Dal PCI, dov’era referente torinese della componente ‘filosovietica’ che faceva capo ad Armando Cossutta a Rifondazione Comunista al Partito dei Comunisti Italiani fino alla sua ultima iniziativa, il Partito Comunista, di cui è segretario. Questa, in sintesi, la biografia di Marco Rizzo, candidatosi alle amministrative di Torino per il prossimo anno, segretario che abbiamo voluto intervistare spaziando su vari temi, dalla politica italiana, alla crisi dell’odierna sinistra radicale e dei suoi molti paradigmi, passando alla politica internazionale: Grecia, Siria, Russia, imperialismo americano e l’affermazione dei partiti di destra e trasversali in tutta Europa. Ma passiamo al vivo dell’intervista.

1) Signor Rizzo, lei è di sinistra?

No. Affatto. Sono comunista.

2) Che ci dice su Tsipras e la Grecia? Uno dei miti della sinistra radicale ‘politically correct’ che lei critica duramente, tanto che per le elezioni europee del 2014, a sostegno della sua candidatura a presidente della Commissione europea, gli hanno dedicato addirittura una lista unica, L’Altra Europa con Tsipras.

Non casualmente noi del PC siamo vicinissimi al KKE, il Partito Comunista di Grecia, non solo disposto a non stare nell’UE, ma con la nostra stessa identità marxista-leninista e i nostri stessi obiettivi: l’abbattimento della società capitalista e l’instaurazione di una società socialista e veramente egualitaria. Alexis Tsipras, invece, è il paradigma di una sinistra radicale che prima urla, ma poi, quando si tratta di fare la scelta finale, si piega ai diktat della troika e dell’UE. Non voglio affatto insinuare che fosse tutto stato pianificato a tavolino, ma quando prima il governo mette sul piatto misure per circa 13miliardi, quindi invoca il referendum, poi, appena questo passa, il giorno immediatamente successivo sarà di 18miliardi, la troika rilancia di 21 e lui infine accetta. È evidente che la categoria del ”tradimento”, se si è lucidi, passa eccome nella mente dei più.

3) Questo significa che, secondo lei, riformare l’UE è utopico?

La domanda è un’altra: questa UE è riformabile? Ci sono stati degli errori casuali di progettazione presenti nella sua struttura, come l’aver prima fatto l’unione monetaria ed economica e solo dopo un’unione politica? No: io dico l’esatto contrario. Quello che stiamo vivendo è stato sin dall’inizio il programma del ceto dirigente e della classe capitalista, dato che l’idea era quella di creare una zona di libero scambio legata agli Stati Uniti d’America, e a lei assoggettata tramite la NATO, a vantaggio del grande capitale, e non dei cittadini.

4) Passiamo alla politica estera, ma rimanendo in Europa: in Francia e un po’ ovunque si affermano vari partiti come il Front National di Marine Le Pen. Da marxista-leninista, come giudica il fatto che questo partito – e i suoi epigoni europei – vengano votati oramai da larghe fette dell’elettorato popolare, quello che tradizionalmente dovrebbe votare a sinistra?

La sinistra si è ormai trasformata ed è emersa una sinistra “confusa” nei valori, che accetta ed elogia la globalizzazione, il cosmopolitismo e l’europeismo scambiandoli per l’internazionalismo operaio, che sposa il liberalismo, l’individualismo sfrenato, l’edonismo godereccio, l’ideologia dei diritti umani, che non mette in discussione il capitalismo ripiegando sui diritti civili (matrimonio gay, femminismo, meticciato, culto per i migranti ecc.) ma dimentica battaglie più importanti, come il conflitto di classe e l’ottenimento della parità di diritti sul lavoro per tutti, per l’autoctono e lo straniero, mentre ha ripudiato ogni idea di portare al potere i lavoratori. La sinistra ha lasciato Marx e Gramsci (per non parlare di Lenin e Stalin) alla Le Pen, che ora li cita senza scrupoli, e la cosa la reputo orrida. Parlando del caso francese – simile al caso italiano –, questa sinistra composta da un PCF eurocomunista che sta col massone progressista Jean-Luc Mélenchon nel Front de Gauche, essendo radical chic, fighetta e totalmente diversa dalla vera classe lavoratrice, porterà quest’ultima a guardare dall’altra parte. Bisogna ripartire dalla nostra cultura, oltre che dalla politica, per creare un’alternativa.

5) Parla quindi di intraprendere una battaglia culturale?

Certo, visto che l’ideologia è importante, checché ne dica chi dice che le ideologie sono finite. Ecco perché noi del PC proponiamo il ritorno ad una teoria certa (il marxismo-leninismo) e un progetto di controffensiva culturale e storiografica relativo alla storia del movimento operaio, facendo nostra tutta la storia del comunismo mondiale, esaltando figure come quella di Karl Marx, Friederich Engels, Vladimir Lenin, Iosif Stalin, Antonio Gramsci e Pietro Secchia, condannando il revisionismo tout court, da Kruscev a Gorbaciov. Non a caso sulla nostra tessera – nella prossima ci sarà il volto di Secchia – è riportato “Non è fallito il socialismo ma la sua revisione”.

6) La maggioranza delle sinistre che lei contesta hanno sposato uno dei temi identificabili come il paradigma stesso del ‘politicamente corretto’, la quinta essenza dell’ideologia dominante, ovvero il femminismo. I mezzi di informazione e noti volti della politica – si pensi a Laura Boldrini – sbandierano la retorica vittimista del ”femminicidio” come un’arma di distrazione di massa per parlar d’altro – si veda il silenzio sulle ”morti bianche” –, utilizzando però un’ideologia che risulta essere sessista e interclassista, capace di indirizzare strali contro la figura del maschio, al di là della classe sociale d’appartenenza. Che ne pensa lei, da comunista?

Concordo in pieno. Si parla di quello per non parlare di cose molto più importanti. Pensi ad esempio a quello che è successo in Grecia con Tsipras al governo, che approva le unioni civili dopo aver fatto passare la peggior macelleria sociale, dimostrando che per la socialdemocrazia la concessione dei diritti civili viene utilizzata come strumento di distrazione da problemi ben più evidenti, dato che la contraddizione non è fra etero e gay, ma fra l’omosessuale e l’etero povero contro l’omosessuale ed etero ricco, dato che chi potrà sposarsi saranno coloro che appartengono alle classi agiate, mentre chi appartiene alle classi popolari avrà soltanto sulla carta questa possibilità, visto che una famiglia la si crea solo con un reddito stabile, e le recenti privatizzazioni, licenziamenti ecc. non facilitano la cosa. E adesso, per calmierare il tutto, fanno una riforma ”laterale” per buttar fumo negli occhi. Come se per ricostruire una casa partissimo dalle maniglie, e non dalle fondamenta. Ben vengano i diritti civili, ma se non sono accompagnati a quelli sociali saranno sempre una presa in giro. Insomma, questo episodio conferma ulteriormente cos’è l’odierna sinistra, che ha sposato le battaglie individualiste nate dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione francese del 1789 abbandonando quelle collettive di tipo sociale, diffuse dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917.

7) Abbiamo recentemente assistito all’invito da parte dei ministri degli Esteri della NATO, del Montenegro a diventare il 29mo stato membro dell’Alleanza Atlantica. È il terzo stato balcanico, dopo Croazia e Albania, che vi aderisce. La Russia di Vladimir Putin si è opposta, dato che tale evento minerebbe alla stabilità dei Balcani. Lei, da comunista, come interpreta la reazione di Mosca? Che giudizio ha di Putin?

Da una parte stiamo assistendo ad un accerchiamento dell’ex URSS da parte dell’imperialismo americano: i paesi baltici sono nella NATO, l’Ucraina è stata scippata platealmente con un colpo di stato per farla passare in area americana. Insomma, è in corso una nuova fase dell’espansionismo statunitense. Il Montenegro – come il Kosovo – è in mano ai narcotrafficanti. Lo vogliono nella NATO per accerchiare la Russia e chi vuole esser indipendente dal disegno egemonico americano, come il Venezuela, Cuba, la Corea del Nord, la Cina, l’Iran, la Siria, ecc. Ecco perché noi comunisti, pur non condividendo i regimi di quei paesi, siamo loro alleati quando essi sono presi di mira dall’imperialismo americano. Siamo stati solidali con la Libia di Gheddafi, così come siamo solidali con la Siria di Assad e con l’Iran, nonostante questa sia diversissima da noi, essendo un regime teocratico; questo perché devono esser indipendenti e sovrani. Tornando alla Russia, essa non è affatto l’Unione Sovietica, neanche quella revisionista di Breznev, che noi critichiamo, ma è un paese capitalista pieno di contraddizioni, dove il potere economico è in mano agli oligarchi. Certo, meglio Putin che l’ubriacone Eltsin. È però stupido esaltare il “compagno” Vladimir Putin.

In Siria il locale Partito Comunista appoggia il Ba’th di Bashar al Assad e la sua lotta ad oltranza contro il fondamentalismo islamico, ieri quello dei “ribelli”, oggi quello dell’ISIS. Ammar Bagdash, segretario comunista, ha detto che la Siria è paragonabile alla Spagna repubblicana, riferimento alla lotta antifascista contro l’invasore nazifascista. Come mai, se si eccettua il suo partito e qualche piccola realtà marxista, il grosso della sinistra italiana fa fatica ad appoggiare Assad, sostenendo addirittura, in un primo momento, le ‘primavere arabe’? È un’ulteriore sintomo di crisi culturale?

Ferrero e Ferrando hanno sostenuto in Libia e in Siria i ribelli contro i legittimi governi, foraggiati dalla CIA? Noi siamo stati sempre con Gheddafi e Assad. Ecco cosa ci differenzia da questa sinistra radicale.

9) Voi intrattenete ottimi rapporti con la Corea del Nord e la Cina Popolare, entrambi guidati da partiti comunisti. Non è però una contraddizione, visto che la Corea sembra retta da una sorta di ”monarchia comunista”, il cui potere si passa da padre in figlio, mentre in Cina, col nome di ”Economia socialista di mercato”, si perpetra un modello economico ultracapitalista. Che ne pensa?

Per quanto riguarda la Corea del Nord le ragioni sono prettamente strategiche. Il socialismo coreano non è il nostro modello per l’Italia e l’Europa. Rispetto la loro scelta, che però è diversa dalla nostra. Solidarizziamo con lei quando invece è vilipesa da tutti a sinistra e e non: vedi i famosi reportage e scoop del Corriere della Sera che poi si rivelano platealmente falsi e smentiti in due righe. Per quanto riguarda la Cina Popolare, è una situazione diversa dalla Corea del Nord. Quando chiedi alla Ferrari e sai che vende la maggioranza di autovetture in Cina, che finiscono in mano ai rampolli della nomenklatura, senz’altro non penso all’ascetismo di Lenin, di Stalin o di un Mao Tse-Tung.

10) Perché fondare un altro partito comunista?

Perché, come le dicevo, noi abbiamo un’ideologia, il marxismo-leninismo, mentre gli altri sono eclettici, sono trockjisti, libertari, progressisti. Pensi a Ferrero: che c’entra esaltare come comunista la sua fede valdese? Inoltre, oltre alla nostra ideologia, abbiamo un progetto politico concreto e forte, privo di derive correntiste, rafforzato attraverso la stabile e crescente relazione internazionale fra partiti fratelli, come l’Iniziativa dei Partiti Comunisti ed Operai Europei, con ben 29 partiti comunisti dell’Europa continentale, un minimo di leadership anche mediatica ed un gruppo dirigente coeso e aperto ai giovani. Insomma, siamo comunisti!


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