamo alla sensazione di espansione nell'immensità, le nozioni culturali sulla divinità, otteniamo il concetto di Dio a noi insegnato. In realtà è un costrutto culturale che in altre culture trova spiegazioni diverse. Chi medita, per esempio, e lo ha dimostrato Newberg, pur provando queste sensazioni, non riferisce di aver avuto contatto con Dio, ma solo di aver sperimentato un senso mistico di unione con l'universo. Dunque, non esiste una zona cerebrale dedicata a Dio, ma solo un'area che permette una sensazione di espansione del proprio io, privo di confini fisici, nello spazio".

    Lei ha scoperto che la consapevolezza di sé non occupa un luogo specifico nel cervello, ma che è il risultato di una sincronicità dell'attività neuronali. Come si spiega?
    "Nel nostro istituto a Francoforte abbiamo studiato come l'attivazione dei neuroni in risposta agli stimoli esterni si sincronizza. E i risultati mostrano che nel cervello non c'è un centro nel quale confluisca questa attività, un centro anatomico dove l'Io abbia completa percezione della sua esistenza. Il cervello è un sistema decentralizzato nel quale le sensazioni e gli stati mentali si formano dopo una specie di concorrenza tra le varie interpretazioni dei diversi segnali ricevuti. Ci illudiamo di decidere, in realtà le decisioni vengono già stabilite dal cervello".

    Muhm, Myriam: Abolito il libero arbitrio - Colloquio con Wolf Singer, in: L'Espresso, 19.08.2004, p. 140-143
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    Predefinito Re: Libero arbitrio: cosa dicono le neuroscienze

    Ovvio che, abolendo un'ipotetica anima, il libero arbitrio non esista, senza trascendenza siamo solo frutto delle reazioni chimiche che avvengono nell'encefalo.

  4. #4
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    Predefinito Re: Libero arbitrio: cosa dicono le neuroscienze

    @Druuna @Maestrale @pedro
    Datemi il vostro parere sulle nuove scoperte della neuroscienza


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  5. #5
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    Predefinito Re: Libero arbitrio: cosa dicono le neuroscienze

    si' ma qual e' la definizione scientifica di "libero arbitrio"?
    i saccenti del Dams che sparano minchiate abominevoli nelle quali il nesso di causa ed effetto viene distorto a beneficio del loro sapere di sapere

    Sostanze psicotrope ad azione psicodislettica che possono causare farmaco-dipendenza.

  6. #6
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    Predefinito Re: Libero arbitrio: cosa dicono le neuroscienze

    Citazione Originariamente Scritto da pedro Visualizza Messaggio
    si' ma qual e' la definizione scientifica di "libero arbitrio"?
    @pedro, banalmente è la capacità di non essere totalmente guidati nelle proprie decisioni ne dal caso ne da cause.

    Ovvero di essere realmente in grado di prendere decisioni, avere comunque le redini di quello che ci avverrà e faremo.

    Al contrario una mancanza ci vede totalmente spinti da indeterminismo caSuale e determinismo caUsale rendendoci meramente burattini di materia senza un controllo in senso lato, ma con la sola illusione di averlo.

    Illusione spiegata in questo recente articolo.


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  7. #7
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    Predefinito Re: Libero arbitrio: cosa dicono le neuroscienze

    Citazione Originariamente Scritto da ಠ_ಠ Visualizza Messaggio
    @pedro, banalmente è la capacità di non essere totalmente guidati nelle proprie decisioni ne dal caso ne da cause.
    Pedro ha ragione nel voler mettere al centro di una discussione su questo argomento la domanda che ha posto, essendo il libero arbitrio un concetto più filosofico che scientifico è importante definirlo bene se se ne vuole parlare. E la tua risposta non è chiara: che significa "da cause" ? Qualsiasi evento è preceduto da una o più cause, non mi pare che i filosofi sostenitori del libero arbitrio promuovano l'assenza di un qualsiasi rapporto causa-effetto: ogni uomo è un condensato di esperienze (cause) che lo influenzano chiaramente in ogni scelta che compie (effetto) in misura più o meno variabile.

    Nè tanto meno mi pare che le neuroscienze (e nemmeno i 2 articoli postati sopra) arrivino alla conclusione che qualsiasi azione individuale sia sempre e solamente frutto della casualità.
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  8. #8
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    Predefinito Re: Libero arbitrio: cosa dicono le neuroscienze

    Citazione Originariamente Scritto da mixkey Visualizza Messaggio
    Ovvio che, abolendo un'ipotetica anima, il libero arbitrio non esista, senza trascendenza siamo solo frutto delle reazioni chimiche che avvengono nell'encefalo.
    E allora come mai io e te posti nella medesima situazione potremmo prendere decisioni completamente diverse?

    Se alla base di qualsiasi decisione ci fosse solo la chimica saremmo tutti uguali come i Borg visto che visceri, vasi, nervi e tessuti sono gli stessi. Eppure cosi non è
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  9. #9
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    Predefinito Re: Libero arbitrio: cosa dicono le neuroscienze

    Citazione Originariamente Scritto da mixkey Visualizza Messaggio
    Ovvio che, abolendo un'ipotetica anima, il libero arbitrio non esista, senza trascendenza siamo solo frutto delle reazioni chimiche che avvengono nell'encefalo.
    E comunque, anche abolendo l'anima, la scienza riconosce la psiche.

    Che, secondo molti, altro non è che un modo per definire l'anima in un linguaggio scientifico
    O viceversa l'anima è un modo di definire la psiche in un linguaggio teologico, scegli tu

    Avevo aperto una discussione sull'argomento mesi fa nella sezione giusta, ma non se l'è cagata nessuno. Ne approfitto per pubblicizzarla

    https://forum.termometropolitico.it/...essa-cosa.html
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  10. #10
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    Predefinito Re: Libero arbitrio: cosa dicono le neuroscienze

    Citazione Originariamente Scritto da Maestrale Visualizza Messaggio
    E allora come mai io e te posti nella medesima situazione potremmo prendere decisioni completamente diverse?

    Se alla base di qualsiasi decisione ci fosse solo la chimica saremmo tutti uguali come i Borg visto che visceri, vasi, nervi e tessuti sono gli stessi. Eppure cosi non è
    Fai un grave errore concettuale, io e te non potremo MAI essere posti nella medesima situazione.
    Per motivi biologici, di vissuto, materiali, topologici eccetera


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