È sbagliato dire che va all'inferno solo chi rifiuta esplicitamente Dio

Quesito
Gentilissimo Padre
Una mia amica che si occupa di Teologia mi ha detto che, alla fine della nostra vita terrena, veniamo accolti tutti in Paradiso; a meno che non si rifiuti coscientemente Dio.
Risponde al vero tutto ciò? Non c'è punizione per nessuno?
Se si rifiutasse Dio, (non è il mio caso), che fine fanno quelle anime?
La ringrazio della attenzione che, spero, vorrà prestarmi.
Cordiali saluti
Adriano


Risposta del sacerdote
Caro Adriano,
1. quanto ti ha detto l’amica che studia teologia non corrisponde al vero.
Non è necessario rifiutare coscientemente Dio per andare all’inferno.
È sufficiente rifiutare Dio implicitamente, come del resto ha ricordato in maniera così chiara il Signore nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo: “Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna»” (Mt 25,41-46).
Come vedi, costoro che vengono condannati neanche pensavano a Dio.
Di fatto agivano senza che Dio fosse la regola del loro comportamento.

2. La tua amica ha detto che al termine della nostra vita tutti andremo in Paradiso a meno che…
Quando è stata fatta una domanda simile a Gesù Cristo, questi non ha risposto dicendo: tutti si salvano, a meno che…
Si legge invece nel Vangelo: “Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: «Signore, aprici!». Ma egli vi risponderà: «Non so di dove siete»” (Lc 13,23-25).
Vedi come è diverso il linguaggio dell’amica da quello evangelico.
Eppure non possiamo dubitare che Cristo ne sappia ben di più della tua interlocutrice!

3. Dal Vangelo emerge l’urgenza della salvezza, l’urgenza della conversione.
San Pietro, che è stato testimone della predicazione di Gesù, dice: “E se il giusto a stento si salverà, che ne sarà dell'empio e del peccatore?” (1 Pt 4,18).
Gesù richiama molte volte alla vigilanza. “Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà” (Mt 24,42-44).

4. Nell’affermazione dell’amica c’è qualcosa d’altro che viene sottinteso e che cioè vi sia peccato grave o mortale solo quando si rifiuta esplicitamente Dio.
La Sacra Scrittura nega che il peccato mortale si riduca a questo.
San Giovanni dice: “Chi dice: «Lo conosco» e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui” (1 Gv 2,4).
Prima di Giovanni, Gesù stesso aveva detto: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama” (Gv 14,21).
Il Magistero della Chiesa insiste su questo. Giovanni Paolo II nell’enciclica Veritatis splendor ha detto: “Si dovrà evitare di ridurre il peccato mortale ad un atto di opzione fondamentale, come oggi si suol dire, contro Dio, concepito sia come esplicito e formale disprezzo di Dio e del prossimo sia come implicito e non riflesso rifiuto dell’amore.
Si ha, infatti, peccato mortale anche quando l’uomo, sapendo e volendo, per qualsiasi ragione sceglie qualcosa di gravemente disordinato. In effetti, in una tale scelta è già contenuto un disprezzo del precetto divino, un rifiuto dell’amore di Dio verso l’umanità e tutta la creazione: l’uomo allontana se stesso da Dio e perde la carità” (VS 70).

5. Ti ringrazio di aver attirato l’attenzione sull’equivoco di identificare il peccato mortale col rifiuto esplicito di Dio.
Ti faccio solo un esempio: quanti compiono adulterio e non lo fanno per rifiutare esplicitamente o coscientemente Dio.
Vi cascano per debolezza.
Ma è una debolezza tragica, perché esclude dal Regno di Dio e porta all’inferno.
San Paolo dice: “Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio” (1 Cor 6,9-10).
Come vedi, san Paolo non dice: “viene escluso dal Regno di Dio chi rifiuta coscientemente Dio”.
Per esservi escluso è sufficiente trasgredire in maniera consapevole i suoi comandamenti.

Ti auguro un felice proseguimento delle feste pasquali, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

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