DI PEPE ESCOBAR
Strategic Culture Foundation
Come una classica economia programmata, di un governo di stampo comunista, la Cina prepara un nuovo “piano quinquennale”. Quest’ultimo mira a rendere lo stato non solo la fabbrica del mondo, ma anche il principale bacino di innovazione tecnologica. [fonte originale Strategic Culture Foundation].
Consumato da innumerevoli manifestazioni della crisi che lo attanaglia, come al solito l’occidente si è perso o ha sottovalutato il più grande spettacolo della politica cinese: le famose “due sessioni” – della Conferenza Consultativa della Politica Popolare e il Congresso Nazionale del Popolo, il maggior corpo legislativo – che si sono concluse con l’approvazione del 13° piano quinquennale cinese.


La vera bomba è stata sganciata dal Premier Li Keqiang, il quale ha affermato che Pechino coraggiosamente punta a mantenere una crescita media nel quinquennio 2016-2020 di circa il 6.5% - sfruttando l’ “innovazione”. Se così fosse, entro il 2020 non meno del 60% della crescita economica cinese verrebbe da innovazioni scientifiche e tecnologiche.
Il Presidente Xi Jinping è stato ancora più audace, promettendo che nel 2020 il PIL cinese sarà il doppio di quello del 2010, includendo gli introiti delle zone urbane e rurali. Questo è il significato pratico del Sogno Cinese, la politica ufficiale estremamente ambiziosa di Xi e la traduzione moderna di una “vita confortevole per tutti” . ciò che il Piccolo Timoniere Deng Xiaoping aveva promesso circa un secolo fa.
Economicamente, la marcia di Pechino comprende la liberalizzazione dei tassi di interesse, mantenendo lo yuan stabile (senza spettacolari svalutazioni) e controllando “i flussi anomali di capitali oltreconfine”. Perché questo immenso sforzo collettivo abbia successo, il Premier Li è andato dritto al punto, è essenziale un duro lavoro, ciò si tradurrà in “tolleranza zero” contro chi creerò confusione e “modo di rifarsi” per chi commette errori. L’innovazione verrà profumatamente ricompensata.
Il Sogno Cinese di Xi sta procedendo a spron battuto. Il 100° anniversario del Partito Comunista Cinese, nel 2021, è praticamente domani e con esso la corsa al’obiettivo dichiarato di costruire “uno stato socialista moderno”. Raddoppiare il PIL è uno sforzo enorme se si considerano la popolazione che invecchia, l’eccesso di proprietà (definizione eufemistica) e il crescente debito.
Tutto dovrà essere calibrato alla perfezione. Ad esempio, la Cina tra il 2011 e il 2013 ha usato più cemento di quanto ne abbiano usato gli USA in tutto il 20° secolo, gran parte di esso senza alcuno scopo preciso. Come ha affermato Jia Kang, membro del Comitato Politico Consultativo “il 6,5% è un minimo che non deve essere mancato … se la crescita dovesse rallentare verso questo minimo, verranno intraprese politiche a favore della crescita”.
Ecco la Xiconomia
Nonostante il “rallentamento” dell’economia al 6,5%, le previsioni per il PIL sono il raggiungimento nel 2020 di 25 trilioni di yuan (3,8 trilioni di dollari) in più rispetto al 2014; per fare un paragone, un ammontare maggiore dell’intero PIL della Germania.
Il Premier Li, in stile molto cinese, ha commentato che nel 2016, l’anno della scimmia, egli sarà tenuto a brandire il mitico randello dorato della scimmia per “distruggere ogni ostacolo” che possa impedire a Pechino di raggiungere i propri ambiziosi obiettivi economici.
Eccoci dunque alla Xiconomia. Questa viene dopo la Liconomia – ciò implica che è Xi, e non Li, il vero promotore delle riforme economiche cinesi, nonostante sia Li ad avere un dottorato in economia dell’Università di Pechino.
Tutti in Cina parlano della Xiconomia da quando il People’s Daily ha prodotto una serie che esaltava “i pensieri economici di Xi Jinping”. In pratica, ciò significa che Xi guiderà il Gruppo Governante Centrale per l’Approfondimento di Riforme Comprensive e il Gruppo Governante Centrale per gli Affari Economico-Finanziari. In Cina, questi due enti sono di solito presieduti dal Primo Ministro.
Il 13° piano quinquennale è impregnato di Xiconomia. È fondamentale notare che prima che fosse redatta la versione finale, Liu He, primo assistente di Xi, era stato a lungo al telefono con il Segretario al Tesoro USA Jacob Lew. Discutevano approfonditamente delle politiche cinesi circa i tassi di cambio.
Uno degli aspetti fondamentali della Xiconomia è la preferenza alle fusioni e alle acquisizioni delle aziende statali, piuttosto delle privatizzazioni. Gli economisti interpretano questo atteggiamento come un sostegno al capitalismo statale per attingere ai mercati stranieri – molti dei quali vergini – per compensare la lenta crescita interna.
Tutto ciò conduce alla capitale importanza delle Nuove Vie della Seta – o Una Cintura, Una Strada (OBOR), secondo la terminologia ufficiale cinese. Le imprese statali avranno un ruolo fondamentale – di base la creazione di integrazione eurasiatica per mezzo di un immenso emporio trans-eurasiatico.
OBOR sembra essere l’unico piano di integrazione economica mondiale (non ci sono alternative) e si porta dietro circa un trilione di dollari di investimenti futuri già annunciati. Lo scorso giugno, la China Development Bank ha annunciato che investirebbe l’esorbitante cifra di 890 miliardi di dollari in 900 progetti OBOR che si svilupperanno in 60 nazioni. Tra questi una ferrovia ad alta velocità di 2.000 miglia da Xinjiang a Teheran, pezzo fondamentale della crescente partnership strategica energetica/economico/commerciale tra Cina e Iran.
A livello interno, la sfida principale per Pechino probabilmente sarà pacificare lo Xinjiang – uno snodo fondamentale di OBOR. Si profila uno sforzo per la creazione di quartieri residenziali per favorire l’integrazione, come ha detto il Premier Li, focalizzandosi sulle città in cui i Cinesi han e gli Uiguri sono stati segregati fin dalle rivolte del 2009, specialmente ad Urumqi, la capitale dello Xinjiang. Gli studenti Uiguri saranno anche incentivati a studiare in scuole han. Il successo dipenderà in larga parte dal fatto che i gruppi regionali seguano o meno i dettami integrazionisti di Pechino.
Focus su Xi
Pechino sta accrescendo il suo Soft Power in parallelo al potere economico: il lancio della Asia Infrastructure Investment Bank (AIIB) – che sarà fondamentale per molti progetti di OBOR – è accompagnato dalla creazione di una Zona di Identificazione di Difesa Aerea (ADIZ) nel Mar Cinese Orientale e dalla spinta alla costruzione nelle zone contese del Mar Cinese del Sud.
Non a caso la CIA sta mandando segnali, affermando che gli USA “non sarebbero a loro agio” se la Cina acquisisse il controllo della sicurezza del centro e del sud dell’Asia nel lungo periodo.
Pechino non è spaventata. La riforma dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) è già in atto – e dovrebbe essere portata a termine entro il 2020. Il rinnovamento, coordinato dalla Commissione Militare Centrale, conta su una maggiore coordinazione tra le quattro Forze Armate per “vincere le guerre”, esando le parole di Xi.
Xi ha già annunciato che entro il 2017 il PLA sarà alleggerito di non meno di 300.000 elementi – ma conterà comunque 2.000.000 di truppe attive. Un altro obiettivo fondamentale è sviluppare la potenza marittima cinese – in modo da renderla in grado di monitorare la superficie e i cieli del Mar Cinese del Sud.
Ad esempio, Pechino ha dispiegato il potente sistema missilistico difensivo HQ-9 a Yongxing nell’Arcipelago delle Paracel – abitato da circa 1.000 Cinesi dal 1956, ma ancora rivendicato da Vietnam e Taiwan. L’HQ-9 può trasformare territori vastissimi in no-fly zone virtuali. Solo l’F-22 Raptor e il –b-2 Spirit possono operare in prossimità dell’HQ-9 in relativa sicurezza.
Dietro queste riforme militari cinesi, l’obiettivo non dichiarato è chiaro: l’esercito USA farà meglio a non avere strane idee, non solo nel Mar Cinese del Sud, ma in tutto il Pacifico Occidentale.
La strategia cinese di negare l’accesso funziona. C’è Xi dietro ad essa – ormai è diffusamente riconosciuta anche a livello provinciale come il “nucleo” (hexin) di tutte queste riforme. Parliamo di un consolidamento lampo del potere. Ci sarà molto da discutere quando la Cina ospiterà il prossimo summit del G-20 ad Hangzhou a settembre. Il 13° piano quinquennale è appena stato approvato, ma la Cina sta già pensando al 2020, e mentalmente ci sta già vivendo.
Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com.
Fonte: Russia Insider: True News, not just Headlines!
Link: China Is Already Living in 2020
28.03.2016
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione FA RANCO

Come Don Chisciotte - LA CINA STA GIA’ VIVENDO NEL 2020