Vir Dei: San Benedetto, patrono d’Europa
Egmond Abbey
12 Marzo 2016
Sul piedistallo della statua di San Benedetto, situata nella piazza principale di Norcia, sono
stati scolpiti nella pietra (grazie al sindaco, Nicola Alemanno), i vari titoli onorifici del nostro santo
patrono: Pacis nuntius (Nunzio della pace), Unitatis effector (creatore di unità), civilis cultus
magister (maestro del culto civile), religionis christiane praeco (araldo della religione cristiana) e
monasticae vitae in occidente auctor (fondatore della vita monastica in occidente). Questi elogi a
San Benedetto furono pronunciati da Papa Paolo VI, il quale, il 24 ottobre 1964, proclamò San
Benedetto “Patrono Principale dell’intera Europa”,
Paolo VI non è stato il solo papa della storia recente ad aver scritto un’apologia di San Benedetto.1
Papa Pio XII fece lo stesso nel 1947, in occasione del quattordicesimo centenario della morte di San
Benedetto.2 Anche Papa Giovanni Paolo II diede il suo contributo, nel 1980, per il quindicesimo
centenario della nascita di San Benedetto3
occasioni, dell’importanza di San Benedetto, patrono del suo papato4
Ma perché San Benedetto è il patrono d’Europa? E a quale Europa ci stiamo riferendo? Papa Paolo
VI disegnò un continente che si estendeva da sud a nord e da ovest verso est: “dal Mediterraneo alla
Scandinavia, dall’Irlanda alle pianure della Polonia”. Papa Pio XII parlando dei missionari monaci
in vari paesi d’Europa, menziona la Britannia, la Gallia, la Batavia, la Frisia, la Danimarca, la
Germania, la Scandinavia e diverse nazioni di etnia slava”.5
è questa parte dei Paesi Bassi, deve essere sicuramente San Villibrordo. Ma voi conoscete la storia
del monachesimo in Olanda molto meglio di me!
In questo breve incontro, vi parlerò rapidamente del contributo di San Benedetto nel passato,
perché vorrei rivolgere attenzione soprattutto al contributo che San Benedetto può dare nella nostra
Questo è il metodo usato da molti dei presenti che sono venuti a Norcia per uno degli stupendi
simposi di Yvonne, ovvero avete riflettuto sulla saggezza di Benedetto per come ci parla oggi, nel
nostro contesto attuale.
Sono molto grato al Padre Abate Gerardo per averci accolto qui, oggi, con tanta grazia.
Devo ringraziare anche Bram Verheijen, che ha contribuito ad organizzare l’evento e il sindaco,
Hetty Hafkamp, per essere riuscita a presenziare a questo evento. Un ringraziamento particolare va
Paolo VI, Pacis nuntius (24 ottobre 1964)
Pio XII, Fulgens radiatur (21 marzo 1947)
3 Giovanni Paolo II, Sanctorum altrix (11 luglio 1980)
4 Cf. Benedetto XVI, udienza generale del 9 aprile 2008
Pio XII, Fulgens radiatur, n. 22
. E naturalmente Papa Benedetto XVI parlò, in molte
.
L’apostolo in Batavia, che se non erro,
2
a Yvonne Nieuwenhuijs per le sue capacità organizzative, per la sua amicizia con il monastero di
Norcia e per la sua profonda comprensione della Regola di San Benedetto.
I: IL CONTRIBUTO DI SAN BENEDETTO NEL PASSATO
Qual era il contesto sociale dell’Italia del sesto secolo in cui nacque Benedetto da Norcia? Era un
periodo di profondi cambiamenti. Il vecchio ordine dell’Impero romano stava svanendo e
all’orizzonte non ve ne era ancora uno nuovo. I vandali, i goti e i longobardi avevano invaso la
penisola italiana, portando guerre, carestie e calamità di tutti i tipi. Anche per la Chiesa non erano
tempi felici, ferita dallo scisma tricapitolino e indebolita dalla divisione interna.
Papa Pio XII descrive questo contesto citando un autore latino del quinto secolo, di nome
Salviano che, parlando della società romana, scrisse: “Sta morendo e ride. [Ma] quasi in ogni parte
del mondo il riso lascia il posto alle lacrime”.6
In questo contesto di decadenza sociale, San Benedetto si diede da fare per costruire
qualcosa di nuovo, a cui, nei secoli a venire, i suoi discepoli avrebbero contribuito in maniera
significativa. Quel nuovo ordine mondiale è quello che oggi chiamiamo Cristianità.
Papa Paolo VI descrive i tre strumenti utilizzati dai monaci in questo grande sforzo di ri-
costruzione: la croce che implica la predica del Vangelo: una sfida che oggi è tanto attuale quanto ai
tempi di San Benedetto.
Il libro che rappresenta il contributo culturale del monachesimo medievale, in quanto mezzo per
preservare il patrimonio culturale del passato, per poi passarlo alle generazioni successive. Oggi il
mondo della cultura non è un luogo dove trovare dei monaci! L’aratro che rappresenta le conquiste
in campo agricolo del sistema monastico; l’agricoltura, di fatto, è stata la base della nostra
economia fino alla rivoluzione industriale del diciannovesimo secolo. I monaci benedettini di oggi
hanno poco da dare al mondo dell’agricoltura, con qualche rara eccezione, come Don Adam (Karl
Kehrle) di Buckfast e il suo lavoro pioneristico nel campo dell’apicultura.
No, il contributo dei monaci oggi, secondo me, è molto differente. Proviamo ad esplorare insieme
questa tematica che ci darà molta materia su cui riflettere, per la discussione che farà seguito alla
mia presentazione.
Il contesto sociale di oggi, proprio come ai tempi di San Benedetto, è segnato da profondi
cambiamenti. Il vecchio ordine sta svanendo e vi è incertezza sul futuro. In questo momento c’è un
imponente afflusso di rifugiati, una crisi migratoria che è destinata ad avere un impatto sulla società
europea. Papa Benedetto, ha descritto l’Europa come “profondamente segnata da due guerre
mondiali e dal collasso di grandi ideologie, ora rivelatesi tragiche utopie.”7
del sistema sociale del sesto secolo è simile alla crisi sociale di oggi. Ci sono tuttavia delle
significative differenze, tra cui la più importante è sicuramente il rapido e diffuso progresso
tecnologico, che produce un’apparente ricchezza esteriore. Questa sembra andare parimenti al passo
con un terribile regresso dal punto di vista dei valori umani, che sfocia in uno stato di profonda
povertà interiore.
Ma quali sono i sintomi di questo stato attuale? Analizziamone alcuni e vediamo come il messaggio
di San Benedetto è in grado di far fronte a queste situazioni.
Salviano, De gubernatione mundi, VII (PL 53:130) come citato in Fulgens Radiatur, n.6
Papa Benedetto XVI, Udienza generale del 9 aprile 2008.
Per molti versi il crollo
3
1. Il primo sintomo che vorrei descrivere è quello che io chiamo “Complesso di Prometeo”, per
cui l’uomo dopo aver ricevuto il fuoco da Prometeo, pensa di essere indipendente dagli dei.
In termini cristiani, l’uomo moderno spesso vive come se Dio non esistesse (Papa Benedetto
ha parlato spesso di questo fenomeno).
2. L’uomo moderno nel nostro contesto occidentale, della cultura europea, vive spesso nella
solitudine, visto che le strutture tradizionali della famiglia e della chiesa sono venute meno.
3. Uno dei maggiori sintomi rivelatori del nostro declino sociale è una sorta di accidia
collettiva. L’ “accidia” può essere definita come una sorta di inerzia o ansia del cuore, una
indolenza spirituale. Tra i suoi sinonimi troviamo: tedio, svogliatezza, pigrizia,
scoraggiamento, letargia, disgusto, depressione, nausea, mancanza di determinazione.8 Non
la provano solo singoli individui, ma anche gruppi, comunità e intere società. Un autore
monastico contemporaneo la descrive come “la dimensione metafisico-religiosa di una
sofferenza che accomuna tutti gli uomini, e che nella sua forma profana e secolarizzata si
presenta come noia, malinconia, depressione ecc.”9 Questa sembra essere una sensazione
comune in Europa, come a dire: non c’è futuro per noi, non c’è motivo di mettere al mondo
dei bambini, mangiamo, beviamo e divertiamoci, tanto un domani moriremo.
4. Un’altra caratteristica della nostra società contemporanea, prendendo in prestito un termine
relativo all’ecologia, è una sorta di inquinamento interiore. Siamo bombardati da “input
sensoriali” di tutti i tipi, soprattutto nell’era di internet e dei telefoni cellulari. Questo
comporta una sorta di sovraccarico sensoriale interiore, che agita l’anima e produce una
grande paura del silenzio. Oltre a questo inquinamento interiore, ci sentiamo anche liberi di
manipolare la natura a nostro piacimento, incluso il corpo umano, rinnegando così la Legge
naturale. Ultimamente siamo stati testimoni di questo diniego a livelli assurdi. Un esempio
attuale è la cosiddetta “teoria del gender” e il presupposto che possiamo creare una nostra
identità, visto che l’identità umana non ci è stata data da Dio. Tutto ciò è correlato alle
grandi crisi di paternità e maternità, e alla dissoluzione del concetto di famiglia come nucleo
di base della società.
Se questa descrizione è accurata, allora possiamo dire che la nostra società è sicuramente in un
cattivo stato di salute. Ma che cosa hanno da dire San Benedetto e la tradizione monastica a
proposito della nostra situazione attuale?
1. Per il “complesso di Prometeo”, il rimedio monastico a cui San Benedetto rivolge così tanto
tempo e attenzione, è il culto divino. Se la malattia può essere identificata come un “vivere
come se Dio non esistesse”, allora il rimedio è quello di vivere come se Dio sia presente
ovunque, non come forza impersonale, ma come un Padre amorevole. Riconoscendo che
Dio è Dio e che io non lo sono, sono in grado di scoprire chi sono come persona in relazione
a Dio, una creatura in relazione con il suo Creatore. Il monaco spende molte ore al giorno
immerso nella preghiera liturgica. Ciò può essere un importante antidoto per una grave
malattia spirituale. A dire il vero, considero la preghiera una cosa fondamentale. Questo è il
motivo per cui il miglior titolo per San Benedetto è Vir Dei, l’uomo di Dio, in quanto il suo
mondo è completamente incentrato su Dio.
2. Per il problema della solitudine (nel senso di isolamento o alienazione), San Benedetto
propone il modello monastico della comunità cristiana, in cui si trova un senso di
8 Cfr. Gabriel Bunge, Akedia: il male oscuro (Magnano 1999), 45.
4
appartenenza, una vita ordinata guidata da un pius pater, un Padre amorevole. In questa
comunità i confratelli “si prevengono l’un l’altro nel rendersi onore, sopportando con
grandissima pazienza le rispettive miserie fisiche e morali...” (RB 72:4-5) La Regola di
Benedetto dà molta importanza alla persona umana, ma sempre nel contesto del bene
comune. C’è un grande desiderio di comunità nella nostra società e la vita monastica
cenobitica ci può insegnare qualcosa a riguardo.
3. Ho parlato del diffuso fenomeno dell’accidia. Secondo la tradizione monastica uno dei
rimedi contro l’accidia è il lavoro: lavoro che ha uno scopo, che rientra nel più grande
disegno del bene comune. Questo è un argomento importante per lo studio e per la
riflessione. Ci sono, infatti, diversi libri, articoli e seminari su questo tema: il contributo che
San Benedetto può apportare al mondo del lavoro.
4. La tradizione monastica risponde al problema dell’inquinamento interiore con quella che io
amo definire “ecologia umana”. Nella Regola c’è una saggia accettazione dell’uomo per
quello che è, con i suoi punti di forza e le sue debolezze. Questa posizione deriva
dall’antropologia biblica, per i monaci intrisa nella parola della Bibbia. La visione
dell’uomo nella Bibbia ha come fondamento la dottrina della creazione e della Legge
naturale (cfr. Rm 1:20). San Benedetto è un superiore molto realistico nel suo modo di
vedere la natura umana. Per descrivere dettagliatamente i capricci del cuore umano,
Benedetto fa riferimento alla tradizione precedente che ha ereditato ed include una viva
introspezione nei vizi e nelle virtù, nelle lotte interiori di uomini comuni alle prese con le
difficoltà di tutti i giorni. Il silenzio del monastero, che volutamente pone un limite agli
input sensoriali, genera una quiete interna nella quale è più facile seguire i movimenti del
cuore. Col tempo, il monaco appena arrivato dal mondo si può “disintossicare” e guarire.
La risposta monastica al periodo travagliato in cui viviamo è allo stesso tempo un Sì e un No. No,
non possiamo accettare la follia del mondo e quella che Papa Giovanni Paolo II chiamava “la
cultura della morte”. Ma diciamo di Sì alla vita e al crearne una nuova. I monaci sono sempre stati
distinti come costruttori: non solo di strutture fisiche, ma costruttori o ri-costruttori di antiche rovine
di natura spirituale. Il monaco non solo rifiuta le false promesse di una società compromessa, ma,
con la grazia di Dio, si pone l’obiettivo di ricostruire la società creando delle fondamenta più solide.
C’è un movimento negli Stati Uniti che si chiama “Benedict Option”, un grande movimento laico
che propone come miglior rimedio ad un mondo impazzito, quello di separarsi dal caos e di
ricostruire allo stesso tempo una vita comune cristiana partendo dalle basi.
Il messaggio di San Benedetto è estremamente attuale oggi. Ma ha bisogno di agenti umani, voi e
io, per mettere nuove radici nel vecchie lande europee. Il Cardinale Joseph Ratzinger ha descritto
questa sfida in un famoso discorso pronunciato a Subiaco il primo aprile 2005, poco prima di
diventare Papa. Dice Ratzinger:
“Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che,
attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La
testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui, ha
oscurato l’immagine di Dio e ha aperto la porta all’incredulità.
Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera
umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui
Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro
cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio,
Dio può far ritorno presso gli uomini. Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da
Norcia il quale, in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più
5
estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce, a
ritornare e a fondare a Montecassino, la città sul monte che, con tante rovine, mise insieme
le forze dalle quali si formò un mondo nuovo. Così Benedetto, come Abramo, diventò padre
di molti popoli...”
Ed è per questo che San Benedetto è anche il principale patrono d’Europa.
Fr Cassian Folsom OSB